Ricordando Lucy Maud Montgomery, la creatrice di Anna dai capelli rossi

La celebre scrittrice canadese Lucy Maud Montgomery era nata a Clifton (oggi New London) il 30 novembre 1874, quindi 150 anni fa, e morì a Toronto il 24 aprile 1942, e proprio in questa area geografica sul golfo di San Lorenzo e sull’isola del Principe Edoardo ambientò quasi tutte le sue numerosissime opere.

Casa natale della scrittrice

L’infanzia fu funestata dalla morte prematura della mamma Clara avvenuta quando la piccola non aveva ancora due anni; il padre Hugh John preferì affidarla ai nonni e Lucy crebbe solitaria, ma cominciò presto a coltivare la sua immensa fantasia e i suoi sogni. Completò gli studi primari a Cavendish e per un breve periodo ritornò a vivere con il padre che nel frattempo si era risposato, ma non fu una esperienza felice. Intanto ebbe la soddisfazione di vedere pubblicati i suoi primi lavori: una poesia e un articolo in cui descriveva alcune popolazioni di nativi del luogo, come i Cree e i Piedi neri.

Foto giovanile

Proseguì gli studi per divenire insegnante e intanto amava passeggiare a stretto contatto con l’affascinante e selvaggia natura e i paesaggi incontaminati che forniranno ispirazione per i suoi futuri testi narrativi. In quei momenti, ha scritto nel suo Diario, aveva dei “lampi” che le procuravano grande gioia e la inserivano in un «regno di bellezza ideale».
Per due anni (1895-6) frequentò l’università ad Halifax studiando letteratura. Iniziò così la carriera di docente che le consentiva di dedicare del tempo a ciò che più le premeva: scrivere.
In un decennio, dal 1897 al 1907, pubblicò un centinaio di racconti e lavorò pure come correttrice di bozze in vari quotidiani, mentre assisteva a Cavendish la nonna anziana e malata.

Anne of Green Gables– edizione originale

Nel 1908 uscì il primo romanzo della serie che le diede notorietà in tutto il mondo: Anne of Green Gables, in Italia tradotto solamente nel 1980 con il titolo Anna di Green Gables.
Il termine gables si può tradurre, in senso architettonico, con timpani, frontoni, abbaini, persino tetti spioventi, ma qui si tratta di una vera fattoria del XIX secolo che sorge a Cavendish.
Molti anni dopo fu realizzato un anime prodotto dalla Nippon Animation in 50 episodi diretto e sceneggiato da Isao Takahata, disegnato dal celebre Hayao Miyazaki, trasmesso dalla Fuji Tv dal gennaio 1979 e intitolato Anna dai capelli rossi. Arrivò presto in Italia e il successo fu enorme, grazie anche alla canzone della sigla assai orecchiabile (di Albertelli-Tempera), così il romanzo, inizialmente destinato a un vasto pubblico, divenne una lettura rivolta soprattutto alla gioventù e prese il titolo che oggi conosciamo.

Anna dai capelli rossi

Nel 1985 fu prodotta una miniserie televisiva canadese, per la regia di Kevin Sullivan, ma negli anni erano stati girati pure due lungometraggi, uno nel 1919, l’altro nel 1934, mentre tre film furono realizzati appositamente per la televisione canadese nel 2016. Nel 1998 è nato persino un adattamento manga e nel 2013 è uscito un fumetto tutto italiano, tanto per citare gli esempi più significativi e per comprendere la durata nel tempo del bel personaggio. Ecco in sintesi la vicenda del romanzo, che spesso riecheggia le reali esperienze giovanili della scrittrice e riprende l’ambientazione dei luoghi amati. Siamo alla fine del XIX secolo, in Nuova Scozia; la protagonista, Anna, rimane orfana e viene affidata a una famiglia povera. Passa poi a un’altra famiglia assai misera con ben 8 bambini e bambine da accudire, cosa che Anna sa fare bene, pur essendo lei stessa una ragazzina di 11 anni. Finisce quindi in orfanotrofio, ma per fortuna viene accolta in una fattoria da una coppia di anziani fratelli: Matthew e Marilla, inizialmente un po’ burberi, ma in seguito sempre più affettuosi e amorevoli. Riesce con immensa volontà a studiare con tenacia, diventando molto brava e arrivando alle soglie dell’università, a cui dovrà rinunciare suo malgrado per rendersi davvero utile e star vicino alla cara Marilla, rimasta sola.

La novità qual era? Che finalmente la protagonista, simpatica, coraggiosa, determinata, fosse una bambina dallo spirito ribelle e poi una ragazza intelligente, dall’animo gentile, amante della natura, capace di sacrificare le sue ambizioni per accudire colei che le aveva fatto da mamma, ma senza piangersi addosso, anzi, trovando nuovi stimoli per la propria esistenza. Al fortunato volume iniziale faranno seguito gli altri sette della saga in cui Anna vive nuove avventure e cresce, anche se non viene seguito rigorosamente l’ordine cronologico: Anne of Avonlea (L’età meravigliosa, 1909), Chronicles of Avonlea (Cronache di Avonlea, 1912), Anne of the Island (Il baule dei sogni, 1915), Anne’s House of Dreams (La baia della felicità, 1917), Rainbow Valley (La valle dell’arcobaleno, 1919), Further Chronicles of Avonlea (1920), Rilla of Ingleside (Rilla di Ingleside, 1921).

Nel 2008 la scrittrice canadese Budge Wilson, autorizzata dagli eredi, ha pubblicato un prologo all’intera storia: Sorridi, piccola Anna dai capelli rossi. Nel 1911 Lucy sposò un ministro della chiesa presbiteriana, Ewen Macdonald, con cui si trasferì in Ontario; dal matrimonio nacquero tre figli maschi.

Leaskdale, Ontario, abitazione dal 1911 al 1926

Il viaggio di nozze in Inghilterra e Scozia portò alla prolifica autrice nuove idee per le sue opere e nuovi spunti grazie ai paesaggi attraversati e alle leggende che aveva appreso con interesse. Da dire comunque che non voleva essere idealizzata dall’editore e dal suo pubblico, si riteneva infatti una scrittrice part-time, che alla narrativa alternava i ruoli di insegnante, moglie e madre in un contesto poco accogliente; da buona cristiana, cercava di far funzionare il matrimonio con un compagno del tutto disinteressato alla letteratura, divenuta per lei uno sfogo, un’ancora di salvezza, una fuga dalla banale realtà.

Durante la Prima guerra mondiale assunse una chiara posizione a favore dello sforzo bellico contro l’Impero Austro-Ungarico specie dopo l’aggressione al Belgio, pubblicando articoli e un saggio in cui rivendicò il ruolo essenziale delle donne e chiese esplicitamente il suffragio femminile. Il dopoguerra non fu comunque facile perché Lucy fu colpita dalla cosiddetta influenza spagnola e stette molto male, ma sopravvisse, a differenza di milioni di persone; la sua salute mentale ne risentì, alternando periodi di depressione e di grande malinconia accompagnati da forti emicranie durante i quali arrivò a pensare al divorzio, allora non ammesso dalla legge canadese, visto che il marito per lei era fonte di preoccupazione e non le era di alcun conforto nell’esistenza quotidiana e nell’educazione dei figli. Era un uomo dalla mentalità “medievale”: «Una donna è una cosa di nessuna importanza dal punto di vista intellettuale ― il giocattolo e servitore dell’uomo ― e non potrebbe fare nulla che meriterebbe un vero tributo», scrive nel Diario.

Le difficoltà in seno alla vita familiare portarono un cambiamento anche nella produzione letteraria visto che Montgomery creò nuovi personaggi meno ottimisti e meno vitali rispetto ad Anna, più cupi e funestati da crisi e incubi ricorrenti, e inserì talvolta nelle storie la curiosa figura di un “pifferaio” (the Piper), che si trasforma gradualmente da simpatico suonatore di cornamusa a trascinatore di fanciulle/i come il celebre protagonista della leggenda di Hamelin. Nel 1935 la famiglia si trasferì a Toronto, dopo il pensionamento del marito, e nello stesso anno la scrittrice ricevette da re Giorgio V l’onorificenza dell’Ordine dell’Impero britannico.

La scrittrice nel 1935

Intanto le cure contro i malesseri e la depressione si facevano sempre più forti, ma Lucy continuava strenuamente a scrivere; riprese così in mano dopo tanti anni le vicende di Anna con due nuovi libri: La casa dei salici al vento (Anne of Windy Poplars, 1936) e La grande casa (Anne of Ingleside, 1939).
Gli eventi internazionali precipitarono con l’avvento della Seconda guerra mondiale, un “inferno” per Lucy terrorizzata all’idea di veder partire i figli per il fronte, mentre anche il marito era sempre più sprofondato nella depressione, tenuta praticamente nascosta per lungo tempo. Le ultime parole scritte nel suo Diario, il 23 marzo 1942, fanno comprendere in quale stato d’animo si trovasse la donna: «Da allora la mia vita è stata un inferno, inferno, inferno. La mia mente è andata ― tutto nel mondo per cui ho vissuto è andato ― il mondo è impazzito. Sarò costretta a porre fine alla mia vita. Oh Dio, perdonami. Nessuno immagina quale sia la mia orribile situazione».

In quell’ultimo anno di vita Montgomery concluse le vicende di Anna con un libro (The Blythes are Quoted) comprendente racconti, vignette, poesie che tuttavia non fu pubblicato, ma più volte in seguito abbreviato e rimaneggiato; in forma integrale uscì solo nel 2009. Durante la sua operosa attività la scrittrice realizzò altre serie di romanzi: i tre di Emily della Luna Nuova, i due della “ragazza delle storie”, i due di Pat, inoltre diversi romanzi indipendenti, l’interessante autobiografia (Il sentiero alpino. La storia della mia carriera) pubblicata nel 1917, e cinque volumi di racconti, per lo più sconosciuti in Italia.

Il 24 aprile 1942 Lucy fu trovata morta nel suo letto, sembra per trombosi coronarica, anche se vi furono sospetti che avesse ingerito una grossa dose di farmaci antidepressivi, stremata dalla situazione familiare e dalle proprie sofferenze interiori. Fu sepolta a Cavendish nella tomba di famiglia.

Lucy Maud Montgomery nella tomba di famiglia

Un centro di studi a suo nome si trova all’università dell’isola del Principe Edoardo e l’abitazione in cui risiedette dal 1911 al 1926, in Ontario, è diventata Sito Storico Nazionale del Canada dal 1996.

«Anne of Green Gables is the most moving and delightful child in literature since the immortal Alice», parole di Mark Twain. Cosa aggiungere di più e di meglio?

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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

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