La famiglia Cavallo. Una storia esemplare di Resistenza

Chissà se è finalmente tornato il momento per far riemergere nell’immaginario collettivo l’interesse per la storia delle persone che non hanno avuto timore di mettere a repentaglio addirittura la propria vita e quella dei propri cari pur di non venire meno ai propri ideali di giustizia sociale?
Forse sì, anche grazie alla pubblicazione della storia della famiglia Cavallo e del suo capostipite, Leopoldo, da Latiano, provincia di Brindisi.

Famiglia Cavallo

Proprio una latianese, Margherita Rubino, sostenuta dalla locale sede della Cgil, ha deciso di dare voce a una piccola grande storia di antifascismo che ha collegato virtualmente Meridione e Settentrione d’Italia. Nel novembre del 2024, infatti, è stato dato alle stampe per Edizioni Liberetà (Cgil Spi Puglia) Lotta e passione politica della famiglia Cavallo. Una storia proletaria del Novecento tra Latiano, Torino e Ginosa.

Latiano
Presentazione libro Latiano

Le scelte politiche di Leopoldo Cavallo, di sua moglie Cotrina Salamina e dei loro nove figli li hanno resi protagonisti di una delle più eroiche stagioni del socialismo antifascista italiano, caratterizzando con la loro presenza militante un quartiere torinese che aveva assunto ormai una vocazione industriale, percorso dalla nuova consapevolezza di sé della classe operaia, Borgo San Paolo.

La famiglia Cavallo arrivò a Torino nei primi anni del 1900, perché Leopoldo fu costretto a fuggire per la sua militanza politica in qualità di segretario della Lega dei contadini nonché di consigliere comunale di Latiano e di cofondatore della Camera del lavoro di Brindisi.

Per quanto oggi possa sembrare un po’ strano, storie di questo genere non erano affatto infrequenti agli inizi del ‘900 e poi ancora durante il ventennio fascista, durante la guerra e, paradossalmente, ancora nel secondo dopoguerra. E allora perché la storia della famiglia Cavallo dovrebbe suscitare così tanto interesse? Tralasciando il fatto che io ne sono una nipote orgogliosa e grata, ritengo che, proprio perché l’Italia è costellata di piccole grandi storie di resistenza al sopruso autoritario e razzista, che fu ed è tuttora la cifra del fascismo e di tutti i suoi eredi contemporanei, ecco proprio per la frequenza di storie come quella della mia famiglia, i Cavallo possono essere letti come un modello universale di etica civile: la Resistenza in ogni sua forma.

Per molto tempo, ascoltando i ricordi di mia nonna, Anticzarina Cavallo, leggendo la biografia di suo marito Giuseppe Gaeta, ho pensato che non fossero state così eccezionali le loro vite: mi pareva naturale che avessero reagito con coraggio alle persecuzioni fasciste.

Giuseppe Gaeta, Anticzarina Cavallo con Milva e Isotta

Lo stesso mi accadeva ascoltando la loro figlia maggiore, Isotta Gaeta, che mi acculturava sulla galassia politica extraparlamentare del post sessantotto italiano, di cui era stata protagonista dopo aver lasciato il PCI nel 1956.

Isotta Gaeta incontro internazionale
Isotta Gaeta raduno Internazionale giovanile

Insomma, avendoli vissuti come parenti stretti, non mi pareva nulla di eccezionale che la nonna fosse stata incarcerata insieme alle sue sorelle e ai suoi fratelli a causa delle loro idee politiche, mi pareva naturale che la nonna e la zia fossero state partigiane e mi pareva un destino segnato quello di mio nonno, antifascista comunista militante, condannato a qualcosa come 12 anni tra carcere e confino e, infine, per ben due volte condannato a morte dal Tribunale speciale fascista per aver organizzato gli scioperi a Milano nel marzo del 1943.

Fascicolo polizia Anticzarina Cavallo

L’epica della mia infanzia ha avuto come immaginario soprattutto i racconti e le canzoni della nonna Anticzarina, che si occupava di me e di mia sorella bambine, mentre i genitori erano al lavoro. Poi sono cresciuta e mi è sembrato altrettanto naturale continuare nel solco segnato dalla famiglia: del resto, gli anni erano quelli dell’entusiasmo per la politica attiva, quella dal basso, del personale che è anche politico, del recupero dell’esperienza della Resistenza. Da qualche decennio il panorama è molto cambiato: la nascita del socialismo, la Resistenza, il ’68, il femminismo sono epoche storiche che hanno subito importanti trasformazioni nella percezione delle persone che non le hanno vissute neanche di riflesso. Stiamo assistendo, da una parte, al tentativo di una riscrittura ideologica manipolatoria che ne cancella le istanze di trasformazione democratica e, dall’altra, a una sorta di indifferenza da parte delle generazioni più giovani, che le vivono come un passato remoto di cui non ritrovano traccia nei loro vissuti.
I tempi difficili che stiamo vivendo, in Italia e direi in tutto il pianeta, da quando la politica ha cominciato ad assumere una connotazione soltanto negativa, mi hanno fatto riflettere sull’importanza della biografia della famiglia Cavallo.

Lenin

L’epopea descritta nel saggio di Margherita Rubino è una sorta di viaggio di formazione che intraprendono i figli e le figlie di Leopoldo Cavallo, grazie alla forza delle sue idee che lo convincono che è giusto resistere alle intimidazioni  e alle ingiustizie dei proprietari terrieri della sua regione. Una sorta di “dannati della terra” che si emancipano dalla disoccupazione trovando lavoro nelle officine e nelle fabbriche torinesi, primo passo per una formazione politica acquisita, ad alto costo, durante l’opposizione al fascismo.
Leopoldo consegna alla vita i suoi figli con un messaggio chiaro: pare che dica di camminare a testa alta grazie all’impegno scritto nei nomi che ha imposto loro. A chi legge il compito di rintracciare i riferimenti internazionalisti, anticlericali e quant’altro in opposizione al regime fascista: Raffaello, Preziosa, Livia, Leonida Transvaliano, Vittoria Anticzarina, Vanini Ferrer Bruno, Argentina Bernina Candida Rosa, Lenin, Aurora.

Leonida

La vita di Leopoldo è stata veramente intensa: l’esilio forzato a Torino è stato più volte interrotto con frequenti ritorni al paese, dove intervenne per sostenere i candidati socialisti alle elezioni del 1913 e del 1919, ma anche per organizzare le leghe di resistenza e il sindacato e, nel 1921, per annunciare la nascita del Partito Comunista d’Italia dopo il congresso di Livorno.

La stagione politica successiva ormai era contrassegnata da aggressioni fasciste che rimanevano impunite, come quella dell’incendio della cooperativa, dove alloggiava lo stesso Leopoldo. Il clima ormai era costellato di diffamazioni, perquisizioni ricorrenti e minacce come quella riportata nel saggio di Margherita Rubino: «Attento Leopoldo a tornare a Latiano, perché col manganello ti faremo andare lontano». L’ultimo arresto avvenne un mese prima della sua morte e le forze dell’ordine ne seguirono, poi, il feretro per schedare i partecipanti.

Disegno fatti in carcere, Leopoldo Cavallo Torino
Disegno fatti in carcere, Leopoldo Cavallo Torino

E altrettanto movimentata fu la vita di tutta la sua famiglia: figli e nipoti compresi. A questo proposito, senza nulla togliere agli altri, dedicherei un focus alla persona che ho conosciuto meglio: mia nonna Anticzarina.

Anticzarina Cavallo calendario regione Puglia

Anticzarina è la quinta figlia di un proletario socialista anticlericale e quindi frequenta il ricreatorio laico del quartiere, non ha la possibilità di continuare gli studi e giovanissima inizia a lavorare. Segue le orme del padre e partecipa attivamente alle manifestazioni di protesta, finendo anche in carcere. Incontra Giuseppe Gaeta, che diventa suo marito grazie alla passione politica che li accomuna, ma il matrimonio — dopo la guerra — non è destinato a durare a causa della lontananza imposta dalla lunga carcerazione e dell’attività politica clandestina di mio nonno. Lavoratrice instancabile, spesso aiuta le compagne operaie in difficoltà e alterna le giornate di lavoro alla militanza politica, affidando Isotta bambina alla madre. Insieme a lei, ormai cresciuta, è inquadrata nella 107a Brigata Garibaldi nell’alessandrino, mentre mia madre, nata nel ’37, viene affidata ai parenti astigiani. Neanche il dopoguerra è facile per la nonna, che continua a lavorare come operaia, ma senza mai perdere il suo entusiasmo per la propaganda politica per il partito comunista e per l’Udi.

Anticzarina Congresso per la pace

Una proletaria che ha conosciuto tutto il gotha del Pci torinese, senza mai approfittarne per chiedere interventi che migliorassero la sua situazione economica. Da pensionata ha badato a me e a mia sorella e grazie a lei, pure noi abbiamo avuto l’opportunità di essere educate secondo il suo “ricreatorio laico”, oltre a frequentare il catechismo cattolico. Aneddoti, canzoni sulla Resistenza e altre tratte dal repertorio comunista sono state la colonna sonora della nostra infanzia con lei.

Spettacolo 2021 Il partito con nonna Antizarina

La storia della famiglia Cavallo è diventata la storia della famiglia Cavallo-Gaeta e andrebbero raccontate le vite di suo marito e di sua figlia maggiore, che hanno continuato nel solco del socialismo antifascista che rivendica un mondo migliore per tutti e tutte. Ma questo è materiale per un altro articolo.

In copertina: tessera di Isotta Gaetta, partigiana.

***

Articolo di Lorella Gallo

Laureata in Lettere e Filosofia, ho iniziato a lavorare come insegnante di sostegno, passando poi a Italiano e Storia presso un Istituto tecnico informatico. Attivista da sempre, ho partecipato a progetti di prevenzione dell’Aids in Uganda e organizzato una Nursery school per figli di cooperanti. Collaboro con Assopace Palestina, svolgendo attività di controinformazione a livello locale.

Lascia un commento