Inside Out 2 o delle poetiche emozioni 

Mancano pochi minuti alle 21.15. Seduta in fondo all’arena, attendo l’inizio di Inside Out 2 di Pete Docter. Non sono sola. Accanto a me uno sguardo giovane, una mia ex alunna dalla rara sensibilità, abituata a sondare emozioni, a riconoscere picchi emotivi, inutilmente desiderosa, come me, di impossibile superficialità. 
Protagonista sempre Riley, ora adolescente di 13 anni che è in procinto di entrare al liceo. Le sue emozioni personificate, Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto, hanno già creato una nuova sezione della sua mente, chiamata “Senso di Sé”, che ospita ricordi e sentimenti, e costituisce la sua fondamentale personalità. Gioia, con l’intento di riempire il Senso di Sé solo con ricordi positivi, ha anche inventato un meccanismo che sposta qualsiasi ricordo negativo nel retro della mente della ragazza. Una bella “rimozione”. Riley e le sue migliori amiche sono invitate per un week-end a un Boot Camp di hockey, dove la nostra protagonista spera di qualificarsi per la squadra della sua scuola. Ma la notte prima del campo, al quartier generale delle vecchie emozioni, suona un Allarme Pubertà: un gruppo di operai della mente irrompe nel quartier generale per aggiornare la console delle emozioni. È proprio un casino: Riley reagisce esageratamente a qualsiasi input.  E poi si presentano loro, le nuove sconvolgenti Ansia, Invidia, Imbarazzo ed Ennui. Sebbene inizialmente amichevoli, le nuove e le vecchie emozioni si scontrano. I loro approcci sono troppo diversi: Gioia pensa che Riley dovrebbe concentrarsi sul divertirsi al campo, mentre Ansia vuole che lei ottenga un posto nella squadra e faccia nuove amicizie con le ragazze più popolari. Sentendo che Riley ha bisogno di cambiare la sua personalità per adattarsi alle giocatrici più grandi, Ansia getta il Senso di Sé nel retro della mente di Riley e fa catturare e rinchiudere in un caveau della memoria le vecchie emozioni. Lei e le altre nuove emozioni usano poi ricordi negativi per creare un nuovo e corrotto Senso di Sé. Unico obiettivo: Riley deve fare amicizia con le popolari giocatrici. Le vecchie emozioni cercano di tornare al Quartier Generale. Ci riesce solo Tristezza, costretta a nascondersi finché non viene trovata da Imbarazzo, che inaspettatamente la copre. Sarà questa complicità tra Tristezza e l’enorme Imbarazzo a permettere il ritorno delle vecchie emozioni e del Senso di Sé. Il nuovo Senso di Sé è assolutamente dominato da Ansia, una frenetica Ansia che assale la console di controllo in un turbine accecante, causando a Riley un attacco di panico. Una scena incredibile, che sentiamo subito sulla nostra pelle, io e la mia compagna di visione.  
È lì che Gioia convince Ansia che non ha bisogno di far cambiare Riley per avere un futuro migliore. Ansia cede e il Senso di Sé originale viene reinstallato, ma l’attacco di panico in Riley persiste. È necessario un altro Senso di Sé, complesso e vario, formato da tutti i ricordi positivi e negativi di Riley. Insieme, tutte le emozioni abbracciano questo terzo Senso di Sé, lo stabilizzano, permettendo finalmente alla nostra adolescente di calmarsi e a Gioia di riprendere il comando. Ora, vivendo in pace, la prima e la seconda generazione di emozioni lavorano insieme per proteggere il Senso di Sé di Riley in continua evoluzione, nell’accettazione totale di tutte loro, della ricchezza e complessità di colori e musica con cui si esprimono. Certo, protagonista di questa storia, che è l’adolescenza, è Ansia, con il suo colore caratteristico, l’arancione, e la voce sottile e penetrante di Pilar Fogliati. Ma io, come ho amato nel primo Inside Out Tristezza, in questo mi sono innamorata di Imbarazzo: quella nuova emozione che, su ordine di Ansia, porterà via le cinque emozioni principali, ma che, in sintonia con Tristezza, si rivelerà avere un cuore d’oro. Il suo colore, il rosa, e il suo aspetto enorme, rende Imbarazzo particolarmente timido e impacciato, ma la sua enormità è anche una grande protezione per tutte le altre emozioni. Non so se Inside Out 2 sia un capolavoro o solo un’abile operazione commerciale, ma per me, vecchia insegnante, sarà un importante strumento di educazione emotiva per quelle e quegli adolescenti che incontrerò per strada. Dimenticavo… Ogni tanto spunta una vecchina, sorridente e malinconica, ma tutte le emozioni le dicono che non è arrivato il suo momento. È Nostalgia. È giusto, è vero, l’adolescenza non è il suo tempo. È il mio. E, forse, anche quello della mia giovane compagna. 

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Articolo di Vera Parisi

Insegna Filosofia e Storia al Liceo Scientifico Dell’IIS Matteo Raeli di Noto. È referente dei progetti PTOF Toponomastica femminile – Sulle vie della parità ed Educazione relazionale-affettiva e C.I.C. Parte del gruppo Noto/Avola di T.f, è attualmente interessata alle tematiche relative alla comunicazione relazionale, alla cittadinanza attiva e alle pari opportunità, sulle quali svolge il ruolo di formatrice.

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