«Piedi, perché li voglio se ho ali per volare?»
(Frida Kahlo).
Dotate delle ali dell’arte, intesa in tutte le sue sfaccettature, le artiste protagoniste del Memory Street International si librano sul tempo e lo spazio. Attraverso le loro pitture, fotografie, architetture o canzoni, queste donne possono aspirare alla trascendenza e, di fatto, riescono a sfuggire all’inesorabilità della morte o, meglio, dell’oblio.
Sono ali fatte di colori, pennelli, tele dipinte e miniature quelle che permettono a Rosalba Carriera, Mary Cassatt, Grace Cossing Smith, Tamara de Lempicka e Frida Kahlo di spiccare il volo. Attraverso le loro opere, anche noi possiamo volare nel cielo dell’arte e attraversare, immobili, i cinque continenti.

Rosalba Carriera (Venezia, 7 ottobre 1675 – Venezia, 15 aprile 1757) è stata una pittrice e ritrattista italiana, nota per essere stata la prima miniaturista in avorio della storia. Agli esordi della propria carriera, l’artista si dedica principalmente alla pittura sulle tabacchiere di figure mitologiche femminili e dame. Saranno però i lavori realizzati a pastello, tecnica a cui si avvicina successivamente, a renderla celebre in tutta Europa. Tra i tanti ritratti da lei realizzati si ricordano quelli di Federico IV di Danimarca e di Luigi XV. Rivoluzionaria nella vita, Rosalba lo è anche nell’arte: non solo trasforma le regole accademiche per la miniatura, abbandonando la resa con trattini e puntini ravvicinati a favore di un tratto più veloce e delicato, ma cambia anche il modo di intendere la tecnica ritrattistica. Nei suoi dipinti trovano spazio, insieme ai volti, anche i sentimenti e l’interiorità dei soggetti rappresentati.

Nata a Pittsburgh (Pennsylvania) il 22 maggio del 1844, Mary Cassatt decide di voler diventare un’artista professionista quando è ancora un’adolescente. Determinata a raggiungere il suo obiettivo, dopo aver abbandonato la Pennsylvania Academy of the Fine Arts, si trasferisce in Francia, a Parigi. Nonostante i numerosi ostacoli (in quanto donna Mary non può accedere all’École des beaux-arts e ai café dove si ritrovano gli artisti dell’epoca), la giovane non demorde e continua imperterrita sulla sua strada. Grazie all’incontro con il pittore Edgar Degas sarà introdotta nei circoli culturali e artistici del tempo e conoscerà il gruppo degli Impressionisti. Sebbene condivida con quest’ultimi l’interesse verso la riproduzione della vita quotidiana, Mary predilige il tema della vita femminile, in particolare modo l’intimo rapporto che si instaura tra la madre e la prole, a quello del paesaggio a loro tanto caro. A questo soggetto l’artista dedicherà tutta le opere prodotte tra il 1900 e il 1914, anno in cui, diventata cieca, dovrà smettere di dipingere.
La cecità e le malattie da cui è affetta, tuttavia, non le impediranno di prendere parte al movimento delle donne per il suffragio femminile.

Tra le più importanti esponenti dell’arte australiana del XX secolo, si deve a Grace Cossington Smith l’introduzione nel continente del post-impressionismo.
Tornata a Sidney, la sua città natale, dopo due anni trascorsi in Inghilterra, dal 1915 la ventiduenne inizia a esporre le sue opere presso le principali gallerie del paese. A dominare i suoi dipinti sono per lo più le raffigurazioni di nature morte, gli interni della casa e gli scorci di paesaggi visti attraverso finestre aperte. Non mancano tuttavia quadri con soggetti di ispirazione storica o dedicati alla vita cittadina: a tal proposito, ricordiamo quelli raffiguranti eventi legati ai due conflitti mondiali o alla vita cittadina, come la costruzione del Harbour Bridge di Sidney. La sua pittura si distingue per i colori dalle tonalità brillanti e luminose e per le singole pennellate quadrate.

Pittrice polacca, appartenente alla corrente dell’Art Déco, Tamara de Lempicka (Varsavia, 16 maggio 1898 – Cuernavaca, 18 marzo 1980) celebra, con i suoi dipinti, la donna moderna di inizio Novecento. A Parigi, dove si trasferisce dopo la liberazione del marito, arrestato dai bolscevichi durante la Rivoluzione russa, Tamara inizia a studiare pittura divenendo, ben presto, un’acclamata ritrattista. Con l’avvento della Seconda guerra mondiale, l’artista si trasferisce, insieme al suo secondo marito, negli Stati Uniti, stabilendosi prima a Beverly Hills, poi a New York e infine a Houston, in Texas. Qui Tamara mette a punto una nuova tecnica pittorica che privilegia l’uso della spatola a quello dei pennelli. Il poco entusiasmo con cui la critica accoglierà questa nuova fase artistica porteranno la donna a decidere di non esporre mai più le sue opere in pubblico.

Frida Kahlo, all’anagrafe Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón nasce a Coyoacàn (Messico) il 6 luglio del 1907.
Come scrive l’artista stessa: «Ho subito due gravi incidenti nella mia vita: il primo è stato quando un tram mi ha travolto, il secondo è stato Diego (Rivera)». Il dolore che entrambi le procurano troverà sfogo e cura attraverso la sua arte: la pittura diventerà il mezzo per esprimere i moti interni della sua anima e per superare le vicende dolorose che segneranno la sua vita.
Il corpo, il folclore messicano e la materialità dello spirito umano si riverberano nei suoi dipinti, seppur attraverso forme simboliche, in tutta la loro concretezza. Per questo la pittrice ha sempre rigettato l’accostamento della sua arte con il movimento pittorico del Surrealismo: «Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni». Scomparsa nel 1954, a soli quarantasette anni, a causa di un’embolia polmonare, Frida Kahlo è stata la prima donna italoamericana a essere ritratta su un francobollo americano.
Attraverso il loro canto e le loro melodie, Ildegarda di Bingen, Maria Callas e Miriam Makeba ci fanno volare nel cielo della musica, sospese/i tra nuvole di accordi e note.

Monaca benedettina, mistica, profeta e naturalista, Ildegarda di Bingen (Bermersheim vor der Hohe, 1098 – Bingen am Rhein, 17 settembre 1179) è la prima donna musicista e compositrice nella storia cristiana di cui abbiamo testimonianza. Donna dagli innumerevoli talenti è stata anche scrittrice, poetessa, filosofa, drammaturga, linguista, guaritrice, consigliera politica, cosmologa e profeta. Le sue numerose liriche musicali sono contenute all’interno dell’opera Symphonia harmoniae celestium revelationum databile tra il 1151 e il 1158. Venerata come santa dalla Chiesa cattolica, nel 2012 è stata dichiarata Dottore della Chiesa da papa Benedetto XVI.

Leggenda della musica lirica, Maria Callas, pseudonimo di Maria Anna Cecilia Sofia Kalos (New York, 2 dicembre 1923 – Parigi, 16 settembre 1977), è stata una soprana statunitense di origine greca, naturalizzata italiana e successivamente greca. Dopo aver raggiunto la fama nel 1948, anno in cui canta la Norma di Bellini a Firenze, riesce a conquistare i più importanti teatri del mondo grazie alla sua magistrale capacità di unire insieme canto e recitazione. Lo stato di salute precario, insieme alle dolorose vicissitudini personali, la porteranno a ritirarsi dalla scena nel 1965: la rappresentazione della Tosca al Covent Garden di Londra sarà la sua ultima interpretazione.
Maria Callas morirà il 16 settembre 1977, a soli 53 anni, nella sua casa di Parigi. Per la sua voce unica, dotata di un’incredibile estensione e agilità, nonché di un notevole volume, la Divina è considerata la più grande cantante lirica di tutti i tempi.

Miriam Makeba nasce a Johannesburg il 4 marzo del 1932. Grazie alle sue canzoni, un vero e proprio inno alla musica tradizionale sudafricana, la cantante jazz diventa ben presto il simbolo dell’oppressione del suo popolo e della lotta contro l’apartheid. Per questo, nel 1960, il governo di Pretoria la costringe all’esilio: verrà riaccolta nella sua terra natia solo trent’anni più tardi, grazie anche all’intercessione di Nelson Mandela. Ma anche se a chilometri di distanza, Miriam non dimentica la sua gente e continua a denunciarne le quotidiane violenze e discriminazioni. Nel 1960 partecipa al documentario anti-apartheid Come Back, Africa e tre anni più tardi porta la propria testimonianza davanti al comitato delle Nazioni Unite contro l’apartheid. Nominata ambasciatrice di buona volontà dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura nel 1999, riceve la Medaglia Otto Hahn per la Pace nel 2001 e, l’anno seguente, vince il Polar Music Prize. Miriam Makeba, nota in vita con lo pseudonimo di Mama Africa, morirà a Castel Volturno il 9 novembre del 2008 dopo essersi esibita in un concerto in memoria di sei immigrati africani uccisi dalla camorra.
Con Tina Modotti e Zaha Hadid ci libriamo nel cielo della fotografia e dell’architettura e concludiamo il nostro volo intorno al mondo.

Nata a Udine il 17 agosto 1896, Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, meglio nota come Tina Modotti, è stata, ed è, una delle più grandi fotografe dell’inizio del XX secolo. Durante gli anni trascorsi negli Stati Uniti, dove si trasferisce insieme alla famiglia in cerca di fortuna, Tina alterna il lavoro in fabbrica con quello di attrice e di modella. Terminata la sua breve carriera cinematografica, negli anni Venti si trasferisce in Messico, il paese che ha lasciato l’impronta più profonda nella sua vita. Le donne del popolo, le diverse condizioni di vita che caratterizzano la città e la campagna, sono i soggetti preferiti delle sue fotografie.
Dopo essere stata esiliata dal Messico con l’accusa di aver partecipato all’attentato al presidente Ortiz Rubio, Tina si trasferisce dapprima a Berlino, poi a Mosca e, infine, in Spagna. Fervente antifascista, partecipa attivamente alla guerra civile spagnola, lavorando negli ospedali, collaborando all’organizzazione dei collegamenti politici e, alla fine del conflitto, aiutando i profughi in fuga dalla Spagna franchista. Tina Modotti morirà a Città del Messico il 5 gennaio del 1942.

Dame Zaha Hadid Mohammad (Baghdad, 31 ottobre 1950 – Miami, 31 marzo 2016), architetta e designer irachena naturalizzata britannica, è stata la prima donna a vincere nel 2004 il Premio Pritzker di Architettura. Dopo essersi laureata in matematica all’American University di Beirut, nel 1972, si trasferisce a Londa per studiare alla Architectural Association. Nella sua vita ha lavorato come docente presso le più prestigiose università del mondo (la Harvard Graduate School of Design, solo per citarne una) ed è stata insignita di numerosi riconoscimenti internazionali. Vincitrice del Stirling Prize sia nel 2010 che nel 2011, nel 2002 l’architetta è stata nominata Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico e, dieci anni dopo, Dama di Commenda dell’Ordine dell’Impero Britannico. Un mese prima della sua morte ha raggiunto un nuovo primato diventando la prima donna a ricevere individualmente la Royal Gold Medal dal Royal Institute of British Architects.
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Articolo di Sveva Fattori

Diplomata al liceo linguistico sperimentale, dopo aver vissuto mesi in Spagna, ha proseguito gli studi laureandosi in Lettere moderne presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza con una tesi dal titolo La violenza contro le donne come lesione dei diritti umani. Attualmente frequenta, presso la stessa Università, il corso di laurea magistrale Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione.a, presso la stessa Università, il corso di laurea magistrale Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione.
