Maryam Mirzakhani, la prima donna a vincere la Medaglia Fields

È con grande riconoscenza, profondo dolore e rimpianto per averla perduta per sempre a solo quaranta anni, che mi accingo a parlare di lei, Matematica indimenticabile con straordinarie, eccellenti capacità.
Da giovanissima, Maryam Mirzakhan, nata nel 1977 a Teheran, è stata alunna dell’Organizzazione nazionale per lo sviluppo di talenti eccezionali di Teheran, studiando fino alle superiori in una delle prestigiose scuole femminili del circuito delle
scuole Farzanegan.
Da bambina amava moltissimo i romanzi e voleva diventare una scrittrice, conserverà l’amore per la letteratura anche da adulta. Non pensava alla matematica come opportunità lavorativa fino al suo ultimo anno di liceo; durante la scuola media, per un paio d’anni, stranamente non ottenne buoni risultati in questa disciplina (forse a causa di un insegnante che non aveva particolare fiducia in lei!).
La passione per la matematica gliela trasmise il fratello maggiore e Maryam considerò molto interessante il suo primo problema matematico, quando questi le raccontò di come Carl Gauss, alle elementari, risolse velocemente il procedimento della somma dei primi cento numeri naturali. Una soluzione bella ed elegante che la divertì e la conquistò. I genitori e i suoi tre fratelli la incoraggiarono. Spesso nei ricordi di Maryam emergevano gli anni difficili della guerra tra Iran e Iraq. La fine del conflitto coincise per lei con la fine della scuola elementare: forse non avrebbe potuto avere le stesse opportunità se fosse nata dieci anni prima!

Nel 1994, a diciassette anni, ha ricevuto i primi riconoscimenti internazionali, vincendo le medaglie d’oro alle Olimpiadi internazionali di matematica di Hong Kong (prima ragazza della squadra olimpica iraniana di matematica) e di Toronto nell’anno successivo (dove ottenne uno score perfetto). La laurea in matematica arriva dalla Università Tecnologica di Sharif di Teheran nel 1999. E qui si evidenziano il coraggio e la curiosità verso un mondo, come quello Occidentale, tanto diverso dall’Iran. Parte per un’emozionante avventura scientifica: il dottorato alla Harvard University, che consegue nel 2004 sotto la supervisione di Curtis McMullen (altro vincitore di Medaglia Fields) con una tesi sui percorsi chiusi sulle superfici in geometria iperbolica che molti matematici hanno definito “spettacolare”. Successivamente, diventa Research Fellow al Clay Mathematics Institute e docente-assistente alla Princeton University, prima di approdare a Stanford. Arrivata negli Stati Uniti dalle prestigiose scuole iraniane, in una intervista per il Guardian racconta come dovesse spiegare il sistema didattico del suo Paese d’origine in cui le donne, si dica per inciso, rappresentano la parte della popolazione più istruita.
La maggior quantità dei problemi di cui si occupa riguardano le strutture geometriche sulle superfici e il modo in cui si deformano. Ci sono poi anche collegamenti con la fisica teorica, la topologia e la matematica combinatoria.
È iraniana ed è una donna: due novità assolute. Infatti, non solo è la prima persona iraniana ad aggiudicarsi la Medaglia Fields nel 2014 a Seoul (il premio viene considerato il Nobel per la matematica, per ottenerlo accorre avere meno di 40 anni) ma, e forse più importante, è la prima donna a ottenere questo importantissimo riconoscimento. Ci sono voluti 78 anni (o 64, se si considera che la Medaglia viene assegnata in modo fisso ogni quattro anni).

Maryam Mirzakhani aveva già vinto altri importanti premi, come il Clay Research Award 2014 e l’AMS Ruth Lyttle Satter Prize in Mathematics nel 2013.
I suoi campi di studio includono la geometria iperbolica, la teoria ergodica e la geometria simplettica, settori molto astratti della matematica pura.
Un percorso di ricerca di tutto rispetto, il suo, che si è svolto in un ambiente, come quello della matematica, dominato in gran parte da uomini e da stereotipi che vorrebbero le donne incapaci di raggiungere risultati all’altezza di quelli maschili. «Trovo una sola parola adatta a commentare questa notizia: finalmente» dichiara Elisabetta Strickland, a Seoul come capo delegazione italiana all’Assemblea generale dell’Unione matematica internazionale, vicepresidente Indam (Istituto nazionale alta matematica) e membro della Women in Mathematics Committee Wim della European Mathematical Society. «Per me è una gioia enorme: si tratta di un risultato fondamentale. Era difficile che rispettasse tutti i requisiti per il premio, però i tempi erano maturi».

Occorre riconoscere che nel campo della matematica ci sono scienziate formidabili. Ormai, le donne stanno dimostrando di essere assolutamente equivalenti agli uomini in quanto a capacità creativa nella matematica e nella scienza in generale. Mirzakhani, che ha avuto il coraggio di partire e andare all’estero, è un altro esempio di totale equivalenza, parità donna-uomo.
Purtroppo, questa realtà non si riesce a riconoscere. In particolare, alla matematica non si riconosce o non si vuole riconoscere il suo ruolo specifico, determinante, fondamentale per poter studiare, acquisire competenze e appassionarsi alle diverse discipline scientifiche che dipendono tutte dalla matematica, dal suo straordinario fondamentale linguaggio. A volte, come matematica, mi sento appartenente a una specie in via di estinzione. Ma non per l’età!!!
Comunque, prima dell’estinzione desidero raccontare il clima che si viveva nel 2014 a Seoul, capitale della Corea del Sud che ospitava il 27mo Congresso internazionale di matematica, il più importante evento  questo ambito a livello mondiale che si tiene ogni quattro anni dal 1900, dopo la prima edizione del 1897.
Nel 2014 più di 5mila matematici e matematiche provenienti da tutto il mondo si sono dati appuntamento per assistere agli oltre 200 eventi inclusi nel ricco programma scientifico, che tocca i più interessanti sviluppi di ricerca emersi di recente in tutte le aree della matematica e delle sue applicazioni. Oltre al Congresso in sé, ospitato al Coex Convention and Exhibition Center, sono state organizzate altre 51 conferenze satellite che si sono svolte in diversi luoghi della regione. Molto significativa la rappresentanza italiana, con nove conferenzieri: Franco Brezzi (conferenziere generale, un grande riconoscimento per questo grande matematico italiano), Andrea Braides, Annalisa Buffa, Luigi Chierchia, Alessio Figalli, Andrea Malchiodi, Gabriella Pinzari, Michela Varagnolo e Umberto Zannier. Il primo giorno del Congresso è dedicato alla trionfale assegnazione delle Medaglie Fields, che rappresentano una sorta di Nobel augurale della matematica assegnato a cadenza appunto quadriennale dal 1950. Nobel, perché la Medaglia Fields, che ha conosciuto forse la sua massima popolarità grazie al prof. Lambeau del film Will Hunting – Genio ribelle (film che valse l’Oscar al compianto Robin Williams) è a furor di popolo considerato il più prestigioso riconoscimento matematico che si possa ricevere, e augurale perché un matematico può vincerlo finché ha strettamente meno di 40 anni – o non li ha compiuti prima del primo gennaio dell’anno di assegnazione – e quindi è un premio che segnala le giovani promesse. C’è da dire però che sempre più esperti ammettono che le potenzialità matematiche di uno scienziato si esprimano al loro massimo nelle sue prime quattro decadi di vita, e quindi questo premio ha finito con l’assumere il sapore di una consacrazione. Ogni quattro anni, l’Unione matematica internazionale, che è un po’ il Parlamento mondiale della matematica, designa i membri di un Comitato esecutivo che avrà il compito di decidere i vincitori della Medaglia, attraverso un attento, puntiglioso e segreto vaglio dei loro lavori scientifici.

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Articolo di Gabriella Anselmi

Docente di matematica e formatrice in Italia e all’estero, presso Istituti Superiori e Università, da sempre attiva nell’associazionismo, e già presidente nazionale FILDIS, è componente del Direttivo della Rete per la Parità, del CNDI, di Toponomastica femminile, della GWI (Graduate Women International) e dell’UWE (University Women of Europe).

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