Donne e rock and roll. Parte seconda

«Non ci sono persone straordinarie in questo mondo, solo persone ordinarie. Ma alcune di loro fanno qualcosa di straordinario con le loro vite», Elisa De Marco, Sopravvissuti.
«Tifo per Elodie e per Emma. Siamo poche cantanti donne e ci stanno sempre a rompere», Annalisa.
Ricominciamo il nostro viaggio tra le migliori musiciste della musica alternativa. Come dicevo nella prima parte, descrivo la forza e l’energia femminista che mi forniscono queste artiste, simile a quella che mi danno film di denuncia come, oltre a quelli già citati, Mai senza mia figlia o film e fumetti femministi come Occhi di gatto, She-Ra, Sailor Moon, Barb Wire, Detective coi tacchi a spillo, La stella della Senna, Mulan, Enogh-Via dall’incubo, la serie di film Pronti a morire o Tank Girl, in cui il mio essere femminista si completa pienamente perché alla denuncia dei crimini del patriarcato viene associata la ribellione e la forza delle protagoniste che a tutte e tutti noi, femministe e disertori del patriarcato, dovrebbe essere d’esempio nel nostro attivismo quotidiano all’interno del Movimento delle donne.
Usiamo questi film, fumetti, cartoni, libri, serie TV e in questo caso musica per caricarci di energia e ribellione, e sulle parole bellissime di Victoria De Angelis dei Maneskin che proclamava: «Soffrivo di certe rigide distinzioni tra maschile e femminile: a sei anni avevo proprio il rifiuto per tutte le cose “da bambina”: facevo skate, tenevo i capelli corti, mi vestivo da maschio. Non indossavo gonne, non perché non mi piacessero, ma per reclamare la chance di essere me stessa. Il rock ha incarnato quello slancio di libertà», iniziamo la seconda parte della nostra panoramica.

Sungift. I Sungift sono un gruppo oggi pressoché dimenticato, ma che merita assolutamente di essere riscoperto. Proponevano un sano e bellissimo hard rock blues classico, suonato magistralmente, dove il punto forte del gruppo era certamente, almeno secondo me, la bravissima cantante Kumi Watanabe di padre giapponese e madre italiana, che nella sua strepitosa carriera ha realizzato splendidi progetti musicali, cantato con Franco Battiato e assorbito tantissimi stili musicali dovuti ai suoi viaggi che, come solo il viaggiare ti lascia, le hanno permesso di evolversi e creare suoni unici tra tradizione e innovazione. Verso la fine degli anni ‘90 questo gruppo ebbe parecchia risonanza e successo, aprendo vari concerti importanti tra cui l’Italian Gods Of Metal, in cui parteciparono tutti i nomi più importanti del rock metal e alternative italiano.

Astarte. Alle Astarte devo una delle mie prime (non la primissima) proteste femministe. Su una nota rivista di metal il recensore le stroncò dicendo che lui non amava il growl delle cantanti donne e che le donne non erano adatte a cantare e suonare metal, che prima o poi anche le scimmie avrebbero suonato black metal. Io, per tutta risposta, andai subito a ordinare il Cd (insieme a quelli di altri gruppi femministi come Rockbitch e alcune delle band di Terry B. e alla indimenticabile rivista a fumetti Catwoman/Wonder Woman della Play Press di cui non mi perdevo mai un numero) e poi scrissi una lettera (cartacea come si scrivevano negli anni ‘90) protestando contro il maschilismo della rivista e dichiarando che non avrei mai più comprato e letto il loro giornale se non avessero chiesto scusa a tutte le musiciste, le cantanti e le donne del mondo. Sotto la lettera ci disegnai un bel simbolo femminista. Da allora, fino a oggi, decisi anche di non seguire più recensori, pagine, gruppi, giornalisti o youtuber che parlassero male delle donne e che non amassero le donne nel metal e nel punk/rock e di non ascoltare più gruppi che avessero testi misogini, membri della band o cantanti accusati di violenza sessuale o molestie. La miglior risposta, però, al vergognoso articolo in questione la diedero i fans che comprarono e apprezzarono queste grandissime quattro musiciste e, soprattutto, la bravura e la grandissima tecnica delle Astarte che, alla faccia di tutti i maschilisti, dimostrarono che le donne sapevano fare musica metal meglio di tanti uomini.

Le Astarte provengono dalla Grecia e si sono formate ad Atene a metà anni ’90; furono subito notate e adorate da tutto l’ambiente del metal estremo, abbattendo e distruggendo i tanti pregiudizi grazie alla loro potenza, tecnica, classe e energia. Le quattro musiciste greche sin dal primo album Doomed Dark Years ci proponevano un black metal estremo di matrice greca (che si differenzia da quello nordico per il legame con le forme d’arte e le tematiche legate all’antica Grecia) in cui le sonorità black/thrash/death metal si fondono con l’epicità che richiama le maghe e le Calipso dei canti omerici e le sonorità evocative e recitate che ci riportano ai canti, alle invocazioni, alle odi femminili teatrali e saffiche e alle profezie di antiche sacerdotesse pagane.
Le tematiche sono incentrate sul matriarcato, sulla mitologia greca e sul fantasy in generale. Nei successivi album Rise From Within, Quod Superius, sicut inferius, Sirens e Demonized le Astarte avviano una interessante e stupenda maturazione stilistica che le porta, disco dopo disco, a contaminare il feroce suono iniziale con elementi melodici, dark, gothic, melodic e blackened death metal, una ricerca stilistica che mette in luce una tecnica, una maestria e una bravura da fuoriclasse e che sfornerà dei veri e propri capolavori entrati nella storia e nell’Olimpo del metalestremo e della musica tutta. Partecipano anche a un album tributo ai Celtic Frost componendo uno dei pezzi più belli in assoluto di tutta la compilation.
Nel 2014, però, avviene un fatto tragico e triste. La loro cantante Tristessa (vero nome Maria Koloukori) viene colpita da una forma gravissima di leucemia che la porterà alla morte in pochi mesi. Il gruppo decide perciò di sciogliersi.
Carissime sorelle e disertori del patriarcato, visto che noi abbiamo sempre fatto il tifo per le amazzoni, le valchirie e Calipso, vi consiglio assolutamente di recuperare gli album delle Astarte. Io, personalmente, le porterò sempre nel cuore, insieme alla mitica Tristessa, di cui ho ancora il poster in camera mia.

Drain. Ricordo tantissimi anni fa quando per la prima volta lessi le recensioni entusiaste del primo album di questo grandissimo gruppo svedese femminile, che mi farebbe piacere far conoscere a tutte e tutti. Le Drain sono un gruppo di musiciste svedesi di Stoccolma che negli anni passati hanno avuto un grandissimo successo e sono state elette dai lettori e dalle lettrici di tante riviste italiane e internazionali punk, hard rock, rock e metal come gruppo femminile dell’anno. Tanti sono stati anche i loro passaggi su Mtv, soprattutto col loro bellissimo brano Crack the Liar’s Smile, le loro partecipazioni all’Ozzfest e i concerti insieme a band storiche come Type O Negative e Megadeth, e la collaborazione con il mondo del wrestling con la creazione della musica d’ingresso di Simon Diamon.

Il gruppo pubblica il primo album negli anni ’90, Horror Wrestling, ed è subito capolavoro. Un misto di hard rock alla Motorhead, sonorità alla Black Sabbath e tantissimo grunge potente (Alice In Chain, Soundgarden, Nirvana). Sonorità cupe e potenti che sono energia, rabbia e malinconia. Per chi ha visto i due bellissimi film con Jennifer Lopez, femministi e dalla parte delle donne, Bordertown e Enough-Via Dall’incubo, la musica delle Drain potrebbe essere la loro perfetta colonna sonora. Bordertown perché cupa e forte è la denuncia nella loro musica e Enough perché vi è una grande reazione di queste quattro ragazze svedesi che, come la protagonista Slim, prendono a cazzotti i tanti Mitch e, come nel film, ci fanno applaudire e tifare per Slim.
Il secondo album, Freaks Of Nature, cambia totalmente lo stile. Dalle atmosfere cupe e potenti si passa a un hard rock che mischia anche sonorità moderne e contaminazioni come rap e NuMetal, creando un prodotto completamente diverso dal precedente ma sempre bellissimo.

Con il passare del tempo le componenti del gruppo si impegnano in altri progetti (da segnalare la collaborazione di Flavia Canel con Nadja Puelen, bassista dei Coal Chamber) belli e interessanti tralasciando l’attività del gruppo che alla fine si sciolse.
Che dire di queste mitiche musiciste? Come dissero i grandi Haemorrage parlando della loro mitica bassista Ana Belen, sono la dimostrazione che la musica prodotta dalle donne può essere potente e energica come e più di quella degli uomini.

Arrivederci al prossimo appuntamento, consigliandovi di provare ad ascoltare musiciste che solitamente non passano in Tv. Come dice Julia Elle in È nelle tue mani: «Sono convinta che ci sia spazio per imparare fino al nostro ultimo respiro e spero di non smettere mai di capire, comprendere, studiare».

Sungift e Kumi Watanabe

https://www.youtube.com/watch?v=26bjre8zTHo

Astarte

Drain

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Articolo di Gianmaria Di Silvestro

Diplomato all’istituto magistrale “Saffo” di Roseto Degli Abruzzi, si laurea in “Scienze della formazione primaria-Indirizzo scuola primaria” con specializzazione nel sostegno all’Università Degli studi Dell’Aquila. Inizia la sua carriera in cooperative sociali che si occupano di persone con disabilità e anziani. Lavora attualmente come maestro in ruolo di scuola primaria ed è membro della Commissione Pari Opportunità del comune di Giulianova.

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