Morena Celarié

Il 20 aprile 1972 Morena avrebbe dovuto compiere cinquant’anni: non sarebbe stato un compleanno qualsiasi. Per la prima volta non avrebbe indossato un abito bianco, come aveva promesso alla Vergine di Guadalupe, dopo aver superato la paralisi che a nove anni l’aveva colpita. Il voto era che si sarebbe sempre vestita di bianco fino al suo cinquantesimo compleanno. E infatti, quel giovedì di aprile uscì di casa con un vestito giallo. Aveva ricevuto la telefonata di una donna che la contattò per dare lezioni di danza a una bambina.
Morena guidava la sua automobile, che fu ritrovata un giorno dopo al fondo di un burrone, ad almeno 75 metri di profondità, nella zona turistica de Los Planes de Renderos, uno dei luoghi più frequentati a San Salvador. I medici forensi che praticarono l’autopsia allo scadere della mezzanotte di venerdì 21 aprile, determinarono come causa della morte multipli traumi in testa, anche se il corpo di Morena presentava fratture e segni di colpi subiti in diverse parti del corpo; gli stessi medici stabilirono che la morte doveva risalire a mezzogiorno del giorno precedente, esattamente il 20 aprile, giorno del suo compleanno numero cinquanta.

Notizia della morte di Morena Celarie, 1972

Le conclusioni delle indagini ufficiali furono che si era trattato di un omicidio, anche se non mancarono altre ipotesi: incidente, suicidio, omicidio pianificato o connotato politicamente, in un momento complesso della storia di El Salvador. Resta il fatto che Morena non tornò più a casa e soprattutto che l’arte salvadoregna perdeva una delle sue interpreti più significative, perché Morena era Morena Celarié.
Morena Celarié era nata il 20 aprile 1922 nel Barrio San Jacinto di San Salvador: fin dall’infanzia, praticamente a quattro anni, iniziò a dedicarsi alla danza; si diploma nella Escuela Nacional de Maestros España. Ottenne una borsa di studio in Messico per studiare coreografia nella Scuola delle Belle Arti. Dopo molti trionfi e aver diretto alcuni gruppi artistici, scelse di ritornare in El Salvador, dove inizia a osservare e studiare le espressioni culturali delle popolazioni indigene locali, la flora e la fauna salvadoregna, scegliendole come fonte di ispirazione per i propri movimenti e forme artistiche.
La sua pelle scura, gli occhi color caffè, la sua figura esile e slanciata riflettevano la sua origine nahuat: la tecnica della sua danza folklorica servì per riportare alla luce ciò che era successo nel 1932, quando l’esercito del presidente dittatore Maximiliano Hernández Martinez aveva massacrato almeno 32 mila contadini indigeni della zona occidentale di El Salvador, che si erano ribellati contro le condizioni di sfruttamento a cui erano sottoposti da tempo.

Morena Celarie e Vicente Aguiluz intenti a ballare

Morena contribuì a riscoprire ciò che era stato per anni sotterrato, quasi fosse quell’eccidio colpa dei discendenti
delle vittime.
All’inizio della sua carriera, tutti i martedì, Celarié e il suo gruppo folkloristico si dedicarono al riscatto dei balli tradizionali, riproponendone passi e costumi.
«Balliamo ciò che è nostro»
era solita affermare quando presentava
le sue rappresentazioni artistiche.
Nel 1961 forma un gruppo di danza, il Ballet Folklórico Morena Celarié, con cui realizza molti spettacoli dentro e fuori il paese. Il suo primo ballerino fu Vicente Aguiluz, soprannominato l’indio di Cuscatlán (il nome antico in nahuat di El Salvador). Sempre nel 1961, una sua danza era stata inserita nel film Il rostro, pellicola del cineasta salvadoregno Alejandro Cotto, che partecipa nella Berlinale. Morena verrà nominata aggregata culturale dell’Istu, l’Istituto salvadoregno del turismo, senza ricevere nessuno stipendio.
Apparirà sulle scene centroamericane, negli Stati Uniti, in Germania e Spagna.
Era ancora all’apice della fama, quando ricevette quella telefonata, il 20 aprile 1972. Una sua amica, moglie del musicista salvadoregno Litio Barrientos, dichiarerà agli investigatori e alla stampa che quel giorno Morena entrò nel suo negozio visibilmente preoccupata, dicendole che stava cercando un sacerdote con cui parlare di un problema che la assillava, senza dire quale fosse. Non incontrò nessun’altra persona, almeno nessuno la vide più viva.
Nel luogo dove fu localizzato il suo corpo, furono ritrovati un sandalo spaiato e la sua collana: scomparsa la cartella e l’orologio. Non poté mai partecipare alla cena di compleanno che aveva preparato per lei sua mamma, la scrittrice e insegnante Carmen Noriega de Canjura.
Nel 1987, la Escuela Nacional de Danza Moderna, creata nel 1951, assunse il nome di Morena Celarié. Da allora, più di settecento studenti all’anno partecipano ai corsi organizzati dalla scuola di danza, in nome di Morena, l’india, l’ambasciatrice della danza folklorica salvadoregna, la cui morte è ancora avvolta nel mistero.
Nessun’altra saprà come lei raccontare un Paese intero, ballando, insegnando, inventando, fiorendo.

Le foto sono tratte dall’articolo:
A 50 años, la muerte de Morena Celarié sigue siendo un enigma, di R. Mixco, 29 aprile 2022, elsalvador.com
https://www.elsalvador.com/entretenimiento/cultura/cultura-dia-internacional-de-la-danza/950281/2022/.

In copertina: Morena-Celarie-Hablemos, 1994.

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Articolo di Maria Teresa Messidoro

Classe 1954, insegnante di fisica, da quarant’anni vicina alla realtà latinoamericana, in particolare a El Salvador, e con un occhio di genere, è attualmente vicepresidente dell’Associazione Lisangà culture in movimento; è scrittrice per diletto ma con impegno e spirito solidario.

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