Les femmes di Modigliani

Quel plurale va spiegato: “les femmes” di Modigliani infatti sono le sue due amatissime Jeanne: una assai nota, la compagna, una quasi sconosciuta, la figlia. Entrambe sono le protagoniste di una interessante mostra, intitolata proprio Les femmes di Modigliani. Jeanne Modigliani e Jeanne Hébuterne, inaugurata il 5 ottobre e in corso fino al 5 dicembre, presso la Galleria Art Eclektica Meinung in via Mazzini 70 a Pisa, gestita dai due artisti Hector e Lisa Jako.

Modigliani senza leggenda, copertina

Si tratta di un’occasione rara e preziosa per fare la conoscenza con la figlia che dedicò la vita, drammaticamente segnata fino dalla tenera età, a ricostruire la vicenda artistica paterna e a mettere insieme gli oltre 6000 documenti che compongono l’archivio, tuttora conteso.
Pittrice, storica dell’arte, docente alla Sorbona, giornalista ha scritto il libro Modigliani senza leggenda (Vallecchi, 1958) in cui ha messo dei punti fermi sulla biografia del geniale pittore livornese (Vv n.47) e ha sfatato leggende prive di fondamento sulla presunta fama di artista “maledetto”.
Amedeo Modigliani morì per tubercolosi il 24 gennaio 1920 a soli 36 anni. Non è molto noto che Dedo (a Livorno lo chiamano così, non Modì alla francese), anche se morì povero, ebbe un funerale grandioso grazie alle amicizie della comunità artistica di Montparnasse e di Montmartre: riposa nel celebre cimitero parigino di Père Lachaise e la lapide è scritta in italiano.

Parigi, tomba di Modigliani e di Jeanne, foto di Trillian

La giovanissima compagna Jeanne Hébuterne, ventiduenne, incinta di un maschietto, all’ottavo mese di gravidanza, non resse al dolore e si suicidò due giorni dopo; lei ebbe un funerale all’alba, in forma riservata, ma nel 1927 la salma fu ricongiunta a quella dell’uomo per cui aveva sacrificato la vita sua e del figlio mai nato.

Ritratto di Jeanne Hebuterne, Amedeo Modigliani

La piccola Jeanne, nata a Nizza il 29 novembre 1918, aveva solo 14 mesi e fu in seguito adottata da Margherita, sorella di Amedeo e di Emanuele, e dalla nonna paterna, vivendo fra Livorno e Firenze. Si laureò in Lettere, con indirizzo Storia dell’arte, con una tesi su Vincent Van Gogh. Grazie a una borsa di studio continuò ad approfondire gli studi sul pittore, viaggiando fra Olanda e Francia. Con la Seconda guerra mondiale e le persecuzioni contro la comunità ebraica, di cui faceva parte, si trasferì a Parigi, entrando nella Resistenza francese e finendo pure in carcere per gli atti eroici compiuti, come salvare e far espatriare famiglie ebree e falsificare passaporti. Per motivi di cittadinanza, si sposò una prima volta con Mario Levi, uno dei fratelli di Natalia Ginzburg, matrimonio che durò pochissimo; quindi con Valdemar (Valdi) Nechtschein, un ebreo tedesco di origine russa, filosofo e partigiano, da cui ebbe le figlie Anne, nel 1946, e Laure, nel 1951. Sono loro che hanno venduto i dipinti materni a Jean Paul Villain grazie al quale la sua produzione viene via via valorizzata.

Jeanne Modigliani

Si dedicò poi a conoscere e studiare l’attività paterna; fu così che ne scrisse la biografia proprio per delinearne la complessa personalità e far apprezzare al meglio le sue opere innovative e immortali. Dovette riportare la verità, specie dopo il vecchio libro Vita e passione di Amedeo Modigliani e alcuni articoli provocatori del poeta francese André Salmon, infarciti di bugie e falsi miti. Ne citiamo alcuni, segnalati fra l’altro da Chiara Dino nel suo articolo sul Corriere Fiorentino (5-10-2024): «che la famiglia fosse discendente dal filosofo Spinoza e vantasse un ceppo di banchieri; che Amedeo si fosse formato a Parigi (Jeanne dimostrerà che i suoi primi studi a Napoli e poi a Firenze avvengono sulle sculture di Tino di Camaino)». Non era vero che la famiglia provenisse da Lione, non era vero che per l’artista la scultura fosse solo un ripiego, tutt’altro, era il suo grande amore, ma la abbandonò in parte per i seri problemi di salute, non era vero che si fosse avvicinato all’arte nel 1898, ma aveva iniziato almeno due anni prima. Si raccontava che bevesse smodatamente e fumasse hascish, si riferivano episodi presunti senza alcuna prova. Comunque la vera impresa di Jeanne è stata quella di raccogliere l’immensa mole di documenti. Si tratta di un affare miliardario, si parla di 100 milioni di euro, che è la base per procedere correttamente alle attribuzioni e individuare clamorosi errori, come accadde nel 2017 quando in una mostra a Palazzo Ducale a Genova 4 dipinti furono dichiarati falsi.

L’affare Modigliani, copertina

Il problema nasce dal fatto che Modigliani non lasciò un elenco dettagliato dei suoi lavori né la firma depositata, basti sapere che nell’importante libro-inchiesta L’affare Modigliani (Chiarelettere, 2019) di Dania Mondini e Claudio Loiodice vengono censite 337 opere, ma nel mercato dell’arte ne circolano circa milleduecento; una su quattro, dunque, sarebbe un falso. E con prezzi stratosferici (150 e 170 milioni di dollari per due versioni dello stesso quadro, Nu Couche, vendute nel 2015 e 2018). Del resto si ricorderà lo scherzo inscenato nel 1984, nel centenario della nascita, da un gruppetto di giovani che fecero ritrovare delle sculture “alla maniera di Modigliani” in un canale di Livorno: la critica impazzì letteralmente per la straordinaria scoperta, prendendo per buoni quei volti di pietra scolpiti con il trapano elettrico in una cantina!

Nel 1981 Jeanne vide riconosciuti i suoi sforzi perché a Parigi si tenne la mostra fino ad allora più esauriente di Modigliani con circa 250 lavori, fra sculture, dipinti, disegni, guache. Due anni dopo fondò gli Archivi Legali Amedeo Modigliani con sede a Livorno, nella casa natale dell’artista, in via Roma 38. Ma l’archivio ha una storia assai complessa e travagliata, visto il rilievo economico che vi sta dietro; la figlia avrebbe poi trasferito i diritti all’archivista Christian Parisot il quale a sua volta li avrebbe ceduti anni dopo a una mercante d’arte. A Roma esiste pure un Istituto Modigliani che vanterebbe dei diritti su queste carte contese. Nel 2020 è avvenuto un sequestro in Svizzera, a Ginevra, dove erano depositate. Insomma, siamo di fronte a un vero e proprio mistero ancora irrisolto.

Quest’anno si celebra il quarantesimo anniversario della morte di Jeanne, avvenuta il 27 luglio 1984 a Parigi, a causa di una emorragia cerebrale per una caduta, che ha sollevato qualche sospetto visto che l’indomani avrebbe dovuto recarsi a Livorno per procedere ad alcune autenticazioni; quindi il giallo si infittisce. Quello invece che merita piena luce è il suo operato di artista, a cui era già stata dedicata un breve retrospettiva con 21 suoi lavori a Torino, nel luglio scorso.

Jeanne Modigliani. Una petite retrospective, Torino, locandina

Il direttore artistico di Spazio Musa, Francesco Longo, scrive: «Con uno stile che si avvicina all’espressionismo astratto e talvolta alla figurazione, le opere di Jeanne Modigliani riflettono, con totale sincerità e libertà, i più profondi stati d’animo. Da composizioni dinamiche e spontanee a quelle più calme e rasserenanti, Jeanne riusciva a catturare nelle sue opere il suo io più intimo e personale.
La pittura astratta è molto affine agli stati d’animo e racconta di noi stessi; per Jeanne rappresentava un mezzo per esprimere e rappresentare sé stessa attraverso i colori e i collage. Che la vita non le abbia offerto un percorso felice e sereno è risaputo, perciò sulla tela si esprimeva con enigmatica vivacità e colori. Nonostante la notorietà del cognome ereditato, la lettura dei suoi dipinti ci lascia intuire una sua semplice dichiarazione: “Io sono così”».

Astrazione, acrilico, Jeanne Modigliani

Anche a Pisa sono esposti venti suoi dipinti, insieme a due disegni della madre, a dimostrazione di un talento che Jeanne Modigliani ha saputo far emergere in piena libertà e autonomia, utilizzando varie tecniche (olio, collage, disegno, acrilico) e stili diversi, ma trovando una propria via, senza lasciarsi opprimere dall’eredità artistica dei genitori.

In copertina: Composizione, acrilico, Jeanne Modigliani.

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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

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