Le piazze della solidarietà

Nel pomeriggio del 21 ottobre 2023, presso il Belvedere di San Leucio (Caserta), si è tenuta l’ultima sessione del XII convegno nazionale di Toponomastica femminile, moderato da Paola Malacarne e con gli interventi di Marianna Pignata, Danila Baldo, Antonella Serpico, Barbara Bellani e Anna De Mauro.

Da sinistra: Anna De Mauro, Barbara Bellani, Danila Baldo,
Paola Malacarne, Marianna Pignata. Foto di Nadia Marra

Interiorizzare la parità di genere attraverso l’educazione delle nuove generazioni è il modo più efficace per riconoscere e combattere le discriminazioni. I ragazzi e le ragazze si mostrano spesso entusiaste di queste iniziative: propongono i nomi, affissano targhe simboliche, la loro passione contagia il resto della cittadinanza, che si fa coinvolgere volentieri in queste buone pratiche, come mostrano gli esempi portati da Paola Malacarne di progetti fatti a San Casciano Val di Pesa in onore delle cadute in guerra, la scheda creata da dei/delle liceali su Fanny Mendelssohn, il Parco dei giusti e delle giuste e i Biscotti toponomastici.
Dopo questa introduzione, prende la parola Marianna Pignata, professoressa di storia del diritto medievale e moderno presso l’università Vanvitelli, con un intervento dal titolo Le pari opportunità in Ateneo. Affrontare tematiche come la sensibilizzazione alle pari opportunità è un’attività portata avanti dal Comitato unico di garanzia (Cug) attraverso la redazione di un documento, il Bilancio di genere, che le università italiane sono tenute a redigere e che serve a raccogliere le informazioni sullo stato della discriminazione di genere all’interno degli atenei. Le criticità non sono poche: uno dei fenomeni più rilevanti è quello della segregazione orizzontale: maggiore concentrazione maschile nei percorsi scientifici e tecnologici sia nel corpo studentesco che quello docente, viceversa accade in quelli umanistici; e verticale: minore presenza femminile negli organi di governo. L’università Vanvitelli si impegna a superare alcune delle difficoltà che emergono dai documenti del Bilancio di genere: la presenza di un asilo nido in sede permette di conciliare il tempo accademico con quello della cura, sono state attivate le carriere alias, e lo smart working non è stato abbandonato; sono inoltre stati fatti grossi investimenti su corsi di formazione che sensibilizzano sulla questione di genere e delle discriminazioni razziali e sessiste, promuovendo un clima di collaborazione. La rete, l’entrare in contatto con realtà esterne come Toponomastica femminile, è molto importante per poter portare avanti azioni concrete.
Interviene, poi, Danila Baldo, vicepresidente di Toponomastica femminile, che presenta il concorso dell’associazione Sulle vie della parità – rivolto alle scuole di ogni ordine e grado e agli atenei – nelle cui linee guida si legge: « Il carattere trasversale della toponomastica e dell’analisi del territorio offre numerose opportunità didattiche di integrazioni interdisciplinari e, nel contempo, permette a bambine e  bambini, a ragazze e ragazzi di sviluppare forme di cittadinanza attiva e di partecipazione alle scelte di chi amministra la città, nel rispetto dei valori dell’inclusione. Il nome e lo spazio in cui si vive, infatti, coniugano l’astrazione del nome con la concretezza dei luoghi, mettendo in evidenza che uno spazio fisico può in molte occasioni assumere valore simbolico ed essere lo strumento per trasmettere modelli di comportamento. Nella ricerca della visibilità per la storia e le azioni delle  donne, si chiede attenzione al linguaggio, attraverso un opportuno e corretto uso della grammatica e dell’educazione a parole rispettose di ogni differenza e “non ostili”».

Presenta poi alcune delle altre attività di formazione offerte da Tf, come la creazione e gestione di un sito Giovani (www.giovani.toponomasticafemminile.com), a cura di studenti universitari/e che svolgono le ore di tirocinio curriculare con l’associazione, e la scrittura e l’editing di articoli per la rivista online Vitamine vaganti, aperta anche ai/alle giovani che possono fare un’importante esperienza in una redazione giornalistica.
Barbara Bellani, membro dell’Osservatorio di genere di San Leucio, presenta Un Osservatorio a scuola. Nato nel 2020 e voluto dal dirigente scolastico del Liceo di San Leucio, l’Osservatorio è il frutto di una riflessione sull’insegnamento e sui programmi ministeriali, dove si riscontra una continua assenza dell’impatto femminile nella storia, una mutilazione che nega alle studenti dei modelli da seguire. Per contrastare questa visione monca del contributo dell’altra metà del mondo l’Osservatorio ha attuato una serie di iniziative: C’è un’altra storia è un manuale che mira a far riscoprire la produzione intellettuale femminile alle nuove generazioni, portando una nuova mentalità scevra da atteggiamenti maschilisti; su incitamento del corpo studentesco è stato preparato un questionario che aveva il compito di indagare il livello di percezione della discriminazione di genere all’interno del contesto sociale e culturale di appartenenza: le risposte sono state oltre 400, soprattutto da ragazze tra i 13 e i 30 anni, che hanno restituito uno scenario desolante dove emerge la necessità da parte delle vittime di discriminazione di capire le cause del male che è stato loro fatto per poter ideare strategie di contrasto. L’educazione e la formazione sono viste come gli strumenti più efficace per raggiungere questo scopo: è stato quindi costruito un percorso quadriennale che attraverso lezioni frontali e laboratoriali affronta diversi temi, culminato con la produzione di opere artistiche poi esposte e raccolte in un libro di futura pubblicazione.
Prende poi la parola Anna De Mauro, dell’associazione Donne giuriste Italia (Adgi) sezione Caserta per la scuola, con un intervento dal titolo Portare il diritto nelle scuole. L’associazione nasce nel 2007 e si occupa di diritti umani, con l’obiettivo di formare a tutti i livelli sul contrasto alla violenza di genere. Il portare il diritto a scuola, per l’Adgi, vuol dire portare l’educazione alla legalità e alla parità di genere, a riconoscere la complessità del mondo introducendo i concetti di empatia, apertura all’altro e all’altra, tolleranza, digitalizzazione. La strada è certamente ancora lunga: le donne campane si laureano più degli uomini ma solo il 23% di loro ha un lavoro o continua a formarsi, i servizi che possano permettere di conciliare il tempo da dedicare alla famiglia con quello del lavoro/studio sono troppo pochi, e non è garantito l’accesso a mezzi di trasporto al di sotto di un certo reddito. L’Adgi si adopera per la lotta alle pari opportunità per tutti e tutte, contro il bullismo nelle scuole, incoraggiando le ragazze a studiare materie Stem, promuove lo studio della storia della Costituzione, delle Madri costituenti e del femminismo, e a confrontarsi su temi come il femminicidio.

Da sinistra: Lucia Monaco, Anna Di Felice, Rosaria Iodice, Ilaria Perrelli, Anna Ricciardi,
Silvana Cicala, Rosa Maria Clemente. Foto di Nadia Marra

Segue poi la tavola rotonda Progetti per le donne sul territorio, condotta da Nadia Verdile e con gli interventi di Ilaria Perrelli, Rosaria Iodice, Silvana Cicala, Rosa Maria Clemente, Anna di Felice, Lucia Monaco e Anna Ricciardi.
La prima a prendere la parola è Ilaria Perrelli, presidente della Consulta regionale per la Condizione della donna, regione Campania. Toponomastica femminile svolge un ruolo importante da un punto di vista simbolico in un momento storico in cui c’è la volontà di cancellare le differenze in nome delle pari opportunità invece di individuare esempi di donne da ergere a modello per la cittadinanza e per le giovani generazioni, facendo della differenza un valore aggiunto. Le donne durante la pandemia hanno dimostrato che c’è bisogno di un radicale cambiamento nella mentalità del paese. La Consulta regionale femminile Campania nasce negli anni Settanta, ed è un organismo composto da 70 donne proveniente da diversi contesti culturali e politici che hanno creato tra di loro una rete per perseguire obiettivi comuni, incontrare direttamente la cittadinanza ed essere sentinelle di cambiamento per la quotidianità femminile della regione. Il tasso di occupazione femminile in Campania è più basso di quello delle regioni del nord nonostante l’alto numero di laureate, una questione su cui si è intervenuti attuando progetti a favore del lavoro femminile. Contemporaneamente è stato individuato anche il problema della violenza maschile sulle donne: sono quindi state promosse presso comuni e scuole eventi simbolici come la cerimonia del posto occupato e flash mob nelle piazze delle maggiori città campane.
Rosaria Iodice, addetta stampa di Inner Club Caserta Terra di lavoro presenta l’Inner club, che nasce nel 1924 a Manchester da mogli di locandieri che vollero mettere al centro della loro attività l’ideale di donna attiva che si occupa di service umanitario. Da Manchester si è diffuso in tutto il mondo giungendo a Caserta quarant’anni fa, dove opera in sinergia con altri due club, Luigi Vanvitelli e Capua Antica-Nova Caserta. In collaborazione con l’istituto di San Leucio si è dato il via a un corso di empowerment per le donne locali per dare loro modo di mettere a frutto le loro capacità attraverso un miglioramento dell’autostima e insegnando un mestiere artigianale. In seguito Silvana Cicala, presidente di Inner Club Capua Antica e Nova Caserta, afferma che al di là delle celebrazioni simboliche e culturali, l’obiettivo è quello di instaurare un progetto di economia sociale per le donne in difficoltà. Facendo rete con altre associazioni, operano sia nel territorio del casertano sia al di fuori dell’Italia per aiutare chi si sottrare alla violenza domestica, accogliendole in case sottratte alla camorra e trovando loro un lavoro. L’ultimo progetto è stata l’istituzione di borse di studio per il corso di formazione come giardiniere d’arte presso la Reggia di Caserta.
Interviene poi Rosa Maria Clemente, presidente di Auser Caserta circolo “Teresa Noce”, che prende il nome da una delle Madri costituenti e autrice di una legge del 1950 che prevede il sostegno alle madri lavoratrici attraverso l’apertura di asili aziendali, parlando di come l’Auser prosegua l’impegno a sostegno delle donne e della loro valorizzazione. Di seguito Anna di Felice, presidente dell’Inner club Caserta Luigi Vanvitelli, descrive un progetto biennale che prevedeva la creazione di un laboratorio per le scuole superiori, mirando a formare i giovani e le giovani interessate al mondo dell’imprenditorialità fino alla creazione di una start up. L’interesse da parte del corpo studentesco è stato immediato, soprattutto da parte femminile: uno dei progetti più importanti è stato quello dell’apertura di un’enoteca da parte di un gruppo di ragazze di quarta liceale, che sono state accompagnate nella creazione di un business plan e incoraggiate a proseguire il loro sogno.
Prende poi la parola Lucia Monaco, presidente della Fidapa Caserta, un movimento d’opinione nato nel 1919 negli Stati Uniti e che ha oggi diverse sedi nel mondo e che tende alla valorizzazione della donna in tutti i settori, dalla cultura all’imprenditoria, e alla lotta alla discriminazione di genere, agendo a livello internazionale, nazionale e locale anche in sinergia con altre realtà. Infine Anna Ricciardi, presidente del Soroptmist Club Caserta, parla di come il Club sia impegnato, assieme a Toponomastica femminile, nel promuovere il nominare luoghi pubblici alle donne. Soroptimist Caserta è attivo dagli anni Settanta e ha nel tempo promosso diversi atti simbolici, coinvolgendo la comunità in azioni di contrasto alla violenza di genere, dalle farmacie alle caserme.
A chiudere la giornata è Fosca Pizzaroni, che dopo i dovuti ringraziamenti ricorda come in Italia il confine tra legalità e illegalità sia molto labile. La promozione di buone pratiche, come quelle promosse in questi giorni di Convegno, sono la base per la costruzione di una società nuova, migliore, che fa della parità di genere la sua bandiera.

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Articolo di Maria Chiara Pulcini

Ha vissuto la maggior parte dei suoi primi anni fuori dall’Italia, entrando in contatto con culture diverse. Consegue la laurea triennale in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale e la laurea magistrale in Storia e società, presso l’Università degli Studi Roma Tre. Si è specializzata in Relazioni internazionali e studi di genere. Attualmente frequenta il Master in Comunicazione storica.

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