Il Giro d’Italia Women al via

Partirà il 7 luglio da Brescia con una cronometro individuale il Giro d’Italia femminile, 35esima edizione, ma il primo organizzato da Rcs Sport. Seguiranno due tappe in pianura, tre di media montagna e due di alta montagna, con un totale di 857 km e quasi 11.950 metri di dislivello, per arrivare il 14 a L’Aquila. La salita più impegnativa, il Blockhaus in Abruzzo, avrà una dedica speciale visto che proprio nel 2024 si ricordano i cento anni da quando Alfonsina Strada, la più celebre ciclista italiana e pioniera indiscussa, unica donna sfidò 90 uomini partecipando al Giro d’Italia.
Rcs Sport già organizza annualmente il Giro maschile e quello under 23, mancava la gara femminile, che continuerà a essere una fonte di ispirazione per tante giovani appassionate e fornirà un messaggio che supera i confini dell’attività sportiva; partner dei tre percorsi sarà l’associazione Scarpetta Rossa, nata a Milano nel 2014 per combattere la violenza sulle donne. Alle partenze e agli arrivi di tappa saranno situate delle panchine rosse, il simbolo ormai molto diffuso che ha lo scopo di richiamare l’attenzione sul problema e di ricordare a chi si trovasse in difficoltà che non è sola. Le città attraversate per l’occasione saranno illuminate di rosa e di rosso, i due colori che richiamano il Giro e le donne.

La maglia rosa per il Giro d’Italia femminile 2024

La maglia rosa per le vincitrici di tappa è stata presentata, non a caso, l’8 marzo a Milano ed è realizzata da Castelli Cycling, con sponsor l’azienda Polti; sul colletto, su sfondo rosso, una scritta: “Crediamo nella vittoria“, dove la parola vittoria non si riferisce solo alla gara, naturalmente, ma pure ai successi da ottenere nella vita quotidiana e alla determinazione. L’elegante trofeo per la prima classificata è placcato in oro bianco e ricorda il simbolo dell’infinito, richiamato dal logo della manifestazione.

La maglia rosa e il trofeo del Giro d’Italia femminile 2024

Sia il trofeo che le medaglie, anche per i giri maschile e Next Gen e ogni altra competizione organizzata da Rcs Sport, vengono realizzati con grande cura da una azienda che sorge alle porte di Padova dove lavorano con passione Luca Penello e il figlio, rifinendo a mano ciascun pezzo e incidendo alla fine il nome del vincitore o della vincitrice.

Ma veniamo ai dettagli: il Giro attraverserà 5 Regioni: Lombardia, Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo. Dopo la tappa iniziale, il circuito di Brescia di km.14,6, la seconda sarà da Sirmione a Volta Mantovana (102 km), la terza da Sabbioneta a Toano (111 km), ci sarà poi un passaggio fino a Imola da dove inizierà la quarta fino a Urbino (131 km), quindi da Frontone si raggiungerà Foligno (111 km). Di nuovo un trasferimento per spostarsi in Abruzzo con le tre tappe conclusive: da San Benedetto del Tronto a Chieti (155km), da Lanciano al Blockhaus (123 km), la più dura in assoluto, infine l’arrivo: da Pescara a L’Aquila, per 109 km, ancora per buona parte in montagna. Mentre scriviamo non è noto l’elenco delle squadre e delle atlete partecipanti, che di solito viene svelato in prossimità dell’evento, scorriamo allora rapidamente l’albo d’oro: alcuni nomi si ripetono con costanza, nel tempo, a cominciare dall’olandese Annemiek van Vleuten, vincitrice nel 2023, nel 2022, nel 2019 e nel 2018; sua degna avversaria la connazionale Anna vanDer Breggen (2015, 2017, 2020, 2021). La loro supremazia è stata interrotta dalla statunitense Megan Guarnier nel 2016, mentre nel 2014 si introdusse nella serie un’altra olandese: Marianne Vos; nel 2013 era stata la volta di un’altra americana: Mara Abbott. Per trovare una italiana dobbiamo procedere a ritroso nell’elenco e arrivare al 2008 con Fabiana Luperini, leader indiscussa fra 1995 e1998, preceduta da Michela Fanini e Maria Canins.

Fabiana Luperini, 2014

Sulla attuale detentrice van Vleuten è bello spendere qualche parola, visto che ha concluso a 40 anni la sua bellissima carriera su strada, in cui ha vinto di tutto e di più, e in patria è chiamata, parafrasando l’attributo assegnato a Coppi, “De Campionissima”; di lei si dicono grandi cose, anche sul suo lato umano, di donna generosa, determinata, curiosa del prossimo, empatica e, qualità rara a questi livelli, modesta e gentile, primadonna a scalare la vetta dell’Izoard, nel 2017, l’anno dopo la prima sul mitico Zoncolan. Quello che mi ha colpito come toponomasta attenta alle intitolazioni, è che addirittura le è stata dedicata una strada, avvenimento più unico che raro per una persona vivente, in Italia addirittura impossibile: a Valkenburg, un comune olandese, in cima alla collina del Cauberg, dove arriva la prestigiosa corsa Amstel Gold Race, si trova oggi Annemiek van Vleuten Allee, naturalmente solo un minuscolo tratto di tutti quei chilometriche ha percorso sulla bici nella sua vita. Un omaggio davvero meritato.

Delle gloriose imprese di Alfonsina Strada e della sua sfida alla supremazia maschile hanno scritto ampiamente sulla nostra rivista Sara Marsico (Vv n.26) e Loretta Junck (Vv n.116). In occasione del centenario, basterà quindi ricordare che Alfonsa Rosa Maria Morini, nata in una famiglia molto povera nel 1891 a Castelfranco Emilia, sposata con Luigi Strada da cui prese il cognome, e morta a Milano nel 1959, fu un’appassionata ciclista fino da piccola e detentrice del record mondiale di velocità femminile nel 1911. Aveva già partecipato a gare maschili, facendosi onore, ma voleva cimentarsi anche nel Giro d’Italia; l’edizione del 1924 fu assai particolare, perché non si iscrissero i grandi campioni e le scuderie più importanti, quindi una dilettante che facesse “spettacolo” tutto sommato fu ben accetta. E la notizia fu data a sorpresa, solo tre giorni prima della partenza. Le tappe furono massacranti, con medie di 300 km, le strade erano poco curate, le cadute frequenti, le camere d’aria forate una consuetudine; insomma su 90, anzi 91, arrivarono alla fine in 30, e fra loro Alfonsina, stremata e dolorante, con la bici rattoppata alla meglio, ormai personaggio mitico. Gareggiò l’ultima volta a 65 anni in una corsa per veterane/i e vinse, esempio straordinario di agonismo vero e di passione, modello per le future generazioni di atlete, a cui sono state dedicate alcune vie e piste ciclabili, e pure vari libri che, in modo più o meno romanzato, ricostruiscono la sua vita.

Via Alfonsina Strada, Milano. Foto di Mita Galbiati

Persino due canzoni sono nate ispirandosi alle sue gesta: Bellezza in bicicletta di D’Anzi-Marchesi (1951) e, più recente, Alfonsina e la bici dei Têtes de Bois (2010), nel cui videoclip la ciclista è interpretata con grande spirito dall’astrofisica Margherita Hack, notoriamente spericolata in sella alle due ruote. Ora anche la temibile salita del Blockhaus ha preso il nome di Alfonsina, e come ha detto l’assessora allo Sport della Lombardia, Barbara Mazzali, «la durezza del tracciato esalterà la tenacia delle donne cicliste in un momento storico in cui come non mai è bello che questa venisse fuori»; Cordiano Dagnoni, presidente della Federciclismo, dal canto suo, ha sottolineato la nobiltà della scelta di questa intitolazione che fa onore «a chiunque vada in bicicletta». Non possiamo che condividere. E vinca la migliore!

In copertina: Annemiek van Vleuten. Vittoria al Giro 2023.

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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

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