Il mondo cambia l’Ucraina. Il numero 7 di Limes. Parte Prima

Avevamo creduto che fosse l’Ucraina ad aver cambiato il mondo delle relazioni internazionali, decidendo di resistere all’aggressione russa con la mobilitazione di Usa, Nato e Unione Europea in sua difesa. E invece, ancora una volta, il titolo dell’ultimo numero di Limes ci spiazza, con contributi e riflessioni che difficilmente potremmo leggere o ascoltare sui media mainstream, focalizzati da sempre quotidianamente sull’aspetto bellico e sui chilometri quadrati di territorio guadagnati o persi dalle parti in campo. 
In che senso il mondo sta cambiando l’Ucraina? Come scrive Caracciolo nel suo editoriale, questo Paese martoriato dipende dagli aiuti militari, politico-diplomatici, propagandistici, economici e finanziari dei Paesi Occidentali, quindi da donatori e creditori esteri. Ma non solo: prima dell’attacco sferrato dall’esercito ucraino sul territorio russo con l’appoggio di Usa e Ue, era la Cina a essersi offerta come mediatrice in una fase prenegoziale, facendo sperare nella fine della guerra o quantomeno in una “pace fredda” tra i due Stati belligeranti. La rivista, uscita prima dell’attacco ucraino con armi occidentali a Kursk, si interroga sul dopoguerra e sulla ricostruzione dell’Ucraina, a cui l’Unione Europea ha offerto le armi senza mai peraltro preoccuparsi di agire per una mediazione tra le parti (eccezion fatta per il piano, quasi mai ricordato dai media nostrani, che il Governo italiano aveva predisposto pochi mesi dopo l’inizio della guerra). Altre questioni di cui gli autori e le autrici della rivista discutono sono come porre rimedio alla drammatica situazione demografica dell’Ucraina, che in questi anni ha perso la metà della popolazione, come far rientrare gradualmente nel Paese tutte le persone fuggite e come potranno riprendere i rapporti tra i due Paesi confinanti, sia quelli commerciali che i rifornimenti energetici dalla Russia, peraltro mai completamente interrotti. 

Nella prima parte, L’Ucraina da rifare, De Ruvo ci ricorda che, secondo previsioni della Banca mondiale, ci vorranno almeno 486 miliardi di dollari per ricostruire la “terra di confine”. Kiev dovrà ripristinare le infrastrutture di tutto il territorio, perché la metà della rete elettrica è stata distrutta e circa un terzo delle reti di trasporto è inutilizzabile. Di 580 miliardi di aiuti scrivono altri autori e autrici. 

Terre ucraine contese

Per garantire la stabilità macroeconomica del Paese si sono mobilitati Ue, Canada, Giappone, Usa e Regno Unito, membri permanenti della Multi-agency Donor Coordination Platform for Ukraine che, per evitare il collasso finanziario del Paese, hanno inviato flussi di denaro, vincolati però alla modernizzazione del paese, sia sul piano socioeconomico (economia verde, parità di genere) sia su quello politico-legale (lotta alla corruzione). Secondo l’Unesco nel 2021 l’Ucraina figurava tra i Paesi più corrotti al mondo e la guerra non ha di certo migliorato le cose. In quel Paese la corruzione «è endemica, storicamente radicata» (Maronta), anche se i media italiani “allineati” al pensiero unico bellicista si guardano bene dal ricordarlo all’opinione pubblica. L’approfondimento di De Ruvo spiega molto bene dove potrà annidarsi la corruzione nonostante i provvedimenti presi per contrastarla. L’agenzia sopra indicata è così composta: paesi del G7 (Stati Uniti, Canada, Francia, Italia, Regno Unito, Germania e Giappone, più l’Unione Europea), Corea del Sud, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia, con Danimarca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Spagna, Belgio e Svizzera come nazioni osservatrici. A queste devono aggiungersi alcune istituzioni finanziarie internazionali: Banca europea per gli investimenti, Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, Fondo monetario internazionale, Banca mondiale, Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa, Società finanziaria internazionale e Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Una potenza finanziaria innegabile.  

Chi ha dato quanto all’Ucraina (finora) 

Un articolo interessantissimo è quello di Fabrizio Maronta, Quanto, dove, chi. Il rebus della ricostruzione che, con grande lucidità e accuratezza di dati, mette in luce il grado di corruzione ed evasione fiscale che ha caratterizzato in questi due anni di guerra il sistema economico e politico ucraino. In questo saggio, da consigliare come lettura nelle lezioni di relazioni internazionali ed educazione civica, viene affrontato anche il problema demografico dell’Ucraina, che condizionerà inevitabilmente la ripresa della sua economia. Assolutamente da leggere la parte relativa alle possibili conseguenze nefaste della proposta di congelare le riserve russe detenute dalle banche europee e di utilizzare gli interessi di queste per finanziare la ricostruzione. I contenziosi che stanno nascendo e che nasceranno si annunciano numerosi. 
Tutto da leggere anche l’approfondimento di Fulvio Scaglione che ripercorre la storia della cosiddetta “rivoluzione della dignità” e si sofferma sullo stravolgimento della nascente “democrazia” ucraina a opera di Zelenskj; l’articolo ricorda che per l’ingresso in Ue occorrono alcune condizioni che la “terra di confine” non possedeva, «certo non per colpa sua», prima della guerra e non possiede ancora: presenza di istituzioni stabili a garanzia della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani, del rispetto e della tutela delle minoranze; economia di mercato affidabile e capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale all’interno dell’Unione; capacità di accettare gli obblighi derivanti dall’adesione, tra cui quello di attuare efficacemente le regole, le norme e le politiche che costituiscono il corpo del diritto dell’Unione (l’acquis communautaire), nonché l’adesione agli obiettivi dell’unione politica, economica e monetaria. 

Promesse e realtà

In questa prima parte sono notevoli i contributi ucraini e russi, che rileggono la storia dei loro territori da punti di vista diametralmente opposti, come il saggio di Olena Ponomareva, C’era una volta la Rus’ di Kyiv, in cui si approfondisce la figura di Volodimir il Grande, cui Domenico Cimarosa dedicò l’opera Volodimiro; e importanti i molti approfondimenti curati da Orietta Moscatelli, analista esperta e preparatissima, per conoscere la Russia di Putin e l’Ucraina di Zelenskj. A ricordarci che la guerra è il male, il commovente articolo di Oxana Pachlovska che così scrive: «Le città sono belle perché appaiono lentamente nel tempo. Sono create dal tempo, impiegano cinquecento anni per nascere, dice Renzo Piano. Ci vogliono però pochi minuti per distruggerle. Accanto ai crimini di genocidio ed ecocidio commessi dalla Russia sul suolo ucraino, assistiamo a una sorta di “urbanicidio”…». 
La prima parte della rivista di geopolitica si chiude con un’analisi di Alessandro Cassieri che ha il grande pregio di riportare notizie provenienti da riviste e quotidiani svizzeri e americani, con una serie di informazioni inedite soprattutto riguardo alla sorte delle armi inviate in Ucraina. 

I costi della guerra ucraina

«Pace in Ucraina? C’è il «piano Zelens’kyj», che la Russia non vuole nemmeno discutere, e c’è il «piano Putin», che l’Ucraina non può certo accettare. C’è il «piano Xi Jinping», che gli Usa vedono come fumo negli occhi. C’è un «piano Orbán» che non piace alla Ue e dovrebbe arrivare un «piano della Conferenza di pace per l’Ucraina in Svizzera» che, dicono, dovrebbe in qualche modo coinvolgere anche i russi. Cominciano a essere troppi, questi piani di pace. E infatti la guerra continua, percorre inesorabile il suo terzo anno e sembra avere ogni intenzione di arrivare al quarto, che potrebbe essere catastrofico un po’ per tutti, soprattutto per gli ucraini». Con queste parole di Fulvio Scaglione chiudiamo la prima parte della recensione del numero estivo di Limes, che continuerà allargando lo sguardo sui dubbi delle potenze e le numerose faglie europee di questa “guerra estesa”. 

(continua) 

***

Articolo di Sara Marsico

Giornalista pubblicista, si definisce una escursionista con la “e” minuscola e una Camminatrice con la “C” maiuscola. Eterna apprendente, le piace divulgare quello che sa. Procuratrice legale per caso, docente per passione, da poco a riposo, scrive di donne, Costituzione, geopolitica e cammini.

Lascia un commento