Editoriale. Qualcuno farà qualcosa, magari si sposerà

Carissime lettrici e carissimi lettori, 
cominciamo dalle belle notizie? Vista l’afa, normale o straordinaria come si vuole, forse è necessario e consolante. Come lo saranno le poesie o la canzone che leggeremo, o ascolteremo insieme alla fine del nostro settimanale dialogo. Sì, si tratta di dialogo tra noi, quando viene letto e pensato. E qui l’occasione per ringraziare tutte e tutti, per un grazie sentito che fa parte di quelle belle notizie di cui vi parlerò subito ora.  

La pietas, in tutti i sensi dati dal latino, è quella che muove la prima nuova che rinfresca il cuore accaldato. Riguarda proprio Roma, il suo centro, il Colosseo, il Pantheon. Le “famose” botticelle della Capitale dovrebbero non esserci più e sarebbero sostituite tutte convertendosi a motore elettrico. Noi questa volta ci vogliamo credere e vogliamo dire che i cavalli non cammineranno più per le strade e le piazze di Roma e non ci saranno più a tirare le tipiche carrozzelle che ricordano per forma le botti del vino. I martoriati equini andranno tutti in pensione e finirà la loro vita piena di stenti incredibili. Non rischieranno la morte per la fatica, per il caldo orribile dell’estate, la pioggia e altre disavventure atmosferiche. Non indosseranno più i terribili e rigidi paraocchi fatti per impedire qualsiasi minima distrazione dalla strada, né sentiranno sulla loro pelle lo schioccare indegno della frusta, per camminare al trotto, ma sempre più in fretta, col peso da portare, tra oggetti e umani. Né subiranno più lo stress immenso del traffico, del trambusto delle automobili, delle moto, della folla fatta di turisti e abitanti, tutti nella fretta giornaliera del cuore cittadino, ignaro delle stagioni. Sì, pietas, un moto di sincera pietà per loro e di felicità se la mozione presentata in consiglio comunale andrà in porto. Così ci auguriamo, vogliamo credere che sia la cosiddetta “volta buona” che speriamo. Per questo ne parliamo, ne facciamo denuncia e la porgiamo come prima buona notizia. 
«Nei giorni scorsi è stato l’ennesimo, quanto desiderato annuncio: “Roma dice addio alle Botticelle. Ormai da anni — scrive un quotidiano torinese — a diversi livelli del mondo politico, vengono fatti proclami di questo tipo. Però poi i cavalli che tirano le caratteristiche carrozze per turisti si vedono puntualmente sotto il sole in piazze e vie, con la lingua di fuori se non, nei casi peggiori, stramazzare a terra esausti da una vita di cui non dovrebbero far parte». L’annuncio era arrivato con la mozione approvata dall’Assemblea capitolina lo scorso 11 luglio. Ma sulla veridicità e realizzazione di quanto deciso non concorda l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) che spiega nel dettaglio che la battaglia è ben lontana dall’ essere vinta, anzi: «C’è poco da esultare. Una mozione è una mozione e come tale è una mera manifestazione d’intenti, seppur apprezzabile, e non modifica nulla nell’attuale scenario — spiega l’associazione –. Si è presentato questo documento come se l’abolizione delle botticelle fosse cosa fatta, ma purtroppo non è così e la strada verso questo traguardo è ancora in salita».  
Da tempo l’Oipa è in prima linea nel chiedere a Roma Capitale la conversione degli attuali permessi in licenze taxi o in licenze per mezzi elettrici per continuare a trasportare turisti. Purtroppo non è facile perché per arrivare a questo traguardo il Campidoglio dovrebbe avviare una trattativa con i 17 titolari delle licenze per vetturini di botticelle (ognuna di esse collegata a due cavalli). A livello nazionale, inoltre, l’abolizione della trazione animale dal nuovo Codice della strada non è contemplata. 
Allora ritorniamo a ribadire il concetto latino di pietas che ha doppia valenza, civile e religiosa come spiega l’enciclopedia : «Termine corrispondente all’italiano pietà, ma che fino all’età imperiale ebbe soltanto il suo significato originario e con tale significato è usato talvolta anche in italiano (per esempio nell’espressione la pietas di Enea, con riferimento all’Enea virgiliano), per evitare confusione con il significato oggi corrente della parola. Divinità astratta dei Romani, che esprime l’insieme dei doveri che l’uomo ha sia verso gli uomini in genere e verso i genitori in specie (“iustitia erga parentes pietas nominatur“, Cicerone), sia verso gli dei e che in questo caso s’identifica con la religione (“est enim pietas iustitia adversus deos“, Cic.). Esempio solenne di questo doppio significato di pietas lo porge Enea, il quale, mentre compie verso il padre i doveri di figlio, compie anche scrupolosamente i doveri religiosi che la sua missione gl’impone. Nell’epoca imperiale la pietas degl’imperatori è largamente documentata. Tiberio fece coniare monete con la scritta Pietas Augusta e votò un’ara (poi consacrata da Claudio) in occasione di una malattia di Livia. Quando più imperatori sono al governo, la pietas sta a indicare la buona armonia che regna tra loro, mentre la pietas delle iscrizioni militari esprime l’attaccamento delle varie legioni all’imperatore (Pietas legionis). In questo stesso senso la colonia dedotta a Pola sullo scorcio della repubblica si chiamò Pietas Iulia. Due templi erano in Roma dedicati alla Pietas: uno stava nel Foro Olitorio presso il teatro di Marcello, votato da Acilio Glabrione nella battaglia contro Antioco alle Termopili nel 191 e dedicato da suo figlio dieci anni dopo; l’altro stava nel Circo Flaminio presso il tempio di Nettuno ed era in modo particolare consacrato alla pietas tra genitori e figli. Nelle monete la Pietas è rappresentata spesso con una cicogna a fianco, perché questo animale era ritenuto assai premuroso verso i suoi (ciconia pietatis cultrix, enciclopedia Treccani). Affianchiamo alla pietas anche l’altro concetto, di compassione (cum patio) soffro, soffriamo con loro. 

Quest’altra invece è una notizia realizzata davvero, ma che non ha avuto la rilevanza e la considerazione dovuta. Perché? Perché riguarda una donna e in particolar modo una donna che ha conquistato un trofeo nello sport tra quelli ritenuti maschili. Elisa Longo Borghini ha vinto il giro d’Italia a tappe. Chiaramente quello femminile che non vedeva un’italiana in maglia rosa dal 2008 quando a vincere il cosiddetto Giro d’Italia women fu Fabiana Luperini, peraltro per la quinta volta. Elisa Longo Borghini è stata davvero brava, mantenendo la maglia rosa per l’intero Giro, dalla tappa del 7 luglio, corsa a Brescia, fino a quella da Pescara all’Aquila di domenica 14. Luce Infinita è il nome del trofeo vinto e la ciclista, che in un Tour de France fu costretta a ritirarsi per una setticemia a causa di una ferita riportata, ha dedicato la sua impresa ai tre uomini della sua vita, tutti ciclisti come lei. Ma soprattutto, oltre al marito Jacopo Mosca e al fratello Paolo, ha pensato nella sua dedica al padre Nando che — ha detto – l’ha sempre incoraggiata fin da piccola dicendole, come in un presagio, che prima o poi avrebbe vinto il Giro d’Italia: bella mossa da ottimo padre e da uomo non maschilista e patriarcale! «Loro sono gli uomini da guardare come esempio, ai quali ispirarsi, sono il supporto che ogni donna meriterebbe», ha commentato. Per Elisa Longo Borghini si tratta del primo Giro vinto in carriera, a 32 anni, annoverando, però anche un secondo posto, nel 2017, e il terzo nel 2020. E non è finita qui: è stata la protagonista di altre 46 vittorie tra cui due Giri delle Fiandre, una Parigi-Roubaix, due Trofei Binda, Strade Bianche e due bronzi olimpici. In programma ci sono per lei le prossime Olimpiadi parigine (soprattutto ci tiene alla gara su strada) e il Tour de France!  Tutto a smentire che una donna nello sport non può quanto un uomo. 

Tanti auguri, e anche doppi, a Malala Yousafzai, la più giovane vincitrice di un Premio Nobel per la Pace. Doppi auguri per lei: per il suo compleanno, è nata a Mingora, nella valle dello Swat, nel Pakistan settentrionale, il 12 luglio del 1997. Poi per lei anche un’altra bella ricorrenza, l’anniversario del Premio ricevuto a Stoccolma, dieci anni fa, il 10 ottobre del 2014.  
Malala ha combattuto da giovanissima per la libertà del suo popolo contro i talebani del Pakistan. Aveva appena 13 anni quando ha iniziato a scrivere un blog per la Bbc per affermare i diritti civili e soprattutto il diritto all’istruzione per le ragazze alle quali i talebani vietavano (e vietano ancora in Afghanistan!) di studiare nelle scuole e nell’università: «Non mi importa di dovermi sedere sul pavimento a scuola. Tutto ciò che voglio è l’istruzione. E non ho paura di nessuno.» 
Per questo Malala ha subito un grave attentato. La mattina del 9 ottobre 2012 (esattamente un anno dopo le sarà conferito il Nobel) Malala fu gravemente colpita alla testa da alcuni talebani che salirono, armati, sullo scuolabus con cui lei tornava a casa da scuola. Insieme a lei furono ferite anche le sue due amiche e compagne di scuola Zolanda e Ambrin. Malala fu subito portata nell’ospedale militare di Peshawar, dove le furono rimossi i proiettili, salvandole la vita. Nel mentre i talebani rivendicarono l’attentato sostenendo che la ragazza era «il simbolo degli infedeli e dell’oscenità». Malala poi fu trasferita al Queen Elizabeth Hospital di Birmingham che si era offerto di curarla. Il 12 luglio 2013, in occasione del suo sedicesimo compleanno, Malala ha parlato al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite indossando lo scialle appartenuto a Benazir Bhutto e lanciando un appello per l’istruzione delle bambine e dei bambini di tutto il mondo, così dal 2013 il 12 luglio è stato proclamato Malala day.  

Continuiamo, per passare sopra a questo torrido luglio, a parlare di accadimenti positivi: una boccata di frescura, almeno per la mente. Parliamo del Premio Ischia che quest’anno è andato alla giornalista (migliore giornalista dell’anno) a Giovanna Botteri (che ha avuto, sempre nel 2024, anche quello dedicato alla fondatrice del Premio Strega, Maria Bellonci), grandissima professionista e corrispondente da paesi in guerra e spesso in crisi (ricordate le sue corrispondenze dalla Cina durante la pandemia del Covid-19?). Botteri è stata davvero oggetto di ingiurie e insulti sul suo aspetto fisico che, proprio perché donna, non corrispondeva ai canoni stabiliti: dal colore non dato ai capelli, lasciati al naturale, ai vestiti. Lei ha sempre declinato consigli e passato oltre gli insulti precisando di essere una giornalista professionista e non una soubrette. L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai nella nota di saluto alla giornalista che è appena andata in pensione, l’ha definita “Icona del servizio pubblico”.  
Giovanna Botteri durante un intervento televisivo, parlando dell’attentato recente a Donald Trump, ha detto: «L’attentato a Trump non può avere una matrice politica, perché il giovane attentatore era repubblicano e in più era un vero fanatico delle armi. Sono le armi — chiarisce Botteri — il fulcro della campagna di Trump e il punto principale del suo Vicepresidente scelto, che ha la stessa idea dell’importanza delle armi per tutti i cittadini americani. 

Già le armi. Nico Piro nel suo libro (per bambini?) Se vuoi la pace conosci la guerra scrive: «Aerei da caccia come gli F35 costano, ognuno, tra i 78 e gli 89 milioni di dollari (all’incirca un dollaro equivale a un euro); carri armati come gli M1 Abrams costano tra i 6 e gli 8 milioni di dollari; elicotteri come i Blackhawk costano tra i 6 e i 25 milioni di dollari; razzi anticarro come i Javellin costano tra i 200.000 e i 250.000 dollari (un quarto di milione di dollari); fucili d’assalto come gli M4 costano intorno ai 750 dollari.  
Il prezzo cambia a seconda che se ne comprino pochi o tanti tutti insieme, in pratica c’è lo sconto se ne ordini un bel po’. Come vedete sono tanti soldi, molti di più delle somme che normalmente maneggiamo ogni giorno per fare la spesa, pagare l’affitto o comprare un giocattolo. Non riusciamo nemmeno a immaginarceli tutti quei soldi… perciò adesso proviamo a fare dei confronti. Un’ambulanza costa tra i 60.000 e i 90.000 euro. Pensiamo di prendere quella che costa di meno, 60.000 euro. Con un cacciabombardiere F35 si possono comprare quasi 1300 ambulanze. La retta di un asilo nido per una famiglia in media è di circa 300 euro al mese. Con un carro armato Abrams si può pagare un anno di asilo nido a quasi 1700 bambini. Il costo per un mese di mensa a scuola è di circa 80 euro. Con un elicottero Blackhawk si potrebbe pagare un anno di pasti a scuola per 6250 bambini. Lo stipendio annuale di un medico ospedaliero è di circa 75.000 euro lordi (questo è quanto costa un medico all’ospedale per cui lavora, ma poi bisogna togliere le tasse e quindi nelle sue tasche finisce la metà). Con un razzo a spalla Javellin si possono pagare per un anno tre medici ospedalieri.». Insomma, è vero, bisognerebbe imparare bene a fare i conti! Altro che libro per bambini! Intanto in Unione Europea ora si vota per mandare (vendere) armi. Non dovrebbe importare contro chi e a favore di chi. Le armi provocano morte e, soprattutto, costano. Questa non è però una bella notizia. 

Invece sono belle notizie gli auguri da dare, anche a chi non c’è più. A Franca Rame che era nata il 18 luglio del 1929. Augurissimi anche al grande Antoine de Saint-Exupery nato il 29 luglio del 1900 e di cui avremo modo di riparlare per il suo splendido libro. A luglio erano nati Vittorio De Sica e il grande Vladimir. V. Majakovskij (il 7 luglio) il 18 luglio era invece il compleanno di Nelson Mandela.  

Un ricordo (anche personale) va a una data, il 19 luglio. Ritorniamo a Roma, al quartiere San Lorenzo, che mi ha dato i natali, proprio di luglio (un luglio caldissimo più di quello odierno). L’aviazione “alleata” bombardò il quartiere e causò morte e paura: una vicenda che scrisse La Storia di Elsa Morante, ambientata proprio a San Lorenzo, in quel 19 luglio 1943. Su questo avvenimento Francesco De Gregori ha scritto una canzone intitolata proprio San Lorenzo, delicatissima e piena di speranza per la fine di tutte le guerre, sempre inutili. 

Cadevano le bombe come neve 
Il 19 luglio, a San Lorenzo 
Sconquassato il Verano, dopo il bombardamento 
Tornano a galla i morti e sono più di cento 

Cadevano le bombe a San Lorenzo 
E un uomo stava a guardare la sua mano 
Viste dal Vaticano sembravano scintille 
L’uomo raccoglie la sua mano e i morti sono mille 

E un giorno, credi, questa guerra finirà 
Ritornerà la pace ed il burro abbonderà 
Andremo a pranzo la domenica fuori porta, a Cinecittà 
Oggi pietà l’è morta, ma un bel giorno rinascerà 
E poi qualcuno farà qualcosa, magari si sposerà 

E il Papa la mattina, da San Pietro 
Uscì tutto da solo tra la gente 
E in mezzo a San Lorenzo spalancò le ali 
Sembrava proprio un angelo con gli occhiali 

E un giorno, credi, questa guerra finirà 
Ritornerà la pace ed il burro abbonderà 
Andremo a pranzo la domenica fuori porta, a Cinecittà 
Oggi pietà l’è morta, ma un bel giorno ritornerà 
E poi qualcuno farà qualcosa, magari si sposerà. 

Buona lettura a tutte e a tutti.

Coraggio è la parola chiave degli articoli di questa settimana. “In direzione ostinata e contraria” e senza imbarazzo alcuno iniziamo le presentazioni con Veroníka Borísova Dudárova. Prima donna russa direttrice d’orchestra, contrastando l’ostracismo ingiustificato nei confronti delle e degli artisti/, atlete/i scrittori e scrittrici russe seguito al conflitto in Ucraina. 
La divertente commedia di Aristofane in cui le donne, con un sotterfugio riusciranno a sfidare il mondo degli uomini e a legiferare immaginando una società diversa è raccontata dall’autrice di Se le donne prendono il potere, per la nostra serie “Grecità”. Mary Kingsley, poi, coraggiosissima lo fu davvero e la sua vita ci farà riflettere su quanto afferma l’autrice dell’articolo Una signorina vittoriana scopre l’Africa occidentale: « Le vicende della vita di Mary Kingsley spingono a una riflessione riguardo a quanto ingegno, determinazione, inventiva, coraggio sono stati cancellati dall’obbligo di servizio e oblazione imposto da sempre alle donne, quando esse non abbiano avuto l’opportunità, per le imprevedibili e alterne fortune dell’esistenza, di seguire una propria, libera strada». Coraggiosa anche l’analisi contenuta in L’alternativa francese. Seconda parte, in cui si ricorda che «Chiunque governi la Francia, deve tenere a mente che troverà sempre ciò che manca in Italia, ovvero un popolo disposto a battersi per bloccare qualunque legge ritenuta ingiusta». 

Questa settimana si conclude la serie “Credito alle donne”. Con È questione di articolo? si congedano da noi, per ora, le coraggiose donne del Credito cooperativo. Speriamo di ritrovarle presto in un altro progetto della nostra redazione. Comincia invece una rubrica nuova, sul Report dell’Onu Vite intrecciate, fili di speranza, che ci offrirà esempi di donne coraggiose provenienti da parti del mondo poco frequentate dai media mainstream. Coraggio ne ha avuto anche la protagonista di Vacanze Romane e scoop americani, come apprenderemo dalla recensione cinematografica di questa settimana. Non da meno l’autrice di Palp fiction (non è un errore!) che racconta per la nostra sezione “Flash-back”, un episodio capitato certamente, purtroppo, a molte di noi,  

Cambiamo argomento e occupiamoci di Scienze, con Ma cosa c’è al centro della Terra? di ricorrenze, con Memorie d’artista. Cinquant’anni dopo. Seconda parte, di femminismi, con l’Intervista a Roberta Vannucci, dei vincitori e delle vincitrici del nostro Concorso “Sulle vie della parità” con Alunne e Alunni sulla via della parità. Il cambiamento dal basso, dello spinoso tema del Digital sex working, con Sex worker digitale. Un vecchio discorso tutto nuovo per chiudere, come sempre, con un tema gastronomico-politico: La cucina italiana candidata come bene immateriale dell’umanità, augurandoci che la cucina possa diventare un veicolo di pace tra i popoli. 
SM 

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Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpretiSiamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.

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