Dobbiamo ringraziare Emanuele Coen, scrittore e giornalista di importanti testate, che nella sua prima prova narrativa ha scelto di far rivivere la figura poco nota di Elvira Coda Notari, “la donna che ha inventato il cinema”, come annuncia la copertina del volume La figlia del Vesuvio (SEM editori, 2023). Il titolo riprende quello di un film di Elvira, un «dramma originale che raggiunge l’apogeo, veramente glorioso, dell’Arte e della Tecnica», così recitava la locandina dell’epoca.

Per questo suo lavoro si è avvalso in buona parte della propria fantasia, ma ha pure utilizzato documenti d’archivio, rimasti troppo a lungo sepolti fra le carte. Per dovere di cronaca va anche segnalata la biografia romanzata di Flavia Amabile: Elvira, uscita nel 2022 presso Einaudi, mentre nel 2016 era stato edito Il cinema in penombra di Elvira Notari di Chiara Ricci, LFA publisher. Elvira è infatti una figura notevolissima nel periodo del cinema muto che riesce a esportare con grande successo negli Stati Uniti; purtroppo della sua ricca produzione di 6o lungomentraggi ne sono rimasti solo tre, conservati presso la Cineteca Nazionale di Roma; sono scomparse le interviste e centinaia di documentari e cortometraggi realizzati nella brillante carriera che la rese giustamente famosa agli inizi del XX secolo.
Elvira era la terzogenita di Diego Coda, commerciante di stoffe, e di Agnese Vignes; nacque a Salerno il 10 febbraio 1875 e il padre stabilì che la sua bambina mai sarebbe andata a “faticare” in fabbrica, anzi avrebbe studiato perché lui, nella sua quotidiana esperienza, aveva negli occhi quelle piccole operaie assonnate, stanche, affamate che erano costrette ai mestieri più umili e faticosi.

La figlia è brava e intelligente, si diploma con ottimi risultati alla scuola magistrale, ma coltiva una vera passione per il disegno di cappelli che le consente di diventare una apprezzata modista. Intanto legge parecchio, specie i romanzi d’appendice di Carolina Invernizio, ma anche letteratura più colta come quella di D’Annunzio, Di Giacomo, Aleramo; fra i quotidiani predilige Il Mattino, come si sa fondato da Matilde Serao, il suo mito, il suo modello di vita e di indipendenza che legge avidamente, condividendone lo sguardo di emancipazione femminile. La rivelazione avverrà con Il ventre di Napoli che diventerà in seguito inesauribile fonte di ispirazione. Con la madre, appassionata di libri, opera lirica, prosa, Elvira si reca spesso a teatro; rimane colpita ad esempio, così ci racconta Coen, da una messa in scena della Carmen di Bizet con il grande Caruso. Quando il padre riceve una buona offerta di lavoro che dovrebbe dare un impulso all’economia familiare, si trasferiscono a Napoli, fra le perplessità dei due figli maschi e della stessa Elvira che devono lasciare il loro ambiente per inserirsi in una grande città. Napoli presto offre opportunità nuove e inaspettate, e anche l’amore. La giovane infatti conosce un coetaneo, il fotografo e illustratore Nicola Notari. Al momento non è un grande partito, è un ragazzo di belle speranze e con molti sogni nel cassetto; dipinge paesaggi, ma le sue condizioni restano assai modeste. Il lavoro che gli dà da vivere è colorare le fotografie che ritira presso gli studi fotografici; aiutato dalla sorella, mette il rosa sui volti, il rosso sulle labbra, il verde sulle foglie, dà vita ai fiori e agli abiti. Fra i due è intesa a prima vista. «Giorno e notte ho ripensato a quando ci eravamo incontrati, voi eravate con vostro padre, per vedere la Passione di Cristo. Eravate bellissima, ricordo ogni dettaglio del vostro viso, il sorriso leggiadro, il vestito elegante», così scrive Nicola innamorato. Si sposano il 25 agosto 1902 e in cinque anni nascono il figlio Eduardo, detto Gennariello, e le figlie Maria e Dora. Quest’ultima ha un ruolo di primo piano nella vicenda familiare perchè dà il nome all’azienda creata dai genitori: la Dora Film.

Si tratta di un laboratorio fotografico in cui Elvira, minuta e graziosa nell’aspetto, ma tenace, autorevole ambiziosa e carismatica nel carattere, riesce a imporsi tanto da meritare il soprannome di “marescialla”; ha a che fare con registi e produttori con mille pretese, ma sa contrattare e farsi rispettare. E questo è solo l’inizio. Il marito si occupa principalmente del lavoro paziente di colorare uno per uno i fotogrammi e quando la ditta si allarga arrivano varie lavoranti dalle mani abili e veloci. Una svolta avviene quando sono ingaggiati per il film Le mille e una notte dei fratelli Troncone, un compito difficile ma che può essere un vero trampolino per il successo. Da lì il passo verso i contratti internazionali è breve: diventano loro clienti Gaumont, Pathé, Eclair, Lumiére. Da quel momento Elvira è un vulcano di idee, è la mente creatrice, è sceneggiatrice, regista e talvolta interprete perché iniziano a realizzare in proprio brevi filmati destinati ad aprire o chiudere gli spettacoli, per rallegrare e intrattenere il pubblico; Nicola ha il ruolo di filmare, è «il braccio armato, l’operatore alla macchina che trasforma i sogni in realtà», scrive Coen.

Un cambio di prospettive e di vita avviene grazie al capolavoro di Matilde Serao, Il ventre di Napoli, che apre gli occhi a Elvira sulle reali condizioni di quella città di cui comincia a esplorare i bassifondi, i vicoli, le botteghe, a conoscere le superstizioni, i riti, le usanze, a comprendere gli aspetti più strani e curiosi. D’altro canto Serao, con la sua rubrica quotidiana Api, mosconi e vespe, introduce la giovane curiosa anche nel bel mondo, negli spettacoli, nelle cerimonie, negli eventi mondani. Si fa strada allora nella mente della donna un progetto inaudito: realizzare un film. La realtà cittadina, così densa di vivacità e di sentimenti forti, le offre l’occasione giusta: la battaglia fra ragazzini di strada che diventa Caratteristica guerra italo-turca fra i nostri scugnizzi napoletani; il successo è enorme. La regista non si ferma più. Ritorna all’onda, Carmela, la sartina di Montesanto, A Marechiare ci sta na fenesta: «Elvira racconta Napoli, la città dei bassi e degli scugnizzi, delle viscere torbide del sottosuolo, della passione sfrenata e dei tradimenti, delle seduttrici e delle sedotte, delle orfanelle e delle madri, degli omicidi e dei suicidi, della follia. Dà voce agli esclusi e alle emozioni represse, riscatta la miseria degli umili». Ma la sua attenzione va soprattutto all’universo femminile; nascono così Medea, audace rivisitazione del mito, Rosa la pazza, ispirato a un torbido fatto di cronaca, Il nano rosso, tratto da un romanzo a tinte fosche di Carolina Invernizio. A Napoli intanto furoreggia a teatro un genere particolare, a cavallo fra tragedia e commedia, con canzoni strappalacrime: la sceneggiata; Elvira naturalmente mette in cantiere la sua personale visione e realizza Mandolinata a mare. Non contenta decide di filmare dal vero la tradizionale festa di Piedigrotta che sfrutta in più occasioni come sfondo per trame di sua invenzione, come ad esempio ‘A mala nova ed È piccerella con una bella protagonista, donna libera, disinibita, indipendente, seduttrice, che crea diverse grane con la censura. Ma il pubblico entusiasta la premia, mentre le proiezioni sono sì mute ma accompagnate in sala da due cantanti e un’orchestrina.


Nel capitolo quarto Coen immagina un momento di svolta nella vita di Elvira che riflette sulla situazione della cinematografia locale, povera di mezzi, rispetto alla realtà di Torino, dove è nato il colossal Cabiria. Eppure ormai a Napoli il cinema è di casa, è ‘o ‘mbruoglio int’o lenzuolo che tutti e tutte, di ogni ceto sociale e di ogni età, apprezzano e seguono con passione ovunque sia possibile; proliferano le sale, emergono i primi divi come l’ex lottatore Giovanni Raicevich e le prime dive come Leda Gys (Giselda Lombardi); talvolta al film si unisce, prima o dopo, lo spettacolo di varietà. Per la sua sceneggiata ‘A legge, basata sull’omonima canzone della malavita, 1400 metri di pellicola colorata a mano, durata circa 50 minuti, la Questura ha autorizzato proiezioni dalle 9 di mattina a notte fonda; si registrano anche 6000 presenze al giorno! Elvira ha pure assunto il miglior pianista sulla piazza: Gennaro Ciaravolo e assiste felice al suo trionfo. Ma la concorrenza è spietata: altrove si proietta Vendetta con la celebre Pola Negri. Comunque la svolta avviene davvero, quando quella sua sceneggiata varcherà l’oceano e la Dora Film sbarcherà nella Little Italy di New York dove nel 1921 otterranno enormi successi sia È piccerella, con Rosè Angione, passionale e affascinante professoressa di matematica del figlio Gennariello, precoce attore, sia ‘A Santanotte. Ma in Italia il clima politico sta diventando pesante, la violenza squadrista dilaga, la critica procede a continue stroncature, la censura è sempre più opprimente specie verso quelle opere che “offendono” la dignità e la bellezza di Napoli; è un ultimatum per la Dora Film. Il loro prodotto più recente, Carcere, è stato letteralmente massacrato: quasi dimezzato e cambiato il titolo, mentre per ‘Nfama! addirittura si nega l’esportazione. E non va dimenticata la propaganda che ha con l’Istituto Luce la sua arma più efficace; intanto un ottavo delle sale italiane finisce nelle mani del ricco produttore e distributore dei film di Hollywood Stefano Pittaluga . Elvira, sempre battagliera, tenta un’altra carta e realizza fra Roma e Napoli il film Rosa, la bella di Porta Pia; bocciato dalla censura avrà prima il titolo Patria e mamma, e poi Fantasia ‘e surdato o, all’italiana, Fantasia di soldati. Non basta però per ottenere il permesso per l’esportazione, non basta averlo ridotto a poco più di mille metri, e neppure aver coinvolto cantanti di varie parti d’Italia per le esecuzioni dal vivo. Elvira e Nicola provano infine una svolta patriottica con la trama di L’Italia s’è desta, rinnegando però le proprie origini e tradendo il loro pubblico che non li appoggia più. Così accade anche con Napoli terra d’amore, un maldestro tentativo di musical partenopeo. Il cinema a Napoli è finito, ora si è spostata la produzione a Roma. Elvira, di fronte al successo del film di Blasetti Sole! esaltato da Mussolini, capisce di essere ben lontana dall’ideologia dominante; «prova una repulsione istintiva verso il nazionalismo imperante, lo considera artefatto, dogmatico, monolitico. L’opposto del suo immaginario contraddittorio, sentimentale, imprevedibile. “Prima di essere italiani sinmm’ napulitani” ripete la regista come un mantra». Prima di capitolare definitivamente, la Dora Film realizza per il pubblico americano un film su san Pellegrino, Trionfo cristiano, apprezzato solo perché rievoca la nostalgia della patria lontana.
La grande novità che avanza prepotente è il cinema sonoro con cui sarà difficile competere; in breve esce infatti La canzone dell’amore, la cui prima nazionale avviene il 7 ottobre 1930; è un vero trionfo, proprio come era accaduto agli esordi del muto. La famiglia Notari fa la scelta più giusta, chiude l’attività e ritorna alle proprie origini, a Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno.

Qui Sabato 11 novembre 2023 è stata scoperta una targa in memoria di Elvira Coda Notari, apposta sull’edificio di via Maggior Pietro Formosa dove abitò fino alla morte, avvenuta il 17 giugno 1946. Contestualmente, sulla stessa targa, viene ricordata, a tre anni dalla precoce scomparsa, Patrizia Reso, cultrice di storia locale, che con il libro Elvira Notari – Tracce metelliane di una pioniera del cinema italiano ha documentato il rapporto stretto della regista con la città. Il comune ha pure deliberato l’intitolazione di una via, la traversa di via Luigi Ferrara, il 28 novembre 2019, ma sul nostro sito, alla voce sui censimenti, ancora non risulta, a Napoli invece esiste una strada a suo nome. Dal 2020 le viene intitolato il premio per il miglior cortometraggio del festival di Salerno “Corto-circuito”, mentre nel 2021 al festival di Cava de’ Tirreni è stato assagnato in suo onore il primo premio al miglior cortometraggio realizzato sul territorio in 48 ore. Insomma la “marescialla”, a questo punto, potrebbe davvero ottenere l’omaggio riconoscente di chi ama il cinema e il ricordo che merita come coraggiosa imprenditrice.

Emanuele Coen
La figlia del Vesuvio
SEM Editori, Milano, 2023
pp. 176
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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.
