La fiorentina Francesca Caccini

Francesca Caccini nasce nella corte Medicea e compone una delle prime forme di Dramma in Musica: la futura opera lirica. Primogenita in una famiglia di musicisti, in particolare il padre, Giulio Caccini, famoso musico della Camerata dei Bardi.

Francesca fu allieva prediletta dal padre, il quale la istruì anche nella composizione, nella quale rivelò fin da giovanissima una particolare attitudine. Giulio Caccini faceva parte della famosa Camerata dei Bardi, un cenacolo di umanisti (letterati e musici) che alla fine del XVI secolo si formò intorno al conte Giovanni Bardi, con il comune desiderio di un rinnovamento della musica dallo stile polifonico a quello monodico, con l’obiettivo purista di ristabilire il connubio greco tra parola e suono. La giovane Francesca Caccini oltre a distinguersi come cantante, tanto che all’età di 25 anni formò nel Palazzo Pitti un complesso vocale femminile, di cui era la direttrice, venne istruita dal padre alle lettere; scrisse poesie in latino e nella lingua volgare, apprese le lingue straniere, in particolare cantava in francese e spagnolo. Aprì una scuola di canto, e dal 1619 già si parla delle sue discepole.
Suonava il liuto, il chitarrineto e il clavicembalo e all’età di diciotto anni iniziò a comporre. Nel 1607 entra ufficialmente al servizio della corte e divenne la musicista più pagata: passò dai 10 ai 20 scudi mensili. La Cecchina, come poi fu solito chiamarla e ricordarla, viene definita come donna di grande cultura, sensibile, di un carattere forte, esuberante, insolito forse tipico di un’altrettanto insolita genialità. Il soprannome “Cecchina” fu tanto usuale da essere tradotto in latino nell’iscrizione didascalica Cechine Pulchritudinis Immortalitati, posta su un medaglione marmoreo con il suo ritratto (presso il palazzo Rospigliosi a Pistoia). Nel medaglione si vedono i tratti di una bella donna, con un profilo greco, dallo sguardo pensoso e forme opulente.

Iniziò a musicare le poesie di Michelangelo Buonarroti il Giovane, pronipote del Grande Michelangelo, il quale poeta di corte, ricevette spesso dai Medici l’incarico di scrivere libretti per musica con Francesca Caccini. Scrisse madrigali, ballate, variazioni, musica per voce, e un melodramma. Fu attivissima collaboratrice negli spettacoli di corte, come esecutrice di musica sacra e profana. La sua produzione comprende un ricco repertorio di pezzi per voce sola e basso continuo, che cercano di approfondire la sperimentazione delle possibilità della voce umana attraverso una ricca linea melodica.
Il suo Primo libro delle musiche a una e due voci pubblicato nel 1618 – che riunisce 36 musiche composte in diverse date a partire dalle sue prime composizioni: sonetti, arie, sacre e profane, madrigali, canzonette – si può considerare un documento pedagogico di quello che, nell’ambiente mediceo, una donna dotata di un grande genio musicalepoté concepire e insegnare alle sue allieve.

In linea con una politica di sfarzosa ostentazione e promozione culturale della corte medicea, Francesca musicò libretti d’opera e feste teatrali. Nel repertorio teatrale possiamo annoverare Il ballo delle zigane, un balletto rappresentato a palazzo Pitti nel carnevale del 1615, del quale Francesca curò anche l’allestimento, e il melodramma La liberazione di Ruggiero dall’isola di Alcina, ispirato alle vicende dell’omonimo personaggio dell’Ariosto.

Viaggiò in tournée, accompagnata spesso dal marito, per le corti italiane ed europee, rappresentando a Varsavia, in onore del principe ereditario polacco Ladislao Sigismondo, la sua prima opera composta nella forma del melodramma: La liberazione di Ruggiero dall’isola di Alcina – opera ispirata ai canti VI, VII, VIII dell’Orlando Furioso di Ariosto, che inizia con una sinfonia a quattro parti di andamento dapprima solenne e poi più spigliato – che porterà la dedica al futuro re. La messa in scena fiorentina del 1625 in occasione della visita del futuro re di Polonia Vladislao IV colpì tanto favorevolmente l’ospite che in seguito egli volle riproporre lo spettacolo dinanzi alla sua corte con una compagnia di artisti italiani. È la prima opera italiana a essere rappresentata all’estero e che rappresenta l’origine del melodramma. Francesca Caccini compose quest’opera in seguito alla morte del padre, utilizzando, contro le convinzioni paterne, la tecnica del contrappunto – l’arte di combinare più melodie contemporaneamente, nata nel Medioevo con la pratica polifonica, dalla sovrapposizione nota contro nota (punctum contra punctum) di una seconda linea melodica, detta discanto, al canto dato, detto tenor: Giulio Caccini non aveva appoggiato in alcun modo lo sviluppo del contrappunto considerando la monodia una forma pura, sul modello della musica greca, e dunque superiore a ogni altra tecnica compositiva. Francesca Caccini, invece, costruì una partitura estremamente varia, alternando parti corali con duetti, terzetti, recitativi.
La Liberazione, infatti, è un mondo tutto al femminile, dominato da due potenti maghe: la severa Melissa – restauratrice dell’ordine morale – e l’appassionata Alcina, che difende un affascinante e irreale mondo armonioso. Alcina si traveste da Altante per strappare Ruggero dagli incanti di Melissa trasformata in una bellissima regina.

Eppure, nonostante la fama e il successo, già nel 1700 la Cecchina cade nell’oblio e viene talvolta ricordata solo come cantante. Lodata da Monteverdi, che riconosce in lei una maestra, ammirata da celebri letterati e poeti come Pietro della Valle, Ottavio Rinuccini, Gabriello Chiabrera.

A Francesca Caccini, è stato dedicato un cratere sul pianeta Venere, ma le sue composizioni cadono vittime del pregiudizio che ne ha impedito la conoscenza e che a tutt’oggi ostacola la curiosità di eseguire e diffondere le sue opere.

Opere di Francesca Caccini

Il primo libro delle musiche a una e due voci (1618)
La liberazione di Ruggiero dall’isola d’Alcina (1625)
“Dove io credea” in Constantini Ghirlandetta amorosa (1621)
“Ch’io sia fidele” in Robletti Le risonanti sfere (1629)
Per Rinuccini La mascherata delle ninfe di Senna (1611)
Per Buonarroti La Tancia (1611), Il passatempo (1614) La fiera (1619)
Per Ferdinando Saracinelli Il ballo delle Zingane (1615)
Per Jacopo Cicognini Il martiro di S Agata (1622)

Qui la traduzione di Francese, Inglese, Spagnolo.

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Articolo di Milena Giammaitoni

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Professoressa di Sociologia Generale presso l’Università di Roma Tre, l’Università Jagellonica di Cracovia e la Sorbonne Nouvelle di Parigi. Si occupa di questioni relative all’identità, storia e condizione sociale di artiste e artisti, metodologia della ricerca sociale di tipo complementare. Cura e pubblica saggi in libri collettanei, riviste scientifiche e culturali ed è autrice di tre volumi monografici.

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