Editoriale. Parole, parole, parole

Carissime lettrici e carissimi lettori,
brutte parole, brutti pensieri. Bruttissimi esempi di non democrazia. Rimandi con significanti a significati fuori logica, disumani. È la volgarità a regnare sovrana, in una politica che così non si era mai palesata. O ricordiamo male?!
Stranieri, omosessuali, rom, giudici: non si fa differenza. Si offende, senza pensare o …. pensando troppo. Allora troppo fa male: come Paese, come immagine da dare fuori, in Europa e altrove.
Come può un Ministro e Vicepremier (da scrivere maiuscolo per dovere d’ufficio, ma pericolosamente in bilico di comportamento all’altezza del ruolo acquisito) rischiare di cadere nel ridicolo, ma soprattutto nella malvagità commentando una morte, di chiunque sia, con un «Non ci mancherà» o che si rivolga a immigrati sofferenti venuti dal mare (per passare di nuovo e di nuovo ancora al mare) chiamandoli «cani e porci»? Come può dire, ma aggiungerei addirittura pensare, che i giudici (seppure una parte) appartengano, per comportamento, ai Centri sociali, chiaramente di sinistra?! Per non parlare del triste e amaro sospetto sulle persone (tutti maschi, del Bangladesh ed egiziani ritornati sulle coste pugliesi) che una volta tra noi potrebbero ipoteticamente (!) cominciare a stuprare (siamo sempre lì!) e commettere reati di ogni sorta, in un macabro balletto di processo alle intenzioni. Non è questo un modo corretto ed efficiente di risolvere i problemi sociali. I Palazzi del Governo non possono esprimersi con chiacchiere da bar, seppure queste ultime possano essere considerate come ammissibili, plausibili e umanamente giuste.
Tristemente (ancora è da usare questo termine) un articolo su un quotidiano di questi giorni scrive sul linguaggio della politica, su certe forzature fuori logica di istigazione, da parte di un’altra Ministra, quella della Famiglia e delle Pari opportunità (!) alla delazione che dovrebbe operare chi lavora nella sanità pubblica, sempre più in pericolo e a rischio di diventare solo privata , riguardo ai bambini e bambine nate con il cosiddetto utero in affitto: «Se la politica si presenta con un linguaggio violento — si legge nell’articolo —, con l’unico progetto di moltiplicare i reati, pronta a considerare l’altro da sé come un nemico, non potrà fare altro che sabotarsi da sola, produrre le condizioni per la propria sconfitta e la sconfitta della democrazia. E spero che sabotare la democrazia non sia obiettivo di nessuno. Trasformare la convivenza civile in uno stato di polizia, incrudelire le pene non ha mai prodotto nessun risultato. Lo sappiamo tutti, ma è gratis e per niente faticoso. E quindi a scarsità di coraggio, di energia per mettere in discussione la famosa egemonia culturale producendo modelli alternativi — compreso quello in cui i figli si fanno come vuole lo Stato, l’aborto non è consentito e la famiglia è quella con genitori di sesso diverso, cioè lo stato che vorrebbe Roccella e che, incidentalmente — somiglia moltissimo alla Repubblica di Gilead, dove vivono le ancelle di Margaret Atwood — corrisponde abbondanza di nuovi crimini e sempre più fantasiose punizioni. E allora denunciamo, insultiamo, escludiamo… Anzi, che ne direbbe la ministra se ai bambini nati con la surrogata imponessimo una tutina con ricamata sopra una bella S, una bella S scarlatta come quella ricamata sull’abito di Hester Prynne, la protagonista del romanzo di Nathaniel Hawthorne? Non sarebbe più semplice così, che non costringere i poveri medici a trasformarsi in spie della distopia totalitaria che sembra avere in mente?». Non è così inverosimile. Il reato classificato come universale è anticostituzionale per tanti versi. Entra nelle decisioni e nelle scelte della donna. Ricalca, una definizione così enorme e sconfinata, le opposizioni recenti contro la Legge 194, quella sull’aborto. Tina Anselmi, democristiana e cattolica, come Ministra della Sanità accettò il verdetto uscito dal referendum e impose al suo ministero e al Governo di accettarlo come frutto della volontà popolare. Al di là delle convinzioni personali come donna e credente.
Continuiamo a guardare al linguaggio fuori luogo e rispetto della politica. Era il 2017 quando sempre lo stesso Ministro, oggi delle infrastrutture, parlava di clandestini usurpatori per lui difesi dal Presidente Mattarella con un parallelismo con l’emigrazione italiana che pure ha sofferto tanto. O quando ha proposto di distribuire “sacchetti di noccioline” agli immigrati prima di essere rimessi in mare e rimpatriati. L’attuale Vicepremier ha parlato anche di bruciare i campi rom e affermato, senza esitazione, che i figli di coppie gay partivano da un gradino più basso, «partono da un handicap»!
«Cari omosessuali normali non siete, fatevene una ragione». Questo lo dice, anzi lo scrive, un altro personaggio che è stato mandato in Unione Europea e dall’Unione Europea prende uno stipendio per il suo operato. Il generale Vannacci non teme di parlare in questo modo, di offendere atlete che vincono con il cuore medaglie a nome dell’Italia, della “nostra” Italia, di tutte e tutti noi, di stabilire che vuol dire avere “tratti italiani”, decidere ciò che è “normale” e quello che non lo è. In Ue, nel Parlamento europeo dove è stata eletta una donna che è stata in carcere per tanti mesi in Ungheria, portata in tribunale con i lacci ai piedi e ai polsi, con una modalità ritenuta crudele per qualsiasi essere vivente. Ma il sovranista presidente dell’Ungheria propone per Ilaria Salis l’abolizione dell’immunità parlamentare per poterla processare di nuovo. Salis al processo dice di non sottrarsi, ma auspica un processo umano e regolare e fuori dall’Ungheria in cui è stata trattata senza umanità.
L’Ue ha reputato l’Italia un paese non esente dal razzismo. «In Italia — scrivono — ci sono numerosi resoconti di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine che prendono di mira in particolare i rom e le persone di origine africana (…) Si tratta di una forma di potenziale razzismo istituzionale». La Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri) del Consiglio d’Europa mette sul banco degli imputati il Governo e le sue forze di Polizia. Un appunto che però si è trasformato in un uragano. La premier Giorgia Meloni ha attaccato per prima, appena letti i primi titoli sui siti. «Le nostre forze dell’ordine — ha detto — meritano rispetto, non simili ingiurie». Salvini ha rincarato la dose cadendo di nuovo nell’insulto becero e da chiacchiera da bar: «L’Ecri è un ente inutile pagato anche con le tasse dei cittadini italiani. Se a questi signori piacciono tanto Rom e clandestini, se li portino tutti in casa loro a Strasburgo».
La parola. Così studiata dai filosofi del linguaggio, così sviscerata nella sua essenza da intellettuali come Ferdinande de Saussurre, autore di quel famoso Corso di linguistica generale che studia la parole e la langue, il significante e il significato, o il geniale Ludwig Wittgenstein, per non parlare di Lewis Carroll di Alice nel paese delle meraviglie (grande trattato sull’uso delle parole) e del pensiero dell’indimenticabile Tullio De Mauro che tanto ci ha insegnato sulla Lingua. «La parola (dal greco παραβολή parabolè, attraverso il latino parabŏla, poi alterato in paràula nel volgare) è l’espressione orale o scritta «informazione o concetto, ovvero la rappresentazione di un’idea svolta a mezzo e nel presupposto di un riferimento convenzionale. In morfologia la parola è definita come un elemento linguistico costituito da un morfema libero o da una sequenza di morfemi legati. In sintassi si fa riferimento alla parola come a un’entità della frase associata a una determinata parte del discorso. Elemento basilare della comunicazione verbale, la parola assume in questa il ruolo di unità minima di trasmissione ed espressione dei concetti e come tale è stata anche definita monade logica, sebbene siano state mosse obiezioni a questa visione atomistica, soprattutto per effetto dei numerosi esperimenti di manipolazione verbale prodotti particolarmente nell’arte o in usi strumentali speciali della comunicazione» (Wikipedia). Non abusiamone, è potenza.
Primo Levi ci dona la consolazione di questo numero. Una poesia piena di parole vere, dedicate all’anima.

Agli amici

Cari amici, qui dico amici
Nel senso vasto della parola:
Moglie, sorella, sodali, parenti,
Compagne e compagni di scuola,
Persone viste una volta sola
O praticate per tutta la vita:
Purché fra noi, per almeno un momento,
Sia stato teso un segmento,
Una corda ben definita.
Dico per voi, compagni d’un cammino
Folto, non privo di fatica,
E per voi pure, che avete perduto
L’anima, l’animo, la voglia di vita.
O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu
Che mi leggi: ricorda il tempo
Prima che s’indurisse la cera,
Quando ognuno era come un sigillo.
Di noi ciascuno reca l’impronta
Dell’amico incontrato per via;
In ognuno la traccia di ognuno.
Per il bene od il male
In saggezza o in follia
Ognuno stampato da ognuno.

Ora che il tempo urge da presso,
Che le imprese sono finite,
A voi tutti l’augurio sommesso
Che l’autunno sia lungo e mite.

Primo Levi

Buona lettura a tutte e a tutti

Il suicidio di Leonardo, il quindicenne adolescente di Senigallia, avvenuto due settimane fa, ha scosso profondamente l’opinione pubblica e ha dimostrato la forza e la violenza degli stereotipi, che provocano costi sociali altissimi. Per ridurli, scrive l’autrice di Identità fragili, «non basta potenziare l’empowerment delle donne, pur necessario per cancellare il modello antico della sottomissione; bisogna decostruire pazientemente l’immagine parallela della virilità, additandone non solo l’ingiustizia ma il prezzo».
Gli stereotipi e i pregiudizi sono alla base di ogni tipo di violenza, anche di quella di cui tratta la relazione Violenza economica: conoscere per proteggersi, su due incontri di formazione che fanno parte di un corso itinerante in diverse città, diretto a rafforzare la cultura giuridico-economica delle donne.  Su Fiabe e stereotipi di genere riflette anche la recensione del libro di Chiara De Carlo: Fiabe nella tradizione popolare: norme e trasgressioni di genere , una lettura vivamente consigliata.
Continuano le nostre serie. Per Calendaria 2024 conosceremo Louise Juliette Talma, pianista e compositrice americana; per “Attiviste e pioniere della carta stampata negli Usa” sarà un piacere leggere la storia e la lotta contro i pregiudizi di Susan B. Anthony, suffragetta impegnata contro il gender pay gap e per i diritti delle donne che scelse di non sposarsi, sia per potersi dedicare pienamente alla causa che per non diventare, se di ceto sociale basso, la governante di un uomo e se di ceto sociale alto, una bambola da salotto. In Vite intrecciate, fili di speranza . Parte settima leggeremo ancora una parte del rapporto Unfpa sui diritti riproduttivi delle donne in alcune parti del mondo. In Costituzione letteraria. Art. 10 approfondiremo il significato della parola “straniero” con l’ausilio di un libro necessario e le parole della letteratura e della poesia. Per “Flash-back”, il nostro Laboratorio di scrittura creativa, avremo un contributo interessante con Ricordi di scuola media negli anni Settanta.
Riparare l’ingiustizia dell’invisibilità che ha caratterizzato le donne è la mission di Toponomastica femminile. La nostra serie “Le grandi assenti” approfondirà la storia di Antonietta Brandeis, mentre per “Le Nobel mancate” potremo leggere il racconto biografico La Principessa delle matematiche e della filosofia su Faustina Pignatelli, seconda donna ad essere eletta membro onorario dell’Accademia delle Scienze di Bologna.
Nel centenario della sua morte ricorderemo Malvina Cavallazzi, la ballerina en travesti. Cambiamo argomento per raccontare Tf al 13° convegno nazionale in Puglia, un’esperienza tra Francavilla Fontana e Mesagne ricca di incontri e relazioni interessanti. Nella Sezione Juvenilia Io sono, lei è. Scrivo di me, leggo di altre, racconto di lei è la descrizione del progetto che ha vinto il primo premio per la scuola primaria nella sezione A — Percorsi — della XI edizione del concorso nazionale “Sulle vie della parità”.
Per chiudere in bellezza questa passeggiata alla scoperta di figure femminili interessanti ecco la nostra ricetta vegana: Riso basmati con zucchine, fiori di zucca e curry, un piatto veloce da preparare che si presta a molte varianti, con l’augurio a tutte e tutti noi di Buon Appetito.

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Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpretiSiamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.

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