La storia della Commissione pari opportunità di Udine

«Il tema della toponomastica femminile rappresenta un esempio virtuoso di sinergia tra Tavolo di coordinamento della Casa delle donne e la Commissione pari opportunità (Cpo). Nel 2012 il Comune di Udine, attraverso la Commissione, aderisce alla proposta di Toponomastica femminile (allora gruppo facebook e non ancora associazione) di realizzare il censimento delle intitolazioni a figure femminili di strade, piazze, parchi e aree verdi in città. Dai censimenti toponomastici nazionali emergeva allora, ed emerge tuttora, che in Italia la media delle strade intitolate a donne va dal 3 al 5%.
Udine nel 2012 conferma il dato nazionale: su un totale di 1022 intitolazioni, le intitolazioni femminili sono 32: 8 tra Sante e Madonne, le restanti 24 tra artiste, donne dello spettacolo, partigiane, letterate, lavoratrici/imprenditrici/artigiane e scienziate.
Nel corso del 2014 la Casa appoggia il progetto: ospita incontri dell’associazione Toponomastica femminile e di illustrazione delle vie di Udine intitolate alle donne della Resistenza. Ospita anche una mostra fotografica itinerante, organizzata dalla Commissione pari opportunità, che illustra la toponomastica femminile a Udine. Nel 2016 l’associazione Artura Factory promuove, attraverso la Casa delle donne, l’intitolazione – che avverrà nello stesso anno – a Laura Conti nata a Udine nel 1921, partigiana, medica, pioniera dell’ecologismo italiano e fondatrice di Lega per l’Ambiente.
Il risultato più importante, però, è la nomina per la prima volta nel 2013 di una componente femminile all’interno della Commissione comunale toponomastica; ne entra a far parte Maila D’Aronco, rappresentante dell’associazione Core e componente del Tavolo della Casa delle donne.

Centro di documentazione della casa delle donne

Tutto questo ha contribuito al graduale riequilibrio di genere nelle intitolazioni e a rafforzare il valore simbolico della toponomastica, strumento di recupero della memoria e della storia delle donne.
Oggi a Udine i dati denotano un lieve miglioramento: sul totale di 1080 intitolazioni, 40 sono femminili, 409 maschili e le restanti 631 neutre. Purtroppo, la percentuale continua a essere in linea con quella nazionale e quindi poco confortante: nel 2023 siamo ancora al 3,7 % sul totale!»
Desidero iniziare così, riportando il testo a pag. 45 del capitolo “Una Casa per tutte”, il racconto sulla nostra recente pubblicazione intitolata Rimuoviamo la polvere. Per una storia della Commissione Pari Opportunità del Comune di Udine attraverso il suo Archivio, volume edito nel 2024 a cura del Comune di Udine. Per nostra intendo che, insieme a me, hanno scritto Rosanna Boratto, Roberta Corbellini e Monica Emmanuelli: un gruppo di lavoro composito e affiatato, che ha affrontato il progetto di ricerca e ricostruzione della storia della Cpo a più voci, grazie «all’incrocio di competenze diverse, storiche, archivistiche, sociologiche, giuridico-amministrative», come si legge nella bella prefazione di Roberta Nunin, da giugno 2023 presidente della Commissione pari opportunità del Comune di Udine. La pubblicazione, presentata in sala Ajace a Udine lo scorso 8 marzo, è stata preceduta nel 2023 da un evento di illustrazione della ricerca a Gorizia, al festival èStoria, lo scorso anno intitolato Donne; a quello stesso festival internazionale, insieme alla presidente Tf Maria Pia Ercolini, abbiamo presentato i dati delle intitolazioni femminili in Friuli Venezia Giulia, gli obiettivi e i progetti di Toponomastica femminile (vedi Vitamine vaganti numero 220 del 27 maggio 2023).

La partecipazione a èStoria e la pubblicazione Rimuoviamo la polvere sono state di buon auspicio e hanno premiato il costante impegno della Commissione e della Casa delle donne sulla toponomastica femminile: lo scorso 2 aprile, infatti, ho ricevuto la nomina a componente della nuova Commissione consultiva toponomastica del Comune di Udine. Ritengo questo un risultato importante per due motivi. Il primo: l’associazione Toponomastica femminile è stata interpellata con richiesta scritta del sindaco affinché designasse una propria associata in vista della nomina della nuova Commissione toponomastica. Analoga richiesta è stata rivolta a importanti realtà istituzionali e culturali cittadine, come l’Università o la Società Filologica Friulana. Per la prima volta, inoltre, la Commissione è rappresentata in modo paritario per quanto attiene al genere: la compongono 3 donne e 3 uomini ed è presieduta da Arianna Facchini, assessora ai Servizi demografici, politiche giovanili e pari opportunità.
Tornando ora a Rimuoviamo la polvere: perché raccontare la storia della Commissione pari opportunità della città?
Obiettivo comune di noi autrici era ricostruire, attraverso l’archivio, quasi trent’anni di storia dell’organismo istituzionale, ma anche proporre a lettrici e lettori spunti di riflessione, analisi critiche, suggerimenti per intervenire possibilmente anche sul regolamento in vigore, nell’obiettivo di rendere più efficaci e di maggior impatto l’agire e l’influenza della Commissione sulla condizione femminile a Udine e non solo.

In altre parole, citando ancora la prefazione della presidente Nunin, ci siamo impegnate in «un’opera di ricostruzione e riflessione sistematica, che fosse allo stesso tempo anche propositiva, guardando ai possibili futuri sviluppi». Senza dubbio la pubblicazione potrà suscitare maggiore interesse per chi vive a Udine, conosce il contesto politico-sociale della città o alcune importanti figure femminili che ne sono state protagoniste. La pubblicazione è stata infatti occasione per ricordare alcune presidenti, commissarie e altre donne che hanno lasciato un segno importante nel complesso e faticoso percorso delle pari opportunità.
Gli scritti hanno però l’ambizione di rivolgersi anche a chi non appartiene al nostro ambito geografico di confine, lontano e forse non abbastanza conosciuto.
Ci auguriamo che alcune riflessioni e considerazioni critiche su natura, composizione, rappresentanza, funzione politica della Commissione possano essere di aiuto e di stimolo anche per altre realtà italiane. A partire dalla marginalità e dalla scarsa visibilità della Commissione nel contesto politico dell’amministrazione comunale, alla quale corrisponde un supporto amministrativo debole da parte degli uffici comunali.
Altra considerazione, probabilmente valida anche per altre città, riguarda l’eccessiva numerosità della Commissione, che attualmente a Udine conta venti componenti; la proposta è di ripensare la composizione per arrivare, attraverso una modifica del regolamento, a una significativa riduzione di commissarie/i.
A parer nostro, gli aspetti che meritano maggior attenzione in un’ottica di cambiamento sono la rappresentatività e la funzione consultiva della Cpo. Per quanto riguarda il primo, dalla lettura degli atti d’archivio, è emersa l’esigenza di modificare le modalità di nomina in vigore, che finora hanno generato Commissioni più connotate dal carisma delle presidenti che dalla capacità di incidere dell’organismo nel suo complesso. Risulta opportuno operare un intervento sul testo regolamentare che porti «all’adozione di un meccanismo di designazione che garantisca la partecipazione alla Commissione di esperte/i con competenze specifiche in materia, che assieme formino una rappresentanza solida e ampia delle associazioni femminili del territorio, dei centri antiviolenza, del mondo accademico e di alcuni ordini professionali». A tal fine si suggerisce il ricorso a un avviso pubblico ben strutturato, che possa «gettare le basi di un organismo forte, conosciuto dalla cittadinanza e dalle istituzioni, presente e incisivo nella politiche di genere del Comune di Udine».
E ancora, pensando al tema attualissimo del ricambio generazionale, si auspica che, come nella vicina Pordenone, entri a far parte come componente permanente una giovane donna che abbia compiuto sedici anni, individuata dalla Consulta degli studenti.
Concludo con la funzione consultiva che dovrebbe essere caratteristica e funzione prioritaria della Commissione e che, invece, dalla ricerca emerge quale suo punto di debolezza. «Anche la funzione consultiva va regolamentata, in modo che la Commissione sia per norma chiamata a esprimere parere obbligatorio su tutti gli atti di programmazione e spesa con rilevanza diretta per la condizione femminile». Abbiamo trovato nei regolamenti di città come Padova e Torino esempi dell’auspicato potenziamento della funzione consultiva, nell’obiettivo che la Commissione diventi, per compito regolamentare, organismo permanente di consultazione all’interno del Comune, chiamata a integrare nelle scelte amministrative la consapevolezza di genere, nell’ottica del mainstreaming, cioè della trasversalità delle politiche di genere.
Per questi temi, per altre sollecitazioni sul linguaggio di genere, sull’importanza degli archivi per costruire la memoria delle donne e delle associazioni femminili, sul connesso rischio della polverizzazione archivistica, sul racconto della Casa delle donne a Udine e del suo Centro di documentazione, tutte noi ci auguriamo che la nostra ricerca possa essere di stimolo e aiuto nel percorso delle pari opportunità.

La pubblicazione

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Articolo di Bruna Proclemer

Referente per il Friuli Venezia Giulia dell’associazione Toponomastica femminile e componente della Comm. Toponomastica del Comune di Udine. Laureata in Giurisprudenza, dirigente amministrativa prima per la Sanità Alto Friuli, poi per il Comune di Udine. Ha seguito attività, eventi e progetti della Comm. Pari opportunità di Udine, della Casa delle Donne e del suo Centro di documentazione.

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