Tener viva la memoria… con questo scopo Toponomastica femminile ha elaborato una nuova variante, questa volta di respiro internazionale, del Memory Street, una versione tematica del gioco da tavolo basato sull’accoppiamento di carte.

Nell’intenzione con cui il gioco è stato progettato, lo strumento ludico-culturale assume una duplice funzione: non solo permette di allenare, divertendoci, la nostra capacità mnemonica ma consente anche di preservare il ricordo di figure femminili solitamente ignorate dai canoni della cultura mainstream.
Le ottanta carte che lo compongono riproducono, infatti, quaranta volti femminili di donne meritevoli e altrettante targhe stradali recanti i loro nomi; sono previste poi 16 carte jolly (che verranno successivamente definite dai/dalle partecipanti), equamente divise tra volti e targhe.
Se nelle precedenti versioni figurano esclusivamente donne italiane e, di conseguenza, solo contesti provinciali e regionali del nostro Paese, questa volta l’attenzione si è estesa a tutti e cinque i continenti. L’obiettivo è quello di rimuovere gli stereotipi che costituiscono il terreno di coltura della violenza contro le donne e, insieme, «educare al rispetto dell’altra/o e delle altre culture, favorire l’interscambio culturale, in ottica di genere, tra giovani di provenienze diverse», incoraggiando un’integrazione multidirezionale, un senso condiviso di cittadinanza mondiale e piccole azioni di cittadinanza attiva.
Egitto, Francia, Senegal, Polonia, Messico, Italia, Iraq… Sono solo alcuni dei luoghi da cui provengono le quaranta figure femminili selezionate, fra le altre, per il valore del loro lavoro e per il grande patrimonio lasciato ai posteri. Si tratta, nello specifico, di dieci donne che si sono distinte in ambito scientifico, dieci in quello artistico, altrettante figure storico-politiche e dieci letterate.
Il progetto, rivolto alla fascia d’età 7-18, consta di sei differenti fasi e può essere realizzato in classe, in biblioteca, al doposcuola e in ogni contesto di aggregazione giovanile.
Nella prima fase l’insegnante/animatrice/bibliotecaria guida i/le partecipanti nella preparazione dei contenuti e nella realizzazione delle carte. A ogni gruppo, classe o informale che sia, Toponomastica femminile fornisce un kit contenente gli strumenti necessari per l’esecuzione. Nello specifico, i materiali messi a disposizione sono: venti cartoncini A4, cinque per ogni colore (giallo, rosso, azzurro e bianco); tredici cartoncini stampati con quaranta volti e altrettante targhe da ritagliare; sedici carte jolly; due diplomi di Toponomasta e uno di Supertoponomasta.
I colori dei cartoncini devono essere utilizzati in base al settore di pertinenza delle diverse figure femminili: il bianco per le storiche e le politiche, il giallo per le artiste, l’azzurro per le scienziate e il rosso per le scrittrici; la colorazione deve essere rispettata anche per le targhe a loro intitolate. Per ciascuna donna viene, inoltre, fornita una breve biografia.
Segue poi la fase di integrazione del gioco in cui i/le partecipanti propongono le protagoniste con cui andare a sostituire le carte jolly e, insieme al resto del gruppo, decidono quali selezionare.
Con la fase tre si entra nel vivo. Le persone coinvolte nell’attività (le istruzioni qui riportate si riferiscono a un gruppo composto da 25 membri) si dividono in tre squadre che, a turno, girano due delle novantasei carte coperte disposte sul tavolo (ottanta di serie e sedici di integrazione). Terminato il gioco, la squadra con il maggior numero di punti, quindi quella che è riuscita a ottenere più coppie volto-targa, è la vincitrice.
Si procede poi con la gara e la relativa premiazione. A ogni squadra sono consegnati quattro cartoncini degli stessi colori di quelli utilizzati per la realizzazione delle carte. Come in una sorta di gioco a quiz, i/le partecipanti, dopo un’attenta consultazione, sollevano il cartoncino che credono corrispondere all’ambito di appartenenza della donna di cui viene mostrata la foto del volto o della targa. Il gruppo che risponde per primo riceve due punti, ai secondi ne viene invece assegnato uno. In base al contesto e alla fascia d’età, l’insegnante/animatrice/bibliotecaria può aumentare la complessità del gioco, richiedendo una breve presentazione biografica della figura indicata, oppure semplificarlo, riducendo il numero di carte o di sezioni.
Una volta sommati i punti, la squadra che ne ha accumulati di più viene premiata con il diploma di Supertoponomasta su cui sono riportati i nomi dei/delle componenti. Alla seconda e terza squadra viene consegnato il diploma di Toponomasta, anch’esso redatto con i nomi di ciascun membro.


Terminato il percorso ludico-culturale, i/le partecipanti scelgono le figure femminili a cui vorrebbero dedicare strade, piazze, rotatorie, sentieri, giardini, aiuole del loro territorio, presentando, successivamente, la loro proposta di intitolazione alle istituzioni locali.
Nel caso in cui i/le referenti che utilizzeranno il kit dovessero avere dubbi o domande, Toponomastica femminile sarà a disposizione per fornire supporto on-line e/o per eventuali delucidazioni.
Particolarmente apprezzato per il fatto di favorire e incentivare l’apprendimento attivo “learning by doing”, il Memory Street, nella sua variante internazionale, è stato accolto, anche questa volta, con particolare entusiasmo. Dal Nord al Sud Italia sono già moltissime le strutture che hanno fatto richiesta per ricevere il gioco.
Già realizzato per Roma, Milano, Rovigo, Padova, Vittoria e per il Piemonte, con il Memory Street International si moltiplicano gli obiettivi e si ampliano gli orizzonti. Così facendo si riesce ad abbracciare e ad accogliere la differenza in tutta la sua bellezza e in tutte le sue incredibili potenzialità formative e socializzative.
Il confronto umano e culturale e il gioco di squadra, insieme alla valorizzazione di figure femminili altrimenti dimenticate, sono scudi robusti con cui difendersi dall’individualismo dilagante e dal negazionismo del valore della cultura e della sapienza femminile.
Attraverso questo strumento versatile, ricreativo e allo stesso tempo educativo, si abbattono barriere, pregiudizi e i confini si vedono per quello che sono: righe nere su pezzi di carta. E il gioco si fa strumento per rendere eterna la memoria, per riuscire, magari, a non dimenticare.
Il progetto è stato realizzato con il sostegno dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese.
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Articolo di Sveva Fattori

Diplomata al liceo linguistico sperimentale, dopo aver vissuto mesi in Spagna, ha proseguito gli studi laureandosi in Lettere moderne presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza con una tesi dal titolo La violenza contro le donne come lesione dei diritti umani. Attualmente frequenta, presso la stessa Università, il corso di laurea magistrale Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione.

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