Conosco Sara Marsico da molto tempo. La definirei una Pasionaria che ha lanciato la sfida al mondo alla nascita. Chi ha letto questo suo articolo capirà perché. Lei invece si definisce “Eterna apprendente” e le piace divulgare quello che sa. Dopo avere letto il libro che ha curato sulle Madri Costituenti, edito da Toponomastica femminile, mi è piaciuto intervistarla. Un modo per tornare a confrontarci, come facevamo nel nostro lavoro a scuola, e per parlare di questa pubblicazione.

Hai approfondito il tema delle Madri della Repubblica. Quali sono stati i tuoi studi? E mentre li frequentavi hai avuto modo di avvicinare le loro storie?
Mi sono laureata in Giurisprudenza dopo la maturità classica. Nel 1990 ho ottenuto l’abilitazione all’esercizio della libera professione di procuratrice legale e ho esercitato la professione forense. In nessuna delle mie letture scolastiche, universitarie e postuniversitarie mi è capitato di imbattermi nelle donne alla Costituente, anche perché si è sempre parlato solo di Padri.
Come mai non hai scelto la professione di avvocata?
Nonostante in famiglia mi avessero pensata come “leguleia”, con un istintivo cambio in corsa, decisi di dedicarmi alla mia vera passione: insegnare. Partecipai al concorso ordinario per l’abilitazione all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche nella scuola secondaria superiore e ottenni l’immissione in ruolo presso l’Iis Benini di Melegnano, in cui rimasi in servizio fino alla pensione. Qualcuna/o potrebbe credere che lavorare in una stessa scuola per tutta la propria vita lavorativa sia poco stimolante. Io ho però cambiato ben quattro indirizzi all’interno del mio istituto e per sei anni ho anche insegnato nella nostra sezione presso la Casa di reclusione di Opera, un’esperienza in un ambiente adulto e a prevalenza maschile che mi ha fortemente cambiata. Ho poi seguito progetti sul contrasto alle mafie, sulla Costituzione, sulla identità di genere, le pari opportunità e la violenza di genere, non stancandomi mai. Negli ultimi dieci anni, oltre a essere la referente per il Benini di Toponomastica femminile, mi sono specializzata nell’insegnamento delle mie materie in lingua inglese, il Clil, e sui temi di geopolitica. Insomma, non c’è bisogno di cambiare istituto per non annoiarsi, basta essere curiosi e curiose di apprendere sempre. Negli ultimi anni ho avuto cattedre con classi di diversi indirizzi, anche bienni del Liceo delle Scienze umane. Non ho mai cercato orari “comodi”, ma la possibilità di lavorare in Consigli di classe in cui ci fosse la predisposizione a lavorare in modo davvero collegiale e interdisciplinare, con colleghe e colleghi “affini”.
Non è stata una scelta facile, quella di abbandonare la carriera forense, anzi è stata molto sofferta; però ha coinciso con la scoperta di quella che era la mia vera vocazione, malgrado come mi avessero immaginata la mia famiglia e i miei amici e amiche. Cercando di assecondare la visione che di me avevano gli altri avevo rischiato di tradirmi. Individuarmi è stato faticoso, ma oso dire che da allora sono stata una persona felice nel senso in cui la felicità è intesa dal combinato disposto degli articoli 3 e 4 della Costituzione: esercitare una funzione che secondo le mie capacità e le mie scelte, potesse concorrere al progresso materiale e spirituale della società.
È proprio a scuola che ci siamo incontrate. Due “sognatrici” che hanno condiviso tanti progetti insieme nella scuola, io come Dsga e tu come docente. Sono certa che non potresti fare la pensionata a tempo pieno. Di che cosa ti occupi adesso?
Ho cominciato a scrivere per la rivista Vitamine vaganti di Toponomastica femminile, per il blog Ventizero77 e per Stacco di San Giuliano Milanese, con qualche articolo anche per Il Melegnanese, e quasi per scherzo ho ottenuto l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti pubblicisti. Meglio sarebbe dire dei giornalisti e delle giornaliste pubbliciste. Scrivo soprattutto di donne, Costituzione, geopolitica, materia a cui mi sono appassionata, soprattutto in questi tempi cupi, antimafia e cammini. Ma non trascuro le camminate in montagna con mio marito e i tanti amici e amiche, lo sci di fondo, le ciaspolate nella neve e frequento molto di più la Valle d’Aosta, regione che conosco almeno da 21 anni e in cui ho trovato un’altra comunità, fatta non solo di turisti/e. Leggo tanto, ascolto musica e guardo alcune serie televisive e film, poiché andare al cinema in Valle è difficile. Bisogna spostarsi dalla Valle in cui vivo e raggiungere Aosta.

Direi che la professoressa Sara Marsico, che ha sempre lavorato su due linee parallele, divulgare i principi della Costituzione e lottare per la parità di genere è riuscita finalmente a confutare le regole della geometria e a far incontrare le parallele (qui voleva arrivare), facendo confluire ambedue gli interessi, curando il libro che presenta la mostra fotografica “Le madri della Repubblica”.
Che cosa ti ha spinto a curare questo libro?
Non è concepibile che si parli di ‘Padri Costituenti’ ignorando colpevolmente l’apporto determinante delle donne nella stesura della Carta costituzionale. Ho studiato tanto, ma solo grazie a Toponomastica femminile ho scoperto il grande lavoro di squadra delle donne alla Costituente. Per questo libro ho letto tanto, ho approfondito i lavori dell’Assemblea costituente e i molti volumi che sono stati pubblicati sulle Madri in questi ultimi anni, oltre naturalmente ai pannelli della mostra di Tf. Per questo dopo aver presentato la mostra, sia online che in presenza, in molti luoghi d’Italia (scuole, biblioteche, tribunali, ordini degli avvocati, circoli culturali) ho accolto con piacere la proposta del Direttivo della mia associazione di curare questa pubblicazione. Un’altra esperienza bellissima, scaturita dalla mostra, è stata scrivere la sceneggiatura del Reading Parole Ri-Costituenti, con la regia e l’adattamento scenico di Cristina Cescon, che vede in scena donne della Banca del tempo e della Sezione Anpi di Melegnano, oltre ad alcune iscritte a Tf. In questo Reading interpreto con orgoglio proprio la Costituzione.
Hai proprio “curato”, quasi in senso clinico, l’assemblaggio del volume, diffondendo «l’eredità delle madri costituenti come nutrimento culturale e ri-costituente dell’anima in grado di rafforzare le difese immunitarie contro l’ignoranza”». Che cosa hai voluto evidenziare nell’introduzione al libro?
Ho voluto sottolineare quanto sia stato fondamentale l’apporto al femminismo e alla valorizzazione della parità delle 21 donne elette all’Assemblea Costituente. I loro interventi sono stati essenziali e sono evidenti negli artt: 3/29/30/31/37/48/51 della Costituzione. Vi si garantiscono l’uguaglianza formale e sostanziale in tutti gli ambiti: familiare (tra i coniugi); lavorativo; nella tutela delle/dei figli nati fuori dal matrimonio; nell’accesso all’elettorato attivo e passivo; nell’ammissione ai pubblici uffici. Queste 21 pioniere operarono non senza difficoltà anche per i pesanti pregiudizi nei confronti delle donne delle quali colleghi e giornalisti, piuttosto che i titoli culturali e le competenze, commentavano l’abbigliamento. Ho approfondito in particolare il valore di Elettra Pollastrini. Di umili origini e di salute cagionevole, giovanissima perse il padre e fu costretta a lavorare a Parigi, dove si rifugiò con la famiglia nel 1923 a causa delle persecuzioni fasciste per l’appartenenza al partito socialista. Licenziata dai dirigenti della Renault per avere aderito a uno sciopero, da quel momento si sarebbe sempre battuta per i diritti delle persone più deboli. Conobbe il carcere e i lavori forzati in quanto attiva militante antifascista. Fu anche deportata, come Teresa Noce. Contribuì alla nascita dell’Udi e fu eletta deputata nelle prime due legislature della neonata Repubblica italiana. Si adoperò affinché l’art. 37 della Costituzione venisse integrato in modo che le condizioni di lavoro consentissero «alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione».
La figura di Nilde Iotti è la più conosciuta in quanto prima Presidente della Camera, ricordata ancora oggi per il suo equilibrio nel gestire le riunioni. Iscritta al Pci, durante la Seconda guerra mondiale svolse il pericoloso incarico di “portaordini”. Fu responsabile dei Gdd (Gruppi di difesa della donna) e fece parte dell’Udi. Divenne portavoce dell’emancipazione delle donne per garantire loro “piena dignità di cittadine”. Il suo apporto alla Costituente è dedicato all’affermazione della parità tra coniugi e alla parità di diritti tra figli legittimi e nati fuori dal matrimonio. Contraria al principio di indissolubilità del matrimonio in Costituzione aprì la strada, insieme ad altre alla promulgazione della legge sul divorzio, peraltro avvenuta solo nel 1970.
Grazie a questo libro abbiamo inoltre conosciuto: Adele Bei, dirigente Udi, che per il suo antifascismo patì molti anni di carcere, luogo in cui si dedicò alla lettura e allo studio, si batté per l’affermazione nella Costituzione dell’uguaglianza dei diritti tra donne e uomini e per i diritti delle tabacchine; Filomena Delli Castelli, che lottò per il diritto al voto delle donne andando di casa in casa a spiegarne i motivi e l’importanza;
Maria Nicotra Fiorini, che sottoscrisse insieme alle altre l’emendamento all’art. 51 della Costituzione «tutti i cittadini di ambo i sessi possono accedere agli uffici pubblici o alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza». E tutte le altre, ognuna con una storia che merita di essere conosciuta. Quali sono le Madri Costituenti a cui sei più affezionata?
Sicuramente alle due Madri dell’articolo 3, la più anziana tra le Costituenti, Lina Merlin e la più giovane, Teresa Mattei. Ma ho amato molto anche Angela Gotelli, a cui si deve un lavoro di mediazione mirabile senza spargimento di sangue in uno scambio di prigionieri durante la guerra, Teresa Noce, «rivoluzionaria professionale» e Maria Maddalena Rossi.
La luminosa impaginazione del volume, curata da Andrea Zennaro, ricca di fotografie delle vie dedicate alle Costituenti, i loro ritratti a cura di Marika Banci e i profili brevi ad esse affiancati, affidati a studiose eccellenti invogliano alla lettura che si assorbe facilmente nello spazio di un pomeriggio lasciando la sensazione che le 21 Madri, lavorando per la stesura della Costituzione, avessero previsto e inserito quanto necessario per il riscatto femminile. Non avevano tenuto in conto purtroppo la resistenza prevaricatrice e maschilista che, come il virus dell’influenza, si ripresenta periodicamente nonostante ogni cura per evitarla.
Ringrazio Sara Marsico e tutte le autrici dei racconti biografici contenuti nei pannelli della mostra invitando tutte e tutti a leggere questo agile libretto, che colmerà molte lacune e sarà il giusto tributo a 21 donne che a ragione possono definirsi “coraggiose pioniere di parità” e a cui tutte dobbiamo tanto.
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Articolo di Luciana Scaglione

Direttrice amministrativa presso l’IIS Benini di Melegnano, ha sempre rifiutato l’idea di essere una mera esecutrice del bilancio scolastico, ritenendosi piuttosto una creativa prestata alla contabilità. Oramai in pensione, ha potuto dare una chance alla sua fantasia dedicandosi alla scrittura di brevi e ironici racconti ispirati a fatti della sua vita.
