Tra il 400 a.C. e il 1000 d.C. la popolazione Lenca si stabilì nella parte orientale dell’attuale El Salvador: apparteneva al gruppo indigeno Potón ed è stato uno dei popoli precolombiani più importanti nella regione centroamericana, estendendosi fino all’Honduras e al Nicaragua.

La parola lenca significa “signori delle pietre” o “abitanti di territori con molte pietre”. Ancora all’inizio del ventesimo secolo, i discendenti del popolo Lenca, nei comuni di Ilobasco e Guacotecti nella regione salvadoregna di Cabañas, e nel comune di Guatajiagua in Morazán, utilizzavano l’argilla, molto comune in quei luoghi, per la produzione della terracotta e preziosi lavori in ceramica. L’argilla era rossa in Cabañas, nera in Morazán.
Dall’epoca coloniale, Ilobasco è riconosciuta per il talento dei suoi artigiani e artigiane, capaci di modellare l’argilla, realizzando vasellame per la vita quotidiana, ma anche per le cerimonie, e minuscole figure di angeli e personaggi per i fantasiosi presepi che abbelliscono le case prima di Natale.
Nel 1875, a Ilobasco, venne introdotto il tornio, molto utile nelle produzioni artigianali, ma praticamente inutilizzabile per le figure dei presepi, da produrre ancora a mano nei piccoli laboratori artigianali.
In uno di questi laboratori lavorava Maria Teresa Herrera, mentre suo marito, Luis Rivas era un contadino: una divisione dei compiti molto comune a Ilobasco. Nella loro casa, nel 1911 nasce Maria Dominga Herrera, per tutti Minguita.
Quando si avvicinava il Natale, Minguita e i suoi fratelli visitavano tutti i giorni il laboratorio della mamma, un piccolo spazio ricavato nel cortile di una semplice casa con il tetto di palme e il pavimento di argilla. Scalza, seduta per ore a un minuscolo tavolo, Maria Teresa modellava angeli, pecore, il bue e l’asinello, prima del momento più importante, la creazione di Gesù Bambino. Minguita e gli altri bambini e bambine partecipavano in silenzio al capolavoro, da festeggiare una volta terminato. Il presepe era finalmente completo.
I commercianti di Santa Ana visitavano i laboratori artigianali come quello di Maria Teresa Herrera per comprare i presepi da vendere in Guatemala; quelli di San Miguel iniziarono a esportarli in Honduras. La fama di Ilobasco cresceva. E anche la passione di Minguita per il lavoro della madre: a sette anni, chiese il permesso di lavorare l’argilla, promettendo di non trascurare la scuola, che fortunatamente frequentava. Lo ottenne, e fu così che dalle sue piccole mani nacquero minuscole figure in terracotta: mini famiglie di qualsiasi tipo di animale, donne con i cesti di verdura o frutta tropicale, uomini mentre lavoravano il caffè, tutte miniature che riproducevano la vita quotidiana in cui era immersa Minguita.
Dalle sue mani, nacquero le prime sorpresitas: sollevando il tetto di una casa, su una base di terracotta quadrata o rotonda, appariva ad esempio una donna che preparava tortillas, il cibo per eccellenza delle e dei contadini salvadoregni. Una figura non più grande del mignolo di una mano! E così, a tredici anni, Minguita incominciò a essere conosciuta come Dominga, la ragazza dal grande talento delle miniature.

Quando compie trent’anni, la sua arte è già riconosciuta fuori da El Salvador: coppie che si baciano di nascosto, bambini che giocano con le trottole, mamme che pettinano i propri bambini per partecipare a una festa importante, panettieri che sfornano il pane, sarte impegnate nella realizzazione di vestiti eleganti, tutte queste figure erano alte meno di due centimetri e vivevano in casette di appena tre centimetri, uscite dalle mani di Dominga Herrera, che stava raccontando la vita del proprio paese.
Nel 1944, quando il dittatore salvadoregno Maximiliano Hernández Martinez aveva rinunciato alla presidenza dopo una rivoluzione di due mesi culminata in un grande sciopero nazionale, mentre la Seconda Guerra Mondiale era al culmine in Europa, un gruppo di giornalisti della rivista statunitense National Geographic visitò El Salvador.
Il numero speciale di novembre dedicato al caffè salvadoregno, dal titolo Coffee is King in El Salvador, era accompagnato da 27 fotografie a colori. Una di queste fotografie, mostrava una donna che sollevava il tetto di una casetta: dentro la micro casetta, una donna cucinava micro tortillas su un micro comal, la piastra tradizionale della cucina salvadoregna.
Era Dominga e la sua arte iniziava a essere riconosciuta a livello internazionale.

Nel 1945 fu invitata a San Salvador dai funzionari del nuovo governo, presentata come un’abile miniaturista, esponente dell’arte popolare rappresentativa del suo popolo. Altre artigiane e artigiani di Ilobasco iniziarono a disegnare e realizzare miniature di terracotta, rappresentando nelle sorpresitas un mondo sempre più variegato.
Senza saperlo, Dominga Herrera portò una rivoluzione nell’arte della terracotta, ampliando le attività commerciali del suo piccolo paese. Tre dei suoi sei figli hanno continuato la sua opera, tramandandola a loro volta ai propri figli, nipoti e probabilmente pro nipoti.
Dominga Herrera morirà nel 1982.
Nel 1997, in un quartiere periferico di San Salvador, nasce il Museo de Arte Popular, frutto della collaborazione tra l’Iniciativa Pro Arte Popular (Inar), il Fondo Canadá para Iniciativas Locales, l’Universidad de El Salvador, la Secretaría de Cultura dell’allora governo, la Fundación María Escalón de Núñez, la Ilobasco Foundation di Los Angeles e alcune imprese private. Nel Museo è presente la sala della miniatura “Dominga Herrera”, considerata il luogo necessario per conoscere una storia molto grande raccontata nella forma più piccola possibile. Nella sala sono esposte poco più di quattro mila miniature.

Quando agli inizi degli anni Novanta mi sono occupata di un progetto di commercio equo e solidale con una cooperativa artigianale salvadoregna, ho avuto la fortuna di conoscere due figli di Dominga Herrera proprio a Ilobasco: attraverso le loro parole, ma soprattutto attraverso le loro minuscole creature di terracotta, ho apprezzato la fantasia e l’arte di Minguita, che ha portato il mondo quotidiano salvadoregno nel palmo della sua mano.
Le immagini riportate nel testo e in copertina sono tratte da En fotos: la ciudad de las miniaturas, BBC News Mundo, 18 settembre 2010, https://www.bbc.com/mundo/cultura_sociedad/2010/09/100918_galeria_miniaturas_lp.
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Articolo di Maria Teresa Messidoro

Classe 1954, insegnante di fisica, da quarant’anni vicina alla realtà latinoamericana, in particolare a El Salvador, e con un occhio di genere, è attualmente vicepresidente dell’Associazione Lisangà culture in movimento; è scrittrice per diletto ma con impegno e spirito solidario.
