May-Britt Andreassen Moser (Norvegia 1963)
Si laurea in Medicina all’Università di Oslo, poi, insieme al marito e collaboratore Edvard Moser, si specializza in Neuroscienze.
Svolge periodi di studio presso l’Università di Edimburgo, l’University College di Londra e la Norwegian University of Science and Technologydi Trondheim. Nel 1995 inizia a collaborare a Londra con il neuroscienziato anglo-americano John O’Keefe, poi torna in Norvegia e nel 2002 crea e dirige un Centro per la Biologia della memoria presso l’Università di Trondheim, che diventa in breve punto di riferimento internazionale. Nel 2005, insieme al marito Edvard, riesce a capire come il cervello elabora i dati su dove siamo e come ci muoviamo nello spazio, per poi generare un proprio codice interno che gli consente di utilizzare le informazioni raccolte.
Per questa scoperta, nel 2014, insieme a Edvard Moser e John O’Keefe, viene insignita del Premio Nobel per la Medicina.
Una sua biografia è stata pubblicata sul numero 240 di Vitamine vaganti.

Françoise Barré Sinoussi (Francia 1947)
Laureata in Scienze naturali, trova presto un posto all’Istituto Pasteur, dove si sta studiando il ruolo dei retrovirus nell’insorgere del cancro nei topi. Acquisito il dottorato nel 1974, trascorre un anno negli Stati Uniti, all’Istituto nazionale per il cancro, poi torna a Parigi. All’inizio degli anni Ottanta si manifesta nel mondo una malattia che distrugge completamente il sistema immunitario dei malati e nel 1982 si inizia a parlare di Aids.
Françoise Barré, insieme al collega Luc Montagnier, inizia la sua ricerca, scoprendo che la malattia è provocata da un retrovirus sconosciuto. Nel frattempo, l’équipe statunitense di Robert Gallo mette a punto il test per la rilevazione del retrovirus.
Nel 1992 Françoise Barré diventa direttrice dell’Unità di Biologia dei retrovirus e continua la sua ricerca sull’Hiv.
Nel 2008, insieme a Luc Montagnier (non senza qualche polemica per l’esclusione di Robert Gallo), le viene conferito il Premio Nobel per la Medicina «per le scoperte essenziali per la conoscenza attuale della biologia dell’Aids e per il suo trattamento antiretrovirale».
Una sua biografia è stata pubblicata sul numero 230 di Vitamine vaganti.

Elizabeth Blackwell (Gran Bretagna 1821-1910)
Nasce a Bristol in una famiglia colta e religiosa, dove i genitori sostengono entrambi la necessità di riforme sociali e credono che le donne debbano ricevere la stessa educazione degli uomini.
Nel 1832 emigra con tutta la famiglia negli Usa e dal 1838 si dedica all’insegnamento, a causa delle difficoltà economiche sopravvenute dopo la morte del padre. La malattia di un’amica la induce a iniziare studi medici, ma le università non ammettono le ragazze e sarà solo nel 1847 che riuscirà a entrare al Geneva Medical Institute di New York. Qui si laurea nel 1849, prima del suo corso, col massimo dei voti, prima laureata in Medicina degli Stati Uniti. Decide di fare esperienze in Europa e si reca prima a Parigi poi a Londra, dove incontra Florence Nightingale.
Nel 1854, insieme alla sorella Emily, chirurga, e alla collega Maria Elizabeth Zakrzewska, fonda il New York Infirmary for Women and Children, primo ospedale negli Usa gestito da donne e specializzato per donne e bambine/i e poi, nel 1857, il New York Infirmary for Indigent Women and Children, che accoglie donne e bambine/i in difficoltà. Manifesta tutta la sua approvazione e disponibilità al raggiungimento della parità alla nascita della Convenzione nazionale americana per i diritti delle donne.
Nel 1859 tiene un ciclo di conferenze in Inghilterra ed è la prima donna iscritta all’albo medico britannico; collabora poi alla fondazione della National health society britannica e fonda la London school of medicine for women.
Rientra per un breve periodo negli Usa e qui, con il sostegno del presidente Abramo Lincoln, nel 1861 contribuisce all’organizzazione della Commissione sanitaria del governo americano. Decide quindi di ritornare definitivamente in Inghilterra e nel 1875 diventa docente di Ginecologia alla London School of Medicine for Women. Rendendosi conto della necessità di un’adeguata educazione sessuale, soprattutto per arginare il diffondersi delle malattie veneree, scrive e pubblica The Moral Education of the Young, dove promuove l’educazione in questo ambito di uomini e donne senza distinzioni.
Ha lasciato una testimonianza diretta della sua vita nell’autobiografia, pubblicata a Londra nel 1895, Pioneer work in Opening the Medical Profession to Women (Il pionieristico ingresso delle donne nella professione medica).

Katalin Karikó (Ungheria 1955)
Figlia di una contabile e di un macellaio, cresce in un villaggio ungherese in una casa senza acqua corrente, che ricorda con affetto, così come ricorda la sua certezza, fin da piccola, che da grande avrebbe fatto la scienziata. Si laurea in Biochimica nel 1978 all’Università di Sezged e dopo il dottorato (con un lavoro sull’Rna) trova subito lavoro in un centro di ricerca che però nel 1985 viene chiuso per mancanza di finanziamenti. Decide quindi di accettare un contratto triennale presso la Temple University di Filadelfia e si trasferisce negli Usa con la famiglia. Dopo un periodo di precariato, diventa docente associata presso l’Università della Pennsylvania e continua il suo lavoro sull’Rna, presentando nel 1990 una domanda di finanziamento per una ricerca sulla terapia genica basata sull’mRna, che da allora diventa il principale interesse dei suoi studi. Sperimenta grandi difficoltà nell’assicurarsi finanziamenti per un’area di ricerca tanto pionieristica, che la portano nel 1995 a essere demansionata dalla sua università. La svolta avviene con l’arrivo presso l’ateneo del rispettato immunologo Drew Weissman, che dal 1997 la affianca nei suoi studi.
In particolare, questi si focalizzano sull’immunogenicità dell’mRna, che ne limita la potenziale efficacia dopo la somministrazione, in quanto provoca frequentemente gravi infiammazioni. A partire dal 2005 Karikó e Weissman descrivono con una serie di articoli come specifiche modifiche chimiche ai nucleosidi dell’mRna possano portare a una ridotta risposta immunitaria. La loro scoperta interessa le case farmaceutiche, in particolare Moderna negli Usa e la tedesca BioNTech, che cercano nuove strade per vaccini contro l’influenza più efficaci e meno tardivi di quelli attuali. Katalin Karikó lascia il marito e la figlia a Filadelfia e si trasferisce a Magonza presso BioNTech, con il titolo di vicepresidente della ricerca, che riguarda terapie immunitarie per il melanoma e altri tumori.
È del 2020 l’arrivo dalla Cina del genoma del virus Sars-CoV2 e, nel giro di poche settimane, da vari Paesi, la conformazione della sua proteina Spike da inserire nel vaccino, e infine la pandemia, prima in Italia e poi nel resto del mondo. Dal marzo 2020 la storia della tecnologia esce su riviste prestigiose e da giugno tutti cercano di intervistare la pioniera, sia la stampa sia le televisioni. Con l’approvazione dei vaccini Moderna e Pfizer-BioNtech inizia un turbine di viaggi internazionali per ricevere onorificenze, premi, dottorati honoris causa. Nel 2023, Katalin Karikó, insieme a Drew Weissman, ha ricevuto il Premio Nobel per la Medicina «per le scoperte che hanno cambiato fondamentalmente la conoscenza di come l’mRna interagisce con il sistema immunitario».
Leggi qui tutti gli articoli precedenti su questo argomento.
In copertina: Katalin Karikò.
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Articolo di Roberta Pinelli

Ho lavorato per 42 anni nella scuola pubblica, come docente e dirigente. Negli anni fra il 2019 e il 2024 sono stata Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Modena. Mi occupo da sempre di tematiche femminili e ho pubblicato un Dizionario biografico delle donne modenesi.
