E fattela una risata

E fattela una risata è l’ultima, splendida, fatica letteraria di Donatella Caione, autrice di grande esperienza nel campo della comunicazione e di profonda sensibilità umana e politica, nel senso più alto e nobile del termine. Questo suo ultimo libro è un’opera modernissima, intelligente, la cui cifra semantica è una critica ampiamente documentata ed argomentata dei meme, più o meno esplicitamente sessisti, che affollano il web e ci giungono corredati da faccine sorridenti nei vari gruppi whatsapp di cui facciamo parte. Un testo pieno di indignazione, di forza argomentativa, di ovvietà svelate con quella chiarezza capace di abbattere qualsiasi paravento retorico. Da una pagina all’altra, l’autrice ci accompagna in una carrellata di esempi, i cui contenuti hanno tutti per denominatore comune lo svilimento della donna, la parcellizzazione e la mercificazione del suo corpo, la cristallizzazione dello stereotipo, la denigrazione della sua intelligenza o sensibilità.
Il titolo, che allude alle battute che Donatella e molte altre donne si sentono rivolgere ogniqualvolta non abbozzano neppure un sorriso di fronte a meme sessisti, oppure quando pretendono delle giuste scuse per essere state offese con vignette o gif svilenti e avvilenti, è a mio avviso molto efficace, come lo è l’immagine di copertina, che mostra il viso imbarazzato di una donna che sente uscire la frase E fattela una risata dalla bocca di un uomo, volutamente rappresentato senza tratti somatici. Perché dai gruppi del calcetto, a quelli dei vari maschi alfa e anche omega delle nostre aziende, arrivando persino alle pagine Facebook di alcuni rappresentanti delle istituzioni, pochissimi sfuggono all’incredibilmente radicata legge dello humor sessista.
Un esempio agghiacciante, riportato dall’autrice, è la pagina del sindaco di Guardea, Gianpiero Lattanzi, intitolata L’ora del Cazzeggio, in cui il primo cittadino ci delizia con battute da brividi, tra cui un meme nel quale una donna chiede ad un’altra come faccia a essere così ricca, forse mangiando lenticchie tutto l’anno e l’altra risponde che non mangia lenticchie, bensì piselli… a voi ogni commento. Come si vede dall’esempio appena riportato, a volte il preteso umorismo prende piuttosto la forma di un aperto insulto.
Ne sono un altro esempio gli squallidi e francamente poco originali meme che spopolano ovunque sull’aspetto fisico delle donne, dei quali, ancora una volta, Donatella Caione ci dà conto (leggete solo se non siete deboli di cuore, perché c’è da sentirsi male): «Trova un uomo che non scappi vedendoti struccata, spettinata e in pigiama. Quindi fidanzati con il corriere di Bartolini che è abituato». Certo, perché se sei donna, conti solo se sai mostrarti carina, esteticamente accettabile e se trovi un marito o almeno un compagno. Altrimenti meglio che tu ti chiuda in casa per sempre.
«Cerco una donna con solo parti originali, no sopracciglia verniciate, no piercing e ferramenta varia, no labbra gonfiate, no zizze pirelli (scritto minuscolo), no adesivi e tatuaggi, no smarmittata».
Smarmittata?
«SESSISMO: solo le racchie se ne lamentano».
«L’estate è quella stagione in cui le donne mangiano il gelato (l’immagine mostra una bella ragazza in canottiera che lecca un cono) e gli uomini le osservano per capire se hanno potenziale».
Potenziale?
«Marito che chiede alla moglie se è venuto l’idraulico e lei risponde che sì, è venuto tre volte» (in questo meme, che peraltro ripropone uno stereotipo vecchio come Noè, l’allusione sessuale è chiaramente centrata sul doppio significato del verbo).
Mi fermo qui, per non svelare troppo del libro e per non mettere ulteriormente alla prova le vostre coronarie, ma ditemi voi se di fronte a battute come queste vi viene da ridere. A me no. E neppure a Donatella Caione, che più volte si è sentita dare della bacchettona, di quella che non sa stare allo scherzo, della nazi-femminista. Magari perché si indigna davanti a un meme in cui si vede un uomo che trascina una donna per i capelli, mentre lei prova a resistere e la didascalia recita: «quando dopo 200 euro tra cena e benzina ti dice: forse sarebbe meglio che non salgo da te». Grammatica a parte, che a me personalmente lascia sempre molto perplessa, come si fa a non capire che un messaggio del genere è l’anticamera della violenza di genere e del femminicidio? La violenza è legittima se si tratta di punire chi non ha corrisposto alle nostre aspettative? Ovviamente no. Ma un meme del genere afferma proprio questo: o ci stai, dopo che ho investito soldi e speranze su questa nostra serata, o mi prendo con la forza quello che mi spetta.
E non andiamo molto lontano con un altro meme agghiacciante, in cui si vedono un bimbo e una bimba che si tengono teneramente per mano. La didascalia sottostante recita: «Educa tuo figlio a rispettare le donne e educa tua figlia a non abusare del rispetto che un uomo buono le offre».
Un uomo buono?! Le offre in dono, bontà sua?! Scusate, ma il cervello, prima di scrivere e far circolare certe vignette, qualcuno di questi autorevoli creativi del web lo usa? E le donne che mandano i Like a cose del genere stanno bene? Ce la fanno a capire quale messaggio viene veicolato da immagini e parole?
A me sorge più di un dubbio a riguardo.
Forse leggere un libro intelligente e franco, come quello di Donatella Caione, potrebbe essere molto utile a queste persone. Certamente lo è per i miei ragazzi e le mie ragazze in classe, a cui leggerò più parti di questo meraviglioso testo, consigliatissimo se siete frequentatori o frequentatrici dei social, ma anche se non lo siete, per farvi un’idea di quanto la cultura patriarcale e ancor più quella sessista abbia già pienamente permeato anche le nuove forme di comunicazione.
E fattela una risata, acquistabile su Amazon in versione cartacea e da Settembre anche in formato ebook, è uno splendido inno alla resistenza, alla cultura del rispetto e all’uso del cervello senza distinzione tra donne e uomini.

Donatella Caione
E fattela una risata: meme e memizzazioni varie
Independently published, 2024, euro 4,90 (ebook) euro 12,48 (cartaceo)
pp. 118

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Articolo di Chiara Baldini

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Classe 1978. Laureata in filosofia, specializzata in psicopedagogia, insegnante di sostegno. Consulente filosofica, da venti anni mi occupo di educazione.

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