Dalle strade cittadine alle aule dei tribunali: quale parità?

Che cosa hanno in comune le donne di Calendaria con i processi sulle vittime di violenza di genere, domestica e sessuale? Un’occasione molto utile per capirlo è stata l’incontro Dalle strade cittadine alle aule dei tribunali: quale parità? organizzato dall’associazione amica di Toponomastica femminile Arcodonna di Monza al Teatro Binario 7 con il Procuratore di Tivoli Francesco Menditto e la consigliera di Cassazione Paola Di Nicola Travaglini. Sono stata invitata a questo incontro per presentare Calendaria 2025, dedicata alle donne delle arti minori e per parlare della nostra associazione. Ho conosciuto Arcodonna in periodo di Covid nel 2021, nel corso di una chiacchierata online con altre ospitidal titolo Verrà un tempo delle donne? Ho potuto confrontarmi con Barbara Rachetti, giornalista professionista di Donna moderna, e con la presidente Laura Morassoin un dibattito moderato da Greg, responsabile del teatro Binario 7. Con queste due donne fortemente impegnate nella costruzione di una società paritaria lo scorso anno ho partecipato a incontri in una scuola di Monza sui temi a noi cari dell’invisibilità delle donne come violenza culturale e su molte altre questioni di cui l’associazione si occupa.

La Presidente di Arcodonna Laura Morasso

L’appuntamento al Binario 7 è stato partecipatissimo. Il teatro era gremito, con molte persone in piedi e un uditorio attento e coinvolto composto da persone giovani e meno giovani e da molte/i rappresentanti dei Centri antiviolenza. Il merito di tanta partecipazione non è certo stato mio, ma delle persone invitate e dell’intervistatrice Barbara Rachetti che, dopo la bella introduzione di Laura Morasso, con i suoi modi gentili ha saputo porgere domande stimolanti alle persone invitate.

L’incontro è iniziato con un video della serie Ted, Fare la differenza, del Procuratore Francesco Menditto, reperibile online ( https://www.youtube.com/watch?v=nYAdet0eSqw). Una testimonianza molto interessante in cui il Procuratore mostra come si può interrogare in modo empatico, o al contrario asettico e quasi intimidatorio, una vittima di violenza: le conseguenze sono diverse sulla donna che ha denunciato i maltrattamenti familiari o le diverse forme di violenza. Questa introduzione è stata talmente efficace che ho deciso di proporla anche al corso di formazione per giornalisti e giornaliste, avvocate e avvocati di cui si è parlato in vitaminevaganti ( https://vitaminevaganti.com/2024/11/30/il-linguaggio-di-genere-e-non-ostile-in-stampa-e-giurisprudenza/) sul linguaggio di genere. Anche in quella sede il lavoro di Menditto è stato particolarmente apprezzato. Lo consiglio a tutte e tutti, non solo alle e agli addetti ai lavori.

Paola Di Nicola Travaglini e Barbara Rachetti

Durante l’intervista Paola Di Nicola Travaglini ha presentato il suo libro La Giudice, raccontando il suo percorso di consapevolezza come donna all’interno di un’istituzione concepita al maschile, la sua scelta di firmarsi “la Giudice” e “la consigliera estensora” nelle sentenze e tanto altro. I due magistrati, che nella vita sono marito e moglie, hanno da poco pubblicato Il nuovo codice rosso. Il contrasto alla violenza di genere e ai danni delle donne nel diritto sovranazionale e interno, un testo edito da Giuffrè non solo da consultare ma da leggere. Durante l’incontro di Monza Di Nicola Travaglini e Menditto hanno sottolineato l’importanza delle fonti sovranazionali in materia di contrasto alla violenza di genere, richiamando i recenti documenti pubblicati dalla Commissione d’inchiesta del Senato sul femminicidio, le linee guida da adottare dalle Procure per affrontare i processi in cui le donne sono vittime di violenza e maltrattamenti, le buone prassi che si sono istituite presso alcuni tribunali e soprattutto la necessità di una formazione mirata sulla violenza contro le donne di tutti gli operatori e le operatrici giudiziarie, dai giudici e pubblici ministeri, agli e alle avvocate, alle Forze dell’ordine, alla polizia penitenziaria, ai/alle consulenti tecnici/e, agli e alle assistenti sociali.

Paola Di Nicola Travaglini parla della violenza di genere e di Codice Rosso

Per rispondere alla domanda con cui si apre questo articolo, voglio ricordare un contributo recente di Di Nicola Travaglini per il numero 2/24 di Micromega. Di questo saggio, Quando la violenza sulle donne si legge nelle sentenze, mi piace riportare alcuni passaggi: «La produzione giuridica, al pari di quella filosofica e religiosa, è, innanzitutto, una produzione culturale: fissa i valori su cui poggia la struttura della convivenza civile. Una sentenza non si limita a stabilire la regola del caso concreto, dando torto o ragione, ma delibera qual è l’ordine sociale, ritenuto legittimo, in nome dello Stato [e del popolo italiano n.d.r.]. L’istituzione giudiziaria, attraverso l’attività interpretativa, dà forma alla realtà perché “traduce” le narrazioni di coloro che chiedono la tutela dei propri diritti e così colloca un fatto, un evento, un atto, un comportamento, entro categorie predeterminate, attribuendogli valore e garanzia o, al contrario, ritenendolo non meritevole, irrilevante. Questa delicata attività dà luogo a una sentenza, che esprime la parola pubblica, in nome di tutti e di tutte, attribuendo ai giudici il potere di fissare un modello rigido che si impone nei confronti dell’intera collettività». Stereotipi e pregiudizi rappresentano gli ostacoli più forti al contrasto alla violenza di genere, domestica e contro le donne e tutte e tutti noi ne siamo intrise/i. Lo hanno ricordato a Monza i due coniugi impegnati in Magistratura.

Il tavolo dell’incontro al Teatro Binario 7

Ce lo dicono da tempo, però, le Convenzioni internazionali, la Cedaw, Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne del 1979 e la Convenzione di Istanbul del 2011, ratificata dall’Italia nel 2013, Ma molte altre fonti lo hanno fatto e il Nuovo Codice Rosso di Di Nicola Travaglini e Menditto le elenca tutte. Eppure, hanno sottolineato i due ospiti della serata, nonostante il nostro Paese sia dotato di un apparato legislativo notevole in materia di contrasto alla violenza contro le donne, secondo la Corte di cassazione questa mole di norme può a ragione definirsi “un arcipelago normativo”, perché è connotato da grande frammentarietà. I problemi più grandi di questo insieme di leggi riguardano la sua applicabilità e la scarsa conoscenza delle fonti internazionali e del loro valore da parte degli operatori e delle operatrici giudiziarie, oltre alla carente consapevolezza del danno provocato da stereotipi e pregiudizi e dell’essere questi ultimi un ostacolo all’esercizio dei diritti umani da parte delle donne e occasione di vittimizzazione secondaria.

Sostiene Di Nicola Travaglini che, poiché gli stereotipi rafforzano la discriminazione e la disuguaglianza e impediscono alle donne di esercitare i propri diritti, i tribunali devono assumere un approccio che innanzitutto li individui, poi li riconosca, infine li smantelli dal ragionamento giuridico al fine di garantire un processo equo. Se l’istituzione replica i pregiudizi culturali li rende regola giuridica, se li decostruisce rompe assetti millenari aprendo nuove prospettive. Quest’ultima scelta presuppone consapevolezza, formazione e capacità di visione. Le donne vittime di violenza di genere, domestica e di maltrattamenti familiari hanno scarsa fiducia nelle istituzioni e difficilmente denunciano perché conoscono le difficoltà a essere credute.

Il gruppo delle associate di Arcodonna con Di Nicola Travaglini e Menditto

Il procuratore Menditto e la giudice Di Nicola Travaglini hanno espresso il loro apprezzamento per l’attività della nostra associazione che dà visibilità a quanto le donne hanno realizzato nella società contribuendo a rafforzare l’autostima delle ragazze e la stima dei ragazzi nei loro confronti. Le Convenzioni internazionali affermano un concetto fondamentale, «riconoscendo che la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione» e riconoscendo altresì «la natura strutturale della violenza contro le donne, in quanto basata sul genere, e […] che la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini…» ( Dal Preambolo della Convenzione di Istanbul del 2011). La violenza contro le donne è un fenomeno culturale e con strumenti culturali deve essere contrastata. Anche Calendaria, dal 2020 a oggi, ha cercato di farlo presentando moltissime figure femminili che hanno dato un contributo determinante nella società. Una società veramente paritaria è una società fondata sul rispetto e sulla dignità di ogni persona, premessa imprescindibile per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ecco che cosa ci unisce nel contrasto alla violenza contro le donne.

***

Articolo di Sara Marsico

Giornalista pubblicista, si definisce una escursionista con la “e” minuscola e una Camminatrice con la “C” maiuscola. Eterna apprendente, le piace divulgare quello che sa. Procuratrice legale per caso, docente per passione, da poco a riposo, scrive di donne, Costituzione, geopolitica e cammini.

Lascia un commento