L’idea di allestire la mostra Le madri della Repubblica o le Costituenti all’interno del Tribunale di Padova era un desiderio nato alcuni anni fa: portare dentro all’edificio, dove magistrate, magistrati, avvocate e avvocati amministrano la giustizia, le 21 costituenti con le loro vite, le lotte politiche, il portato giuridico del loro operato per il riconoscimento della dignità delle persone. Ma come fare? L’occasione si è presentata quando nel marzo scorso l’associazione Tf è stata contattata dalla presidente del Comitato pari opportunità (Cpo) dell’ordine degli Avvocati e Avvocate (ndr) di Padova, Stefania Lucchin, per avere informazioni circa l’organizzazione della mostra nel Tribunale di Padova, con la possibilità di renderla itinerante presso altri Tribunali del Veneto attraverso i Cpo provinciali dell’Ordine. Come primo sito di allestimento, inoltre, l’Ordine ha voluto creare un evento ad hoc il 21 ottobre scorso, giorno dell’inaugurazione. Gli avvocati e le avvocate iscritte all’evento, per la loro partecipazione, avrebbero conseguito 4 crediti formativi. La sala era gremita.
Il Cpo dell’ordine di Padova ha voluto rivolgersi non solo a chi opera all’interno del Tribunale, ma coinvolgere alcuni istituti scolastici superiori realizzando il Progetto educativo-didattico per le Pari Opportunità in Tribunale: Le madri della Repubblica spiegate alle nuove generazioni. Le avvocate e gli avvocati componenti il Cpo di Padova hanno studiato le figure delle 21 costituenti e le hanno illustrate alle varie classi che si sono susseguite in visita nei giorni dal 21 al 28 ottobre, periodo di apertura della mostra.
Ritornando all’evento del 21 ottobre, nella Sala intitolata a Levi Civita, erano presenti per i saluti Luisa Rossi, Sostituta Procuratrice della Repubblica presso il Tribunale Padova, Presidente del Comitato Pari Opportunità presso il Consiglio Giudiziario di Venezia, che ha illustrato il cammino della presenza femminile in magistratura, Francesco Rossi, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Padova, che ha fatto un bellissimo discorso sulla parità effettiva e sul linguaggio quale strumento principe per veicolarla, Stefania Lucchin, Presidente del Comitato Pari Opportunità degli Avvocati di Padova che ha letto l’intervento scritto dall’avvocata Cristina Levorato cultrice di Diritto Costituzionale all’Università di Padova, Nadia Cario che ha presentato l’associazione Toponomastica femminile.

Dalla relazione di Levorato, Il traguardo ancora lontano della parità dei sessi, particolarmente appassionato, ricordiamo i passaggi più significativi: «Le donne che parteciparono all’Assemblea costituente furono 21 su 556 e solo 5 di queste presero parte alla Commissione incaricata di redigere la Costituzione. Quelle 21 donne rappresentavano il 3.7% dei componenti dell’Assemblea e poco più del 9% delle donne che si erano candidate. Possono sembrare poche, e realmente lo erano, ma bisogna ricordare che fu comunque un numero importante se contestualizzato e riferito al fatto che l’elettorato attivo era stato esteso alle donne nel 1945 e quello passivo, (cioè la possibilità di essere elette ndr), introdotto nell’ordinamento giuridico italiano nel 1946; a completare il quadro non ci si può esimere dal ricordare che la normativa vigente era espressione di una cultura fortemente discriminatoria. Di fronte a simili discriminazioni, che ponevano la donna in una situazione di inferiorità e di subordinazione di fatto, l’Assemblea costituente aveva il compito di dettare nuove regole e nuovi equilibri, anche, o forse sarebbe più corretto dire soprattutto, nell’ambito della famiglia, per di più alla luce della raggiunta parità in campo ‘pubblico’. Il cambiamento doveva avvenire a partire proprio da quelle, solo apparentemente, rassicuranti mura domestiche, dove la donna era sì la regina, ma esclusivamente del focolare domestico e non quella che la retorica narrava. E, se i Padri costituenti, quasi con nobiltà e generosità d’animo, delegarono alle donne temi che ritenevano tipicamente femminili, sottovalutarono la capacità e la volontà delle colleghe non solo di ‘fare rete’, ma di affrancarsi, di ribaltare schemi, ruoli, pregiudizi che conoscevano bene e che non volevano più perpetuare.
La Costituente si configurava come l’occasione irripetibile di cambiare, dal punto di vista giuridico, la condizione della donna italiana, sostenendo, tra l’altro, l’uguaglianza tra i sessi nel campo lavorativo e in quello familiare.
Il loro non fu un ruolo e un contributo convenzionale. Esse affrontarono, in anticipo sui tempi, questioni che sarebbero divenute negli anni oggetto di dibattito nelle lotte per l’emancipazione non solo femminile e che avrebbero trovato, decenni dopo e non senza fatica, attuazione nelle leggi ordinarie.
Pur partendo da posizioni ideologiche diverse, le costituenti furono capaci di elaborare in molti casi soluzioni convergenti, spinte dal desiderio reale di tutelare valori quali l’uguaglianza e la solidarietà, senza timore di affrontare in alcuni casi la diffidenza, l’incomprensione, l’atteggiamento paternalistico, la sufficienza che in certi casi si protrasse fino alla derisione, da parte di alcuni colleghi. Le donne in quell’occasione seppero creare un’alleanza tacita in un luogo in cui la presenza maschile era non solo numericamente schiacciante ma culturalmente predominante.
L’impegno delle Madri e le loro capacità, troppo spesso non riconosciute e non valorizzate, firmarono l’entrata a gamba tesa delle donne nel più alto livello delle istituzioni rappresentative. […] Il contributo degli interventi delle Madri costituenti è stato dirimente affinché fossero riconosciuti alle donne, nella Costituzione, nuovi diritti con la consapevolezza che l’ampliamento dei diritti non sarebbe andato a esclusivo vantaggio del sesso femminile, bensì sarebbe servito come apripista per i gruppi, i movimenti e in generale per la comunità nella sua totalità. […] Tutti i principi enunciati nella Costituzione, quale nucleo essenziale della Carta si potrebbero metaforicamente rappresentare come un albero con tre radici che lo sostengono dritto ma anche ben saldo a terra: la prima sulla base della quale la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale; la seconda sulla base della quale la democrazia deve essere reale, con la partecipazione effettiva di tutti i cittadini e con la rimozione di tutti quegli ostacoli che impediscono la sua realizzazione; sulla terza radice è fondata l’eguaglianza che deve essere intesa quale trattamento eguale in situazioni eguali e diseguale in condizioni diseguali. […] La Costituzione italiana ha il merito di coniugare contemporaneamente la particolarità con la generalità, il personalismo con il pluralismo, fa suo il principio di non discriminazione, il quale serve da riflesso a una cultura precisa, quella egemone e unica, sostanzialmente androcentrica. A differenza di una politica di giustizia e di eguaglianza sostanziale, in base alla quale ogni essere umano è un individuo unico, originale, irripetibile, e la sua particolarità-specificità è un suo diritto fondamentale».

Il Convegno è stato moderato con grande competenza da Giovanna Tieghi, avvocata e ricercatrice di Diritto comparato all’Università di Padova, che ha arricchito il dibattito con cenni al diritto internazionale e comunitario e alle buone prassi all’interno dell’Unione Europea in materia di parità di genere. La sezione degli interventi è stata aperta da Mario Bertolissi, Avvocato e Professore Emerito di Diritto Costituzionale dell’Università di Padova con una dichiarazione iniziale piuttosto forte: se una donna fosse in pericolo di vita per mano di un uomo, il costituzionalista non avrebbe alcun dubbio; per proteggerla la metterebbe subito in salvo rendendola inaccessibile al suo persecutore. Ha poi continuato il suo intervento tessendo l’elogio di quelle donne che in altri tempi e come da letteratura hanno sacrificato la loro vita in funzione della famiglia per arrivare poi ai tempi nostri. La scrittrice Grazia Gotti, una delle prime a raccontare con il suo 21 donne alla Costituente le Madri della Repubblica, un libro di memorie e citazioni non solo delle Costituenti, ha ricordato episodi e ricordi della sua vita e citato i suoi numerosi libri, di uno dei quali ha omaggiato le scuole di Padova. Sara Marsico ha ricordato il contributo prezioso delle Madri Costituenti alla costruzione di un percorso di parità, la loro capacità di fare squadra, al di là delle diverse appartenenze politiche e i principali articoli in cui si riconosce la loro impronta. Ha citato i libri su cui si è formata per presentare la Mostra di Toponomastica femminile: Le Madri della Costituzione, di Eliana De Caro, gli Atti dell’Assemblea costituente, pubblicati dalla Fondazione Nilde Iotti, i numerosi libri di Fiorenza Taricone, Una parità ambigua di Marilisa d’Amico e molti altri indicati in bibliografia nel libro da lei curato ed edito da Toponomastica femminile, Le Costituenti, con le illustrazioni di Marika Banci. Marsico ha parlato anche delle Pillole Ri-costituenti, brevi video in cui alcune donne di Toponomastica femminile e di Dora Donne in Val d’Aosta hanno interpretato in prima persona le 21 pioniere di parità, e di Parole Ri-Costituenti, lo spettacolo teatrale più volte rappresentato e realizzato dalle associate di Toponomastica femminile Anpi Melegnano e Banca del tempo di Melegnano, proprio in occasione dell’allestimento della Mostra Le Madri della Repubblica al Castello Visconteo Mediceo di Melegnano nel 2023.
Circa un mese dopo l’evento di Padova abbiamo ricevuto le Linee Guida sull’uso di un linguaggio rispettoso dell’identità di genere nella comunicazione istituzionale e nella redazione degli atti giudiziari elaborate dal Comitato Pari opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Padova che costituisce un esempio per l’avvio di questo processo di innovazione culturale, come contenuto nella premessa a firma della Presidente del Tribunale Dott.ssa Caterina Santinello. Un documento importante, assolutamente da leggere. Che sia stato anche questo un contagio benefico della Mostra sulle Madri della Repubblica?
Potete reperirle qui: https://www.aiafavvocati.it/public/media/linee_guida%20linguaggio%20padova.pdf
In copertina: il tavolo delle relatrici e del relatore.
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Articolo di Nadia Cario

Laureata in Governo delle Amministrazioni, è referente per il Veneto di Toponomastica femminile. È componente dell’Esecutivo delle associazioni culturali del Comune di Padova. Collabora con gli organismi di parità locali e regionali.
