Nel vasto panorama letterario della prima metà del Novecento, il romanzo Nessuno torna indietro, pubblicato da Mondadori nel 1938, intesse una fitta trama di passioni, conflitti interiori e sogni infranti. In una Italia sovrastata dall’ingerenza fascista, limitata e negata nella sua libertà di espressione, Alba de Céspedes (1911-97), al suo esordio, sfugge alla censura, sottraendosi ai tagli richiesti e creando un capolavoro letterario che rappresenta la condizione femminile e gli effetti concreti che gli stereotipi di genere hanno sulle donne. Ambientata in un collegio universitario femminile gestito dalle suore, tra l’autunno del 1934 e l’estate del 1936, l’opera mette in scena otto ragazze sui vent’anni alle prese con l’inquietudine non solo della loro età ma anche del tempo storico in cui sono immerse. Le protagoniste della storia esprimono un profondo desiderio di libertà, che soltanto apparentemente si scontra con l’ambiente restrittivo del collegio, ma che in realtà trova manifestazione incontrastata. Le ragazze, infatti, prendono delle scelte, motivate e trasparenti, cercando di soddisfare la loro ricerca di autodeterminazione, seppur condizionate dalle limitazioni sociali e familiari. In questa sede, verrà analizzato specificatamente lo scarto tra la realtà al di fuori del collegio e la realtà alternativa del collegio stesso, tra ciò che le ragazze sono all’interno del Grimaldi e ciò che le ragazze sono al di fuori, e come questi due mondi non entrino mai in contatto tra loro nel corso della storia.
Le otto protagoniste sono legate da un medesimo destino, che le ha condotte, per motivi diversi, presso la residenza del convitto romano: alcune per motivi infausti, altre per fuggire dalla stretta realtà del Paese d’origine, altre ancora per inseguire il proprio sogno. Dal momento che si tratta di un collegio per giovani universitarie, tutte seguono i corsi all’università La Sapienza e in particolar modo sono accomunate dal fatto di frequentare la facoltà di Lettere. Vinca è stata costretta a fuggire dalla Spagna per motivi politici. Xenia è arrivata a Roma per studiare, con grande sacrificio della propria famiglia, la quale versa in condizioni di povertà. Anche Silvia, ragazza studiosa e ambiziosa, è stata affidata alle suore per poter studiare e laurearsi. Anna e Valentina, grandi amiche di infanzia, entrambe originarie della Puglia ma appartenenti a classi sociali differenti, sognano di sposarsi appena dopo la laurea. Augusta si trova in collegio da diversi anni, nel tentativo di raggiungere la sua aspirazione principale di diventare scrittrice e pubblicare i suoi scritti. Emanuela, vittima di una sorte avversa, è una ragazza madre che finge di essere a Roma per motivi di studio, mentre i genitori sono in viaggio per l’America, e tenta in tutti i modi di custodire il proprio segreto. Infine, Milly, studente di musica e cagionevole di salute, è stata costretta a trasferirsi all’interno del collegio dal padre, venuto a conoscenza della relazione clandestina con un giovane cieco, con il quale la ragazza tuttavia intrattiene ancora un legame epistolare.
Sebbene risiedano all’interno di un istituto religioso, la religione assume un aspetto soltanto secondario e i rituali sono semplici gesti quotidiani rassicuranti: poche di loro vi partecipano con fede. Anche l’università è vissuta come un rito di passaggio: molte delle ragazze, come Vinca, Anna e Valentina mirano a laurearsi per poter prendere direzioni differenti, tra cui quella di sistemarsi con un uomo.
È interessante notare come ognuna di loro viva in modo differente le giornate nel collegio. Xenia, ad esempio, fin dalle prime pagine esprime la sua insofferenza: «Certe notti mi prende come una smania: e non chiudo occhio e mi logoro pensando che sto ingabbiata in questa clausura di monache, mentre fuori la vita scorre». Quasi come preludio alla sua imminente decisione di fuggire a Milano, sente di non appartenere a nessun luogo, né al suo paese d’origine, Veroli, né al collegio Grimaldi. Passata da una gabbia a un’altra, isolata dalla realtà delle cose, comprende che la vita, insieme alla sua giovinezza, le stia sfuggendo dalle mani. Dalla profonda vergogna di non essersi laureata e dal concretizzarsi, dunque, della sua più grande paura, quella del fallimento, trarrà il coraggio per rubare l’anello di smeraldi di Emanuela e scappare, senza certezza alcuna, verso il nord Italia. Ma la realtà le viene sbattuta in faccia immediatamente, in tutta la sua crudeltà: le molestie di un uomo nella sala del cinema, la fredda camera d’albergo, la difficoltà nel trovare lavoro e la profonda solitudine.
Diverso è l’atteggiamento di Milly: il collegio è per lei un posto sicuro, in cui rifugiarsi e dedicarsi alle passioni più grandi, come la musica e le lettere in alfabeto Braille destinate al suo amato. Per la salute cagionevole è portata a passare le giornate nella propria stanza: il rapporto con la realtà esterna è interrotto, a esistere è solo la realtà di quelle mura, ma il suo spazio di evasione è il ricordo dei giorni felici e dell’amore lontano. Quando la malattia al cuore peggiora, Milly ammette di non voler tornare per nessun motivo dalla famiglia a Milano, dove non le sarebbe permesso vedere l’innamorato e sarebbe costretta a sospendere lo scambio di lettere con lui. Al contrario, rimanendo a Roma, la lontananza le infonde rassegnazione, ma anche rassicurazione.
C’è, invece chi, come Silvia, vede il collegio come un luogo di passaggio, sradicato dal resto del mondo, un ponte: alcune decidono di sedervisi, cullate dalla rassicurante sicurezza di non dover sfidare l’ignoto, altre decidono di non oltrepassarlo, buttandosi da esso, altre sfideranno il caso continuando a camminare e arrivando dall’altra parte. Ma una cosa è certa: tutte prenderanno strade diverse e non si volteranno mai indietro guardando quel luogo di passaggio o le persone che hanno lasciato alle loro spalle. Silvia, infatti, terminati gli studi a pieni voti, decide di intraprendere la carriera di insegnante, sotto consiglio del relatore, e si trasferisce a Pisa: ha avvio un nuovo inizio per la sua vita e la città la accoglie avvolta dalla nebbia. Una nebbia che simboleggia la solitudine di quell’istante, ma che offre anche l’euforia di scoprire ciò che il futuro, ancora sconosciuto, ha in serbo per lei.
Il legame di amicizia tra Anna e Valentina sembra indissolubile, tuttavia è solo apparenza: Valentina sente sulle spalle il paragone con l’amica, appartenente a una famiglia benestante. Il collegio rappresenta per lei, dunque, un ambiente dove le differenze sociali sono annullate, entrambe vivono gli stessi spazi e mangiano la medesima minestra. Una volta fuori dall’edificio, le differenze ritornano: il complesso di inferiorità di Valentina avrà il suo culmine nel momento in cui l’ambìto Mario sceglie di sposare Anna.
Il punto di vista di Emanuela è diverso rispetto a quello delle compagne: lei non ha mai perso il contatto con la realtà delle cose. Il suo segreto la tiene ancorata alla vita al di fuori del collegio e le proprie esperienze passate fanno sì che si crei un distacco dalle altre. Infatti, non solo ha sperimentato il mettere al mondo una figlia, ma ha anche fatto i conti con l’evento devastante della morte. Per questo motivo, mentre la maggior parte delle ragazze è slegata dal contesto storico in cui si trova, lei è ancorata alla storia attraverso un dramma collegato alla guerra, ovvero l’incidente aereo del suo promesso sposo, Stefano Mirovich. Tuttavia, il collegio per lei rappresenta un luogo di evasione, grazie al quale poter ritornare alla giovinezza e al piacere dei pensieri leggeri. Nonostante gli agi economici, Emanuela porta su di sé la pressione sociale di quel secolo, che, a patto di mantenere celato il suo segreto, si dissolve all’interno del collegio stesso, dove può esistere in quanto ragazza come tutte le altre.
La più anziana del gruppo, Augusta, è mossa da sogni autoriali e da anni si rifugia nella stanza del Grimaldi, unicamente in compagnia della sua tartaruga. Mentre le altre ragazze non osano disfare le valigie, Augusta ha provveduto a rendere la camera un posto accogliente. Lei gode appieno il piacere di possedere una stanza tutta per sé: rifugiata in un posto sicuro e quieto, infatti, può sviluppare le proprie idee ed esprimere liberamente sé stessa. Il suo potenziale creativo trova libero sfogo nel collegio, nel quale elabora considerazioni progressiste, in relazione al contesto storico di quegli anni. Lei stessa ritiene che le sue considerazioni relative alla condizione femminile siano estremamente impellenti, in quanto possono aiutare numerose donne a prendere coscienza della propria individualità e vivere la propria emancipazione e autonomia: «capisco sempre meglio quanto sia urgente che io finisca il mio libro; che tutte le donne possano leggerlo». La figura di Augusta è molto vicina a quella di Valeria, protagonista di Quaderno proibito, romanzo edito da Mondadori nel 1952. Valeria Cossati scopre nella scrittura la possibilità di conoscere sé stessa, slegandosi da una società che la vuole solo in quanto moglie e madre. Il rapporto femminile con la scrittura è una delle tematiche più ricorrenti nelle opere dell’autrice: è evidente anche in Dalla parte di lei (1949), dove Alessandra Corteggiani, raccontando in prima persona, esprime l’insofferenza delle donne di quel periodo.
Da tali considerazioni, si desume che Alba de Céspedes abbia voluto costruire uno spazio altro, scisso dalla realtà esterna, che renda le donne protagoniste della loro stessa storia, con le loro contraddizioni, i loro sogni o le loro ambizioni. Un mondo a sé, impenetrabile agli uomini, fatto di segreti sussurrati a luce spenta nei dormitori e di esperienze condivise: «Però è bello discorrere così, tra noi, tutte donne… Se ci fosse un uomo, non oseremmo essere sincere».
Seguendo il filone letterario che mette in scena destini femminili a confronto, la scrittrice scardina il romanzo di formazione: non vi è alcun lieto fine e non vi è alcuna assunzione del ruolo. Molte di loro, alla fine, si ritrovano a dover fare i conti con un destino ben diverso rispetto alle loro aspettative, esplicitate all’inizio. Alba de Céspedes rappresenta, dunque, otto protagoniste, con personalità diverse, contesti sociali e familiari differenti, immerse in un cammino conoscitivo, grazie al quale scoprono di avere davanti un panorama fatto di tante esperienze e strade percorribili. Il filo rosso che tiene insieme il racconto è il desiderio profondo di libertà. La parentesi che ha rappresentato il Grimaldi è stata fondamentale per la costruzione delle loro identità e crescite personali: nella socialità tutta al femminile del collegio, le ragazze scoprono la vita e sé stesse attraverso lo sguardo e i racconti delle altre, ben consapevoli, tuttavia, di non poter sfuggire alla realtà esterna.

Alba De Céspedes
Nessuno torna indietro
Mondadori, Milano, 2022, 12,25 € copertina flessibile, 7,99 € ebook
pp. 312
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Articolo di Alice Lippolis

Sono laureata in Lettere Moderne presso l’Università “La Sapienza” di Roma con una tesi dal titolo Nomi di mestiere: Sessismo Linguistico tra Sincronia e Diacronia. Attualmente sto frequentando il corso di laurea magistrale di Editoria e Scrittura presso la medesima università. Amo viaggiare, tanto quanto amo leggere sotto l’ombrellone in spiaggia (ma anche un po’ dove capita).
