Progetti di parità. Come educare al genere a scuola

Durante il mio primo intervento didattico, al secondo anno di tirocinio, un episodio mi colpì.
Fu la prima volta che vidi la potenza degli stereotipi di genere manifestarsi come un macigno. Svolgevo un’attività di concentrazione uditiva in una classe seconda primaria, che prevedeva degli ascolti da bendati. Al momento della scelta delle fasce colorate per coprire gli occhi, a un alunno ne capitò una rosa, che rifiutò piangendo. Toccai con mano quanto un semplice colore potesse provocare pregiudizio e disagio già a soli sette anni di età. Iniziai a riflettere e notare sempre di più tutti i condizionamenti patriarcali, subìti da donne e uomini in merito alle loro scelte formative, professionali e anche emotive. Come evolverebbe la nostra identità se fin dalla prima infanzia fossimo libere/i dalle gabbie di genere? Cosa possiamo fare da insegnanti per svincolare i/le discenti da queste dinamiche? Da tali interrogativi è partita la mia ricerca, con l’intenzione di rilevare quali fossero le pratiche più efficaci per sensibilizzare alla parità nella didattica. Ho così dedicato gran parte del 2019 a un viaggio di indagine sui progetti educativi sul genere svolti in sette regioni italiane, in scuole dell’infanzia e primarie. Quest’esperienza mi ha portata in primis a un’autocritica: quanto ho inserito la prospettiva di genere nell’insegnare? Noi docenti siamo libere/i dagli stereotipi sessisti? Decisamente a oggi ancora nessun individuo può dirsi estraneo dall’influenza patriarcale. Analizzando la letteratura di riferimento, si nota come i fattori ambientali, sociali e mediatici risultino fortemente condizionanti. In particolare, la famiglia, i giochi, la letteratura per l’infanzia a cui si attinge hanno il potere di suggerire unione o divisione sessista di ruoli. Ciò influenza il processo di costruzione identitaria, già a partire dalla scuola dell’infanzia. Difatti, da tutte le osservazioni prese in esame emerge che gli stereotipi di genere siano già presenti a tre anni d’età. Ne consegue una evidente consapevolezza: non è mai troppo presto per lavorare sulla parità a scuola. Infatti, le idee sessiste, se non decostruite, limiteranno la percezione di sé, delle proprie capacità ed emotività, indirizzando scelte formative e professionali in base al sesso. Presa coscienza di ciò, ho approfondito la normativa scolastica in merito alla sensibilizzazione in ottica paritaria. Indagando è emerso che l’Italia non ha mai avuto iniziative al riguardo. Un accenno di sensibilità al tema nelle politiche educative si rileva unicamente in risposta a legislazioni internazionali, tuttavia con scarsi risultati. Le stesse iniziative europee, non prescrittive, vanificano gli ideali di partenza, mostrando una ripetizione delle raccomandazioni dagli anni Sessanta a oggi. In particolare, dai Rapporti Ombra per monitorare l’attuazione delle normative nel nostro Paese, risulta assente il tema della parità nei programmi di studio. Si dichiara inoltre la necessità di revisionare i libri di testo per eliminarne gli stereotipi sessisti (Cedaw, Rapporto Ombra 2016/2017).
La mia tesi intende quindi capire come sono stati condotti finora in Italia i progetti sulla parità, relativi al target di alunne e alunni dai tre agli undici anni. Ci si snoda attraverso una raccolta di tredici progetti svolti in Toscana, Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Liguria, Puglia e Sardegna. Le esperienze riguardano un arco temporale che va dal 2003 al 2019. Questo periodo è stato scelto proprio a dimostrazione del fatto che tali interventi non sono di recente invenzione, né da attribuire a uno slancio di innovazione contemporanea. Inoltre, l’ampio raggio di annualità risponde alla curiosità di individuare varietà di idee e stimoli, rintracciando possibili differenze territoriali e/o aggiornamenti avvicinandosi ai giorni nostri. Dapprima si propone la descrizione dell’articolazione degli interventi, basata sulle loro documentazioni, includendo attività, metodologie, tempi, spazi e soggetti coinvolti. Successivamente si presenta il lavoro di ricerca, effettuato attraverso il metodo dell’intervista qualitativa semi-strutturata. L’indagine consta di sedici interviste, con l’obiettivo di approfondire la conduzione dei percorsi didattici, la loro durata, i/le destinatari/e, le tematiche, le metodologie, gli obiettivi e gli effetti osservati sui/lle discenti a breve e lungo termine. Si è inoltre indagato sull’atteggiamento del corpo docente e delle famiglie durante lo svolgimento dei progetti. Dalle interviste luci e ombre vengono a galla. Si stagliano in particolare due dati negativi: il tentativo di boicottaggio e la diffidenza verso l’educazione alla parità di genere. Viene più volte testimoniata la paura di un indottrinamento gender da parte dei genitori, tale da portare in alcuni casi all’annullamento dell’iniziativa stessa. Parte delle intervistate riferisce talvolta un atteggiamento di resistenza dei/lle docenti e l’ingerenza di alcune associazioni di stampo cattolico anti-abortista, atta a ostacolare la realizzazione degli interventi didattici. Al contempo, si evidenziano moltissimi aspetti positivi a seguito dei progetti analizzati. In primis, la varietà di tematiche con cui poter declinare il tema della parità a scuola. Tra i tanti, sono stati affrontati i ruoli in famiglia, i maschi e le femmine, i mestieri, i giocattoli, i colori, l’identità personale, la violenza di genere, le emozioni, uomini e donne nella storia. Altri risvolti interessanti affiorano dalle interviste, se ci si sofferma sulla durata dei progetti e sul target di riferimento. Dalla ricerca si nota che hanno avuto particolare efficacia quei percorsi che si sono protratti su più annualità, divenendo filo conduttore del curricolo verticale. Inoltre, risulta buona pratica coinvolgere sia le famiglie sia i/le insegnanti in esperienze formative parallele all’intervento in classe. Sensibilizzare tutta la comunità educante permette infatti di creare una coerenza di intenti e una maggior consapevolezza nei propri atteggiamenti, nelle scelte e nell’uso di un linguaggio paritario. Le intervistate esplicitano l’importanza della decostruzione degli stereotipi di genere, quale obiettivo cardine comune a tutti i progetti, riferito non solo alle bambine e ai bambini, ma anche a genitori e insegnanti. Un dato che spicca è la scarsissima partecipazione da parte dei padri, specchio di una società in cui la relazione e il coinvolgimento nella vita scolastica sono relegati alla figura materna. La ricerca mette in luce le metodologie attive come mezzo per scardinare gli stereotipi interiorizzati. Ricorre spesso una didattica di tipo laboratoriale e ludica, il circle time, la riflessione guidata, la visualizzazione, il role playing, lo storytelling, la psicomotricità e la conduzione di interviste. Di particolare efficacia, si segnala l’attività motoria in ottica paritaria. Lo svolgimento di esperienze vissute fisicamente per raggiungere un obiettivo comune all’interno della coppia maschio-femmina porta a interiorizzare un autentico rispetto per l’altro sesso. Tali pratiche permettono pure di operare una preliminare osservazione sulla presenza di stereotipi in classe. La tesi include nella descrizione dei percorsi vari strumenti da poter sfruttare in tal senso. L’utilizzo di essi ha consentito di rilevare una presenza, talvolta anche marcata, di stereotipi sessisti nell’immaginario infantile in ogni progetto analizzato. Inoltre, appare rilevante lasciare al corpo docente non solo la libertà di osservare, ma anche di progettare, a seguito della formazione. Renderlo partecipe della creazione delle attività in classe, fa sì che si senta parte attiva di esse e si metta in discussione nel ripensare la propria didattica. Infine, dalla ricerca emerge generalmente che gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti in parte. Si evidenzia l’importanza di condurre interventi pluriennali, poiché danno modo di lavorare in maniera più significativa sulla sensibilizzazione alla parità.
La tesi contiene tre appendici con i testi integrali delle interviste svolte, la documentazione dei progetti e le tabelle di rilevazione dei dati maggiormente riscontrati, la bibliografia e la sitografia di riferimento. Ci tengo a ringraziare tutte le persone che hanno partecipato a questo studio: ricercatrici, docenti, sociologhe, professoresse, registe, psicologhe, operatrici di associazioni culturali e di centri antiviolenza. Certamente è indubbio quanto la loro competenza possa innovare e insegnare a chi è disposto a imparare. Mi auguro che tutto ciò sia di ispirazione, da un lato per mettersi in gioco e progettare sul tema del genere a scuola, dall’altro per auto analizzarsi poiché «i valori che abbiamo interiorizzato, magari noi li rifiutiamo di testa, ma emergono inconsapevolmente di pancia». (Intervista 13, Appendice 2).
Conoscere permette di abbassare le proprie difese, rivalutando timori su questo tipo di interventi che, come la ricerca evidenzia, non sono mai mancati di fronte alle iniziative sulla parità. La mia tesi disvela in maniera trasparente tutte le attività effettuate all’interno dei progetti, fugando ogni eventuale dubbio. Pone dunque un invito all’intera comunità educante: guardarsi dentro. Innescare una riflessione non solo sulla didattica, ma anche sulla propria identità, poiché, nascendo in una società patriarcale, riportiamo ciò in misura più o meno accentuata nell’insegnamento alle nuove generazioni.
Qui il link alla tesi integrale: https://toponomasticafemminile.com/sito/images/eventi/tesivaganti/pdf/287_Goffi.pdf

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Articolo di Laura Goffi

Laureata in Scienze della formazione primaria presso l’Università degli Studi di Firenze, dal 2020 lavora come docente di scuola dell’infanzia. Si aggiorna sul tema della didattica alla parità di genere, entrando a far parte nel 2023 della Commissione Pari opportunità dell’IC di San Casciano in Val di Pesa. Si interessa inoltre di metodologie innovative, insegnamento dell’inglese, teatro, danza e poesia.

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