Lo champagne della vedova

Non sono mai stata un’estimatrice né tanto meno una intenditrice di champagne. Lo trovo troppo secco e gli preferisco di gran lunga il Prosecco, soprattutto nella sua versione Extra Dry che per me, a dispetto del nome, ha un gusto più morbido. La curiosità di assaggiare i tipi di champagne delle diverse cantine mi è venuta leggendo un romanzo delizioso, Madame Clicquot e il gusto dello champagne, la storia dell’imprenditrice Barbe Clicquot Ponsardin raccontata da Susanne Popp, che è libraia e giornalista e proviene dal mondo della pubblicità. Non ho dimestichezza con la lingua francese e mai avrei immaginato che il marchio Veuve Clicquot si riferisse a una donna. Ora che lo so, non mancherò di assaggiarlo, in ricordo di questa bella storia.
Il romanzo, fondato su documenti storici ma con alcune parti frutto di fantasia, è scritto in prima persona, raccontato dalla protagonista, con sguardo di genere. Siamo nel 1800, in piena epoca Napoleonica, e Barbe Clicquot, che è sempre stata vicina al marito nella gestione della loro fabbrica di vini, si ritrova improvvisamente sola, vedova a 27 anni e con una bambina. L’idea che possa continuare a esercitare l’impresa senza avere vicino un uomo non è inizialmente presa in considerazione né dal padre albergatore e imprenditore, men che meno dalla madre, che oggi definiremmo una ”operaia del patriarcato”, né dal suocero. Risposarsi sarebbe la scelta più condivisa dalla mentalità dell’epoca ma Barbe, superata la malattia dovuta al dolore per lo sposo tanto amato, farà di tutto per realizzare il suo sogno, escogitando uno stratagemma coraggioso che non si può rivelare. A sostegno della sua decisione troverà solo la sorella che, pur avendo fatto la scelta tradizionale di essere moglie e madre a tempo pieno, la capirà fin dall’inizio.

Seguiamo le vicende di questa donna e della produzione del suo champagne insieme a quelle di alcune figure maschili, due delle quali sono essenziali nel romanzo: l’agente di commercio dell’impresa, all’estero e in Francia, il cui sguardo di approvazione davanti alle decisioni della imprenditrice è fondamentale e il contabile Georges, un giovane aitante e appassionato di letteratura. Ma sono altrettanto interessanti le figure coinvolte nella produzione del vino, che ci guidano a capire le singole fasi che portano al prodotto finale. Le reazioni di clienti e fornitori davanti a una contraente donna sono descritte con grande maestria ed evidenziano le doti di assertività e determinazione di Barbe, che non oscillano mai, nonostante la diffidenza preconcetta di molti personaggi maschili. Le sue riflessioni sono molto efficaci e servono a comprendere quanto forte fosse il maschilismo dell’epoca.

Sullo sfondo c’è la politica di Napoleone, grande estimatore della champagne insieme alla prima moglie Giuseppina di Beauharnais, con le conseguenze, ben descritte nell’opera, delle guerre da lui intraprese sull’economia, sull’occupazione, sulla politica commerciale e sulla vita del popolo francese. «Ah, Napoleone Bonaparte e le sue maledette campagne militari!». La guerra è nemica del commercio, ma pare che i potenti, sia quelli del passato che quelli attuali, non ne tengano minimamente conto.
Determinante è anche la figura del cantiniere Antoine, vero appassionato della bevanda che è anche civiltà: il vino. Grazie all’incontro della stessa passione per “il gusto dello champagne” Antoine e Barbe riusciranno a realizzare un nuovo metodo di produzione, il remuage, per produrre “il vino della cometa”. Ma la guerra imperversa, Napoleone sta perdendo e recluta soldati da mandare al macello. L’incontro con Quesnel, il medico che ha dovuto curare e soccorrere molti feriti e che ne aspetta ancora moltissimi, è più efficace di tanti saggi contro la guerra. «Sa quante gambe e braccia ho amputato? […] Duecento solo dopo la battaglia di Borodino. Più tardi se ne aggiunsero altri, principalmente assiderati. E le dico un’altra cosa: quando si ritrova davanti un braccio o una gamba da amputare, non c’è differenza tra un russo o un francese. Segare l’uno o l’altro è uguale». Difficile non collegare a quelle di questo medico le parole di Gino Strada, forse perché i medici di guerra sono quelli che hanno il contatto con i corpi, che invece per i potenti sono solo numeri. Altrettanto preziose sono le parole del reverendo Maquart, a lungo insegnante alla corte dello zar. Barbe nel corso del romanzo evidenzia le sue doti di imprenditrice e la sua scarsa considerazione della politica bellicista di Napoleone. La parte sulle conseguenze delle guerre sulla vita delle persone è una delle più efficaci, perché raccontata con gli occhi di una donna.

Capace di contrastare le grandi difficoltà della sua azienda con fermezza e determinazione, la nostra bella e brava imprenditrice, a dispetto della politica napoleonica, manterrà i contatti con la Russia dello zar, uomo colto e gentile, grande estimatore dello champagne Veuve Clicquot, restituendoci un’immagine della Russia e delle persone che la rappresentano molto diversa dalla narrazione imperante dovuta alle alleanze francesi in tempo di guerra. Per incrementare il commercio del suo delizioso vino nella nazione che più dimostra di apprezzarlo, Barbe Clicquot saprà osare e disobbedire alle disposizioni del suo Paese.
Madame Clicquot è una splendida figura di donna, libera di amare e di farsi corteggiare da chi più le piace, di godere del piacere di un uomo più giovane, della stima di un uomo colto e gentile e della corte di un affascinante gentiluomo russo; nonostante ciò, sceglie di non risposarsi più, restando fedele, a modo suo, al ricordo del marito, uomo sensibile che l’avevainiziata al piacere e al gusto del vino. Quella libertà di essere se stessa, a cui ognuna di noi ha diritto, descritta dall’autrice con la stessa leggerezza dello champagne.

L’azienda di Madame Clicquot esiste ancora, da oltre due secoli.
Chi leggerà questo libro potrà una volta di più rendersi conto di quanta intelligenza, astuzia, fermezza e determinazione possano contraddistinguere il genere femminile, che per secoli un privilegio assurdo ha ingiustamente relegato a ruoli di secondaria importanza, privandolo della capacità di agire, senza però riuscire ad arrestarne l’immaginazione e la forza.

Susanne Popp
Madame Clicquot e il gusto dello champagne
Giunti Editore, Firenze, 2020
pp. 420

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Articolo di Sara Marsico

Giornalista pubblicista, si definisce una escursionista con la e minuscola e una Camminatrice con la maiuscola. Eterna apprendente, le piace divulgare quello che sa. Docente per passione, da poco a riposo, scrive di donne, Costituzione, geopolitica e cammini.

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