Asteroide Anadiego

Il 10 dicembre 2011, nella Giornata internazionale per i diritti umani, l’Unione astronomica, su proposta del decanato della Facoltà di Ciencias Astronómicas y Geofísicas di Rio de la Plata, battezzò l’asteroide 11441 con il nome Anadiego.
Da un punto di vista scientifico, l’asteroide appartiene alla fascia principale degli asteroidi, collocato quindi tra Marte e Giove; la sua orbita intorno al Sole ha un semiasse maggiore pari a circa due volte e mezza la distanza media Terra-Sole e il suo periodo di rotazione corrisponde a poco più di quattro anni.

Asteroide Anadiego (sin) – Ana Teresa Diego (dex)

Se ci soffermiamo sul nome assegnato, Anadiego non è un nome qualsiasi, perché per la prima volta un asteroide scoperto in Argentina non si chiama come un ricercatore o una ricercatrice, bensì come un desaparecido, anzi, una desaparecida: Ana Teresa Diego. Come tanti altri giovani suoi contemporanei amava studiare: lei lo faceva presso l’Osservatorio Astronomico di La Plata. E, come loro, amava impegnarsi nel sociale, militando nella Federación Juvenil Comunista. D’altra parte, aveva raccolto l’eredità di suo padre, Antonio Diego, matematico della Universidad Nacional del Sur, sempre vicino alle richieste e alle lotte studentesche.

Composizione sulla foto più famosa di Ana Teresa

Purtroppo, il 24 marzo 1976 inizia in Argentina una delle epoche più oscure della sua storia: c’è il colpo di stato che porterà al potere una dittatura militare lunga sette anni. Anni di terrore, torture, assassini, desapariciones. La desaparición forzada venne adottata come pratica repressiva a partire dagli anni Sessanta in America Latina, quando i militari al potere credettero di aver scoperto il crimine perfetto. Il numero esatto delle desapariciones in Argentina non è noto, si parla di almeno trentamila, mentre circa cinquecento neonate/i furono illegalmente sottratti alle proprie madri e dati in adozione. A questo clima non sfugge Ana Teresa: il 30 settembre 1976, mentre esce dall’università, viene fermata da una pattuglia militare, incappucciata e trascinata via.

Ana gridò il suo nome perché i passanti la riconoscessero e segnalassero il suo arresto. Purtroppo questo gesto non la aiutò. Sarà vista in almeno due centri clandestini; Nora Ungaro, sorella di Horacio, uno degli adolescenti sequestrati nella tristemente famosa “Notte delle matite spezzate”, racconta che Ana non volle mai rivelare l’indirizzo esatto dove viveva, per non mettere a rischio la sua compagna di stanza, una ragazza cilena, nonostante i supplizi e le torture a cui venne sottoposta. Poi le sue tracce si perdono. E così sua madre, Zaida Franz, entra a far parte del primo collettivo delle Madres de Plaza de Mayo, che dal 30 aprile 1977 esigono senza tregua l’apparizione in vita dei propri familiari desaparecidos, il giudizio e il castigo dei responsabili, il diritto alla verità. Donne capaci di sfidare il terrore semplicemente con il proprio corpo, prima di tutto nelle simboliche rondas nella Plaza de Mayo di Buenos Aires, tutti i giovedì.
Bellissima è la canzone Todavia cantamos, scritta dal cantautore argentino Victor Heredia e immortalata da Mercedes Sosa, un vero e proprio inno delle associazioni latinoamericane dei familiari dei desaparecidos: «Ancora cantiamo, ancora chiediamo, ancora sogniamo, ancora aspettiamo che ci dicano dove hanno nascosto i fiori che profumarono le strade nel perseguire di un destino. Dove, dove sono andati?». Vorrei sottolineare in quale maniera le donne che fanno parte di queste associazioni siano in grado di assumere la propria condizione di donna come nuova identità sociale. Secondo la studiosa Elizabeth Maier-Hirsch dovremmo parlare di un nuovo mito materno, rompendo il mandato sociale della maternità sottomessa, dando un diverso e più profondo significato alla lotta di madri, mogli, nonne, figlie e nipoti.

Zaida Franz, madre di Ana Teresa Diego
2ª marcha de la Resistencia 9 y 10 diciembre 1982
Madres de Plaza de Mayo

Quando avvenne l’intitolazione dell’asteroide ad Ana Teresa, Zalda Franz così aveva commentato l’evento: «Non ho né il suo corpo né la sua tomba, però so già che vive in qualche posto in cielo. Da quando ho saputo che esiste un corpo celeste che porta il nome di mia figlia, penso di scriverle una lettera con le seguenti coordinate:
Ana Teresa Diego, asteroide 11441, tra Marte e Giove
Mittente: tua mamma.
La lettera dovrebbe iniziare così: “finalmente, figlia mia, posso mettermi in contatto con te, con un luogo che posso guardare pensando che sei lì”».

Il corpo di Ana Diego verrà ritrovato nell’aprile del 2012, in una fossa comune del cimitero di Avellaneda, provincia di Buenos Aires.
Zaida muore a 95 anni il giorno di Natale del 2022, senza aver mai smesso il suo impegno personale e collettivo per la verità e la giustizia.

L’assegnazione del nome di Ana Diego all’asteroide aveva colpito persino Cristina Kirchner. Proprio il giorno dopo, nel suo discorso di assunzione del secondo mandato come Presidenta dell’Argentina nell’Asamblea Legislativa, aveva voluto menzionare questo fatto, dicendo che era rimasta profondamente commossa dalla fotografia della giovane Ana Teresa con i suoi venti e poco più anni. Quella foto le aveva ricordato un’altra, quella di Dilma Rousseff, anche lei molto giovane, mentre era in carcere durante la dittatura brasiliana. Dilma Rousseff era poi riuscita a occupare la sedia presidenziale di uno dei Paesi più importanti al mondo. «Ana Teresa potrebbe oggi essere seduta dove sono seduta io» disse una emozionata Cristina Kirchner. Alla storia di Ana Teresa venne anche dedicato un documentario, Polvo de estrellas, il cui testo è stato scritto da Emilice Graciela Moler, compagna di sventura della giovane nel Pozo de Quilmes, dove subirono vessazioni e torture.
«Sono le cinque del pomeriggio», le disse una volta Ana quasi sussurrando, mentre cercavano di riposarsi in cella, finalmente senza la benda sugli occhi. «Come lo sai?», le chiese Emilice dalla cella accanto. «La proiezione del sole sulla parete. Si forma un angolo, e usando la trigonometria, misuro il seno e il coseno, così posso calcolare l’ora. Io studio astronomia», rispose sicura Ana Teresa. Poi, un giorno, Ana Teresa fu portata via per sempre ed Emilice non la vide più; lei è potuta uscire da quell’inferno, ma non l’ha dimenticata: dice che sempre insegna ad allieve e allievi che la trigonometria è molto importante per risolvere problemi quotidiani. Lo fa in omaggio ad Ana, che le seppe dire l’ora quando ormai Emilice aveva perso tutte le coordinate della propria vita.

E io?
Io, essendo laureata in fisica, sono stata insegnante nelle scuole superiori per più di venti anni, sempre affascinata dall’universo che ci circonda e dai misteri che racchiude; e poi, grazie a mio fratello e al suo contributo alla Stazione Spaziale Internazionale, ho, pensate un po’, un asteroide che porta il mio cognome!
L’asteroide 24856, anch’esso appartenente alla fascia principale degli asteroidi, scoperto nel 1996 da Claudio Casacci e Maura Tombelli, si chiama infatti Messidoro. È un asteroide molto piccolo, con un diametro stimato di appena quindici chilometri, distante dalla Terra poco più di 217 milioni di chilometri. Inoltre, mi occupo di America Latina ormai da parecchi anni, da alcuni con una ottica di genere: nel mio impegno di solidarietà ho dovuto confrontarmi più volte, purtroppo, con le vicissitudini di desaparecidas e desaparecidos. La storia di Ana Teresa mi ha dunque profondamente colpita. Ancora di più, quando ho saputo che era nata a Bahia Blanca, nella provincia di Buenos Aires, il 5 novembre 1954, esattamente come me: è dunque una mia gemella astrale, la sorella che non ho avuto nella mia famiglia biologica ma che recupero attraverso il concetto di sorellanza, la sororidad latinoamericana a cui sono profondamente legata. Proprio ad Ana Teresa voglio dedicare questo percorso di ricerca di toponomastica femminile astronomica, che ci accompagnerà su Vitamine vaganti per tutto il 2025. Perché anche nell’universo, in particolare nel contesto degli asteroidi, l’assegnazione dei nomi rispecchia ancora una volta una impostazione maschilista, poco attenta al genere femminile.

Asteroide Messidoro

Con il pensiero rivolto all’asteroide 11441, disculpe, asteroide Anadiego.

In copertina: Emilice Moller con uno striscione in onore di Ana Diego

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Articolo di Maria Teresa Messidoro

Classe 1954, insegnante di fisica, da quarant’anni vicina alla realtà latinoamericana, in particolare a El Salvador, e con un occhio di genere, è attualmente vicepresidente dell’Associazione Lisangà culture in movimento; è scrittrice per diletto ma con impegno e spirito solidario.

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