Prenditi le tue responsabilità

Immaginate: nel pieno di un viaggio interstellare la vostra astronave cargo impatta contro un asteroide. Con limitate quantità di cibo e ossigeno da condividere con altre quattro persone, una delle quali è un ferito in condizioni disperate, il vostro obiettivo è sopravvivere fino all’arrivo dei soccorsi e impedire che i membri dell’equipaggio cedano alla disperazione. Questa tremenda premessa è alla base di Mouthwashing, videogioco horror psicologico prodotto dalla software house Wrong Organ uscito il 26 settembre di quest’anno sulle principali piattaforme. Un’avventura in prima persona completabile nel giro di poche ore e che è già considerata un vero e proprio cult del suo genere.

In Mouthwashing chi gioca veste i panni di due personaggi: il capitano Curly, che è interpretato nei flashback e nel presente è un ferito grave, immobilizzato su un lettino a seguito dell’esplosione; e Jimmy, il co-capitano autoproclamatosi capitano a seguito dell’incidente che ha reso Curly inabile, un personaggio dai molteplici lati oscuri la cui salute mentale va deteriorandosi. Oltre a loro due, sono presenti altri tre personaggi: Anya, infermiera e medica di bordo che si prende cura di Curly dandogli gli antidolorifici, presenti in quantità sempre più scarse; Daisuke, un ragazzo gioviale ma inesperto che è stato portato sull’astronave grazie a una raccomandazione della madre all’ultimo minuto; e infine Swansea, il burbero meccanico di bordo. I cinque sono dipendenti della Pony Express, una compagnia interstellare proprietaria della Tulpar su cui i nostri cinque protagonisti stanno viaggiando per una non meglio specificata consegna. Alternando fra passato — quando si interpreta Curly — e presente — quando si interpreta Jimmy — la trama del videogioco si dipana in modo inesorabile.

Il momento in cui Anya dice a Curly della gravidanza

Si scopre che Jimmy ha stuprato Anya, probabilmente più di una volta; che Anya si è confidata con Curly il quale, invece di prendere provvedimenti, ha deciso di temporeggiare per mantenere la “pace” a bordo; che Anya a un certo punto rimane incinta e in preda alla disperazione cerca di rubare la pistola in dotazione al capitano, contenuta in una piccola valigetta il cui codice di accesso è in mano solo a Curly, che è anche colui che la fa desistere dall’usarla; che quando viene a sapere della gravidanza la prima reazione di Curly è andare a cercare Jimmy e rassicurarlo che andrà tutto bene e che affronteranno la questione insieme. Jimmy, intanto, in preda alla gelosia verso Curly, alla paura delle conseguenze per quanto fatto ad Anya, e all’ira per il licenziamento imminente da parte della Pony Express, decide di dirigere deliberatamente la Tulpar contro un asteroide in un tentativo di omicidio-suicidio.

Jimmy si strugge fuori dalla cabina di comando dopo aver dirottato la Tulpar

Da qui in poi è una lenta discesa nella follia. Jimmy fa credere agli altri che sia stato Curly, maciullato dalle fiamme a seguito dell’impatto, a causare lo schianto e assume le veci del capitano. Mesi dopo le scorte di cibo e ossigeno sono in esaurimento, mentre l’astronave cargo è invasa da una schiuma isolante che, se rimossa, rischia di alterare la pressione interna dell’aria e farla accartocciare su sé stessa. Curly è paralizzato a letto con ferite gravissime, tenuto in vita grazie agli sforzi di Anya e costantemente ingozzato di antidolorifici per evitare che le sue urla di dolore spaventino il resto dell’equipaggio. Alla ricerca di un qualcosa che possa aiutarli a rimanere in vita fino all’arrivo dei soccorsi, Jimmy apre la stiva dell’astronave cargo nella speranza che ci sia del cibo: quello che trova invece sono tonnellate e tonnellate di bottiglie di collutorio.

Curly dopo l’incidente dell’asteroide in una delle allucinazioni di Jimmy

Anya legge gli ingredienti e non solo rivela che è impossibile da usare come medicazione, ma che il contenuto di zucchero è così alto che lo rende più gustoso ma anche praticamente inutile per quello che dovrebbe fare, ossia distruggere il 99,9% dei germi presenti nella bocca come pubblicizzato sull’etichetta. Consci che per loro è ormai arrivata la fine, Swansea decide di approfittare del contenuto di etanolo presente nel collutorio per ubriacarsi, interrompendo quindici anni di sobrietà e invitando gli altri a fare altrettanto. Nel frattempo Jimmy è sempre più paranoico: teme che Anya riveli agli altri la sua gravidanza e un conseguente ammutinamento, il che lo rende ostile specie nei confronti della ragazza che insulta e sminuisce in continuazione.
La situazione precipita quando Anya usa le ultime scorte di antidolorifici per suicidarsi tramite overdose, chiudendosi nell’infermeria insieme a Curly. Non sapendo del suo triste destino Jimmy droga Swansea per farlo addormentare e non averlo tra i piedi, e convince Daisuke a entrare nei condotti dell’aria per raggiungere l’infermeria; Daisuke, però, rimane mortalmente ferito nel tentativo. Swansea, ripresosi, decide di porre fine alle sofferenze di Daisuke e lo uccide con un colpo di accetta; cerca poi di avventarsi su Jimmy, il quale si è nel frattempo armato con la pistola di Curly. Lo scontro tra i due si risolve a sfavore di Swansea il quale, dopo un breve monologo su come ha vissuto la propria vita e il valore che attribuisce a essa, viene ucciso da tre colpi di pistola. Ormai delirante, autoconvintosi di star così aiutando il suo amico, Jimmy sottopone Curly a ripetute torture che non starò a descrivere, per poi infine metterlo dentro l’unico cryopod funzionante. I cryopod sono delle enormi capsule in grado di congelare il loro ospite e ibernarlo per un lungo periodo di tempo: Jimmy attiva la macchina prima di suicidarsi con un colpo di pistola, convinto di essersi preso le dovute responsabilità nei confronti di Curly e di aver fatto ammenda dei peccati commessi.

Mouthwashing offre molteplici chiavi di lettura: è una critica al sistema capitalistico che mette chi lavora in una situazione di potenziale pericolo solo per poter risparmiare e massimizzare i profitti (la Tulpar è un’astronave cargo vecchia e malandata che ha costante bisogno delle riparazioni di Swansea; le vivande e i servizi offerti ai/alle dipendenti dalla Pony Express sono scarsi e potenzialmente pericolosi come sottolineato nei poster e sulle confezioni di cibo). Il mondo in cui è ambientato il videogioco è una distopia in cui il lavoro manuale sta venendo rimpiazzato dalle macchine (alla fine della missione l’equipaggio sarà licenziato perché la Pony Express, l’unica compagnia che ancora usava manovalanza umana, sta fallendo) ma non c’è una alternativa per le persone che rimangono disoccupate (a parte Curly gli altri andranno sul lastrico una volta portata a termine la spedizione). Un mondo in cui la corruzione e il favoritismo sono dilaganti (Jimmy e Daisuke ottengono il lavoro grazie alle raccomandazioni rispettivamente di Curly e della madre; Anya non riesce a entrare nella scuola di medicina nonostante le sue indubbie capacità — tiene in vita per mesi un uomo in condizioni disperate con solo un kit di primo soccorso a disposizione — perché non ha le connessioni giuste) e il futuro non si prospetta per nulla roseo.
L’aspetto su cui mi voglio soffermare è quello che ha anche causato più discussioni sui forum online e sui social media: il rapporto di fratellanza maschile tra Jimmy e Curly e come quest’ultimo non riesca a intervenire in tempo a causa di esso, portando alla rovina l’equipaggio della Tulpar. Dai dialoghi veniamo a sapere che Jimmy ha fatto qualcosa sulla Terra di non meglio precisato ma abbastanza grave da impedirgli di trovare un lavoro stabile — si ipotizza che sia un qualcosa che riguardi il mondo della droga visto con quanta facilità riesce ad alterare il cocktail che dà a Swansea per farlo addormentare. Ottiene il lavoro alla Pony Express grazie all’intercessione di Curly, che lo aiuta anche a superare i test attitudinali e psicologici che avrebbe altrimenti fallito. Curly ha sempre una scusa pronta per il comportamento di Jimmy: quando Anya gli dice che si è sentita a disagio per come Jimmy l’ha trattata durante un esame, non prendendola sul serio, Curly ribatte che Jimmy stesse scherzando. Quando Anya gli confessa quello che ha subito Curly le suggerisce di non dirlo a nessuno e che ci avrebbe pensato lui a risolvere la situazione. Quando poi Anya dice a Jimmy di essere incinta Curly prima la rimprovera per essere andata contro il suo ordine, poi va a cercare Jimmy, al quale promette che affronteranno la “cosa” insieme. Perfino nel momento in cui Jimmy gli suggerisce di far schiantare la Tulpar per salvare la sua reputazione di capitano, Curly continua a indugiare: solo quando Jimmy ha cambiato la rotta dell’astronave cargo verso l’asteroide, Curly cerca di intervenire, ma è ormai troppo tardi. In una sequenza di eventi che sembra seguire il principio del contrappasso, Curly è ora impossibilitato dall’intervenire mentre vede Jimmy portare alla rovina l’equipaggio.
Curly, mosso da un senso di lealtà mal riposto, ignora o minimizza ripetutamente il comportamento di Jimmy, anche mentre Anya gli confessa gli abusi subiti. La sua incapacità di agire lo rende indirettamente complice della discesa nella follia di Jimmy e della tragedia che ne consegue. Egli non è l’unico uomo che ha fallito nel proteggere Anya: Daisuke, nella sua ingenuità, non ha mai colto le tensioni all’interno della Tulpar; quando Swansea viene a sapere della situazione è ormai troppo perso nel proprio alcolismo per poter essere di alcun aiuto. Perfino la Pony Express non è esente da colpe: dai poster presenti nell’area comune veniamo a sapere che nell’azienda vige il principio della punizione collettiva per cui quando uno o una sbaglia tutti e tutte vengono puniti; è facile quindi immaginare che le ripercussioni per quanto commesso da Jimmy avrebbero colpito l’intero equipaggio. Davanti a tutto questo e alla prospettiva di partorire un bambino o una bambina su un’astronave cargo arenata nello spazio, senza sapere se gli aiuti arriveranno, Anya riprende le redini della propria autonomia nell’unico modo che la situazione le consente: porre fine alla propria vita prima che a farlo sia la fame o la mancanza di ossigeno.

Mouthwashing, in una delle sue tante chiavi di lettura, è una spietata denuncia delle conseguenze della fratellanza maschile di fronte a crimini efferati come lo stupro. Una lezione che il pubblico non sembra aver recepito del tutto: in molti e — purtroppo — molte tendono a sminuire quanto commesso da Curly e Jimmy, arrivando nei casi più estremi a negare ciò che ha subito Anya. Il motivo di tale strano comportamento potrebbe risiedere nell’incapacità di interagire con un contenuto di natura horror come Mouthwashing: l’obiettivo di questo genere di media è inorridire e far riflettere sui limiti delle proprie convinzioni; e ciò non tutti o tutte riescono a sopportarlo o accettarlo. Di questo videogioco sono oggi molteplici le parodie atte a rendere più “leggere” e “accettabili” le tematiche affrontate o che ne danno una interpretazione completamente fuorviante nel tentativo di dimostrare che se Anya avesse detto dello stupro all’uomo “giusto” le cose sarebbero andate diversamente. Ma il punto è proprio questo: tutti gli uomini della Tulpar hanno una loro parte di colpa nella tragica scelta della donna, nessuno di loro era “quello giusto”. Curly sapeva e non ha fatto nulla. Swansea una volta saputo non ha fatto nulla. Daisuke non sapeva ma è probabile che anche lui non avrebbe avuto modo di aiutarla — è anzi possibile che nella sua ingenuità avrebbe cercato di sminuire la gravità del crimine, come spesso fanno le persone vicine a chi stupra nella vita reale.

Tra i molteplici messaggi di Mouthwashing c’è quello di non lasciarsi accecare dall’amicizia e di non cercare di vedere il meglio in persone che non sono in alcun modo riformabili. È certo straniante notare che una moltitudine di persone rifiuta questo messaggio, preferendo interpretazioni che minimizzano le colpe dei protagonisti maschili. Tuttavia, è proprio tale spietata analisi che rende il gioco così potente: Mouthwashing è un’opera che ci invita ad affrontare il lato più oscuro della natura umana, anche quando vorremmo distogliere lo sguardo.

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Articolo di Maria Chiara Pulcini

Ha vissuto la maggior parte dei suoi primi anni fuori dall’Italia, entrando in contatto con culture diverse. Consegue la laurea triennale in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale e la laurea magistrale in Storia e società, presso l’Università degli Studi Roma Tre. Si è specializzata in Relazioni internazionali e studi di genere. Attualmente frequenta il Master in Comunicazione storica.

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