Maria Loucel, maestra e filantropa salvadoregna

Quella di Maximiliano Hernández Martínez è stata una delle dittature più sanguinose e interminabili nella storia di El Salvador; sotto il suo governo, nel 1932, si compì il massacro di circa 30 mila contadini indigeni, che erano insorti ribellandosi ai soprusi a cui erano sottoposti.
Nell’aprile del 1944, prima del grande sciopero generale, noto come la huelga de brazos caidos, che porterà alla caduta del generale Martínez, il Paese centroamericano visse giorni concitati di proteste e scioperi, convocati unicamente attraverso fogli scritti a macchina da centinaia di volenterose dattilografe. In uno di questi episodi, l’assalto alla Radio Ysp, avvenuto il 2 di aprile, parteciparono sicuramente alcune donne.
Proprio grazie alla radio Ysp, La voz de Cuscatlán, la prima radio privata di El Salvador nata nel 1935, alcune donne della classe media dell’epoca, che si erano introdotte nel campo del giornalismo e dell’arte, iniziarono a trattare temi come la prostituzione, la famiglia, il suffragio femminile, l’alcolismo, la maternità.
Tra loro, Maria Loucel, che sarà anche una delle partecipanti all’assalto di Ysp, assalto che si tradusse in un fallimento, anche se solo temporaneo.

Maria Loucel

Proprio da questa radio, il generale Martínez comunicherà la sua rinuncia.
Maria Loucel era nata a San Miguel, la seconda città per importanza di El Salvador, nel 1893 dalla coppia di facoltosi Joaquín Valerio Loucel e Adelaide de Jesús Viñerta. La sua famiglia apparteneva alla comunità di origine francese che era emigrata nel Paese nella seconda metà del 1800: la storia di El Salvador è una storia di emigrazione e immigrazione, in uno scambio profondo di culture e tradizioni.
Il legame di Maria Loucel con la sua origine francese si rafforza con gli studi compiuti nel Colegio del Sagrado Corazón di San Salvador, dove si diplomò come maestra. Il collegio era stato, infatti, fondato nel 1895, quando Maria Zaldivar, figlia dell’ex presidente salvadoregno Rafael Zaldivar, aveva contattato personalità religiose francesi per creare nel suo Paese una istituzione capace di dare una solida educazione cristiana alle giovani abbienti salvadoregne. Cinque sorelle della congregazione delle Oblate del Sacro Cuore di Gesù, due francesi, una polacca, una inglese e una tedesca, sbarcarono in El Salvador, dando poi vita alla scuola, che esiste tuttora, anche se in un nuovo edificio della capitale.
Come tutte le ragazze di buona famiglia di allora, Maria Loucel fece un matrimonio importante, sposando il cafetalero Atilio Canessa Ávila, diventando proprietaria della hacienda Yologual, nella giurisdizione di Conchagua, regione della Unión; ebbe una figlia, che nacque nel 1932: si chiamava Matilde Lourdes e purtroppo morì pochi mesi dopo, non si sa per quale malattia.

Maria Loucel

A questo punto, la vita di Maria cambia registro, sovvertendo le regole del tempo; innanzitutto divorzia, poi inizia una intensa vita filantropica, diventando la prima presidente della Asociación de Señoras de la Caridad, che aveva fondato a San Miguel un asilo, un ricovero per persone indigenti e due ospedali per bambine/i e adulte/i malati di tubercolosi.
Si appassiona alle attività artistiche e nel 1938 partecipò come attrice alla commedia Mamá, ufficialmente opera di Gregorio Martinez Sierra, ma probabilmente scritta dalla moglie, Maria Lejárraga.
Pubblica un libro di poesie, Ilapso e successivamente i risultati di una sua minuziosa indagine storiografica sulla presenza femminile nella storia del Regno di Cuzcatlán, quando era fiorita la cultura nahuat in quelle terre che diventeranno successivamente lo stato di El Salvador.
Proprio attraverso la poesia, Maria cercherà di affermare la propria identità. In una sua poesia, Sospecho que estás loco (Sospetto che sei matto), si dirige sarcasticamente all’uomo che vuole troncare la sua esperienza come poeta e gli dice: «Non devo più scrivere versi? Sospetto che tu sia matto se me lo chiedi con il tono di chiedere poco… Non potrei mai compiacerti, è come se mi chiedessi di non uccidere la morte…».
Con queste parole, Maria reclama la scrittura come qualcosa di profondamente suo, una attività senza la quale non potrebbe vivere. La poesia non è una attività estranea alla donna, anzi, è qualcosa che le permette di combattere la morte. È come dare alla luce un figlio: dichiarandosi poeta, Maria Loucel afferma il proprio potere.
Nel 1947 crea un ufficio della Propaganda salvadoreña, con l’obiettivo di promuovere l’artigianato nazionale, anticipando i tempi delle campagne turistiche nazionali.
Ereditando il patriottismo di genere di Prudencia Ayala, la salvadoregna che si era presentata nel 1930 come candidata alle elezioni presidenziali di El Salvador quando le donne non avevano nemmeno il diritto al voto, Maria Loucel propone che la nazione sia un obiettivo da condividere tra uomini e donne. Infatti scrive che «la bambina si ribellò alla madre» e continuava «è tempo che si riconosca senza reticenze che la donna ragiona, lavora, lotta e trionfa con la stessa visione civica dell’uomo. È tempo che si permetta alle donne di rompere le asperità e gli ostacoli, affinché il risultato di questo lavoro in comune sia lo Stato, (maschile) o la Patria (femminile), per una prosperità nazionale comune».

Maria Loucel

Non si definisce femminista, ma sicuramente lo è in alcuni suoi scritti e soprattutto nella sua pratica quotidiana, nel suo impegno sociale e politico; nel suo lavoro quotidiano di maestra. Maria intuisce inoltre che l’educazione può svolgere un ruolo importante per essere capaci di sovvertire ruoli imposti da una cultura patriarcale che soffoca le donne.
Degli ultimi anni di vita di Maria poco si sa, morirà nel 1961 a San Francisco, in California, lontano dalla sua terra che amava.
«Cadde dolcemente, come cade una piuma
Cadde dolcemente, come cade una foglia.
Cadde dolcemente, come cade un pomeriggio».
Così aveva scritto in una sua poesia, tanti anni prima, e così probabilmente è avvenuto.
Ma il nome di Maria Loucel, come quello delle donne che l’hanno incrociata, va conservato, ricordato e mantenuto in vita, nella storia di El Salvador, nella storia di tutte le donne.

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Articolo di Maria Teresa Messidoro

Classe 1954, insegnante di fisica, da quarant’anni vicina alla realtà latinoamericana, in particolare a El Salvador, e con un occhio di genere, è attualmente vicepresidente dell’Associazione Lisangà culture in movimento; è scrittrice per diletto ma con impegno e spirito solidario.

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