Nina Agadžanova-Šutko, sceneggiatrice politica della rivoluzione

Duemiladuecentoventisei chilometri la dividono da San Pietroburgo.
A Ekaterinburg, Nina stringe con una mano una tazza di tè caldo mentre, con l’altra, sfoglia l’ultima pagina di Il capitale di Karl Marx.
Al piano di sotto, le sue sorelle, Elena e Maria, siedono composte davanti alla stufa, aspettando in silenzio il ritorno dello zio. Pochi minuti e l’uomo fa il suo ingresso nella sala: come ogni giorno, si toglie il cappello e la giacca e, dopo essersi sfregato le mani fredde davanti al fuoco, si siede al capo della tavola e inizia a contare i rubli guadagnati in bottega.
È il 22 gennaio del 1905. Nella Piazza del Palazzo d’Inverno il generale Vasil’čikov ha appena ordinato al reggimento Preobraženskij di aprire il fuoco sulla folla: uomini e donne cadono come mille tasselli di un domino; pozze di sangue macchiano la neve bianca. Sotto un cumulo di cadaveri, una donna esala l’ultimo respiro mentre Nina, a chilometri di distanza, legge l’ultima riga del suo libro.
Nei giorni a seguire la notizia del massacro giunge fino al fiume Kuban’. Motivi e ragioni di quel tragico epilogo si insinuano nella coscienza della ragazza che, affascinata dalla teoria marxista e dai suoi princìpi, diventa, da quel momento, protagonista dei moti rivoluzionari del tempo.

A soli diciassette anni, Nina Agadžanova-Šutko risulta tra gli organizzatori/organizzatrici del circolo illegale l’Unione dei propagandisti liberi, movimento studentesco che la porta a fare propaganda tra lavoratori e lavoratrici del mulino Ershov e della fabbrica di mattoni locale. Scoperta dai genitori dei/delle sue compagne di classe, la ragazza viene espulsa dalla palestra della scuola ed è costretta a trasferirsi a Voronezh dove, indomita, continua la sua attività clandestina: «Durante la mia permanenza a Voronezh ho preso parte all’organizzazione delle comparse operaie, alla produzione e alla distribuzione di volantini illegali del gruppo bolscevico del Comitato locale». Per il suo impegno politico, Nina verrà punita ancora una volta.
«Una studente della palestra femminile Stepantsevskaya Agadzhanova… dopo aver raccolto varie idee stupide e altre sciocchezze rivoluzionarie da compagni come lei, ha cercato di diffonderle tra i nostri studenti… distribuendo proclami… libri proibiti, “agitazione orale”, ecc.», è quanto si legge in una denuncia anonima per la quale la ragazza verrà accusata di attività “dannose”, sottoposta a sorveglianza e, inizialmente, le sarà impedito di sostenere gli esami finali.

Tornata nella città natale nel 1909, Nina inizia a lavorare come accompagnatrice musicale presso il cinema di proprietà dei fratelli Bommer. «L’audizione si è svolta proprio durante la proiezione del film. Ho ascoltato, molti suonavano bene, ma la loro musica e il film non formavano un’unità completa. E ho guardato attentamente lo schermo, ho seguito lo sviluppo dell’azione, ho cercato di prevedere cosa sarebbe successo dopo, improvvisato. Sono stata accettata».
Pochi giorni dopo la morte di Lev Nikolaevich Tolstoj (20 novembre 1910), a Mosca, dove la ragazza si trasferisce nello stesso anno, le organizzazioni studentesche socialdemocratiche organizzano una grande manifestazione contro lo Zar per aver definito criminali le attività dello scrittore e filosofo. «Nina camminava nella prima colonna. I manifestanti si sono spostati lungo la Tverskaya verso la Piazza Rossa. In Kamergersky Lane (ora passaggio del Teatro d’Arte), catene di gendarmi bloccavano loro la strada. Gli studenti non si sono fermati. […] Il poliziotto ha colpito con forza Nina e l’ha lanciata verso il cancello di casa. Il sangue scorreva da un’abrasione sulla fronte e dal suo occhio gonfio e chiuso. Ma la rabbia ha soffocato il dolore. Gli studenti hanno gridato slogan. I gendarmi hanno piovuto colpi a destra e a manca, poi hanno cominciato ad afferrare i manifestanti. I detenuti sono stati inviati alla stazione di polizia di Pyatnitskaya. Questo è stato il suo primo arresto. Dopo il processo, un mese di prigione». Seguiranno altri sei arresti, cinque pene detentive e due esili, uno a Veliky Ustyug e l’altro a Ust-Sysolsk (attuale Syktyvkar), in occasione dei quali conosce il futuro marito, Kirill Ivanovich Shutko, e la sorella di Lenin, Maria Ilyinichna, grazie alla quale assume il ruolo di segretaria esecutiva di Rabotnitsa, periodico dedicato alle lavoratrici e prima rivista socialista diretta da donne.

Rabotnitsa, 1923

È una notte del luglio 1914 quando i gendarmi piombano nell’appartamento di San Pietroburgo di “Butterlfy”, così come veniva soprannominata nei rapporti delle spie della città. Nonostante l’ordine di espulsione che ne segue, la donna, ormai venticinquenne, continua a vivere e a lavorare clandestinamente nella capitale, sotto il nome di Irina Vasilievna Vasilyeva.
Dopo i moti rivoluzionari del 1917, durante i quali si occupa di preparare i soldati del partito bolscevico di Vyborg e contribuisce a liberare i prigionieri di Krestov, Nina verrà nominata direttrice del Commissariato popolare degli affari esteri e continuerà a operare come spia bolscevica nei territori controllati dall’Armata Bianca. Nel 1924, quando si ritira dalla scena politica, Agadžanova inizia la sua carriera come sceneggiatrice, montatrice e capo del dipartimento di sceneggiatura presso lo studio cinematografico Mezhrabpomfilm. Il primo progetto di cui si occupa è Behind White Lines di Boris Chaikovskii.
L’anno successivo, in occasione del ventesimo anniversario della Rivoluzione Russa del 1905, la commissione del Comitato Centrale del Partito Comunista dei Bolscevichi decide di realizzare un lungometraggio commemorativo, affidando alla “bolscevica d’acciaio”, come viene definita nell’ambiente cinematografico, il compito di redigere la sinossi della sceneggiatura nota con il titolo di The Year 1905.

Estratto della sceneggiatura The Year 1905

La produzione avrebbe dovuto mettere in scena tutti gli eventi della Rivoluzione ma il regista della pellicola, Sergei Eisenstein, decide di limitarla alla sola rappresentazione dell’ammutinamento della corazzata Potëmkin a Odessa. «Nina Ferdinandovna conosceva in prima persona la rivoluzione. Il dono letterario di Agadzhanova era così alto che due pagine della grandiosa sceneggiatura da lei scritta si sono rivelate trasformabili in un film. […] In una conversazione con lei, ogni episodio caratteristico della lotta passata è diventato una “realtà” vitale, cessando di essere una linea secca della storia ufficiale o un bocconcino per il genere “poliziesco”… Perché qui la causa della rivoluzione era una questione di casa. Lavoro quotidiano. Ma allo stesso tempo, l’ideale più alto, lo scopo dell’attività di un’intera giovane vita, votata fino alla fine al bene della classe operaia».
Il 21 dicembre del 1925, dopo solo dodici giorni di montaggio, La corazzata Potëmkin venne proiettato al teatro Bol’šoj di Mosca.

Scena del film La corazzata Potëmkin
Scena del film La corazzata Potëmkin

Il film, particolarmente acclamato per l’innovazione delle tecniche drammatiche e dei mezzi espressivi, è stato votato “il più bel film della storia” all’Esposizione universale del 1958 ed è stato inserito in svariate liste relative ai film migliori del XX secolo e della storia cinematografica in generale.
Seguiranno altre quattro produzioni: Krasnaia Presnaia, Two-Buildi-Two, The Sailor Ivan Gallai e The Deserter, primo film sonoro di Vsevolod Pudovkin.
Richiamata dal Partito, Nina tornerà nel mondo del cinema solo nel 1939, quando diventerà vicecapo del dipartimento di sceneggiatura e caporedattrice dello studio cinematografico Soyuzdetfilm.
Tra il 1945 e il 1952, si dedica poi all’insegnamento, lavorando come docente presso l’Istituto statale di cinematografia di tutta l’Unione (Vgik). Di lei si ricordano anche i racconti Fermata del tram, Chirurghi, 1941 e numerose sceneggiature mai prodotte. 
Agadžanova muore a Mosca nel 1974, all’età di ottantacinque anni. Il suo nome, nella versione armena (Nuna) e in quella russa (Nina), significa messaggera, portatrice di notizie ma anche rara e preziosa. Nina Agadžanova-Šutko porta così inscritto in sé, fin dalla nascita, quello che sarà per tutta la vita e oltre: una donna che ha raccontato e continuerà a tramandare, tramite ciò che di lei resta, la memoria di quanto è stato, della rivoluzione e della lotta per la giustizia… una donna dal valore inestimabile.

Fonti:
https://www.politpros.com/journal/read/?ID=4266&journal=168
https://www.armmuseum.ru/news-blog/agadjanova
https://it.wikipedia.org/wiki/La_corazzata_Pot%C3%ABmkin
https://krasnodar-news.net/society/2017/08/31/147949.html
https://wfpp.columbia.edu/pioneer/nina-agadzhanova-shutko/

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Articolo di Sveva Fattori

Diplomata al liceo linguistico sperimentale, dopo aver vissuto mesi in Spagna, ha proseguito gli studi laureandosi in Lettere moderne presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza con una tesi dal titolo La violenza contro le donne come lesione dei diritti umani. Attualmente frequenta, presso la stessa Università, il corso di laurea magistrale Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione.

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