Un po’ di benaltrismo serve per vincere le elezioni?

In questi giorni seguo con molto interesse la campagna elettorale statunitense, da quando, a luglio, finalmente Kamala Harris ha preso il posto di Biden che non aveva alcuna speranza di superare Trump. Mi interessa vedere come si sta posizionando nei confronti dell’elettorato e come cerchi un difficile equilibrio su alcune tematiche, come la questione Israele Palestina, sulla quale mi pare si sia espressa in modo per me condivisibile.
Potrebbe essere la prima donna alla Casa Bianca, sicuramente è la prima non bianca a correre per la presidenza, ma nella sua campagna elettorale hanno poco spazio sia il fatto di essere una donna sia il fatto di non essere una bianca. Da quel che sappiamo di lei, ha a cuore i diritti civili probabilmente più di quanto li abbia a cuore lo stesso Biden. Attenzione, Biden li ha difesi, pensiamo ad esempio all’aborto, e la sua posizione è sicuramente totalmente diversa da quella di Trump che è conservatore nel senso più assoluto della parola, ma non se ne è fatto portavoce in modo assoluto.

Sicuramente Kamala Harris ha nel suo vissuto un’attenzione più forte per i diritti civili e non dubito che prenderà posizioni importanti nel caso in cui diventerà presidente ma in qualche modo, da quel che leggo, mi pare di capire che non li abbia messi al primo posto nella sua campagna elettorale così come non sta dando particolare rilevanza al suo essere donna e non bianca. E non lo dico con il tono di critica, secondo me fa bene a dare più rilevanza ai temi che possono portarla alla Casa Bianca e meno a quelli che avvantaggerebbero il pupazzo arancione.
Fa bene perché ha capito che deve raggiungere una gran parte dell’elettorato, quella parte che non è né di destra né di sinistra ma che in tutti gli stati democratici è quella che decide chi mandare al governo del Paese. Sì perché dobbiamo renderci conto che noi democratiche e democratici, di sinistra, che andiamo rispettosamente a votare, che ci confrontiamo con le parole e non con i meme, non decidiamo nulla perché ci limitiamo a ribadire il nostro pensiero ma a decidere sono coloro che oscillano. E sono queste persone che oscillano, che siano italiane o statunitensi, francesi o inglesi (e non è un caso che faccio questi esempi di nazionalità perché faccio riferimento alle ultime o prossime elezioni), che sono quelle che determinano l’esito di una elezione, e sono anche quelle che non hanno una chiara identità politica ma sono molto sensibili ai loro interessi.

Sono quelli che, se si parla dell’importanza di usare il femminile, ti rispondono che ci sono ben altre cose importanti. Se si parla di diritti di persone Lgbt oppure dell’importanza di tutelare l’interruzione di gravidanza, ti rispondono che ci sono già tutele e leggi sufficienti. E se si parla di contrasto alla violenza contro le donne si limitano a dire che “non tutti gli uomini”… Sono quelli che fanno i meme derisori usando l’immagine di Elly Schlein che balla al Pride suggerendo l’idea che quel suo tipo di impegno sia sostitutivo di un impegno, ad esempio, a favore dei lavoratori e delle lavoratrici. Ritorna sempre il famoso benaltrismo, se un politico o una politica si occupa di diritti civili gli viene ricordato che ci sono ben altre cose importanti, come se non fossero tematiche che possano procedere di pari passo, come se non ci si possa occupare contemporaneamente, ad esempio, sia di come mantenere o aumentare i posti di lavoro che di tutelare le discriminazioni, anche ma non solo, sul posto di lavoro.

Questo benaltrismo però è così consolidato che sentir parlare di certi temi in campagna elettorale allontana. Non per nulla certi temi vengono usati al contrario, per negarli. E quello per esempio che sta facendo Salvini in questi giorni — lui che è in campagna elettorale permanente, in questo periodo contro gli altri partiti del centrodestra e contro le correnti del suo partito —contro lo Jus scholae, ribadendo che non è nel programma, che l’Italia già concede tante cittadinanze, che non c’è una necessità di modificare una legge che funziona (funziona per lui ovviamente), e che per chi in Italia è nata/o basta compiere 18 anni per avere la cittadinanza e che il suo interesse invece è per l’aumento degli stipendi. Quale sia il nesso non si sa, ma quel che sappiamo è che il suo elettorato ama il benaltrismo anche quando porta a contrastare tematiche che oltretutto non sono in conflitto dal punto di vista economico, perché aumentare gli stipendi ha un costo per le aziende e per il bilancio dello Stato, invece dare la cittadinanza alle bambine e ai bambini nati in Italia e che studiano in Italia, no, non ha nessun costo.

Secondo Salvini infatti, bambini e bambine, ragazzi e ragazze nate in Italia, che conoscono l’italiano e la cultura italiana meglio di molte altre/i concittadini e sicuramente meglio della lingua e della cultura del Paese di nascita dei loro genitori, per diciott’anni possono aspettare. Ci sono ben altre cose importanti! Soprattutto considerando che le cose che, secondo loro, non sarebbero importanti sono a costo zero.

Dunque, se è abbastanza ovvio sostenere che l’avanzata della destra, in Europa e negli Stati Uniti, è stata sostenuta proprio dalle proclamazioni contro i “migranti invasori“, contro il pericolo del gender, contro la cultura wok e che minaccia la “famiglia tradizionale”, ovviamente il tutto condito con fake news e manipolazioni (l’ultima è quella costruita sulla pugile algerina), è altrettanto ovvio ribadire che se la sinistra vuole vincere le elezioni, tirando dalla sua parte quella fascia dell’elettorato che più facilmente si sposta, deve tacere o quantomeno non dare molta importanza ai diritti civili, non deve esprimere quei pensieri che possono essere ascritti alle tematiche, ‘politicamente corrette’. Perché poi è così, queste elettrici e questi elettori, che possono far vincere le elezioni, sono sicuramente un po’ incorrette o un po’ scorretti…

Sono delle considerazioni molto tristi per chi, come me, il tema dei diritti civili lo considera il più importante di tutti, però non mi sento di condannare Kamala Harris che sta girando le periferie degli Stati americani parlando soprattutto degli interessi economici: salari, inflazione, posti di lavoro sono i temi sui quali alle persone piace essere rassicurata. Se sei di destra puoi aggiungere un po’ di populismo, un pizzico di razzismo, un nonnulla di omofobia, se sei di sinistra devi fare attenzione a non gridare a voce molto alta idee o pensieri che possano far pensare che tu sia “politicamente corretta”. Questa è la situazione, come ci sia arrivati e perché è tutto un altro tema. Sarebbe bello cercare di capirlo, per me che ho vissuto stagioni come quelle dei referendum sul divorzio o sulla 194, che ho attraversato decenni in cui con leggi importanti si picconava il patriarcato e non c’era nessuno che diceva che ci fossero ben altre cose importanti quando si approvava il nuovo diritto di famiglia o si abrogava il delitto d’onore! Certo, c’era chi non era d’accordo ma non era certo l’elettorato moderato, compreso quello che votava la Democrazia Cristiana, a non essere d’accordo.

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Articolo di Donatella Caione 

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Editrice, ama dare visibilità alle bambine, educare alle emozioni e all’identità; far conoscere la storia delle donne del passato e/o di culture diverse; contrastare gli stereotipi di genere e abituare all’uso del linguaggio sessuato. Svolge laboratori di educazione alla lettura nelle scuole, librerie, biblioteche. Si occupa inoltre di tematiche legate alla salute delle donne e alla prevenzione della violenza di genere.

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