Spigolando alla ricerca di matematiche italiane, e non solo, mi sono imbattuta in Barbara Fantechi docente ordinaria alla Sissa, un centro di eccellenza italiano. Insegna nel programma di Dottorato in Geometria e Fisica e nel programma di Laurea magistrale in Matematica, gestito dalla Sissa insieme all’Università di Trieste.

Inoltre, è anche membro dell’Istituto di Geometria e Fisica. Una matematica brillante, appassionata, impegnata come docente in un centro di eccellenza italiano. La sua ricerca riguarda la geometria algebrica, in particolare gli spazi dei moduli e le pile, la teoria della deformazione e la geometria enumerativa in geometria algebrica.

Nata nel 1966, fra il 1988 e il 1990, la giovane Fantechi ha conseguito sia la laurea presso l’Università di Pisa, con la tesi Secanti di varietà proiettive e applicazioni con la supervisione di Fabrizio Catanese, sia il dottorato di ricerca presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Attualmente fa anche parte del gruppo di ricerca Geometry and Mathematical Physics. Nel 2018 Ha conseguito il premio Tartufari per la Matematica dall’Accademia dei Lincei (2017-2018). È stata rettrice del Mathematical Sciences Research Institute.
Molteplici sono state le sue Pubblicazioni. Ne citiamo una in collaborazione con Kai Behrend: The intrinsic normal cone, in Inventiones Mathematicae, vol. 128, n. 1, 1º marzo 1997, pp. 45–88, Bibcode:1997InMat.128.45B, DOI: 10.1007/s002220050136, arXiv:alg-geom/9601010.

A mio avviso risulta molto interessante la descrizione dell’esperienza di Barbara Fantechi, come docente, maturata in un periodo molto difficile, quello del Covid-19. Qui comincia il suo racconto breve, emergono le sue indubbie capacità critiche di analisi e di sintesi, organizzative. La sua esperienza è a mio avviso incisiva per comprendere le difficoltà vissute da chi era impegnata/o nel lavoro in condizioni difficili da gestire. La verità di quelle brutte esperienze alle quali siamo state/i sottoposti piano piano sta emergendo. Ecco il racconto di Barbara: «Kevin Buzzard mi ha chiesto su Twitter cosa possono fare gli organizzatori di conferenze. Attenzione: non tutto questo è applicabile in ogni luogo. Inoltre, sto pensando ad attività di matematica, quindi 20-100 partecipanti, nessuna idea di come gestire numeri molto più grandi. Quindi ho risposto: introdurre l’obbligo di indossare la mascherina (N95/KN95/FFP2/ecc.) o una raccomandazione molto, molto forte, almeno in aula; tenere a disposizione delle mascherine gratuite, preferibilmente di due forme diverse (una piega verticale contro due pieghe orizzontali); del nastro chirurgico per i nasi dalla forma strana come il mio; uno/più specchietti e delle prolunghe per ottenere una migliore vestibilità. Se possibile, organizzare le pause caffè/i pasti all’aperto, in caso contrario, fare in modo che chi lo desidera possa raccogliere qualcosa e andare all’aperto a mangiare/bere. Avere test gratuiti a basso costo disponibili. Suggerire di andare in qualsiasi farmacia, senza menzionare quanto costerà o se ci si può aspettare che il farmacista conosca l’inglese. Se sono presenti filtri Hepa, menzionarlo, insieme alla velocità di filtrazione dell’aria: se c’è un sistema Hepa il cui volume orario è la metà di quello della stanza, non serve a molto. Se le aule sono dotate di finestre (purtroppo non è sempre così) e si prevede di aprirle a intervalli regolari (ottimo!), occorre segnalarlo chiaramente sul sito web. Rendere l’attività il più ibrida possibile, rendendo la partecipazione online disponibile tanto quanto quella di persona (vale a dire, è comunque possibile limitare il numero e selezionare i partecipanti). Tutte queste informazioni devono essere chiaramente indicate sul sito web della conferenza, se possibile con un collegamento a una sezione Faq che spieghi perché non si tratta di un caso in cui “sono libero di mettere a rischio la mia salute quando il rischio è condiviso”». Il linguaggio incalzante fa prendere contezza della problematicità della situazione.

Nella prossima riflessione della Fantechi, considero molto interessante rendersi conto che dati apparentemente lontani e diversi hanno lo stesso nucleo, la stessa struttura profonda. Ciò è una caratteristica della matematica. Ecco cosa ci dice Fantechi: «Potresti sapere molto o molto poco di calcio (potresti anche chiamarlo soccer), ma se ne sai qualcosa, concorderai sul fatto che Messi e Ronaldo sono grandi giocatori; quale sia il migliore, in assoluto o in un dato anno, è oggetto di dibattito, un dibattito che divampa ogni volta che viene annunciata la Scarpa d’Oro. Lo stesso vale per la matematica: quando viene assegnato un premio, ci sono diversi possibili vincitori, ognuno dei quali meriterebbe il premio, e sceglierne uno tra loro è solitamente molto difficile. In effetti è persino più difficile della Scarpa d’oro, poiché spesso matematici diversi sono in sottocampi diversi, il che rende difficile trovare esperti in grado di confrontarli. Alcuni colleghi sostengono che i premi in matematica non sono importanti, poiché alla fine sarà la prova del tempo a mostrare dove risiede il vero valore. Non sono d’accordo: i premi sono importanti non per chi vince, ma per la comunità in generale. I premi sono un modo per far arrivare la matematica ai notiziari, per mostrare al grande pubblico che, contrariamente alla loro esperienza scolastica, la matematica è un campo di ricerca attivo in cui si sono stati fatti progressi continui, anzi sorprendenti, nell’ultimo secolo e sono ancora in corso. Di solito ogni premio individuale viene assegnato a una persona molto meritevole, e mentre potrebbero essercene altre altrettanto meritevoli che non l’hanno ricevuto, non è chiaro se la decisione presa sia sbagliata. Ciò che diventa chiaro, quando non guardiamo a un singolo premio ma a una serie di vincitori nel corso degli anni, è che i premi di matematica sono parziali.
Le donne in realtà sono svantaggiate; le persone che vivono in Paesi diversi dall’Europa e dal Nord America sono svantaggiate; anche all’interno dell’Europa, alcune nazionalità sembrano essere sovrarappresentate (sentitevi liberi di indovinare quali, non lo dico io). Questo è il motivo per cui è importante che chi seleziona i premi faccia uno sforzo consapevole per evitare di aggravare i pregiudizi esistenti: in questo modo i giovani, che potrebbero avere difficoltà a decidere se intraprendere o proseguire una laurea (o una carriera) in matematica perché i loro insegnanti o i loro coetanei hanno detto loro che non sono abbastanza bravi, sapranno che qualcuno come loro ha avuto successo e che anche loro possono farcela.
Tra i giovani interessati potrebbero esserci o meno futuri vincitori di premi, ma la matematica non è fatta da pochi geni isolati, così come le partite di calcio non sono vinte da giocatori isolati: è necessario uno sforzo di gruppo e più ampia è la base sulla quale selezioniamo i nostri futuri colleghi, più rapidi saranno i nostri progressi e più ampia sarà la nostra scelta di persone con cui collaborare. Sono quindi molto felice che la comunità matematica abbia deciso di onorare in modo appropriato Karen Uhlenbeck, conferendole l’Abel Prize. Allo stesso tempo, è essenziale che lei (e la medaglia Fields Mirzhakani) non rimangano gli unici nomi femminili tra gli illustri vincitori, e che negli anni a venire si aggiunga un maggiore equilibrio. La capacità di fare matematica è ampiamente diffusa: è giunto il momento che la nostra comunità lo riconosca. Nel frattempo, oggi celebriamo la vittoria di Uhlenbeck come una scelta brillante, che dimostra che premiare una donna può essere fatto senza compromettere la qualità. Grazie, Abel Prize, per aver fatto la cosa giusta».
La breve biografia delle due matematiche or ora citate: Karen Uhlenbeck e Maryam Mirzhakani si trova nel gruppo di matematiche segnalate su questa rivista.
Mi ha fatto molto piacere “incontrare” sul mio percorso di ricerca Barbara Fantechi per le sue molteplici eccellenti capacità.
In copertina: Barbara Fantechi, Accademia nazionale dei Lincei, venerdì 12 maggio 2023.
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Articolo di Gabriella Anselmi

Docente di matematica e formatrice in Italia e all’estero, presso Istituti Superiori e Università, da sempre attiva nell’associazionismo, e già presidente nazionale FILDIS, è componente del Direttivo della Rete per la Parità, del CNDI, di Toponomastica femminile, della GWI (Graduate Women International) e dell’UWE (University Women of Europe).
