Presentiamo oggi una serie di articoli che saranno pubblicati nei prossimi numeri della rivista, dedicati alle donne che nel Novecento e negli anni Duemila sono state protagoniste della lotta per la parità, nella medicina e non solo. Nella maggioranza dei casi sono poco note o comunque non riconosciute, ma tutte hanno dato un contributo all’esercizio dei diritti delle donne, in modi e contesti diversi. È sicuramente un elenco parziale e incompleto, ma si è tentato, per quanto possibile, di dare una panoramica esauriente di quanto, nel passato e nel presente, le donne abbiano saputo contribuire all’avanzamento della parità e quindi dei diritti di tutti e tutte. Ci scusiamo comunque per le tante o poche che qui non compaiono, per nostra ignoranza o dimenticanza.

Nelle diverse sezioni compaiono anche le donne che hanno ricevuto il Premio Nobel per la Medicina, solo 13 su un totale di 230 vincitori/vincitrici. Il fatto che complessivamente le donne premiate con il Nobel siano 66 su quasi 980 segnala ancora una volta un pregiudizio generalizzato nei confronti delle donne. Sopravvive poi a una cultura che vuole le donne “poco adatte” alle discipline scientifiche: sono infatti soltanto 26 le donne premiate nell’area scientifica (Fisica, Chimica, Medicina) e assistiamo ancora oggi, almeno in Italia, al preconcetto che le ragazze non possano avere risultati positivi in studi che tradizionalmente sono considerati prerogativa maschile. Una nota positiva: nel 2023, la vincitrice del Premio Nobel per l’Economia, la statunitense Claudia Goldin, è stata premiata «per la sua ricerca sull’occupazione femminile, che ha contribuito a identificare le maggiori determinanti delle differenze di genere che si osservano ancora oggi nel mercato del lavoro di tutti i paesi del mondo» e avere quindi migliorato la nostra comprensione dei problemi del mercato del lavoro femminile. Ciò può far sperare bene per il futuro?
Data la numerosità delle biografie, esse saranno proposte in successione a partire dalle Italiane (due articoli), seguite poi dalle Europee (due articoli) e infine dalle Extraeuropee (tre articoli), tutti corredati dalle relative fotografie. Per semplicità di ricerca, le biografie sono presentate in ordine alfabetico, anteponendo il cognome da nubile a quello dell’eventuale coniuge. Scorrendo l’elenco delle tredici biografie di donne italiane, appare subito evidente che, con poche eccezioni, sono tutte contemporanee e molte di loro ancora in attività, a testimonianza che nel nostro Paese lo spazio per emergere è alquanto limitato e soprattutto ha una storia recente. A ulteriore prova del pregiudizio verso le ragazze che si dedicano a discipline scientifiche, una sola donna italiana, Rita Levi Montalcini, ha ricevuto il Premio Nobel, mentre sono molto più numerose le donne europee ed extraeuropee che hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento nelle stesse discipline. Un’ultima ma doverosa osservazione: con l’esclusione di Rita Levi Montalcini e, forse, di Tina Anselmi e Maria Montessori, le donne italiane che qui presentiamo sono tutte pressoché sconosciute, mentre si osserva che sia in Europa sia nel resto del mondo è molto più facile che esse siano conosciute e riconosciute dall’opinione pubblica.

Scorrendo le biografie di donne europee (in totale nove), balza subito agli occhi che esse provengono da molti paesi diversi e che ben cinque hanno ricevuto il Premio Nobel per la Medicina. Appare evidente che, al contrario dell’Italia, negli altri Paesi è normale che una ragazza si iscriva a Medicina o ad altra facoltà scientifica. Osserviamo anche che i successi da loro raggiunti hanno avuto solitamente grande eco: basti pensare a Florence Nightingale, una “semplice” infermiera che fu ricevuta dalla regina Vittoria dopo il rientro dalla Crimea e che fu ascoltata quando dimostrò l’assoluta necessità della riforma della sanità militare. O anche Bernadine Haley, che fu consigliera di due Presidenti degli Usa, George Bush e Ronald Reagan. Fra le Europee si trova anche la prima donna a ricevere nel 1947 il Premio Nobel per la Medicina, Gerty Teresa Radnitz Cori, di origini ceche.
Per quanto riguarda le donne extraeuropee (undici biografie) si conferma il primato degli Stati Uniti nella ricerca, ma anche la capacità degli Usa di accogliere e valorizzare persone provenienti da altri Paesi. I premi Nobel fra le donne extraeuropee sono ben sei, di cui uno assegnato alla cinese Tu; fra di essi, anche l’unica donna ad averlo ricevuto da sola, senza condividerlo con altri studiosi, Barbara McClintock. Sono anche presenti donne che si sono prodigate per la nascita e l’avvio della Medicina di Genere e altre che hanno lavorato per la parità di diritti.

Tutte le donne qui presentate, pur con le differenze dovute al contesto storico e culturale in cui sono vissute, mostrano caratteristiche comuni: sono donne tenaci, caparbie, coraggiose, determinate, perseveranti, ostinate e sono state in grado, nonostante tutto e tutti, di raggiungere i loro obiettivi. E molte, per quelle che nei maschi sono considerate virtù, sono state definite “di cattivo carattere”. Insomma, le solite “cattive ragazze”, che speriamo possano essere di ispirazione per le ragazze di oggi e quelle di domani.
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Articolo di Roberta Pinelli

Ho lavorato per 42 anni nella scuola pubblica, come docente e dirigente. Negli anni fra il 2019 e il 2024 sono stata Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Modena. Mi occupo da sempre di tematiche femminili e ho pubblicato un Dizionario biografico delle donne modenesi.
