Economia di guerra parte IX – Gli effetti delle sanzioni occidentali sulla dinamica economica e commerciale del 2022 dei Paesi co-belligeranti è il contributo più aggiornato che il prof. Andrea Vento, che le nostre lettrici e i nostri lettori hanno imparato a conoscere, ha pubblicato per renderci edotte/i di quanto i media nazionali, indiscutibilmente filoatlantisti, si guardano bene dal raccontare. Nonostante si ostinino a tacerlo, siamo in guerra, anche se per ora a distanza. Solo tenendo conto di questa realtà e del nostro schieramento si può comprendere la narrazione propagandistica di quanto succede tra Ucraina e Russia, che, in tempo di pace e se non fossimo stati coinvolti/e nella “guerra russo-americana via Ucraina”, come la definisce Limes, non sarebbe stata pensabile. Un’analisi non allineata, dunque, e proprio per questo, in un Paese che si definisce democratico secondo l’articolo 1 della sua Costituzione, indispensabile per una visione realistica.
Il saggio del professore di Pisa, corredato da interessanti tabelle che in parte riportiamo, non si sofferma né sul gruppo dei Paesi direttamente coinvolti nelle attività belliche, né su quelli che continuano ad avere rapporti con la Russia, pur condannandone l’aggressione, ma approfondisce la situazione dei 38 Paesi alleati agli Stati Uniti che hanno comminato le sanzioni economiche alla Russia. Questi Paesi, detti cobelligeranti, termine che non sentiremo mai pronunciare dai media generalisti, hanno armato l’Ucraina e le hanno prestato consistenti aiuti umanitari e finanziari, imponendo molteplici misure restrittive alla Russia; questi provvedimenti hanno impedito allo Stato ucraino di andare in default e all’economia di Kiev di crollare, come da qualche tempo hanno cominciato a riconoscere anche i più fedeli amici degli Usa, i quali non sentono il dovere di scusarsi con chi, per amore di pace, fin dall’inizio ha messo sull’avviso stampa allineata e governanti, come nel caso di Nico Piro.
Come ricorderete, il ciclo economico e quello dei commerci mondiali avevano già mostrato una significativa flessione dal quarto trimestre del 2021.
A quell’ondata avevano reagito abbastanza bene le “Economie emergenti”, con una posizione assolutamente “virtuosa” dell’India, che ha chiuso il 2022 con un +7,2%. Il trend positivo è stato possibile anche grazie all’aumento dell’import di petrolio dalla Russia a prezzi ribassati, alla trasformazione nelle raffinerie indiane del greggio in diesel e carburanti per aerei, rivenduti successivamente all’Ue a prezzi competitivi. Il Paese guidato da Modi ha quindi goduto di una rendita di posizione dovuta alla rinuncia europea alle forniture energetiche russe. Autorevoli istituti di ricerca hanno infatti rilevato che l’India ha scalzato il Regno Unito dalla quinta posizione della specifica graduatoria, per conoscere la quale si consiglia di consultare il sito www.visualcapitalist.com/visualizing-trillion-world-economy-in-one-chart.
Il docente di Geografia Economica e Geopolitica passa poi a esaminare i principali fattori in grado di influenzare negativamente la dinamica economica mondiale dei blocchi geoeconomici e dei singoli Paesi. Occorre prestare attenzione al momento nel quale comincia a verificarsi l’impennata nel costo dell’energia. Diversamente da quello che si sarebbe portate/i a pensare, questo rialzo risale alla tarda primavera del 2021 in seguito alla mancanza di offerta causata dalla ripresa post pandemica, di cui la speculazione finanziaria ha approfittato. Ad aprile il costo del gas naturale sul mercato TTF era di 17,48 euro per megawatt/ora a ottobre il costo era salito a 87,47 euro, toccando i 110,12 a dicembre e scendendo a 83,7 a febbraio del 2022. Sarà bene ricordare, se a qualcuna/o fosse sfuggito, che la prima tranche di sanzioni economiche verso la Russia è del 23 febbraio 2022, un giorno prima dell’inizio dell’operazione militare russa in terra d’Ucraina. Ciò ha favorito ulteriormente la speculazione finanziaria che, con i derivati, ha spinto al rialzo le quotazioni del gas naturale, salite infatti a marzo a 125,42 euro a megawatt/ora, per poi stabilizzarsi nei due mesi successivi intorno ai 90 euro.
Il piano comunitario REPowerEU del 18 maggio 2022, nato per contrastare l’export di gas della Russia, ha innescato negli approvvigionamenti europei una crisi di offerta di combustibili fossili, grazie alla quale la speculazione finanziaria, assolutamente libera di muoversi e fuori da ogni controllo, ha spinto a livelli altissimi le quotazioni nei mesi successivi fino a raggiungere i 222,33 euro per megawatt/ora ad agosto. Dal mese successivo la tendenza si è invertita. I riflessi delle sanzioni economiche alla Russia e di RePower Eu sui Paesi cobelligeranti sono stati devastanti «in termini di forte aumento del costo dell’energia e delle materie prime, aggravamento della bilancia commerciale, inflazione e rallentamento economico» ricorda Vento nel suo approfondimento. Non altrettanto male è andata l’economia statunitense. La Russia, invece che, a detta dei nostri politici con l’elmetto, in breve tempo sarebbe stata distrutta dal punto di vista economico oltre che militare, ha avuto risultati migliori. Non dimenticherò mai la gaffe, che nessuno percepì come tale, dell’improvvisato opinionista di guerra Beppe Severgnini il quale, a pochi mesi dall’inizio di questa follia, disse nel corso di una puntata di Otto e mezzo su La 7, come se stesse parlando di un avvenimento sportivo: «La Russia non può vincere perché siamo 28 contro 1» (sic!). Per correttezza d’informazione di chi non è abituato a leggere i dati economici il docente dei Giga ricorda che «Grazie all’impennata delle materie prime la Federazione Russa ha beneficiato di un incremento dell’attivo del saldo commerciale di 79,8 mld € nel 2021 e ulteriori 97,6 mld € nel 2022, riuscendo ad attenuare la contrazione della propria economia nel corso dei mesi successivi ed a chiudere l’anno a -2,1%».

All’Ue non è andata altrettanto bene, come emerge dal grafico seguente che fa riferimento al commercio di beni Ue, esclusi i servizi. La spiegazione di Eurostat sulle cause di questa debacle coincide con quella del professor Vento.

A completare l’opera, per frenare la fiammata inflazionistica, è stato il rialzo dei tassi da parte della Bce dallo 0% al 4,5%.
L’analisi di Vento prosegue con il commento di altri grafici interessanti, che le persone interessate potranno consultare al link al suo articolo indicato in fondo. Quando sentiamo alla radio o in tv o leggiamo su quotidiani e riviste riportare certe informazioni senza le opportune spiegazioni tendiamo a prestare ben poca attenzione. Siamo quasi rassegnate/i perché da tempo la narrazione mainstream è che l’economia, oltre che una triste scienza, è anche una materia tecnica, per gli addetti e le poche addette ai lavori, qualcosa che non ci riguarda direttamente. Il gruppo dei Giga svolge un’opera meritoria di alfabetizzazione e di divulgazione per cercare di renderci consapevoli del fatto che L’economia è politica, come ricorda il titolo del libro della studiosa ed economista Clara E. Mattei, e che quindi ci riguarda eccome.
L’analisi di questi dati e di queste relazioni non hanno purtroppo costituito occasione di riflessione né all’interno dell’Ue né tanto meno nelle cancellerie occidentali, incuranti del peggioramento dei loro parametri macroeconomici. Lo studioso di geoeconomia e geopolitica sottolinea l’incapacità, o la non volontà dei governi europei, di prendere atto del boomerang dei provvedimenti intrapresi, in particolare degli 11 pacchetti di sanzioni introdotti a partire dal 23 febbraio nel 2022. Per il dettaglio delle tranche di sanzioni Ue: https://www.confindustria.it/home/crisi-ucraina/sanzioni.)
E amaramente conclude: «…ignorando l’Outlook di ottobre del Fmi che dava la Russia in recupero dal -8,5% di aprile al – 3,4% di quel mese e i dati Eurostat sulla bilancia commerciale Ue in pesante passivo (tab. 2), (i governi europei n.d.r.) hanno scelleratamente continuato, per servilismo verso Washington, sulla stessa strada […] finendo in tal modo per creare le condizioni per il disastro economico-commerciale per l’anno 2022 che abbiamo esposto e per il 2023 che analizzeremo in seguito».
Il testo integrale dell’articolo del professor Vento, con altri grafici, è reperibile qui: https://cambiailmondo.org/2024/02/23/economia-di-guerra-parte-ix-gli-effetti-delle-sanzioni-occidentali-sulla-dinamica-economica-e-commerciale-del-2022-dei-paesi-co-belligeranti/
Prima di chiudere ci preme sensibilizzare chi legge su un problema che dal 2008 caratterizza la scuola italiana: la marginalizzazione della geografia, soprattutto nei Licei. Non che la riforma Gentile la valorizzasse, ma oggi questa materia viene assemblata in una nuova disciplina, la Geostoria, assegnata spesso a docenti di Lettere e Storia, non tutti abilitati anche in Geografia. Anche la storia sta perdendo la sua centralità. In un momento storico in cui queste discipline, insieme alla Geopolitica, appaiono fondamentali per la comprensione degli avvenimenti, la scuola italiana non si preoccupa di aumentarne le ore, già fortemente ridotte, soprattutto nel triennio, assegnando quelle di Geografia a docenti che solo con una grande volontà di autoformazione, formazione continua e aggiornamento possono orientare le classi nella comprensione di quanto sta succedendo. C’è un disegno dietro tutto questo o è semplicemente il frutto dei vincoli di bilancio imposti dall’Unione Europea? E se questa fosse la ragione, onestà intellettuale vorrebbe che i nostri e le nostre governanti non recitassero il solito ritornello «Ce lo chiede l’Europa (che poi sarebbe l’Ue)», perché anche un ragazzino della scuola secondaria di primo grado è in grado di capire, con le lezioni di educazione civica e la conoscenza della Costituzione, che queste sono scelte politiche dovute ai Governi nazionali.
Ben vengano dunque gli apporti critici di chi professionalmente è esperto di Geografia e Geopolitica, come il gruppo Giga, con un invito a tutti e tutte noi, cittadine e cittadini del mondo, a interessarci dei dati che ogni tanto sentiamo alla tv o alla radio, con la raccomandazione a non rassegnarci a una visione dell’economia trasmessa ad arte per farci credere che non ci riguardi.
A questo link invece potrete trovare interessanti approfondimenti sui Brics e sul loro ruolo in questa fase di trasformazione dell’ordine economico mondiale. Un altro argomento quasi ignorato dai media nazionali e su cui invece più che mai occorre mantenere desta l’attenzione: https://gemininetwork.it/parola-avento-riflessioni-sui-brics-parte-ii/, dove si può riascoltare anche la parte prima.
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Articolo di Sara Marsico

Giornalista pubblicista, si definisce una escursionista con la e minuscola e una Camminatrice con la maiuscola. Eterna apprendente, le piace divulgare quello che sa. Docente per passione, da poco a riposo, scrive di donne, Costituzione, geopolitica e cammini.
