Cécile Chaminade, pianista e compositrice

La storia delle musiciste e compositrici nel corso dei secoli è spesso fatta di oblii e omissioni: nel passato infatti la musica è stata una prerogativa prettamente maschile; certo, le donne potevano studiarla, comporla, cantare e suonare, ma in generale l’educazione musicale, riservata più che altro alle ragazze di buona famiglia, era finalizzata ad accrescere il ventaglio di doti di futura moglie e madre. Tra il Cinquecento e il Settecento alcune donne però cominciano a farsi notare come compositrici e virtuose del canto, dapprima nelle corti rinascimentali, poi perché mogli, figlie o sorelle di musicisti famosi (rappresentativi i casi di Anna Maria Mozart o Clara Wieck, moglie di Schumann, o Fanny Mendelssohn, sorella del più noto Felix), e in molti casi cominciano a ottenere i primi successi e riconoscimenti, non senza invidie e antipatie dei colleghi.

Solo a partire dall’Ottocento però vengono finalmente istituiti dei conservatori aperti alle donne, consentendo finalmente loro la possibilità di costruirsi una carriera professionale. Oggigiorno, tuttavia, vuoi per le condizioni sociali e culturali retaggio del passato, vuoi per gli stereotipi di genere che persistono, le donne sono ancora considerate delle figure minori nel panorama musicale, figure spesso sconosciute, ridimensionate o addirittura dimenticate. Ma la storia è anche piena di artiste che, nonostante tutte le avversità, sono riuscite a scardinare le convenzioni sociali e a distinguersi come musiciste e compositrici di talento, e per questo oggi è più che mai necessario ricordarle e dar loro lo spazio che meritano nella memoria collettiva.

Cécile Chaminade. © Palazzetto Bru Zane – Centre de Musique Romantique Française

Caso emblematico in tal senso è quello di Cécile Chaminade, pianista e compositrice francese che nel corso della sua vita, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, dovette affrontare numerose discriminazioni legate al suo sesso, riuscì nonostante tutto a ottenere grande successo a livello internazionale, per poi finire l’esistenza nel dimenticatoio.
Cécile Louise Stéphanie Chaminade nacque l’8 agosto 1857 a Batignolles, all’epoca un villaggio appena fuori Parigi, in una famiglia di origine borghese. Suo padre era direttore di una compagnia di assicurazioni inglese, mentre la madre, pianista a sua volta, si rese conto molto presto dell’eccezionale sensibilità musicale della figlia; proprio grazie alla figura materna Cécile ha le sue prime frequentazioni musicali e, soprattutto, conosce Georges Bizet, di vent’anni più grande, che la soprannominò «il mio piccolo Mozart». Fu Bizet a suggerire ai genitori della bambina di iscriverla al conservatorio nella classe di Félix le Couppey, insegnante di pianoforte; Cécile però, a dispetto del talento, dovrà da subito scontrarsi con la sua condizione di figlia della borghesia parigina: il padre considera sconveniente per il suo ceto sociale che riceva una formazione musicale professionale, giacché il destino delle ragazze è diventare buone mogli e madri. Sebbene in seguito molti critici bocceranno le sue composizioni a causa di uno stile non sofisticato dovuto alla mancata educazione musicale accademica, in realtà Chaminade riceverà in forma privata gli stessi insegnamenti che avrebbe ricevuto al conservatorio: studia pianoforte con Le Couppey, armonia con Augustin Savard e composizione con Benjamin Godard.

Cécile Chaminade fotografata accanto al suo pianoforte

I genitori organizzano spesso serate nella loro casa, e Cécile approfitta di questi eventi mondani e della loro rete di relazioni per esibirsi in pubblico. Appena diciottenne debutta come pianista e nel 1875 porta le sue opere in tournée in Francia e Inghilterra. Nel 1877 accompagna il violinista belga Martin-Pierre Marsick, fondatore di un quartetto d’archi, in un concerto di musica da camera nella Salle Pleyel di Parigi. Dal 1878 comincia a diffondere le sue prime composizioni nella Societé Nationale de musique, raccogliendo consenso intorno a lei. Viene lodata da Camille Saint-Saëns ed Emmanuel Chabrier.
Nel 1882 presenta in un’audizione privata a casa dei genitori l’opéra-comique La Sevillane; il 1888 la vede impegnata nelle esibizioni pubbliche delle proprie composizioni: il balletto Callirhoé, la sinfonia drammatica Les Amazones e il Concertstück per pianoforte, consolidando la notorietà e facendo circolare la sua arte nei salotti della Belle Époque delle più importanti capitali europee. A proposito del balletto citato: fu rappresentato in più di duecento spettacoli, ma nemmeno uno a Parigi, l’epicentro della musica classica, a riprova del fatto che Chaminade, non avendo frequentato il conservatorio, non venne mai realmente accettata dalle élite musicali della capitale.
L’artista non si lascia scoraggiare, inoltre, a partire dagli anni Novanta, a seguito della morte del padre, deve provvedere al proprio sostentamento: comincia a impegnarsi sempre di più in tournée all’estero e a sottoscrivere contratti editoriali per le sue opere. Dimostra fin da subito una discreta scaltrezza negli affari: capisce che la produzione di un intero balletto è onerosa, arrangia quindi le partiture per pianoforte suddividendo il suo lavoro in pezzi più brevi e vendendoli singolarmente. Nel 1901, a 44 anni, sposa con un matrimonio di convenienza l’editore musicale di Marsiglia Louis Mathieu Carbonel, un conoscente della madre, che aveva vent’anni più di lei. Vivevano separatamente e Carbonel la accompagnava in tournée, preservando la sua indipendenza come compositrice. Solo sei anni dopo il matrimonio morì di una malattia polmonare e lei in seguito non si risposò più.

Cécile Chaminade, fotografia pubblicata sulla rivista Musica nel dicembre 1905. © Bibliothèque du conservatoire de Genève

Nel primo decennio del XX secolo si reca spesso in Inghilterra, dove le sue opere sono molto popolari e può contare tra le sue ammiratrici anche la regina Vittoria. Proprio a Londra nel 1901 registra su grammofono sette composizioni per la Gramophone and Typewriter Company, registrazioni oggi di alto valore collezionistico. Seguono tournée anche a Vienna, in Belgio, in Grecia e in Turchia. Tra il 1907 e il 1908 si reca negli Usa e in Canada. Il 7 novembre 1908 debutta negli Stati Uniti con la parte solista del suo Concertstück insieme alla Philadelphia Orchestra. Tiene concerti in 12 città, esibizioni alla Carnegie Hall e alla Symphony Hall riscuotendo molto successo presso il pubblico statunitense, specialmente con brani come Scarf Dance, Pas des echarpes e Ballet No.1, assai apprezzati dagli appassionati di musica per pianoforte. Il suo lavoro ha ispirato tantissime altre donne a studiare musica e a fondare società musicali, chiamate Chaminade Clubs. Oggi alcuni di questi sono ancora in attività e promuovono l’inserimento di musiciste e compositrici in numerosi eventi artistici.

Cécile Chaminade, fotografia pubblicata sulla rivista Musica nel’ottobre 1913. © Bibliothèque du conservatoire de Genève

Un traguardo importante è del 1913, quando viene premiata con la Legione d’Onore, diventando la prima compositrice a ottenere questo riconoscimento. Tuttavia, nonostante il grande successo internazionale, Cécile si trova sempre più emarginata dal mondo musicale parigino. Sebbene la sua musica e le sue canzoni da salotto fossero popolarmente conosciute e le sue composizioni vendessero bene, i suoi lavori più seri ebbero scarsa rilevanza per la critica; le si rimproverava la mancata frequentazione del conservatorio e quindi uno stile compositivo poco raffinato. Peccato che poi, più o meno nello stesso periodo, veniva lodato invece un suo buon amico, il compositore Emmanuel Chabrier, la cui formazione irregolare rendeva la sua musica libera dai rigidi vincoli dell’educazione musicale formale. L’arte di Chaminade è ugualmente elegante, melodica e originale, e le valutazioni del suo lavoro per gran parte del XX secolo si sono basate più sugli stereotipi di genere che sulla qualità intrinseca.
Nella seconda metà della vita di Chaminade la critica mondiale si è rivoltata contro di lei: inizialmente lodata per aver scritto musica femminile, questa caratteristica verrà poi vista come superficiale. Poi verrà criticata per pezzi come il Concertstück, che si discostava dal suo stile tipico e dunque venne considerato eccessivamente mascolino, così come troppo virili venivano ritenute le sue performance. A seguito di questi giudizi Chaminade si sentì sempre più insicura riguardo le sue abilità compositive e incontrò maggiori difficoltà nel trovare un editore disposto a pubblicarla. Le sue partiture, un tempo definite “charmant”, vennero banalizzata come lavori da salotto, eccessivamente sentimentali. Con lo scoppio della Grande Guerra, a cinquantasette anni, cominciò a lavorare nella direzione di un ospedale londinese. Finita la guerra non si esibì più in pubblico, anche se di tanto in tanto continuava a comporre.

Cécile Chaminade in età matura
Cécile Chaminade

Nel corso della sua vita, Chaminade fu incredibilmente prolifica: scrisse più di duecento pezzi per pianoforte, un’opera, suite per orchestra, lieder e composizioni corali e la musica del balletto Callirhoé. Diede origine alla tradizione francese della chanson e le sue melodie accattivanti venivano chiamate “canzoni senza parole”. In seguito la sua produzione fu dimenticata e il suo stile criticato, ma i suoi lavori sono senza dubbio testimoni di una grande ricchezza compositiva. Alla morte, avvenuta a Montecarlo il 13 aprile 1954, non era più stimata come da giovane. La nipote Antoinette Lorel cercò di continuare a promuovere la sua musica. In tempi più recenti la musicologa statunitense Marcia Citron ha pubblicato una biografia completa di Chaminade, commentando ampiamente questioni storiche ed estetiche inerenti la vita e la carriera, aggiungendo molte osservazioni sullo stile musicale e una discografia aggiornata. Ci piace ricordare Chaminade non solo ascoltando e suonando di nuovo la sua musica, ma anche citando una sua risposta all’ennesima critica legata a stereotipi di genere: «Non c’è sesso nell’arte. Il genio è una qualità indipendente».

Qui le traduzioni in francese, inglese e spagnolo.

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Articolo di Costanza Pelosio

Ex insegnante in materie umanistiche, vivo tra Roma e Buenos Aires, mi dedico a tradurre, correggere bozze e a decostruire il tango. Mi interessano le questioni di genere, la lettura, il giardinaggio e gli scacchi.

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