Eunice Kathleen Waymon nasceva a Tyron, nella Carolina del Nord; correva l’anno 1933 e il clima di segregazione razziale pesava fortemente in quegli anni, nel sud degli Stati Uniti, ed era tale che Eunice dovette adeguarsi ai dettami imposti alla sua etnia.
Sesta di otto figli, iniziò a suonare il pianoforte all’età di tre anni, mostrando quindi sin da piccolissima propensione allo studio della musica; a sei anni ebbe ufficialmente inizio la sua formazione classica.
Eunice crebbe in una famiglia decisamente religiosa, la madre era un membro molto attivo della chiesa e della comunità locale; la giovanissima pianista aveva iniziato a esibirsi al pianoforte e all’organo in chiesa – dove cantava e suonava assieme alle sorelle – e venne infatti notata da un’insegnante di pianoforte che la prese sotto la sua ala, Mrs. Mazzanovich, che verrà poi definita dalla cantante come la sua “madre bianca”. Con il contributo economico della sua comunità, che istituì una fondazione destinata a giovani talenti che non potevano permettersi gli studi superiori e che volle quindi sostenerne le doti, la ragazza intraprese gli studi alla Juilliard di New York; tuttavia, nonostante la dedizione e la ferrea disciplina con cui Eunice affrontò in quegli anni lo studio del pianoforte e in generale nonostante la sua formazione da musicista classica, nel 1950 vide respinta la sua successiva domanda per una borsa di studio in musica al Curtis Institute di Philadelphia; la motivazione era chiaramente legata alla sua etnia.

Seguendo, quindi, l’esempio di Billie Holiday, la ragazza si trasferì ad Atlantic City, dove trovò lavoro come pianista in un locale notturno, il Midtown Barand Grill, dove prese il nome d’arte di Nina Simone: il primo era il nome con cui la chiamava il fidanzato dell’epoca mentre Simone era un riferimento a Simone Signoret, famosa attrice francese.
Inizialmente Nina era solita eseguire brani tratti dal repertorio pianistico classico e dalla tradizione gospel; tuttavia, pena il licenziamento, le fu richiesto dal proprietario del locale di esibirsi anche come cantante: fu questo l’inizio della Nina Simone che passerà alla storia della musica come una delle cantanti più influenti di tutti i tempi e che nel 2000 vincerà un Grammy alla carriera. Nina Simone si avvicinerà al repertorio Blues e Jazz solamente tre anni dopo le esibizioni nel locale di Atlantic City. Arriviamo al brano I loves you, Porgy, primo vero successo della cantante; lavorando al Midtown Bar conobbe Jerry Fields, il suo primo agente; si trasferì quindi a New York, dove di giorno lavorava come cameriera e la sera incideva febbrilmente nuovi brani: è infatti del 1959 il primo album, Little blue girl, stesso anno in cui venne a mancare Billie Holiday: i cultori del genere trovarono in Nina un degno astro nascente. Non solo estremamente dotata a livello musicale ma anche spiccatamente carismatica, il suo modo di gestire il palco e di intrattenere il rapporto col pubblico durante i live era sorprendente e non poté passare inosservato: così grande era la sua influenza sul pubblico che le venne attribuito il nome di High Priestess of Soul ovvero la grande sacerdotessa dell’anima.

della lotta ai diritti civili
Qualche anno più tardi – era il 1960 – conobbe quello che divenne poi suo manager e futuro marito, Andrew Strout, dalla cantante definito come il “miglior manager del mondo”. Il 1960 fu l’anno di debutto del singolo che la portò al successo: Ain’t Got No, I Got Life, che si classificò al secondo posto nel Regno Unito; in seguito, nel corso degli anni Sessanta iniziò a incidere per l’etichetta discografica Phillips, con la quale pubblicò brani che divennero poi dei veri e propri inni contro il razzismo come Old Jim Crow e Mississppi Goddam. Il rapporto tra i due si fece negli anni piuttosto turbolento e instabile, ma il matrimonio avvenne nel 1961 e nove mesi più tardi nacque la figlia Lisa; proprio a causa della gestione degli aspetti della maternità e di quelli lavorativi nacquero ulteriori attriti tra i due: Nina era felice di fare la madre ma il marito-manager la spronava a essere sempre più produttiva e a incidere maggiormente. Le lotte e gli scontri per l’affermazione dei diritti civili dei neri si fecero particolarmente accesi in quegli anni; la cantante divenne un’attivista, la causa fu un’inesauribile fonte per la sua attività espressiva musicale; dare voce a chi non ne aveva o non ne aveva abbastanza. La sua musica era uno specchio dei conflitti che dilaniavano gli Stati Uniti in quegli anni: lei stessa ne diede la definizione di Black Classical Music, a indicare il “melting pot” di generi e influenze culturali, sociali, politiche che andavano a prendere corpo nei suoi brani: un mix di musica classica, gospel, Blues e Jazz, ma anche di folk e ballate: ricordiamo la celebre Strange Fruit interpretata memorabilmente da Billie Holiday, da lei ripresa. Questa ballad ha il merito di aver riportato all’attenzione generale gli orrori perpetrati dalla comunità bianca ai danni della popolazione nera americana.


Restando in tema di diritti civili, una canzone femminista ed emblematica è Four Women, in cui l’autrice esplora tramite il racconto dei sentimenti di quattro donne la condizione delle nere in America, che per sopravvivere devono adeguarsi come schiave, o della loro bellezza o della loro situazione sociale. La contestazione divenne per Nina Simone la ragione della sua arte e della sua vita. Sviluppò un connubio con Martin Luther King, condividendo il pensiero di figure come Malcolm X, James Baldwin, Lorraine Hansberry, arrivando così a una visione politica sempre più radicale che contribuì ad acuire i problemi col marito, che come manager aveva una visione eccessivamente commerciale secondo la cantante. Altro brano degno di nota e poco diffuso in quel periodo a causa del titolo è Mississippi Goddam.

Nel 1968, quando Martin Luther King venne assassinato, Nina Simone decise di divorziare e di trasferirsi alle Barbados, poi in Liberia, in Africa. Gli album e i brani della cantante vennero raramente fatti conoscere in questo momento negli Usa, da lei ribattezzati “United Snakes of America”; ad esempio, l’album Baltimore che uscì nel 1978. Abbandonò gli Stati Uniti accusando l’Fbi e la Cia di essere colpevoli delle discriminazioni in atto e di non agire contro il razzismo.
La situazione psicologica ed economica della cantante iniziò a crollare velocemente; l’attività concertistica e di scrittura cessò. Nina Simone continuerà a spostarsi in quegli anni, trasferendosi poi in Egitto, in Turchia, in Olanda, in Svizzera e infine in Francia, ad Aix-en Provence e a Parigi; a causa di esigenze economiche riprese a esibirsi, dopo che per un periodo si erano perse le sue tracce: ecco infatti che nel 1976 comparve al Festival Jazz di Montreaux in Svizzera; in quest’occasione il pubblico la accolse con entusiasmo e calore ma divenne chiaro al contempo che qualcosa era cambiato. Le venne diagnosticata una forma di bipolarismo, tenuta a bada da alcuni farmaci.


Del 1978 è l’album Baltimore che segna un ritorno della cantante all’attività discografica; nel 1980 la casa di moda Chanel usò il brano My Baby Just Cares for Me in uno spot pubblicitario, contribuendo in questo modo alla riscoperta della musica di Nina Simone, che divenne quindi un’icona del Jazz; il brano entrò nelle classifiche inglesi senza che all’interprete venisse riconosciuto alcun diritto.
Nel 1985, dopo una serie di ristampe e di articoli relativi ai suoi album, Simone si ripresentò con un nuovo Lp, Nina’s back, seguito da Live & Kickin’. Morì a Carry-Le-Rouet nel 2003 a seguito di un peggioramento di salute dovuto al cancro al seno, all’età di settant’anni. Le ceneri vennero sparse in diverse parti dell’Africa, come gesto di ricongiungimento con la terra degli avi, secondo la sua volontà.


Nina Simone ha fatto della causa dei diritti civili del popolo nero e delle donne la ragione della sua arte e della sua vita; la musica che ha scritto era nutrita dal desiderio di raccontare e contrastare le ingiustizie che in quegli anni si perpetravano negli Stati Uniti. Proprio grazie a figure profondamente radicate nella cultura Blues, come Billie Holiday e Bessie Smith, Nina Simone poté raccogliere l’eredità di un’esperienza di vita trasmessa anche grazie alla materia musicale. La cantante incise lungo la sua carriera oltre trenta album, ricevendo importanti riconoscimenti dentro e fuori dagli Stati Uniti.«All I want is equality, For my sister, my brother, my people, and me».
Qui le traduzioni in inglese, francese e spagnolo.
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Articolo di Simona Guerrini

Dopo la laurea in Filosofia presso l’università “La Sapienza” di Roma, ho conseguito la laurea magistrale in canto lirico e poi un Master in Vocologia artistica. Sono un contralto. Il mio interesse conoscitivo riguarda la sperimentazione vocale da più di tredici anni. Insegno regolarmente Vocalità estrema (Growl/Scream) e distorsioni vocali, Canto lirico e Canto moderno.
