Il film di cui parlerò in questo articolo è un cult che per decenni ha fatto sognare intere generazioni.
Nel corso del tempo Vacanze Romane è riuscito a conquistare il cuore di tantissime persone per una moltitudine di ragioni: le inquadrature romantiche della Città Eterna, la trama fiabesca e la presenza dell’affermato divo Gregory Peck, che riscosse molta curiosità e grandi aspettative. Audrey Hepburn in quegli anni era infatti ancora poco conosciuta e guadagnò l’attenzione della critica cinematografica e del pubblico grazie proprio a questo film. E come non nominare l’incantevole storia d’amore in grado di far sognare chiunque in giro per il mondo.
Si tratta di una pellicola prodotta nel 1954 e diretta da William Wyler in cui Hepburn interpreta la principessa Anna, una giovane e graziosa reale che decide di concedersi una fuga in incognito dai suoi doveri per esplorare una Roma del dopoguerra, il suo collega invece è un affascinante giornalista americano, che inizialmente vuole soltanto ottenere lo scoop che farebbe decollare la carriera.
Anna, stanca della monotona vita di palazzo nella quale si è di continuo costretti a fare inchini profondi, partecipare a cerimonie e presentarsi sempre con cordialità e discrezione, decide di scappare dal prestigioso edificio in cui si trova durante un viaggio diplomatico. Sogna di unirsi almeno per una notte alla vita esterna: alla vita vera. Perciò, quando una sera decide che è arrivato il momento di diventare padrona della propria vita, la ragazza fugge e, sotto effetto di un sedativo somministratole dal suo dottore dopo un collasso nervoso, inizia a vagabondare per Roma. Il percorso narrato nella pellicola ci mostra la ricerca di un’indipendenza mai posseduta, la ricerca del brio e la rinascita di una giovane donna, perché anche una principessa può ricercare la propria individualità in un mondo governato dalle imposizioni.
Anna non ha idea di chi sia, in fondo non ha mai avuto la possibilità di scoprirlo, poiché da quando è nata le è stato dato un titolo ed è sempre e solo stata quello.
Considerato un cult per la dolcezza dei suoi temi e l’eleganza con cui vengono trattati, il film porta sul grande schermo il viso angelico con gli occhi da cerbiatto di Anna che scruta la vita per la prima volta, cercando di ricavarne una bellezza a lei sconosciuta.
Il personaggio principale maschile, il giornalista in incognito, nella prima parte è guidato al contrario da un forte desiderio dello scoop perfetto, lo scoop che gli farebbe conquistare fama e soldi. Joe Bradley è ambizioso e vorrebbe sfruttare al meglio l’occasione. Il girovagare per le strade di Roma è quindi inizialmente un gioco in maschera, in cui entrambi si fingono altri da quelli che realmente sono. La giovane principessa, per buona parte della pellicola, non è a conoscenza che l’uomo è un giornalista e lei si finge una ragazza qualsiasi. I due protagonisti si incontrano per la prima volta quando la principessa, sotto effetto del potente sedativo, dorme profondamente su una panchina; l’uomo a vederla così vulnerabile e da sola, nonostante non sappia ancora la sua identità, le offre il suo aiuto e la porta a casa sua, offrendole un posto sicuro. È solo la mattina dopo che Joe scopre chi è veramente e, tenendosi questa scoperta per sé, si offre come guida turistica. La principessa accetta ed è così che inizia il loro itinerario in giro per la città.
Una curiosità molto interessante da sapere è che la pellicola è ispirata alla vicenda reale tra la principessa Margaret d’Inghilterra, sorella di Elisabetta II, e il colonnello Peter Townsend, amore contrastato dalla corona perché lui, eroe di guerra, era divorziato e con figli, e quindi senza un lieto fine. Infatti, appena due anni prima del film, la principessa si era davvero concessa una vacanza a Roma in anonimato con Townsend.
Il regista, affascinato dal Colosseo e dalle innumerevoli bellezze di Roma, girerà la storia nella Città Eterna e guadagnerà ben 11 candidature agli Oscar per questo bellissimo film in bianco e nero, ma prenderà la statuetta soltanto Audrey Hepburn.

Vacanze Romane è una fiaba universale: la descrizione delicata di un periodo della vita che tutti e tutte, in un modo o nell’altro, abbiamo attraversato, che segna l’impercettibile passaggio dalla giovinezza all’età adulta. Ritroviamo la rappresentazione della crisi d’identità in una giovane che non ha idea di cosa fare di sé stessa, nonostante il suo destino sia già segnato dalla nascita.
Un’altra curiosità riguarda la scena in cui il giornalista infila la mano nella Bocca della Verità fingendo di provare dolore: la scena non era presente nel copione ma fu improvvisata da Gregory Peck al momento delle riprese, la reazione di Audrey di puro spavento è quindi completamente genuina.
A proposito della Vespa Piaggio, utilizzata dai protagonisti per visitare i vicoli romani, c’è da dire che, grazie a questa scelta, lo scooter made in Italy brevettato nel 1946 diverrà uno dei simboli più iconici del nostro Paese.
Gregory Peck, in quanto attore affermato e molto conosciuto al grande pubblico, ottenne che nei titoli di testa il suo nome comparisse più grande rispetto alla protagonista femminile, ma quando si accorse del talento della collega, nonostante Audrey avesse alle spalle pochissimi ruoli cinematografici, telefonò al suo agente affinché la giovane avesse caratteri di grandezza uguale ai suoi.
Ispirata a un fatto vero, la storia tra Anna e Joe però è destinata a non cominciare mai, poiché la principessa ha dei doveri in quanto reale e abbandonare la sua posizione non è un’opzione che può contemplare.
Dopo numerose fughe da agenti in borghese incaricati di ritrovarla, visite a Piazza di Spagna e dal parrucchiere per un taglio sbarazzino, corse in Vespa e un bacio inaspettato, vediamo la giovane fare ritorno nella sua ambasciata e, dopo un malinconico addio, scomparire tra le vie di Roma. La conclusione segna la fine del sogno; Anna rientrata a palazzo mostra un profondo cambiamento: a inizio pellicola la si vede infantile e sognatrice, alla fine invece veste in pieno i panni di una vera e propria principessa, conscia dei suoi doveri.
La conferenza stampa con i giornalisti è la degna conclusione per il lungometraggio. Anna saluta Joe, venuta a conoscenza della sua vera identità, con un ultimo sorriso, sicura che non tradirà la sua amicizia rivelando della loro breve fuga, ed esce dalla sua vita per sempre. È un finale un po’ malinconico che costituisce un ottimo contrasto però con lo spirito brillante dei vari personaggi e di molte sequenze.
Il film è un ottimo modo per tornare a sognare e scappare dalla realtà per un’ora e mezza, è un’opportunità per ritrovare quella spensieratezza e quei sogni che una volta diventati adulti tendono a svanire.
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Articolo di Clara Tessaro

Guidata dalla sua passione per la scrittura e il cinema, sta conseguendo la laurea triennale al Dams: Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo presso l’università degli Studi Roma Tre.
