Educazione femminista

Perché è importante l’educazione femminista e perché, come dice Chimamanda Ngozi Adichie, «dovremmo essere tutti femministi»?  
Questa mia tesi, che arriva a conclusione di un bellissimo master organizzato da Igea (Centro promozione salute) in “Specialista nella tutela e assistenza di donne vittima di violenza”, e che ha visto coinvolte importanti professioniste nel campo della prevenzione e del contrasto alla violenza sulle donne, parte dall’idea del famoso iceberg della violenza di genere per cui femminicidi, violenze sessuali e fisiche sono le manifestazioni eclatanti ed estreme di una serie di comportamenti alla base di un sistema maschilista, misogino, violento, aggressivo, discriminatorio e classista. Questo sistema si chiama patriarcato e coinvolge tutte e tutti visto che, a causa di questa visione aggressiva, denigratoria, predatoria e violenta, vengono commessi i peggiori reati non solo contro le donne, ma anche contro i più e le più deboli, le e i minori, le persone che consideriamo “diverse”, la natura e che provoca conseguenze terribili come l’ odio tra i popoli e la guerra. 
Per sradicare questo sistema che ci sta portando al collasso occorre ripensare l’ educazione e indirizzarla al rispetto, alla parità e all’empatia; occorre sostituire quelli che sono i principi base del patriarcato con una nuova visione etica fondata sui valori matriarcali di comunità, autocoscienza e collaborazione. 
Per questo è fondamentale iniziare dai libri di scuola — dove per decenni la cancellazione dei nomi delle grandi donne, delle storie di quelle comuni e il maschile “inclusivo” (che inclusivo non è affatto, anzi è fortemente discriminatorio e sessista ) hanno contribuito a occultare il femminile e la sua forza di cambiamento in funzione di un sistema patriarcale che non poteva essere messo in discussione — per poi proseguire fino ad arrivare all’educazione di tutti i giorni, ai media, ai rapporti con le altre e gli altri. Tengo a precisare che, seppur la tesi sia improntata molto sulla didattica durante gli anni della primaria, è comunque rivolta a tutte le fasce di età. La bibliografia, inoltre, comprende solo in piccola parte testi rivolti alle bambine e ai bambini; il resto sono pubblicazioni rivolte alle e agli adulte/i perché conoscano il femminismo, la sua importanza per una futura società migliore dell’attuale, la storia delle donne e le grandi autrici femminili ingiustamente dimenticate e oscurate. Ricordiamoci che cancellare il femminile è già una terribile forma di violenza che equivale all’annullamento, al non dare diritto di parola, al censurare e, soprattutto, al non considerare questo genere come degno di parola e opinione perché considerato inferiore. Solo conoscendo bene ciò possiamo fare autocoscienza e successivamente insegnarlo all’esterno tenendo conto di chi abbiamo davanti, delle sue possibilità, della sua età e del suo contesto sociale e culturale e rispettandone i tempi e le esigenze. 

L’elaborato si apre con l’introduzione in cui vengono esposti i concetti espressi sopra e si dimostra come il patriarcato sia causa di tutte le discriminazioni e violenze, mostrando come ancora sia radicata una cultura maschilista e discriminatoria. Si propone, quindi, in alternativa un’educazione femminista che si basi su alcuni punti: il lavoro sul linguaggio, la formazione trasversale, l’inserimento nei programmi della storia delle donne e delle grandi figure femminili del passato e del presente (che sono tantissime ma vengono ignorate), l’eliminazione degli stereotipi nei libri di testo, facendo però attenzione a non proporre un modello opposto unico, ma lasciando massima scelta e libertà per le aspirazioni di tutte e tutti. Non dobbiamo obbligare o giudicare ma semplicemente mostrare ogni possibilità. 
Nel primo capitolo si parla di come usare un linguaggio inclusivo e rispettoso, e di come questo possa contribuire a far uscire dall’ombra quelle figure che esistono ma che vengono cancellate e invisibilizzate dal maschile inclusivo, proponendole anche come protagoniste di storie e frasi (l’avvocata, la bagnina, la capotreno, la soldata, la sindaca, la deputata, la sportiva, la carabiniera, la capostazione, la storica, la filosofa, la scienziata, la pittrice, la lottatrice, ecc.). Tale linguaggio  può essere utilizzato a iniziare già dal primo saluto quando si entra in classe: «Buongiorno, bambine e bambini!» o «Buongiorno, ragazze e ragazzi!». 
Nel secondo capitolo viene proposto l’inserimento della storia del femminismo all’interno dei programmi scolastici, una storia importante per l’Italia e per il mondo ma che, chissà perché, viene quasi del tutto ignorata con l’effetto di non far conoscere il valore sociale, politico, storico, di liberazione e culturale del movimento, e di creare confusioni e approssimazioni errate come quella per cui il femminismo sia il contrario del maschilismo (nulla di più lontano dalla realtà). Nella terza parte si parla di come sia importante la formazione sul femminismo, sulla parità di genere e sulla prevenzione e il contrasto alla violenza maschile sulle donne, sia per ampliare maggiormente la preparazione delle varie figure professionali, sia per evitare che queste applichino, anche inconsciamente e in modo non voluto, stereotipi, pregiudizi e vittimizzazione secondaria. 
La quarta parte propone di inserire le grandi donne della storia, della scienza, della cultura, dell’arte, dello sport, della vita sociale e politica nei programmi scolastici, facendo però attenzione a non chiuderle dentro un simbolico “recinto da specie protetta”, ma mostrandole realmente per ciò che sono state: soggetti partecipi al progresso e allo sviluppo culturale, sociale, politico, scientifico, economico e civile dell’intera umanità alla pari degli uomini.  
Occorre ricordare, poi, che fino ad oggi le vicende dell’umanità hanno avuto solo ed esclusivamente uno sguardo maschile, ignorando, secondo me volutamente, il contributo importantissimo di tante donne comuni come fornaie, mondine, contadine, lavoratrici, locandiere, piccole e grandi imprenditrici, macellaie, balie, levatrici, mediche, che hanno svolto un ruolo fondamentale nell’evoluzione del progresso del genere umano. 
La tesi si conclude con esposizioni di proposte di legge, alcuni progetti operativi da svolgere a scuola, e con una serie di testi e prodotti editoriali consigliati.

Per finire, non posso non ringraziare le docenti che ci hanno seguito durante il corso e le tante sorelle femministe che ho conosciuto e di cui sono rimasto amico (con una in particolare). Tutte mi hanno insegnato tantissime cose nuove, mi hanno aperto la mente e hanno fatto evolvere, accrescere e consolidare il mio femminismo. Uno scambio continuo di teorie, opinioni, pratiche e teorie che mi ha fatto tornare indietro nel tempo e riportato alla mente i bellissimi gruppi di autocoscienza nei collettivi femministi degli anni passati. 
Un grazie speciale alla mia relatrice, una delle mie maestre e madri femministe, la dott.a Antonella Petricone, socia fondatrice di Beefree, appartenente al gruppo Indici Paritari – Più donne nei testi scolastici.  
Senza di lei e i suoi insegnamenti e consigli non sarei riuscito a scriverla.  

Qui il link alla tesi integrale: https://toponomasticafemminile.com/sito/images/eventi/tesivaganti/pdf/283_DiSilvestro.pdf

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Articolo di Gianmaria Di Silvestro

Diplomato all’istituto magistrale “Saffo” di Roseto Degli Abruzzi, si laurea in “Scienze della formazione primaria-Indirizzo scuola primaria” con specializzazione nel sostegno all’Università Degli studi Dell’Aquila. Inizia la sua carriera in cooperative sociali che si occupano di persone con disabilità e anziani. Lavora attualmente come maestro in ruolo di scuola primaria ed è membro della Commissione Pari Opportunità del comune di Giulianova.

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