Florence Beatrice Price, la prima compositrice afroamericana

Florence Beatrice Price: sono certa che questo nome non sia familiare a molte e molti, nonostante porti con sé una grande rivoluzione. Stiamo parlando della prima compositrice nera a essere riconosciuta come tale e ad avere una propria sinfonia suonata da una delle principali orchestre statunitensi, la Chicago Symphony Orchestra, nel giugno del 1933. Florence Beatrice Smith Price nasce il 9 aprile 1887 a Little Rock, in Arkansas.
Sua madre, Florence Gulliver, è un’insegnante di musica e musicista di grande talento.
Suo padre è uno dei pochi dentisti neri del Paese, in più scrive e dipinge per diletto.
È necessario mettere subito in chiaro che le opportunità educative per la popolazione afroamericana nel dopoguerra civile sono assai limitate. Tuttavia, la famiglia Smith ha accesso ai mezzi finanziari necessari per fornire un’istruzione privata di cui Florence ha bisogno per sviluppare al meglio il talento musicale.

Florence Smith Price fotografata da George Nelidoff
Florence Smith Price fotografata da George Nelidoff

Cresce in una casa molto elegante: pavimenti in moquette, tre camere da letto con mobili pregiati, una sala per il cucito, una biblioteca con libri e riviste di medicina che la bambina ama leggere. Le biblioteche pubbliche non erano infatti accessibili alle persone di colore. Florence dà inizio allo studio del pianoforte con la madre. Arricchisce poi la sua formazione presso l’Allison Presbyterian Church di Little Rock, dove ascolta regolarmente le opere sacre di Bach, Mendelssohn e Williams. Continua i suoi studi con Charlotte Andrews Stephens, musicista formatasi al Conservatorio di Oberlin.
A quattordici anni si diploma alla Capital Hight School come valedictorian, la studente che tiene il discorso di commiato. Viene subito ammessa al New England Conservatory of Music di Boston, uno dei pochi conservatori dell’epoca che accettava persone afroamericane.
Lì inizia lo studio dell’organo, della composizione e del contrappunto con maestri riconosciuti. La madre è solita presentare la figlia come proveniente dalla città messicana di Pueblo, sfruttando l’ambiguità del colore della pelle per evitare che Florence rimanga segnata da un’identità purtroppo molto stigmatizzata. Inoltre, la sua carnagione più chiara è data della discendenza mista: “francese, indiana e spagnola” da parte di madre e “nera, indiana e inglese” da parte di padre. Price però non dimentica mai i propri caratteri ereditari: esplora presto il folk nero e la storia di antenate e antenati.
Si laurea nel 1906 con il massimo dei voti e ottiene una doppia specializzazione in pedagogia pianistica e come concertista d’organo. Florence appartiene all’ideologia del “Talented Tenth”, portandosi avanti come una leader del pensiero di DuBois. Seguendo il principio del fondatore, infatti, la pianista sacrifica gli interessi personali e dirige tutti gli sforzi ai fini di un riscatto personale e sociale della popolazione afroamericana.

Florence Smith Price al pianoforte

L’istruzione è il principio centrale, il pilastro della comunità. Il privilegio di appartenere a una famiglia benestante unito a una notevole ambiguità razziale le ha sicuramente consentito un maggiore potenziale di azione rispetto alle persone più povere incastrate nella sottomissione post-schiavitù. Price sceglie comunque di abbracciare tutti gli aspetti dell’eredità nera. Come compositrice, coltiva un’estetica attorno alla sua convinzione che «una musica nazionale molto bella e molto americana può venire dall’unione di tante razze proprio come è fatta la nazione stessa». Nel 1906 torna in Arkansas e lì inizia la sua carriera di docente presso la Cotton Plant-Arkadelphia Academy a Cotton Plant e presso lo Shorter College di North Little Rock. Insegna per breve tempo, prima di trasferirsi ad Atlanta, in Georgia, dove diviene capo dipartimento di musica alla Clark Atlanta University. È la prima donna ad assumere un ruolo così importante. A causa della segregazione, questa istituzione si rivolge a una fascia demografica principalmente nera ma Price si costruisce comunque un solido profilo come educatrice.
Nel 1912 sposa l’avvocato Thomas J. Price, da cui prende il cognome, e torna nuovamente a Little Rock abbandonando l’insegnamento. Qui ha due figlie, Florence Luise e Edith, ma non riesce a trovare lavoro a causa del razzismo ancora presente in città.
L’intensificarsi delle tensioni razziali, che possiamo vedere, ad esempio, con il linciaggio di un uomo nero nel 1927, costringe la famiglia a trasferirsi a Chicago, in quella grande migrazione di molti e molte per sfuggire alle leggi di Jim Crow che colpiscono il Sud.
Le difficoltà finanziarie unite ai comportamenti violenti del marito portano Florence a divorziare, così si trova a crescere da sola le due figlie. Il divorzio avviene nel gennaio del 1931 e il 14 febbraio dello stesso anno la donna sposa Pusey Dell Arnett, un agente assicurativo ed ex giocatore di baseball vedovo. Probabilmente si separano qualche anno dopo, senza mai divorziare. Per ricavare da vivere Price compone canzoni per spot radiofonici utilizzando lo pseudonimo di Vee Jay, scrive libri per pianisti principianti e lavora come organista alle proiezioni di film muti.

Florence Smith Price con la figlia Florence Louise Robinson mentre guardano i fiori in un giardino. University of Arkansas Libraries

Nel frattempo, vive con la sua amica Margaret Bonds, anche lei pianista e compositrice nera. Questa amicizia collega ben presto Price con lo scrittore Langston Hugues e la contralto Marian Anderson, figure importanti nel mondo dell’arte che la aiuteranno nel successo come compositrice. Nel 1932 Price e Bonds candidano le proprie composizioni per gli WanamakerFoundation Awards. Price vince il primo premio con la sua Sinfonia in mi minore, e arriva terza con la Sonata per pianoforte, vincendo 500 dollari. Insieme a Bonds e Nora Holt prende parte attiva al Chicago Black Renaissance, un movimento artistico nelle zone meridionali nere della città.

Florence Smith Price da giovane

Studia orchestrazione e armonia con grandi maestre e maestri, diplomandosi nel 1934 e incontrando spesso persone di notevole spessore artistico nel campo della musica. Grazie a quella vittoria la Chicago Symphony Orchestra esegue la Sinfonia n.1 il 15 giugno 1933: è la prima composizione di una donna afroamericana suonata da una grande orchestra. «Prima c’è stato un senso di stupore quando la Chicago Symphony Orchestra, composta da maestri musicisti di razza bianca, e diretta dal Dr. Frederick Stock, direttore d’orchestra di fama internazionale, ha oscillato nelle belle e armoniose note di una composizione di una donna di colore», scrive Robert. S. Abbot sul Chicago Defender. «E quando, terminata l’esecuzione, il grande auditorium, gremito di amanti della musica di tutte le età, risuonò di applausi sia per la compositrice che per l’esecuzione orchestrale, sembrò che la serata non potesse riservare emozioni maggiori». Tra i lavori più celebri di Price ricordiamo: Three Little Ne*ro Dances, Songs to a Dark Virgin e My Soul’s Been Anchored in the Lord. Non le manca mai il successo, ma lotta continuamente per portare avanti la sua musica. È possibile osservare la grande dedizione per il proprio lavoro in una lettera del 5 luglio 1943 a Serge Koussevitzky, direttore musicale della Boston Symphony Orchestra, al quale chiede di prendere in considerazione la sua produzione:
«Mio caro dottor Koussevitzky, per cominciare ho due handicap: quelli del sesso e della razza. Io sono una donna, e ho del sangue di nero nelle vene. Sapendo il peggio, allora, saresti abbastanza bravo da tenere a freno l’eventuale inclinazione a considerare la composizione di una donna lunga in termini di emotività ma povera di virilità e contenuto di pensiero …. Quanto all’handicap di razza, posso sollevarla dicendo che non mi aspetto né chiedo alcuna concessione sulla valutazione. Vorrei essere giudicata solo per merito. […] Esaminerai uno dei miei spartiti?»

Florence Smith Price in età matura. Special Collections, University of Arkansas Libraries

Nel corso di nove anni (1935-1944), Price scrive sette lettere a Koussewisky ma non ci sono prove che lui abbia mai risposto personalmente. Eppure, in un articolo del York Times del 2014 sul ruolo dell’etnia nella musica da concerto vediamo che «la Boston Symphony deve ancora suonare una nota della sua musica». Alcuni lavori di Price vengono eseguiti dalla Works Progress Administration Symphony Orchestra of Detroit, dalla Chicago Women’s Symphony e dalla Women’s Symphony Orchestra of Chicago.
Nel 1940 Florence viene iscritta come compositrice nell’American Society of Composers, Authors and Publishers. Nelle sue produzioni ha riassunto idiomi musicali neri e tradizione classica alla ricerca di una scuola di musica chiaramente americana. Spiritual, ritmi, temi originali africani ed elementi afroamericani si uniscono alla logica della musica tradizionale europea.
Nel 1951 riceve una telefonata da sir John Barbirolli, il celebre direttore della Hallé Orchestra di Manchester in Inghilterra, che le commissiona una suite per archi basata su spiritual tradizionali. Price completa il suo lavoro, ma non può assistere all’esecuzione a causa di persistenti problemi di salute. Il suo nome e la sua reputazione raggiungono oramai l’Europa ma lei purtroppo no. Ancora, nel 1953 dovrebbe ritirare un nuovo premio in Francia, ma anche questa volta è costretta ad annullare. È così che il 3 giugno di quell’anno Florence Price muore al St. Luke’s Hospital di Chicago all’età di 66 anni.

Florence Smith Price fotografata da R.D. Tones. University of Arkansas Libraries

La città di Chicago ha onorato la sua memoria nel novembre 1964 con l’intitolazione della Florence B. Price Elementary School nel quartiere North Kenwood. La scuola, chiusa nel 2012, porta ancora il suo nome: Florence B. Price 21st Century Community Academy – Absolute Excellence. Nel 2009 viene trovata una grande collezione di suoi lavori nella casa in cui passava l’estate, oramai abbandonata.
La musica di Florence Beatrice Price, nella seconda metà del XX secolo, è stata dimenticata a causa della sua etnia e del suo genere. Solo ora quest’artista di così grande livello sta ricevendo gradualmente il riconoscimento che per troppi anni le è stato precluso. Peccato che non lo scoprirà mai.


Qui la traduzione in inglese.


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Articolo di Carlotta Desario

Laureata in Lettere moderne all’Università di Bologna, ora prosegue gli studi in Editoria e scrittura a La Sapienza di Roma. Ama il giornalismo divergente e il suo hobby preferito è fare piccoli passi quotidiani per rivoluzionare il sistema. Attende con ansia la pubblicazione del suo primo libro, che avverrà a breve.

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