Racconti brevissimi di Daniela Piegai. Ho un orto piccolo 

L’ottavo dei racconti che Daniela Piegai dona a Vitamine vaganti, scritto nel gennaio 2023.

Ho un orto piccolo, ma è a volume variabile, perché si sviluppa anche in verticale: coltivo storie, favole, racconti. Tutta roba che ha un seme piccolo, ma poi si gonfia, come una chioccia che cova, mette piume, mette ali, e vola via, a depositare altri semi in giro… 
La raccolta la fanno sempre gli altri. 
Io guardo le storie volare via, e auguro loro una buona vita. Altro non posso fare… 
Ho un orto piccolo, anche se è a volume variabile… 
In questo periodo dell’anno più che altro metto a posto gli attrezzi. Nel capanno i semi dell’anno scorso stanno quieti, riposti al buio, in attesa di germinare… 
C’è solo una specie di leggero luccichio, intorno, che non è proprio una luce… un sentore, ecco, un sentore di luce, ad avvisare che non sono morti, ma solo in attesa… 
La scopa di saggina, nell’angolo, annuisce giudiziosamente. Anche lei è in attesa, simbolo del volo in tempi meno meccanizzati. 
La dodicesima notte è vagamente magica, e le stelle lo sanno. 
Il capanno degli attrezzi è buio, adesso. 
Il momento del risveglio non è ancora arrivato… 
C’è la tanica con le risate che sussulta un poco. La tanica con le lacrime è immobile. Il rastrello ha le dita un poco storte e il manico della zappa ha un anello magico, in alto, che serve a impugnarlo meglio. 
E poi c’è la serra portatile, una specie di bolla di sapone iridescente, che protegge i semi delle storie per i primi tempi, quando ancora hanno solo qualche tenera fogliolina, fragilissima. 
L’alieno nostro ospite, ieri, voleva sapere che nutrimento utilizziamo. 
Gli ho mostrato la tanica con le risate, ma lui sembrava più interessato a quella con le lacrime. E quando gli ho spiegato che il miglior fertilizzante che abbiamo è la felicità, mi ha detto che sul suo mondo non funziona così. 
Nemmeno sul nostro, in effetti, ma se manca quella, non cresce niente… 

In copertina: opera di Daniela Piegai (particolare). 

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Articolo di Laura Coci

Fino a metà della vita è stata filologa e studiosa del romanzo del Seicento veneziano. Negli anni della lunga guerra balcanica, ha promosso azioni di sostegno alla società civile e di accoglienza di rifugiati e minori. Dopo aver insegnato letteratura italiana e storia nei licei, è ora presidente dell’Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea.

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