Nel Seicento e nel Settecento a comporre musica erano spesso le monache: le famiglie ricche, per salvaguardare il patrimonio, decidevano di far sposare una sola figlia con una dote adeguata e mettevano in convento le altre, ancora bambine. A queste era riservata una vita d’isolamento dal mondo esterno, in compenso potevano completare la loro formazione culturale, dedicandosi alle loro attività preferite, fra le quali di frequente c’era la musica.
Vari decreti papali vietavano l’esecuzione pubblica delle loro opere; anche gli sforzi di vescovi e funzionari ecclesiastici tendevano a limitare l’attività musicale delle monache, e a rafforzare il muro tra chiostro e comunità. Le composizioni delle suore musiciste erano pertanto eseguite per lo più soltanto nella ristretta cerchia delle consorelle e scarsamente conosciute al di fuori dei conventi. Ma non di rado erano di pregevolissima fattura e, resistendo alle traversie del tempo, fortunatamente molte sono giunte fino a noi. Tra queste eccellenti musiciste suore troviamo tanti nomi: Chiara Margarita Cozzolani, Claudia Sessa, Claudia Rusca, Sulpitia Cesis, Lucretia Orsina Vizzana, Caterina Assandra, Raffaella Aleotti; e per ultima ma non ultima per qualità, Isabella Leonarda, che spicca tra le altre per le sue opere strumentali, una delle compositrici più dotate del periodo barocco, tra le più produttive del suo tempo, purtroppo per parecchio tempo sottovalutata.

Isabella Leonarda trascorse la maggior parte della vita nel convento delle Orsoline e dedicò quasi tutte le sue composizioni (quasi duecento) alla Vergine Maria oltre che a dedicatari viventi come l’arcivescovo di Milano, il vescovo di Novara e l’imperatore austriaco Leopoldo I. La necessità di cercare un sostegno finanziario per il convento probabilmente ha motivato molte di queste dediche che fruttarono ingenti donazioni. Leonarda dichiarò che scriveva musica non per guadagnarsi la fama nel mondo, ma perché tutti sapessero che era devota alla Madonna.
Anna Isabella Leonarda era nata a Novara il 6 settembre 1620, figlia di Giannantonio Leonardi, conte e dottore in giurisprudenza, e di sua moglie, Apollonia Sala. I Leonardi erano un’antica e importante famiglia novarese che annoverava funzionari ecclesiastici e civili. A soli sedici anni Isabella entrò come novizia nel Collegio di Sant’Orsola della sua città, dove fu consacrata monaca nel 1639. I legami politici della sua ricca famiglia, benefattrice del convento, le permisero di diventare una figura autorevole e di godere di grande rispetto, tanto da ricoprire vari incarichi: come madre (1676), superiora (1686), madre vicaria (1693) e consigliera (1700). È stata anche identificata nei documenti come magistra musicae, nel convento infatti insegnava musica alle consorelle e componeva.

La sua educazione musicale prima di entrare nel Collegio non è documentata; gli storici della musica suggeriscono che Isabella, una volta accolta in convento, abbia affinato gran parte della sua abilità di musicista e compositrice sotto la tutela di Gasparo Casati, maestro di cappella presso la cattedrale di Novara. Altri studiosi ritengono che un tale tutoraggio non sia mai avvenuto. In effetti, l’unica prova risiede nel fatto che il Terzo libro dei Sacri Concerti di Casati contiene due Mottetti, le prime composizioni conosciute di Leonarda.
Le sue opere hanno toccato quasi tutti i generi di musica sacra: mottetti per voce solista, il più delle volte con l’accompagnamento dell’organo, concerti sacri, anche molto complessi a quattro strumenti, dialoghi in latino sacro, salmi concertati, responsori, Magnificat, litanie, messe e sonate da chiesa. Ha pure scritto alcune canzoni sacre per solista con testi in volgare. Le sue Sonate da chiesa sono considerate le prime scritte e pubblicate da una compositrice donna (la “sonata” è una composizione eseguita da strumenti, in opposizione alla “cantata”, che sta a indicare un brano interpretato anche da voci). I suoi Sacri concerti mostrano una precisione costante e una perfetta combinazione tra le parti, con spunti di modulazione e di fraseggio spesso molto interessanti. Diverse opere sono state recentemente registrate, e molto apprezzate dalla critica sono soprattutto le Sonate concordate in cui ogni strumento può suonare da solista.
Sebbene detenesse privilegi speciali all’interno del convento, Leonarda non veniva meno ai suoi doveri quotidiani per comporre. Nella dedica della sua decima opera, afferma che ha scritto musica solo durante il tempo assegnato al riposo, per non trascurare i suoi doveri amministrativi e religiosi. Assai conosciuta nella sua città natale, era però poco nota in altre parti d’Italia, e ci sarebbe voluto ancora parecchio tempo prima che la sua fama si diffondesse. La sua carriera compositiva è durata sei decenni, dai Dialoghi del 1640 fino ai Mottetti per voce sola del 1700, ma la maggior parte delle sue sonate è stata completata dopo che aveva compiuto cinquant’anni. E le uniche sue opere ad apparire in circolazione prima del 1670 furono i due brani che il presunto mentore Gasparo Casati aveva appunto incluso nel suo Terzo Libro dei Canti Sacri.

Leonarda è ricordata soprattutto per le sue sonate, che hanno una struttura formale insolitamente varia. In contrasto con la forma standard di Arcangelo Corelli (quattro movimenti di tempi veloci e lenti alternati), alcune delle sonate di Isabella non si allineano a quel modello lento-veloce-lento-veloce e presentano ben tredici movimenti, mettendo in mostra la vivace brillantezza del suo genio compositivo. Isabella Leonarda ha vissuto una vita tranquilla, impregnata di devozione spirituale ed eccellenza musicale. È morta a Novara il 25 febbraio 1704.
La musica composta nei monasteri femminili è l’espressione musicale della vita spirituale delle monache, è sacra ma plasmata da tendenze secolari. È musica di donne, per donne, appropriata nel testo e nelle estensioni vocali, la cui fama, nonostante tutto, si diffuse oltre le mura che le seppellivano.
Qui le traduzioni in inglese, francese, spagnolo.
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Articolo di Milena Gammaitoni

Professoressa di Sociologia Generale presso l’Università di Roma Tre, l’Università Jagellonica di Cracovia e la Sorbonne Nouvelle di Parigi. Si occupa di questioni relative all’identità, storia e condizione sociale di artiste e artisti, metodologia della ricerca sociale di tipo complementare. Cura e pubblica saggi in libri collettanei, riviste scientifiche e culturali ed è autrice di tre volumi monografici
