I primati della geologa Maria Bianca Cita, esploratrice degli abissi

Avrebbe compiuto cento anni dopo poco più di un mese, questa straordinaria donna che ha collezionato una invidiabile serie di primati nella sua lunghissima attività di studiosa e ricercatrice durata quasi settanta anni. Nata il 12 settembre 1924 a Milano dove è venuta a mancare lo scorso 12 agosto, nel 1942 fu la prima studente a iscriversi al corso di laurea appena inaugurato in Scienze Geologiche all’Università di Milano e quattro anni dopo fu la prima in assoluto a laurearsi, con il massimo dei voti, sotto la direzione del prof. Ardito Desio, il celebre esploratore. Ne divenne assistente e nel 1955 ottenne la libera docenza in Geologia grazie soprattutto ai rilevamenti effettuati in Val Ferret (Valle d’Aosta). Da laureanda aveva “scoperto” la Micropaleontologia e fu la prima studiosa ad applicare e diffondere in Italia l’uso dei foraminiferi planctonici (protozoi degli ambienti marini) a fini biostratigrafici, consentendone vaste applicazioni in campo accademico e industriale. Ebbe pure l’incarico di insegnare Stratigrafia, Geologia applicata, Geografia fisica, Micropaleontologia, e nel 1973 divenne “ordinaria” anche in Geologia marina; la prestigiosa carriera, ormai di fama internazionale, proseguì come direttrice del neo costituito dipartimento di Scienze della terra per il periodo 1982-88, dopo di che ebbe il titolo di professoressa emerita. Nel 1968 è “il” primo scienziato straniero, indipendentemente dal genere, a essere ospite della nave americana Glomar Challenger. Era una nave lunga 120 metri idonea a perforare i fondali marini a grandi profondità; dopo 15 anni di attività, andò in disarmo nel 1983. «Perché mi hanno invitato? L’ho saputo dopo: conoscevo i fossili», amava affermare con semplicità Cita che aveva avuto il compito essenziale di analizzare i carotaggi prelevati.

Cita esamina un carotaggio

In quella occasione scoccò la scintilla verso quel tipo di ricerca tanto appassionante, infatti partecipò in seguito ad altre spedizioni Dsdp (Deep Sea Drilling Project) sia nel Mediterraneo sia nel Nord Atlantico. Nel 1970 avvenne una scoperta sensazionale perché nel nostro mare erano stati recuperati campioni di gesso che sembravano inspiegabili, ma solo lei seppe collegare il fenomeno a campioni identici che aveva rintracciato sull’Appennino, datati 5 milioni di anni fa; da qui nacque l’ipotesi che il Mediterraneo si sia prosciugato del tutto ed evaporando siano rimasti sale e gesso sui fondali. Quando poi si riaprì lo stretto di Gibilterra le acque affluirono di nuovo. Un’altra svolta fondamentale in ambito geologico riguardò la tettonica a placche visto che la scienziata era stata in grado di datare le rocce recuperate nel corso del Dsdp; in tal modo si poté identificare il materiale eruttato nelle dorsali oceaniche con la conseguente espansione dei fondali.

I segnatempi dei mari foraminiferi, diatomee, radiolari – dalla rivista Airone 1994

Dopo queste esperienze lei stessa organizzò sette crociere con scienziate/i e studenti di vari Paesi con la nave Bannack, fra il 1980 e il 1989. Si fece quindi promotrice affinché l’Italia facesse parte dell’Odp (Ocean Drilling Project), un progetto europeo comprendente 12 Paesi; nacque così anche il progetto tutto italiano Odp-Italia.
Con il batiscafo Alvin, capace di raggiungere una profondità di 4000 metri, Cita partecipò a due missioni, nel 1977 e 1978, e, sollecitata a esprimersi in proposito, dichiarò di non aver provato timore perché aveva avuto una opportunità unica e straordinaria, da non perdere, e sul fondo marino aveva potuto ammirare cose meravigliose.

Nel 1986 ha vinto il premio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei, di cui divenne socia; era pure membro onorario della Società Geologica d’America, prestigiosa istituzione fondata nel 1888 a New York, dell’Inqua (International Union for Quaternary Research) e della Società Paleontologica Italiana e membro effettivo dell’Istituto Lombardo-Accademia di Scienze e Lettere. Fra gli onori internazionali, aveva ottenuto la Francis P. Shepard Medal della Sepm (Society for Sedimentary Geology) per la sua Excellence in MarineGeology. Aveva all’attivo un numero impressionante di contributi scientifici e pubblicazioni nei vari ambiti delle sue vaste conoscenze, fra cui la Geodinamica e la Paleoclimatologia. Già nel 1956, e poi in nuove successive edizioni, pubblicò il primo libro di testo italiano sulla disciplina: Guida allo studio della Micropaleontologia. Nel 1999, insieme a Franco Forcella, ha scritto Alpi e Prealpi Lombarde, una guida escursionistica in 35 itinerari a piedi, mentre due anni prima aveva pubblicato una guida geologica del medesimo territorio, suddivisa in 11 itinerari (ed.BeMa); nel 2004 collaborò a un volume in inglese dall’argomento piuttosto originale: Italian Wines and Geology. Ancora a proposito di eccellenze e primati, va segnalato che Cita fu la prima donna a presiedere la Società geologica italiana, nel biennio 1989-90, dopo esserne diventata socia fino dal 1945.

Maria Bianca Cita, affettuosamente chiamata in famiglia “Picci”, ha lasciato tre figli: Nicola, Pepe, Marco Sironi, nipoti e bisnipoti, ma anche tanti ex allievi e allieve che ne rimpiangono le qualità di straordinaria studiosa e docente e le doti umane. La “signora degli abissi” ― come era spesso definita ― «è stata prima in tutto», ha ricordato Elisabetta Erba, ora professoressa ordinaria in quella cattedra che appartenne alla sua maestra. «In un mondo, quello della geologia e ancor più della geologia marina, che era molto maschile, portò una visione differente. La sua competenza e la capacità di fare ricerca in modo appassionato ma rigoroso, fin da subito le hanno permesso di essere riconosciuta e accettata come un’eccellenza nel suo settore: non era scontato. Ero una dottoranda quando nel 1984 mi volle a bordo di un’altra spedizione che scoprì, tra Creta e la Libia a 3500 metri di profondità, un bacino anossico, cioè senza ossigeno disciolto nell’acqua». Erba ha anche aggiunto: «Era una vera prof. Quando passava per i corridoi della facoltà si percepiva la sua autorevolezza, senza incutere timore»; facoltà che ha continuato a frequentare fino oltre i 90 anni, sempre interessata alle novità. (Corriere della Sera, 15-8-24; da un articolo di Paolo Virtuani).

Fra il 2015 e il 2016, nella sua casa milanese, è stato girato da Luca Mariani il documentario Why not?; in quello stesso luogo, si afferma, venne celebrato il suo 95esimo compleanno. La scienziata si racconta con franchezza e nel filmato figurano anche rari documenti d’archivio e foto inedite (https://www.lucamariani.me/mariabiancacita); veramente imperdibile, pur trattandosi solo del trailer di circa 4 minuti. Il titolo si spiega con la sua proverbiale curiosità e voglia di capire anche l’inspiegabile: perché no? «La scienza è scienza», afferma convinta. E noi, nel nostro piccolo, non possiamo che concordare ammirando una tale personalità.

In copertina: Maria Bianca Cita nel documentario Why not?

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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

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