Editoriale. L’odio fa sempre parlare di sé

Carissime lettrici e carissimi lettori.
È divisivo. Tutto, e tanto, appare oggi divisivo: da Peppino Impastato al quale viene negata l’intitolazione di una scuola, all’ammenda e alle minacce verso un direttore didattico che vorrebbe proporre una giornata di celebrazioni e di chiusura della sua scuola per la festa di fine Ramadan, il mese di digiuno per chi professa la fede dell’Islam. Come è ugualmente divisivo il patriarcato che qualcuno (ma anche qualcuna!) decide che sia ormai cosa passata mentre imperversano vere e proprie “ingiustizie” e violenze di genere. Divisive persino le manganellate condannate già dal Presidente della nostra Repubblica, come il triste saluto fascista, che si vorrebbe non considerare un reato. È diventato divisivo, qui in Italia, persino il voto che ha dato la vittoria (!) a V.V. Putin nella Russia di guerra dell’anno domini 2024. 
Divisivo è ciò che crea divisioni o contrapposizioni, impedendo di preservare o di raggiungere un’unità di punti di vista e di intenti. Secondo alcuni studiosi/e non può essere considerato sinonimo di manicheo: «I due aggettivi hanno significati piuttosto distanti — spiega Fabio Ruggiano, esperto di linguistica all’università di Messina — e pertanto non possono essere considerati sinonimi. Manicheo (o manicheista) si riferisce specificamente alla corrente religiosa e di pensiero del manicheismo, e solo con una generalizzazione può definire una persona o un modo di pensare che considera la realtà divisa tra due principi opposti e di uguale peso, tra cui non ci può essere accordo né compromesso. Divisivo ha un significato molto più ampio: può essere sinonimo di “divisorio” (linea divisiva, muro divisivo) o, più comunemente, designare una persona, un comportamento, un evento su cui ci sono interpretazioni diverse e contrastanti…. manicheo è usato per definire una dichiarazione che parla di scontro insanabile tra bene e male, mentre divisivo ha a che fare con i giudizi contrastanti su un personaggio pubblico. Pur nella considerazione che la sinonimia non è mai perfetta, aggettivi più vicini ad essere sinonimi di manicheo sono “assolutistico, categorico, intransigente; al contrario, divisivo, si avvicina a “controverso”, “dibattuto” e, meno precisamente (perché contiene una sfumatura più negativa), “discutibile

Veniamo ai fatti. Motivo di divisione, e molto grave, è l’opposizione al nome, anzi ai nomi, per l’intitolazione di una scuola di Partinico, in terra sicula. La scuola è il liceo Santi Savarino, che sta a Partinico, appunto, nella città metropolitana di Palermo. Partinico conta oltre 30.000 abitanti ed è la quinta per popolazione nella provincia del capoluogo siciliano. Sul suo territorio ci sono otto scuole superiori, tra indirizzi professionali, commerciali e licei. Tra i licei c’è quello con il pluri-indirizzo scientifico, classico, psicopedagogico e linguistico che oggi è entrato nelle cronache per essersi opposto, con oltre il 70 per cento delle sue e dei suoi studenti (!), alla sostituzione della vecchia intitolazione con il nome di Peppino Impastato e di sua madre Felicia. 
Il liceo ora è nato con la dedica a Santi Savarino, nato a Partinico. Una figura davvero controversa con simpatie che lo legano al fascismo e alla mafia. Infatti: «Troviamo la sua firma tra i 180 scienziati e i 140 uomini politici che firmarono il Manifesto fascista Sulla difesa della razza, in appoggio alle leggi razziali contro gli ebrei italiani. Nel 1943, dopo l’arresto di Mussolini, venne nominato dal capo del governo Badoglio commissario dell’Ente Stampa addetto al controllo e all’eventuale sequestro di giornali che pubblicavano notizie non autorizzate. Nel 1946, divenne direttore del quotidiano romano Il Giornale d’Italia, quando la testata, sospesa dagli americani, riprese le pubblicazioni e vi rimase sino al 1962. Candidato nelle liste della Democrazia Cristiana, fu eletto senatore nel 1953. Pare che in questa elezione fosse stato determinante l’appoggio del mafioso Frank Coppola». 
Il nome di Peppino Impastato e di sua madre Felicia Bartolotta, figlio e moglie di un mafioso e poi fortemente determinati a porsi contro la criminalità organizzata (ricordate il film I cento passi) sarebbe, dunque un riscatto per questo liceo che però si è opposto contro la decisione perché secondo loro sarebbe un nome divisivo. E questo è davvero triste! 
Peppino fu crudelmente ucciso e poi fatto passare, dai suoi stessi aguzzini, come un attentatore che stava mettendo del tritolo lungo i binari del treno. Sua madre Felicia ha sempre difeso il suo ricordo e la sua onestà fino alla morte e c’è stato (lo abbiamo testimoniato qui e sul sito di Toponomastica femminile) chi ha imbrattato e distrutto il cartello che indicava una via a lei dedicata.  
Oggi, alla fine della settimana che ha ricordato, a Roma, il 21 marzo, la ventinovesima giornata di impegno contro le mafie e memoria dei 1081 nomi degli e delle innocenti morte ammazzate per mano criminale (nomi scanditi uno per uno durante la cerimonia al Circo Massimo) questo della opposizione alla decisione di intitolare il liceo a Impastato e Bartolotta rende ancora più amara tutta la situazione.  
Sulla vicenda della controversa intitolazione del liceo di Partinico è intervenuta anche la sede provinciale di Palermo dei Cobas, i Comitati di base della scuola: «Ci sembra indiscutibile — si legge in una nota — la correttezza dell’operato della scuola sia nel merito sia nel metodo seguito. Così come è pienamente condivisibile la decisione della comunità scolastica di cambiare il nome della scuola attualmente intitolata al senatore partinicese Santi Savarino, attivo sostenitore delle infami leggi razziste emanate dal regime fascista nel 1938, riciclatosi dopo il 25 luglio 1943 come censore della stampa nel governo Badoglio e — come sostiene Salvo Vitale — amichevole corrispondente del boss mafioso Frank Coppola». I Cobas ricordano che il Consiglio d’istituto, lo scorso 7 marzo, ha deliberato a maggioranza (12 favorevoli, 4 contrari espressi dalla componente studentesca, 3 astenuti) la decisione di intitolare la scuola a Felicia e Peppino Impastato, ribadendo, come è noto, la delibera precedente, del giugno del 2022. È doveroso anche aggiungere la continuazione della dichiarazione dei Cobas siciliani: «Stupisce quindi che tanta stampa e tv abbiano ripreso senza fare verifiche, l’accusa rivolta dagli studenti presenti nel Consiglio d’Istituto di un voto non democratico, basata su un sondaggio condotto tra gli studenti del liceo, secondo il quale il 73 % di coloro che hanno risposto sul totale dei circa 1.300 alunni, si sarebbe espresso contro l’intitolazione a Felicia e Peppino Impastato. Democrazia avrebbe voluto che, a fronte di un 27% di studenti che nel sondaggio si era dichiarato favorevole all’intitolazione a Felicia e Peppino Impastato, almeno uno dei quattro rappresentanti della componente studentesca in CdI votasse a favore per rappresentare la stessa proporzione emersa dal sondaggio». Noi speriamo intensamente in una soluzione pacifica e di presa di posizione della legalità e di chi, come Impastato, e sua madre Felicia, ha combattuto ed è morto per la sua realizzazione.  

Altro motivo divisorio appartiene ancora al mondo della scuola. Questa volta alle giovanissime e ai giovanissimi alunni dell’Istituto comprensivo di Pioltello, un quartiere popolare multietnico alle porte di Milano.  
Ormai da parecchi anni sul territorio di questo quartiere sono presenti ben 100 etnie diverse. Buona parte degli abitanti, pur provenendo da paesi diversi, professa la fede musulmana. L’immigrazione è talmente presente che la scuola dei e delle più giovani, dalla materna alle medie inferiori, è intitolata a Iqbal Masih, il coraggioso ragazzino pakistano che ha denunciato lo sfruttamento dei minori nel suo Paese e per questo è stato ucciso, nel 1995, appena dodicenne. In questa scuola che ha la frequenza del quaranta percento di ragazzini e ragazzine musulmane, si è deciso di stabilire per quest’anno un giorno di chiusura per l’Eid Al Fitr, la festa di fine Ramadan, che conclude il mese del digiuno per chi crede in Allah. La decisione era stata presa a maggio scorso, all’unanimità dal Consiglio d’Istituto, sicuramente per condividere una festa, ma anche per dare la possibilità di garantire la partecipazione alla festa, che è tra le più importanti di quella comunità, a quasi la metà dei frequentanti la scuola e, di fatto, per non far perdere una giornata di insegnamento con le classi semideserte. 
Ne è venuto fuori il finimondo. Il Direttore didattico della scuola di Pioltello, Alessandro Fanfoni, è stato oggetto di insulti e soprattutto di minacce, anche pesanti, e non solo sui social. Davanti alla Iqbal Masih è poi anche apparso uno striscione firmato dall’estrema destra che rivendicava «una scuola italiana e non musulmana» confondendo nazionalità e religione, ma tenendo vivo un incitamento all’odio secondo noi disgustoso e, speriamo, non condiviso. Il ministro della Istruzione e del Merito, denominazione per noi davvero fuorviante, Giuseppe Valditara ha addirittura mandato un’ispezione!  
«Il caso della scuola di Pioltello —  scrive un giornale cattolico come l’Avvenire —  sta suscitando reazioni scomposte e viscerali. È un vero peccato e soprattutto una palese dimostrazione di inadeguatezza di fronte alla sfida del pluralismo culturale e religioso che caratterizza la nostra società, ci piaccia o meno… La complessità del reale spaventa coloro che non hanno alcuna autentica identità forte e matura e si allarmano di fronte a qualsiasi differenza. Le nostre scuole sono già da decenni impegnate a gestire con buon senso e misura numerose situazioni in cui c’è ampio spazio per le cose negoziabili all’interno di una società aperta e pluralista, senza tuttavia ammettere e anzi prevenendo in ogni modo forme di costrizione, come nel caso del velo portato già da alcune bambine, delle mutilazioni genitali femminili – fortunatamente rarissime – e di matrimoni combinati o forzati, col contributo di associazioni islamiche e dei loro dirigenti…Valorizzare tutte le presenze culturali, linguistiche e religiose che arricchiscono il panorama di una grande metropoli europea come Milano e il suo hinterland potrebbe persino essere l’occasione per tornare a riflettere su riti e precetti ormai decaduti ma non per questo privi di significato, come potrebbero testimoniare genitori e nonni dei ragazzi italiani sollecitati in tal senso. Finiremmo per scoprire che nell’area mediterranea parliamo tutti la stessa lingua: quella vera e propria col suo a, b, c, d, che ha il corrispettivo greco in alfa, beta, gamma, delta, ebraico in aleph, bet, ghimel, dalet e arabo in alif, ba, jim, dal…, ma anche quella di tradizioni, usi, costumi e valori condivisi da millenni che uniscono le diversità invece che contrapporle in uno sterile e minaccioso scontro da cui tutti uscirebbero sconfitti».  
Andrea Di Giovanni, docente di Urbanistica al Dastu, dipartimento di Architettura e studi urbani al Politecnico di Milano, che a Pioltello, con altri colleghi e altri atenei, ha lavorato per anni (il risultato è il volume: «Un quartiere mondo: abitare e progettare il Satellite di Pioltello», Quodlibet): «Parliamo di uno dei Comuni con più alta percentuale di residenti stranieri in Italia. Abbiamo lavorato in scuole con buone strutture, ben gestite, con docenti estremamente motivati. Pioltello è un fronte che riguarderà l’Italia a breve: molti alunni sono di seconda generazione e hanno aspirazioni, desideri, visioni molto simili a tutti gli altri studenti. Sono molti più gli elementi comuni, che quelli di differenza. Parliamo delle nostre città di domani». 
Ivonne Cosciotti, sindaca di Pioltello, invita, arrabbiata, durante un’intervista televisiva, il ministro Giuseppe Valditara ad andare lì, a vedere la scuola a toccare con mano il lavoro del direttore scolastico della scuola, dei /delle docenti: «Allora sì — ha detto— desideriamo attenzione da Roma!».  

Essere divisivi è creare contrasti. In questi giorni ho notato un libro che per certi versi mi tocca da vicino ed evidenzia un’ingiustizia di fondo. Il libro, La condanna, è un romanzo scritto da un personaggio famoso della politica, Walter Veltroni. Parla, attraverso gli occhi di un giornalista ventenne, della morte crudele per mano di una massa inferocita, di Donato Carretta, che era andato in tribunale (era il 1944) a testimoniare contro Pietro Caruso, direttore di Regina Coeli, il quale aveva deciso i 50 nomi di persone da mandare a morire alle Fosse Ardeatine. Carretta fu letteralmente linciato e finito a colpi di remi nel Tevere difeso solo da un carabiniere e da un tranviere, Angelino Salvatori (abitava nel mio palazzo!) che si rifiutò di “ridurlo in salsicce” passandogli sopra con il tram e si salvò dalla furia che si stava riversando anche su di lui dopo che aveva gettato il freno del tram nel fiume, solo mostrando la tessera del partito che lo scagionava dall’essere fascista! «Carretta — dice Veltroni – è stato completamente dimenticato e il suo sacrificio rimosso e sconosciuto da tutti. Il romanzo è la rabbia verso questa ingiustizia». 

Divisivo è il governo attuale che si combatte dall’interno e disapprova e contemporaneamente approva (Salvini) le elezioni così palesemente antidemocratiche della Russia odierna. Divisivo è chi vede un atto democratico o non così antidemocratico nel cosiddetto saluto romano esplicitato anche da assessori come il fratello della seconda carica dello Stato, La Russa. É divisivo chi difende non la polizia, ma solo dei poliziotti che hanno manganellato, ridendo persino, dei ragazzini e delle ragazzine, poliziotti che hanno avuto l’ammenda della più alta autorità: il presidente Mattarella. E tanto di divisivo c’è ancora… 

Abbiamo parlato di Iqbal, il bambino ucciso per il suo coraggio, il bambino a cui sono state intitolate tante scuole in Italia. Allora mi è venuto in mente per la poesia un poeta, anche lui pakistano, Sir Muhammad Iqbal, noto come Allama Iqbal (“Il grande studioso”), che è stato un’icona leggendaria dell’Asia meridionale. «Poeta, filosofo, avvocato e studioso, Iqbal è considerato una delle figure più importanti della letteratura, specialmente per quelle opere scritte in urdu e persiano» Era nato nel 1877 da una stirpe dei Pandit del Kashmir nella provincia indiana del Punjab (ora Pakistan). Laureato in Lettere a Cambridge e con dottorato in Germania. «Il suo pensiero è fortemente influenzato dal più grande poeta sufi, dalle poesie e dalla filosofia di Jalaluddin Rumi». Le sue poesie sono profondamente provocatorie ed estremamente spirituali.«Si è concentrato sul risveglio della coscienza umana e sul rivitalizzare il sé interiore. Lo stile di scrittura unico di Iqbal è stato arricchito dalle esperienze che ha acquisito dall’Europa occidentale e dal Medio Oriente.». La poesia che segue ha la doppia valenza, mistica e di amore per una donna. 

La bellezza e l’amore 

Proprio come la barca d’argento della luna è affogata 
Nella tempesta di luce del sole al sorgere del sole 

Proprio come il loto simile alla luna scompare 
Dietro il velo di luce nella notte illuminata dalla luna 

Proprio come il palmo radioso del Mosa nello splendore del Nur 
E la fragranza del bocciolo nell’onda della brezza del giardino 
Simile è il mio cuore nel diluvio del tuo amore 
Se tu sei l’assemblea, io sono lo splendore dell’assemblea 
Se tu sei il tuono della Bellezza, io sono il prodotto dell’Amore 

Se sei l’alba, le mie lacrime sono la tua rugiada 
Se sono la notte del viaggiatore, tu sei il mio crepuscolo 

Il mio cuore custodisce le tue ciocche di capelli arruffati 
Il mio smarrimento è creato dalla tua immagine 
La tua bellezza è perfetta, il mio amore è perfetto 
Sei la brezza primaverile per il giardino della mia poesia 
Hai dato tranquillità alla mia inquieta immaginazione 

Da quando il tuo amore ha preso dimora nel mio petto 
Nuove luci sono state aggiunte al mio specchio 

La natura dell’amore riceve stimoli per la perfezione dalla bellezza 
Gli alberi della mia speranza sono fioriti grazie al Tuo favore 
La mia roulotte è giunta a destinazione. 

Buona lettura a tutte e a tutti.

Un numero ricco di figure femminili fortissime e determinate, che si meriterebbero tante intitolazioni, è quello che andiamo a presentare, dalla compositrice e clavicembalista vissuta a Milano al tempo di Beccaria, Verri e Parini, Maria Teresa Agnesi Pinottini, a Margaret Fuller, prima corrispondente dall’estero per un giornale statunitense, italiana d’adozione, dalla vita intensa e avventurosa, a Grace Paley, di cui riportiamo un discorso potente contro la guerra, Della poesia delle donne e del mondo, a Madame Clicquot, presentata nella recensione Lo champagne della vedova a Una regista dimenticata. Esther Eng, che portò il cinema cantonese negli Usa. Dalle donne realmente esistite a quelle raccontate: La madre di Giufà e Nora e Silia sono personaggi femminili indagati da due nostre collaboratrici, con una lettura insolita e diversa da quella che ci è stata tramandata a scuola.  
A proposito di intitolazioni in questo numero racconteremo la bella esperienza Montecarlo aderisce alla Campagna “8 marzo, tre donne, tre strade. 

Spostiamoci nel mondo della fantascienza con Racconti brevissimi di Daniela Piegai. Ta, un nuovo regalo che questa autrice fa alla nostra rivista. 

«Il femminismo è per tutti» recita il titolo di un libro fondamentale di bell hooks e dell’importanza di essere femminista, per un uomo, scrive l’autore di Dalla parte delle donne, un nuovo racconto autobiografico del nostro Laboratorio Flash-back. La coscienza femminista è alla base dello smascheramento dei Pregiudizi di genere. Ne riferisce la relazione di uno dei Tavoli più stimolanti del nostro ultimo Convegno, a Caserta. Anche l’invidia tra donne può essere spiegata in un modo diverso da come ci è stata spesso raccontata: Oltre lo specchio. Conflitti e fantasmi prova a farlo con tre contributi interessanti. 

Cambiamo argomento e andiamo alla scoperta dei principi fondamentali della nostra Carta costituzionale all’interno dei romanzi con la seconda puntata della serie Costituzione letteraria. Articolo 2. Vi si parla di un valore troppo a lungo dimenticato, quello della solidarietà sociale, che i nostri e le nostre Costituenti non ebbero timore a definire “dovere inderogabile”. 

Sperando che la richiesta di aiuto al Presidente Mattarella, garante della Costituzione, sul caso della scuola di Pioltello, fatta dalla Vicepreside di quella scuola, riceva la giusta attenzione, chiudiamo, come sempre, con la nostra ricetta vegana: Torta salata ai carciofi e tofu , augurando a tutte e tutti buon appetito. 
SM 

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Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpretiSiamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.

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