L’ordine del caos. Il numero 1/2025 di Limes. Parte Seconda

La seconda parte del primo numero dell’anno di Limes si intitola significativamente Occidenti in confusione. Il turbo inserito da Trump nelle sue politiche ha veramente ridotto in stato confusionale i governi dei vari Stati che compongono il cosiddetto Occidente (che in realtà ne comprende più di uno) e molti degli articoli di questa sezione ci avevano visto giusto.

Si affronta il tema della conquista della Groenlandia, peraltro già in parte rimandato dopo il discorso al Congresso del 47simo Presidente Usa il 5 marzo scorso. Lo fanno due approfondimenti che mettono in luce la ricchezza di questo Paese, lo scontento della sua popolazione nei confronti del Regno di Danimarca e le ragioni per le quali Trump, in buona compagnia di una massa di giovani neocon e dei tecnocrati di varia provenienza, si è innamorato, da costruttore e immobiliarista quale è, della Terra di ghiaccio. «Ripercorrere la storia della base Usa di Thule può aiutarci a gettare luce sui cambiamenti che hanno scandito il rapporto tra Danimarca e Stati Uniti, sulla progressiva autonomia della Groenlandia quale soggetto riconosciuto in ambito negoziale e sulle ragioni per le quali ancora oggi l’isola costituisce motivo d’interesse strategico nei piani americani», scrive Andrea Campanelli in Thule, chiave della Groenlandia americana.

Le risorse energetiche e minerarie della Groenlandia

L’altro tema intuito in questo numero di febbraio 2025 è quello del riarmo europeo, ben sviscerato da Seth Cropsey in L’Europa deve prepararsi all’interregno americano, articolo da aggiornare in base ai più recenti avvenimenti. Sul ruolo della Nato dopo la svolta trumpiana si sofferma la conversazione tra Sumantra Maitra e Federico Petroni.
In questa parte si parla di Messico, muri e clandestini, della Polonia ultra-armata, a capo di una Nato Baltica, desiderosa da sempre di prendersi la rivincita nei confronti della Russia, di cui teme un’invasione entro il 2028, di un’Inghilterra filo-Ue che non servirebbe all’America (ma questo saggio è ormai superato dalle recenti proposte di Starmer, improvvisamente ritrovatosi a fianco di una Ue da cui la Gran Bretagna era fuggita con la Brexit), della “svolta epocale” della Germania poco prima delle elezioni politiche anticipate.

Giuk e Bear Cap

Guerra Grande a caos unificati è la terza parte della rivista in cui, come sempre, compaiono articoli di diversa provenienza, come quello dell’ungherese Attila Demkò che, in L’Ungheria non è cavallo di Troia di Russia e Cina ma Laocoonte dell’Occidente, ci illustra un’Ungheria completamente diversa da quella veicolata dai nostri media, una delle poche voci che all’interno dell’Ue hanno sempre spinto per la pace in Ucraina; quello di Mirko Mussetti sulla Romania, La Romania resterà a stelle e strisce, nonostante Trump, estremamente interessante per la prospettiva proposta; quello che anticipa solo in parte quanto è successo in merito alla pace in Ucraina proposta da Trump, Ucraini e Russi a confronto, che vede esponenti delle due parti in guerra confrontarsi civilmente; l’approfondimento di Giorgio Cuscito sulla posizione della Cina, Come Dao comanda: la Cina cerca opportunità nella crisi americana; l’analisi dettagliata di Laris Gaiser sul ruolo dell’Italia nella stabilizzazione della ex Jugoslavia in Entropie balcaniche.

Particolarmente utile, nella Sezione La storia in carte, la riflessione di Edoardo Boria sulla differenza tra la disciplina delle Relazioni internazionali e la geopolitica.

La globalizzazione cinese

Gli articoli che vorrei segnalare sono contenuti nella seconda parte e sono entrambi a firma Alessandro Aresu. I nostri media enfatizzano il ruolo di Elon Musk nella svolta trumpiana alla politica statunitense, ma è un altro il soggetto su cui dovremmo informarci molto bene. Ne parla Aresu nel saggio L’apocalisse di Peter Thiel, gemello diverso di Musk e parte della Paypal mafia. La relazione tra i due è ben raccontata da Aresu e De Ruvo nel panel “Musk e i suoi fratelli” del Festival di Limes di ottobre 2024, condotto da Schiavazzi, mentre in questo saggio sono descritti i rapporti altalenanti tra i due amici, poi divenuti nemici e in seguito ancora amici, e i rischi di infiltrazione dei gruppi criminali in Paypal.

Il video tratto dal Festival di Limes è una vera miniera per informarsi su quanto sta succedendo nei campi dell’Intelligenza artificiale e dello Spazio, si ascolta con grande piacere e apre gli occhi su aspetti e nuovi personaggi, meno appariscenti di Musk, che difficilmente potremmo scoprire senza il contributo di Limes. In appendice all’articolo di Aresu si trova La Biblioteca di Thiel, con una bibliografia estremamente interessante.

Peter Thiel, settembre 2014 Foto Hiroyuki Ito Getty Images

In conclusione ritorno all’editoriale del Direttore Lucio Caracciolo, che richiama nel titolo l’indimenticato Camilleri: La Grande componenda. Eccone alcuni stralci, in merito all’ordine del caos: «La transizione egemonica scorre dall’America al caos. Vi resterà a lungo. Un colosso senza eguali non si scioglie dalla sera alla mattina, specie se capace di trascinare nel disastro il resto del mondo. Quando stimerà giunta l’ora, il suo ultimo desiderio sarà impedire che altri occupi il suo trono».

L’America è in lotta con sé stessa. Conflitto epico, cui si applicano i versi esoterici di Theodor Däubler, austriaco di Trieste, scolpiti nell’Inno all’Italia (1916): «Il nemico è la figura della nostra stessa questione/ e lui andrà a caccia di noi, noi di lui, fino alla stessa fine». E ancora, a proposito dell’Unione Europea: «Fino a ieri, la barca europea galleggiava. Oggi, sotto la pressione della doppia rivoluzione geopolitica e tecnologica, la ”potenza gentile”, beccheggia senza bussola». Confessava Margaret Verstager, già commissaria Ue: «L’Europa si autodefiniva superpotenza regolatrice. Ma tu puoi regolare cose che conosci. È molto difficile regolare cose che non conosci». Aggiungeremmo: e che nemmeno ti appartengono.

La vittoria secondo l’America

Per chi come Caracciolo si sente europeo in quanto italiano, non viceversa, l’avvento di Trump è apocalittico nel senso originario del termine: rivelatore del posto che l’Italia potrà occupare nella ristrutturazione dell’impero americano. Certo da questo caos potrebbe scaturire un principio di un nuovo ordine. «Nulla a che vedere con la kantiana pace perpetua».
Semmai assimilabile alla componenda su cui Andrea Camilleri dipanò la sua prosa sussultoria in forma di inchiesta storica. Compromesso informale che nella Sicilia appena annessa dai Savoia surroga(va?) l’incapacità dello Stato italiano di garantire ordine e giustizia contro i mafiosi, sicché ad esempio una transazione amichevole fra guardia e ladro consentiva alla vittima di un furto di recuperare parte del maltolto in cambio del ritiro d’ogni denuncia. Pactum sceleris esteso dalla Chiesa in bolla d’indulgenza non gratuita valida per il passato e soprattutto per l’avvenire. Salvacondotto per chi intendesse peccare in futuro.

Camilleri cercò invano traccia documentale di componenda. Quando pregò l’amico Leonardo Sciascia di aiutarlo a cercarne la bolla, questi «fece una pausa, mi taliò, sorrise del suo sorriso. “Tu una carta così non la troverai mai”, mi disse. E infatti non l’ho trovata». L’editoriale finisce con leggerezza immaginando una Grande Componenda scritta a un tavolo da gioco fra Stati Uniti, Cina e Russia dal titolo: «Per un nuovo ordine del caos». E chiude così: «Pare che sparecchiando il tavolo della conferenza il fortunato scriba (a cui era stata assegnata la scrittura del verbale n.d.r.) vi abbia trovato sparse carte da gioco raffiguranti Taiwan, Ucraina, Canada, Groenlandia, Panamá, Luna e Marte. Fra le altre».

***

Articolo di Sara Marsico

Giornalista pubblicista, si definisce una escursionista con la “e” minuscola e una Camminatrice con la “C” maiuscola. Eterna apprendente, le piace divulgare quello che sa. Procuratrice legale per caso, docente per passione, da poco a riposo, scrive di donne, Costituzione, geopolitica e cammini.

Lascia un commento