«Il 15 ottobre 2023, in una sala contigua a questa, con l’amica Nicoletta Vallorani, constatavo che se le donne — le donne che gli uomini non vedono — si distraggono un attimo, corrono il rischio di finire nello sgabuzzino insieme alle scope. Neppure un anno dopo, non solo siamo uscite dallo sgabuzzino, ma inforcando il nostro mezzo di trasporto preferito, ne abbiamo fatta di strada… E ci siamo ritrovate in tante. Così tante che, pur di dare voce a tutte noi, parleremo poco, pochissimo. Ciascuna (siamo qui otto su dieci) presenterà un drabble — non una tendenza, ma una necessità — che declini un percorso, quello di noi Fantascientiste (femministe)n, cui si uniscono qui e ora Daniela Piegai e Lisa Tuttle, sisters of revolution.
Un percorso, il nostro, che viene da lontano, che crea spazio alla presenza e all’immaginazione narrativa delle donne nell’ultragenere, e che pure guarda lontano, che intende ri-scoprire la dignità letteraria della fantascienza insieme alla sua capacità di critica sociale e di costruzione di nuovi (migliori) futuri».
Questa la mia presentazione del panel Fantascientiste (femministe)n. Una costellazione, sabato 12 ottobre scorso, nell’ambito della riuscita convention milanese Stranimondi (oltre duemila presenze in due giorni), dedicata alla fantascienza e al fantastico. Un panel inconsueto, che ha forzato lo spazio-tempo per presentare otto donne (più due) unite dalla passione fantascientifica, dando voce a tutte, poiché l’insieme ha valore aggiunto rispetto alle singole componenti (come i femminismi, che, pure insieme, raggiungono l’ennesima potenza).
Ci siamo presentate alla Casa del Popolo di Montaretto il 26 maggio di quest’anno, nel cuore della convention di fantascienza comunist(ic)a che si è tenuta nel Levante ligure (e ne abbiamo dato conto su Vitamine vaganti). E ci siamo riproposte a Stranimondi: Romina Braggion, Francesca Cavallero, Claudia Corso Marcucci, Angelica De Palo, Elisa Franco, Giuliana Misserville, Nicoletta Vallorani, oltre a me che qui scrivo e trasmetto memoria (e a Elena Di Fazio e Silvia Tebaldi, non presenti a Milano ma con noi in pectore): scrittrici, saggiste, illustratrici… Torneremo all’Italcon (la convention di carattere nazionale), al Trieste Science Fiction Festival, il prossimo 1° novembre (arriveremo nella notte di Ognissanti, sui nostri mezzi di trasporto preferiti).

L’idea di un fronte compatto che ci desse visibilità e possibilità di parola (le donne hanno voce, eccome, sta agli uomini saperla ascoltare, ricorda Romina Braggion) era nata lo scorso anno dallo sconforto di vedere ridotto il numero e la percentuale di donne ospiti e relatrici a Stranimondi, sia in dibattiti e conferenze, sia in presentazioni: se nel 2022, su 98 panelist, 65 erano uomini e 33 donne (66,33% vs 33,67%), nel 2023, su complessivi 118, gli uomini erano 81 e le donne 37 (68,64% vs 31,36); in questo 2024 una leggera risalita: 103 relatori e relatrici, in base all’anagrafe 69 uomini (66,99%) e 34 donne (33,01%). Non sfondiamo (il 40% non sarebbe stato male…) ma non molliamo, e, come ha affermato scherzosamente ma non troppo Nicoletta Vallorani, «non vi libererete di noi!».
Soprattutto, gli organizzatori di questa decima edizione di Stranimondi hanno mostrato attenzione nella scelta degli e delle ospiti, tre uomini e tre donne, ovvero Lisa Tuttle (autrice weird statunitense naturalizzata scozzese), Charlotte J. Bright (alias Giulia Bassani, giovanissima romanziera italiana) e la ‘nostra’ Daniela Piegai (ne ricordiamo i dodici Racconti brevissimi, accolti da Vitamine vaganti tra marzo e settembre).
Lisa Tuttle e Daniela Piegai si sono unite come stelle eccentriche alla costellazione delle Fantascientiste (femministe)n, che nel corso della convention ha visto anche l’adesione al gruppo di Giovanna Repetto, penna originale e raffinata nel panorama science fiction italiano.
Ce la facciamo a parlare tutte in cinquanta minuti? Sì, ce la possiamo fare, a dispetto degli stereotipi che ci vogliono conversatrici inarrestabili.
Ecco l’idea del drabble, il testo compiuto di cento parole (non una di meno, non una di più) ora di successo, di cui ci serviamo per fornire al pubblico i nostri consigli di lettura nell’ambito della fantascienza femminista, la più illuminata, a mio parere — se la letteratura (e la fantascienza è tale a pieno titolo) ha come fine di rendere il mondo un posto migliore, ebbene, non può che essere femminista —, tracciando un percorso che abbraccia sessant’anni (gli ultimi) di fantastiche narrazioni. Ecco le nostre scelte (con l’invito a leggere, riflettere, diffondere):
Margaret St. Clair, Il segno della doppia ascia, 1963 (Elisa Franco); Ursula Le Guin, La mano sinistra del buio, 1969 (Giuliana Misserville); Alice Sheldon (nota con lo pseudonimo maschile James Tiptree Jr.), La soluzione ‘screwfly’, 1977 (Nicoletta Vallorani); Marge Piercy, Cybergolem, 1993 (Claudia Corso Marcucci); Ninni Holmqvist, L’unità, 2006 (Francesca Cavallero); Francesca Fichera, Il suono nudo di K, 2018 (Romina Braggion); Daniela Piegai e Nicoletta Vallorani, Strega di sera bel tempo si spera, 2023 (Laura Coci); Elisa Franco, Dialoghi col serpente, 2024 (Angelica De Palo).

Ha commosso non soltanto noi l’affettuoso saluto (quasi un viatico) rivolto alle Fantascientiste (femministe)n da Daniela Piegai, giunta in giornata dalla sua Cortona, lei che già nel 1991 scriveva: «La fantascienza mi è sempre piaciuta: è una letteratura totalmente libera, aperta a tutte le possibilità». Daniela sarebbe stata poi protagonista del panel successivo, a lei dedicato, di presentazione del romanzo visionario Le fortezze dell’alba, quinta uscita di questa grande della fantascienza italiana, e non solo, per l’editore Delos Digital. E Piegai è anche vincitrice della prima edizione del Premio Porco Rosso, i cui racconti finalisti sono confluiti nel volume Meglio porco che fascista! (omaggio al grande Hayao Miyazaki), prima uscita della collana ‘Fantascienza Resistente’ (per una fantascienza antifascista, comunitaria, femminista). Per inciso: degli otto testi finalisti quattro sono scritti da uomini (Giuliano Cannoletta, Roberto ‘Robiz’ Pastene, Mario Pesce, Mariano Rampini) e quattro da donne (Elisa Franco, Daniela Piegai, Silvia Tebaldi, Vanessa West).
A chiudere il panel, Lisa Tuttle, non solo narratrice di valore, ma, allora poco più che trentenne, autrice di una Encyclopedia of Feminism edita negli Stati Uniti (1986) e in Gran Bretagna (1987), nella quale, alla voce ‘science fiction’, si legge: «Nonostante la sua storia dominata dagli uomini, la fantascienza offre un potenziale unico per le scrittrici e per le lettrici femministe. Come ha sottolineato Joanna Russ, le scrittrici, di norma, sono svantaggiate, perché non sono molte le possibilità di narrazioni con donne protagoniste. Questo non è il caso della fantascienza, che non si occupa dell’elaborazione di ruoli specificamente maschili o femminili, ma piuttosto dell’adattabilità umana al cambiamento, e che, in teoria, non è vincolata dalla cultura: ecco, allora, che l’eroe di qualsiasi storia di fantascienza può essere tanto una donna quanto un uomo, o persino un ermafrodito non umano. A differenza dei romanzi realistici contemporanei, che sono limitati nella scelta dei caratteri, la fantascienza può offrire l’immagine di donne forti e attive e può fornire esempi di una vasta varietà di stili di vita e di opzioni che possiamo poi perseguire nel nostro mondo». Ancora, riguardo al rapporto tra femminismo e fantascienza, nel corso del suo contributo (in lingua inglese, ne è stata proiettata la traduzione in simultanea) Tuttle ha affermato, tra l’altro, che «ciò che si legge può avere peso su ciò che si pensa, e non mancano ragioni per ritenere che il femminismo abbia particolare affinità con la fantascienza. Anche se non le spingono all’azione, le storie che le persone leggono possono influenzare la percezione del mondo in cui vivono, persino cambiare il loro pensiero su cose che in precedenza accettavano senza porsi domande».

Ma davvero fantascienza e femminismo condividono lo stesso orizzonte? La risposta è sì, per quanto ciascuna di noi la declini con modalità in varia misura differenti. Eccole.
Elisa Franco (scrittrice). «Secondo me, femminismo e fantascienza sono quasi sinonimi: non puoi avere l’una senza l’altra. Perché la fantascienza è proprio la capacità di reinventare, di ribaltare i rapporti che ci sono nel nostro mondo, di rimettere tutto su un piano di parità per poter ricominciare daccapo. E il femminismo vorrei che fosse la stessa cosa: mettere tutto sullo stesso piano per ripartire in maniera più equa. Questo è quello che scrivo nella mia narrativa fantastica, ma questo è quello che vorrei accadesse anche nella vita reale.
Un’altra cosa: poiché la speranza non ha luogo nella realtà attuale, fantascienza e femminismo sono considerate da molti due parolacce e vorrei tanto che questa idea fosse estirpata, per il femminismo, ma anche per la fantascienza, perché così la gente leggerebbe meglio!».
Angelica De Palo (scrittrice e saggista). «Fantascienza e femminismo? Un entanglement. Un intreccio attraverso lo spazio e il tempo, di quelle cose impreviste, inaspettate, che però ci sono».
Romina Braggion (scrittrice). «La connessione tra la fantascienza e i femminismi si esplica attraverso lo slogan “Il personale è politico”. Lo slogan diventa concetto quando innesta la consapevolezza che le difficoltà di una persona minorizzata non sono individuali bensì collettive, in quanto strutturate all’interno di un sistema di sfruttamento. Le autrici di fantascienza femminista sono strettamente collegate le une alle altre tramite i nodi di una rete comunitaria, da cui dipartono percorsi individuali, ma che convergono nell’obiettivo comune di liberarsi dalle oppressioni.
La fantascienza femminista è un attivismo di presidio, ribellione e immaginazione di un mondo migliore (e qui esce la mia anima solarpunk) per tutte le soggettività identificate come donne e, sono davvero convinta di aggiungere, per qualsiasi persona o entità non-umana. È un attivismo che necessita studio e interiorizzazione prima di essere agito, e conoscere i percorsi di chi ci ha precedute è fondamentale.
Se, come dice Gianni Rodari, “La cosa più difficile è liberare gli schiavi che si credono liberi”, è però certa l’esistenza di zone cuscinetto in cui la consapevolezza della propria oppressione è attutita, ed è proprio lì che più forte deve essere l’azione della fantascienza femminista».
Francesca Cavallero (scrittrice). «Quello tra fantascienza e femminismo è un rapporto complesso, stratificato, a volte disorganico, ma proprio dalla disorganicità, secondo me, trae la propria forza».

Claudia Corso Marcucci (illustratrice). «Il femminismo della differenza parla di ordine simbolico: siamo in un ordine simbolico maschile patriarcale che il femminismo dovrebbe cambiare, reinventando da zero un nuovo modo di vivere. Questo si fa con tante cose: tra le altre, con le narrazioni, le storie, le parole… Del resto, una delle pietre miliari del femminismo è stata l’autocoscienza… Penso che la fantascienza femminista, che esiste ed è viva insieme a noi, sia un tentativo di cambiamento di ordine simbolico: questo è per me il rapporto tra fantascienza e femminismo».
Giovanna Repetto (scrittrice). «Un rapporto dal punto di vista letterario tra fantascienza e femminismo c’è, nel senso che la fantascienza aiuta a capovolgere la realtà, a vederla da un punto di vista diverso, e anche il punto di vista delle donne è diverso da quello ufficiale e codificato nei secoli dalla civiltà maschile. In questo senso, non c’è niente di più femminista della fantascienza: anche se molta parte è stata scritta da uomini che vi hanno cristallizzato i loro schemi maschilisti, la fantascienza ha tutta la potenzialità sovversiva che può essere una risorsa del femminismo».
Nicoletta Vallorani (scrittrice, saggista, docente). «Il rapporto tra fantascienza e femminismo è lo stesso che esiste tra fantascienza e reale: siccome è necessario affrontare alcune battaglie sociali, per non dire addirittura politiche, io credo che la fantascienza debba farlo, poiché è necessario farlo, e che quello attuale sia, da questo punto di vista, un momento magico, perché ci sono tante donne combattive che stanno tirando fuori temi fondamentali, non solo per le donne stesse, ma per tutti noi».
Giuliana Misserville (saggista). «La cosa che mi viene da dire è che la relazione tra femminismo e fantascienza ha dato vita a tanti capolavori. L’augurio è che anche adesso, anche in Italia, la relazione tra femminismo e fantascienza porti alla pubblicazione di tanti testi, tutti da discutere, di buona qualità, che fuoriescano dalla bolla della fantascienza, che a volte è un po’ chiusa in sé stessa, e che navighino nel mondo della letteratura».
E sia questo il nostro augurio: che i bei libri di fantascienza femminista si avventurino nel mondo, nei mondi, e li rendano posti migliori.
In copertina: Milano, Stranimondi, 12 ottobre 2024. Il tavolo delle Fantascientiste (femministe)n, da sinistra: Lisa Tuttle (ospite), Angelica De Palo, Romina Braggion, Laura Coci, Francesca Cavallero, Claudia Corso Marcucci, Nicoletta Vallorani, Giuliana Misserville, Angelica De Palo. Fermo immagine a conclusione della lettura del divertente drabble di Angelica De Palo (ripresa video di Roberto Del Piano, https://youtu.be/MIsUm3b2wkc?si=2iMU_-9sMZJcPvkK).
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Articolo di Laura Coci

Fino a metà della vita è stata filologa e studiosa del romanzo del Seicento veneziano. Negli anni della lunga guerra balcanica, ha promosso azioni di sostegno alla società civile e di accoglienza di rifugiati e minori. Dopo aver insegnato letteratura italiana e storia nei licei, è ora presidente dell’Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea.
