Immaginiamo San Pietro, con la barba bianca e le chiavi, pronto ad aprire e chiudere le porte del regno celeste; invece ora pensiamo a due donne in carne e ossa che hanno un compito analogo e si possono incontrare in un luogo reale, altrettanto magnifico di quello sognato e raffigurato in mille opere d’arte. Ci troviamo a Firenze dove sorgono due cimiteri speciali, nati e gestiti in nome dell’uguaglianza: il cimitero “degli Inglesi”, realizzato nel 1828, destinato a chi non praticava la fede cattolica, ai senza patria e alle persone straniere, situato in una bellissima oasi di tranquillità, presso piazzale Donatello, e il cimitero “degli Allori”, aperto in posizione periferica nel 1878, con le medesime finalità.

Entrambi sono presieduti da Francesca Paoletti, bernese di nascita, ma la custode del primo è una donna davvero straordinaria: suor Julia Bolton Holloway, medievista ed ex-docente universitaria, fondatrice dell’associazione “Aureo Anello”che promuove il restauro degli elementi in marmo o pietra ma anche iniziative artistiche, sociali, culturali. Infatti qui ha sede una biblioteca intitolata a Fioretta Mazzei (1923-98), una vera “costruttrice di pace” figura importantissima nella recente storia cittadina, e il patrimonio librario va curato e preservato; altre attività riguardano i membri più svantaggiati e discriminati della comunità. Nel cimitero lavorano alcune persone rom incaricate di occuparsi del giardino, delle tombe, dei viali perché tutto sia accogliente e l’ambiente mantenga la sua armonia e la sua bellezza. Perché Firenze ospiti questi due luoghi di memorie, dove riposano personaggi illustri di varia nazionalità, è una questione interessante, che si rifà alla sua storia. «Tutto ebbe inizio da una discriminazione. Quella che subivano a inizio Ottocento a Firenze i cosiddetti “non cattolici”. Non potevano avere sepoltura. La Chiesa cattolica poneva un veto. E così alcuni emigrati dalla Svizzera di religione riformata protestante, fedeli a un dna di maggior apertura e inclusione, edificarono su una montagnola in prossimità di Porta a Pinti (oggi distrutta) un cimitero per tutti gli esclusi, chiamato “degli Inglesi”, come erano definiti in città quelli che non parlavano italiano», così ha raccontato Paoletti in una intervista (Corriere della Sera, 16-4-24). D’altra parte giova ricordare che a Firenze e in Toscana in generale era presente una folta colonia di intellettuali straniere/i e prevalentemente protestanti, attratti dalla cultura, dall’arte, dal paesaggio, dalla natura. Potevano essere sepolti solo a Livorno, in un piccolo lotto vicino al tempio valdese, nel più antico cimitero protestante d’Italia. Era quindi indispensabile trovare una sistemazione idonea per il riposo eterno, in quella terra che tanto avevano amato. Fu così che il cimitero aprì le sue porte, per un cinquantennio circa, a 1409 defunte/i, di 16 nazionalità, per lo più inglesi, fra cui la poeta Elizabeth Barrett Browning, scrittori, scrittrici, storici, scultori, predicatori come Theodore Parker, i due ultimi discendenti di Shakespeare, lo svizzero Giovan Pietro Vieusseux, fondatore del Gabinetto letterario omonimo.

Questo luogo nel tempo ispirò a sua volta dipinti, disegni, composizioni musicali, versi, racconti di stampo romantico e in seguito anche simbolista, come il celeberrimo quadro L’isola dei morti di Arnold Böcklin che qui aveva sepolto la figlioletta Beatrice. Passeggiando per i viali colpiscono le scritte in tante diverse lingue, scolpite in caratteri cirillici, greci, ebraici, gotici, mentre immagini sacre e passi biblici adornano le lapidi. Quando il piano urbanistico di Firenze subì drastici rifacimenti con il progetto Poggi e il conseguente abbattimento delle mura, accadde però che il cimitero si venisse a trovare nel cuore della città, dove le sepolture erano vietate; ci fu allora la necessità di creare un nuovo spazio in periferia, utilizzando il podere della famiglia Allori, da cui prese il nome.

Questo secondo cimitero, tutelato dal Ministero dei Beni Culturali, dal 1970 è aperto alle persone di qualsiasi fede, una trentina al momento, comprese quella musulmana e quella ebraica, e pure a chi non è credente. Vi sono rappresentate una cinquantina di nazionalità di ogni parte del mondo. Nel 2006 vi è stata tumulata la scrittrice e giornalista fiorentina Oriana Fallaci, insieme ad altri membri della sua famiglia, mentre un cippo ricorda il suo compagno, il patriota greco Alekos Panagulis. Fra le personalità illustri troviamo la scrittrice Gisela von Arnim, lo storico britannico lord Acton, la romanziera e traduttrice Anna Banti con il marito Roberto Longhi, architetti, imprenditori, collezionisti, come il celebre Federico Stibbert al quale si deve un fantastico museo.
Un prezioso volume, Dedicato A(l)loro (Alcesti, 2023), è stato scritto di recente per raccogliere le voci silenti del cimitero come luogo d’incontro, a cura della fondatrice di Design of the Universe, l’architetta e storica dell’arte Elisabeth Vermeer; l’opera è anche un omaggio a figure femminili di benefattrici, come la regina Margherita di Brabante (1276-1311) e la nobildonna Giorgiana Corsini (1939-2020). Ma volendo avere una guida per muoversi fra mille suggestioni e ascoltare le storie che si levano dalle pietre, ancora palpitanti di vita, come ci ricordano i versi immortali di Ugo Foscolo, dobbiamo ricorrere a un personaggio davvero unico e insostituibile: suor Julia, la cui vita è avvincente al pari di un romanzo.

Da oltre venti anni vive in un piccolo edificio situato all’entrata del cimitero degli Inglesi; in un lontano passato è stata sposata e ha avuto tre figli, per cui ha nipoti e bisnipoti sparsi per il mondo. Nata a Londra nel 1937, si trasferì giovanissima negli Usa e studiò all’Università di Berkeley, per laurearsi in Inglese e storia medievale, con una tesi sul pellegrinaggio nelle opere di Dante e Chaucer. Ha insegnato a Princeton e poi in Colorado dove era affascinante per lei far appassionare allievi e allieve a un’epoca tanto remota nel tempo e nello spazio, come il Medioevo italiano. Dopo un periodo vissuto in Gran Bretagna, dove è diventata suora anglicana, Julia si è trasferita in una località sperduta nel comune di Fiesole, vivendo da eremita, e si è convertita alla fede cattolica. È stata poi custode di Casa Guidi, dove dimorava la coppia Barrett-Browning, finché il console svizzero Kraft le ha chiesto di occuparsi del cimitero, inserito nel frattempo nel patrimonio Unesco con tutto il centro di Firenze. Ma suor Julia continua a essere una fine studiosa, una scrittrice, una storica e i suoi approfondimenti su Giuliana di Norwich (1342-1416), celebre teologa e mistica inglese, e su santa Brigida di Svezia (1303-1373) hanno fatto scuola.
Visitare Firenze, con tutta la sua storia e i monumenti unici al mondo, può offrire l’occasione insolita di conoscere questi cimiteri monumentali, luoghi tutt’altro che tristi, angoli di Paradiso abbelliti da piante e fiori alla maniera inglese, dove le «urne de’ forti» ancora oggi «a egregie cose il forte animo accendono», come scriveva il grande Foscolo nel suo carme.
In copertina: Firenze, Cimitero degli Allori.
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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.
