Il 5 e il 6 febbraio il Senato francese ha approvato in via definitiva la legge finanziaria 2025, dopo due mesi di stallo in cui si applicava la finanziaria dell’anno precedente. Qualche giorno prima, La France Insoumise aveva depositato una mozione di sfiducia sul provvedimento (passato con il meccanismo del 49.3), mozione che è stata bocciata.
La minaccia per le ONG era comparsa durante la preparazione della finanziaria da parte del vecchio governo, ma la caduta di Barnier, votata il 4 dicembre 2024, aveva sospeso la Loi budget e fatto sperare in un ripensamento. Purtroppo non è stato così.
In Francia, le donazioni alle associazioni sono detraibili dalla dichiarazione dei redditi, ma un emendamento dell’Ensemble pour la République (coalizione macronista, centrodestra) e di Les Républicains (LR, destra gollista), approvato grazie ai voti del Rassemblement National (RN, estrema destra), prevede ora che le donazioni non siano più detraibili nel caso in cui l’associazione in questione sia stata condannata per «ostacolo all’attività economica» o «ingresso nella proprietà altrui». Eliminare la detrazione fiscale significa limitare la possibilità di azione di un’associazione e rendere più complicato per molte persone l’adesione alla stessa. Dato che lo sgravio fiscale è un incentivo importante per chi aderisce alle associazioni, eliminare la detrazione significa limitare la possibilità di azione di ogni gruppo.
La legge non specifica quali tipi di associazioni siano prese di mira, ma i suoi promotori hanno spiegato che intendono perseguire «gli atti con cattive intenzioni verso gli agricoltori e in generale i produttori di carne». Il deputato Corentin Le Fur (LR) ha fatto riferimento alle «associazioni che attaccano deliberatamente i nostri agricoltori e che intendono dare una brutta immagine della loro professione». Leggendo tra le righe, è chiaro che ad essere prese di mira sono in particolare L214 (principale associazione antispecista e vegana di Francia) per le azioni contro lo sfruttamento e il maltrattamento degli animali negli allevamenti, Greenpeace per le azioni dimostrative nelle centrali nucleari (volte a dimostrare che il cosiddetto “rischio zero” non esiste), e Sea Shepherd per aver ostacolato la pesca intensiva (illegale ma redditizia). Tutto ciò è accaduto mentre Paul Watson, ex membro di Greenpeace e fondatore di Sea Shepherd, si trovava in un carcere groenlandese su richiesta del Giappone per aver ostacolato azioni illegali di pesca intensiva.

Se il governo francese sperava di far passare tutto questo sotto silenzio, Greenpeace e L214 hanno dato l’allarme e ne hanno resa pubblica la notizia. Brigitte Gothière, cofondatrice di L214, denuncia «una legge volta a proteggere un’industria della carne che ha paura della trasparenza».
Il sistema alimentare francese prevede finanziamenti statali solo per la grande produzione agroindustriale, i cui interessi sono rappresentati dal sindacato unico Fnsea (Fédération nationale des syndicats d’exploitants agricoles), favorevole all’uso massivo di pesticidi e diserbanti. Le altre realtà produttive sono considerate marginali e irrilevanti, prive di sovvenzioni governative ed escluse dal dibattito pubblico sulle modalità di produzione.
Che cos’è esattamente l’«ostacolo all’attività economica» di cui la nuova norma parla non è chiaro. Quest’espressione ambigua potrebbe colpire chiunque metta in discussione i piani nazionali o privati che i governi considerano di «interesse economico». Jean-François Juillard, presidente nazionale di Greenpeace France, parla di «una procedura volta ad ammutolire e scoraggiare l’espressione delle critiche: un’associazione potrebbe vedersi privata di gran parte delle proprie risorse finanziarie a seguito di una condanna per fatti che fino ad ora avrebbero comportato una multa di qualche centinaia di euro».

Il concetto di “illegalità” appare ambiguo. Le associazioni rischiano di perdere gran parte dei propri fondi se condannate per un’azione “illegale” ma un uomo accusato di stupro è rimasto per quattro anni ministro dell’interno senza dover affrontare alcun processo e ora è ministro della giustizia, e un poliziotto che ha assassinato a freddo un minorenne non solo non ha affrontato conseguenze penali ma è stato addirittura sostenuto dall’istituzione poliziesca con una raccolta di fondi in suo favore, autorizzata dallo Stato, che ha superato il milione e mezzo di euro.
La repressione da parte dei governi francesi nei confronti dei gruppi ecologisti non è una novità e si è spesso manifestata con modalità ben più sanguinose di una finanziaria. Il 10 luglio 1985, nel porto neozelandese di Auckland, due detonazioni di esplosivi affondarono la principale nave di Greenpeace, la famosa Rainbow Warrior, uccidendo il fotografo portoghese Fernando Pereira. La nave stava sorvegliando e ostacolando gli esperimenti nucleari militari dell’esercito francese. Fu l’unico attacco armato da parte di uno Stato formalmente democratico nei confronti di un’associazione basata sulla non-violenza. Due agenti dei servizi segreti francesi, fermati dalla polizia neozelandese, confessarono di esserne gli esecutori. Lo scandalo portò alle dimissioni del ministro della difesa Charles Hernu, il quale ammise che l’attentato era stato personalmente autorizzato dall’allora presidente della Repubblica François Mitterrand, che molte voci continuano a considerare «di sinistra» e «democratico».
Il 25 marzo 2023 a Sainte-Soline, nella regione Nouvelle-Aquitaine, il collettivo ecologista “Les soulèvements de la Terre” ha tenuto testa a una violenza feroce da parte delle forze dell’ordine: vari manifestanti sono rimasti gravemente feriti a causa di flashball e granate lacrimogene mentre la Police nationale e la Gendarmerie impedivano l’arrivo delle ambulanze. La manifestazione aveva l’obiettivo di smontare un grande bacino idrico, noto come mégabassine e protetto da agenti dotati di armi da guerra, che prende acqua dai fiumi, inaridendo il terreno, per irrigare le monoculture intensive di mais durante la siccità estiva. Dopo aver mentito sull’uso di tali armi nonostante l’evidenza dei filmati, l’allora ministro dell’interno Gérald Darmanin, su richiesta del presidente della Repubblica Emmanuel Macron, ha sciolto forzatamente Les soulèvements de la Terre e dichiarato fuori legge il collettivo. La decisione è stata poi annullata dal Consiglio di Stato. Darmanin ha tacciato le lotte ecologiste di «ecoterrorismo», dichiarando che si sarebbe rifiutato di «cedere al terrorismo intellettuale». Les soulèvements de la Terre non hanno mai fatto appello alla violenza né al confronto armato; hanno però invitato allo «smantellamento e disarmo delle infrastrutture responsabili di ecocidio», atto che la legge riduce a «degradazione di proprietà privata», con coscienza dei rischi per l’incolumità fisica a cui vanno incontro durante le manifestazioni.
A dicembre del 2024 il tribunale amministrativo di Bordeaux ha dichiarato illegale il mega bacino di Sainte-Soline, ammettendo che danneggia il terreno e che l’uso massiccio di sostanze chimiche impiegate per l’agricoltura industriale mette a rischio di estinzione la fauna locale, con particolare riferimento agli uccelli che nidificano a terra.
La situazione è allarmante. Chiunque potrebbe subire la stessa sorte dei Soulèvements de la Terre e varie voci all’interno di Greenpeace France temono un possibile scioglimento forzato dell’associazione in caso di futura vittoria dell’estrema destra. Quanto accaduto dimostra che non è necessario attendere un cambio di governo perché tale rischio si renda verosimile e che lo scioglimento non è l’unico modo di colpire un’associazione.
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Articolo di Andrea Zennaro

Andrea Zennaro, laureato in Filosofia politica e appassionato di Storia, è attualmente fotografo e artista di strada. Scrive per passione e pubblica con frequenza su testate giornalistiche online legate al mondo femminista e anticapitalista.
