Anne L’Huillier è nata a Parigi il 16 agosto 1958. I suoi genitori erano Bernard, un ingegnere informatico e Yvonne, un’insegnante che aveva abbandonato il suo lavoro per dedicarsi alla famiglia. Fin da quando era piccola, entrambi le inculcarono l’amore per la scienza. Sua madre, sofferente di diabete, le ripeteva che solo grazie ai progressi della scienza aveva potuto avere una vita normale e formarsi una famiglia, nonostante la sua malattia, e le parlava spesso di suo nonno Lucien, anche lui ingegnere e docente di tecnologia radio, che durante la Seconda guerra mondiale aveva messo a disposizione del movimento di resistenza le sue competenze nel campo delle comunicazioni. Suo padre lavorava in un centro informatico dedicato al lancio dei satelliti: lei ricorda ancora con emozione una notte del 1969 in cui, nonostante fosse solo una bambina di 10 anni, le fu permesso di restare sveglia per assistere allo sbarco sulla Luna trasmesso in televisione. Lo stupore che provava nel constatare le possibilità offerte al progresso dalla scienza e dalla tecnologia alimentava continuamente la sua passione.
Anne racconta di un’infanzia ricca di opportunità. Ha praticato molti sport fin da bambina, come lo sci, il nuoto e il tennis. Inoltre, la sua è una famiglia di musicisti: lei stessa da ragazza amava suonare il flauto e questo è il motivo per cui nella sua lezione magistrale, durante la consegna del premio Nobel, ha voluto inserire molti riferimenti alla musica.
A Parigi Anne va a scuola nel Quartiere Latino e, dopo il baccalauréat, frequenta le classi preparatorie di matematica e fisica, incoraggiata stavolta da uno dei suoi insegnanti, quello di matematica, che si era reso conto delle sue potenzialità e che lei ricorda con particolare affetto, definendolo “fantastico”. Dopo la scuola, entra all’École normale supérieure (Ens) di Fontenay-aux-Roses, nei pressi di Parigi. Si tratta di una università molto prestigiosa, per la quale bisogna superare una dura selezione, ma che le permetterà l’accesso diretto alla carriera di docente: Anne, infatti, aspira a diventare una professoressa di matematica. Dopo tre anni, ottiene il master sia in matematica che in fisica e sceglie di completare lo studio nel campo della fisica, ottenendo un Diplome d’etudes approfondies (Dea) in fisica quantistica. Quel quarto anno dedicato alla meccanica quantistica, le fa comprendere qual è la sua vera vocazione scientifica. Ha come insegnanti Claude Cohen-Tannoudji e Serge Haroche, che riceveranno il premio Nobel per la fisica rispettivamente nel 1997 e nel 2012.
Nell’autunno del 1980 inizia il suo dottorato, presso il Cea (Commissariat à l’énergie atomique et aux énergies alternatives), a Saclay: si tratta di una ricerca sugli atomi in forti campi laser. È la prima esperienza come fisica sperimentale e ne rimane affascinata. Il risultato principale della tesi è stato l’identificazione di due meccanismi per la doppia ionizzazione degli atomi esposti a un forte campo laser.
Nel 1986 ottiene un posto fisso come ricercatrice al Cea. Qui, nell’estate del 1987, durante un esperimento con un laser ad alta intensità, fa la scoperta che avrà un profondo impatto sulla sua carriera scientifica e la porterà al premio Nobel: mentre studia la luce emessa da un gas irradiato da un intenso campo laser, osserva armoniche di alta frequenza. In seguito, in collaborazione con Kenneth Schafer e Kenneth Kulander, sviluppa un programma al computer per risolvere l’equazione di propagazione di quel tipo di onde. Cercando di spiegarlo in parole semplici, quando gli elettroni degli atomi del gas nobile sono investiti dalla luce molto intensa generata dal laser, in particolari condizioni riescono a sfuggire al nucleo, ionizzando l’atomo, per poi essere quasi istantaneamente catturati nuovamente dal nucleo. Ma durante il tempo in cui sono liberi assorbono energia, che viene riemessa sotto forma di brevi impulsi luminosi di frequenza multipla di quella della luce del laser. Si tratta di un meccanismo analogo a quello che avviene in acustica, dove una nota è caratterizzata da una frequenza fondamentale alla quale si sommano tutte le frequenze multiple di questa, con intensità rapidamente decrescente. Gli impulsi così ottenuti sono utilissimi, perché permettono di studiare i processi interni alla materia, dando informazioni sulla distribuzione degli elettroni all’interno delle molecole. Ma in quel momento questo tipo di ricerca non è ritenuto prioritario al Cea e, anche se non le viene negata la possibilità di continuare a lavorarci sopra, è difficile per lei ottenere una quantità di risorse adeguate.
Così, quando Anne entra in contatto con alcuni fisici dell’università di Lund, in Svezia, che le mettono a disposizione un laboratorio attrezzato con un laser adatto, prende una decisione coraggiosa: rinuncia al suo posto al CEA e si trasferisce a Lund. Qui avviene l’incontro con un collega, Claes-Göran Wahlström, che nel 1994 diventerà suo marito. Per un certo periodo Anne e Claes-Göran condividono il lavoro, per poi dedicarsi definitivamente a campi di ricerca differenti. Nel 1997 L’Huillier diventa titolare della cattedra di fisica atomica presso l’Università di Lund, vincendo un concorso riservato alle donne, bandito dal governo svedese allo scopo di promuovere la parità di genere. In una intervista ha dichiarato: «Penso che la mia carriera sia stata influenzata dal fatto che sono una donna. Come donna, lavori in un campo prevalentemente maschile e, naturalmente, sei più visibile. Forse ricevi più inviti a conferenze, ad esempio, e trai vantaggio da programmi per donne. L’unica cosa che posso dire è che probabilmente è stata una carriera diversa, con aspetti sia positivi che negativi».
Con la cattedra, in Svezia, riscopre il piacere dell’insegnamento, la vecchia aspirazione che aveva messo da parte all’inizio della sua carriera per dedicarsi a tempo pieno alla ricerca.

Nel 1999 nasce Oscar, il suo primo figlio, seguito, nel 2000, da Victor. Anne racconta che in occasione delle maternità è riuscita a conciliare i suoi impegni, usufruendo di un periodo di lavoro part time, per poi riprendere la normale attività. «Spero di poter contribuire a ispirare le donne a restare nella scienza… il problema è che ci sono donne che fanno il dottorato, ma poi non proseguono la loro carriera. Penso che questo possa essere in parte dovuto alla difficoltà di ottenere una posizione permanente, un problema che esiste ovunque in Europa. E questo spesso coincide con il periodo in cui le donne hanno figli, rendendolo ancora più impegnativo». E anche: «…In Svezia è un po’ più facile a mio parere, ci sono delle buone strutture per l’assistenza all’infanzia dopo la scuola ed è più accettabile terminare le giornate presto per andare a prendere i figli rispetto ad altri paesi in Europa. È la società che deve cambiare ed è necessario che il partner aiuti. C’è ancora del lavoro da fare per facilitare le donne a restare in una carriera di ricerca e non andarsene troppo presto».
Intanto, contemporaneamente al suo, altri due gruppi di ricerca lavorano sugli stessi temi, quasi in una positiva competizione: nel 2001, Pierre Agostini e i suoi collaboratori a Saclay riescono a produrre e studiare una serie di impulsi luminosi consecutivi, ciascuno della durata di appena 250 attosecondi. Nello stesso periodo, Ferenc Krausz a Monaco sta lavorando a un altro tipo di esperimento, e riesce a isolare un singolo impulso di luce della durata di 650 attosecondi. Ma nel 2003 è il gruppo di L’Huillier a battere il record mondiale per l’impulso laser più breve, della durata di 170 attosecondi: per farsi un’idea del significato di questo valore così piccolo basta pensare che un attosecondo è un miliardesimo di miliardesimo di secondo. In questo tempo la luce percorre “soltanto” 0,3 miliardesimi di metro.
Nell’ottobre del 2023, durante una delle sue lezioni di fisica atomica alla facoltà di ingegneria dell’Università di Lund, ad Anne squilla il cellulare. Lei, un po’ infastidita, risponde solo dopo numerose chiamate. La telefonata arriva da Stoccolma: è l’annuncio del Nobel, insieme a Pierre Agostini e Ferenc Krausz, “per metodi sperimentali che generano impulsi di luce ad attosecondi per lo studio della dinamica degli elettroni nella materia”. Le studenti e gli studenti le vanno intorno in un caloroso abbraccio e condividono la sua emozione. «Finire la lezione non è stato facile», ammette con un sorriso.


Durante il “discorso del banchetto”, alla premiazione per il Nobel, Anne ha tenuto a ricordare di essere stata la quinta fisica a ricevere questo onore, in più di cento anni e, successivamente, ha dichiarato in un’intervista: «Vedo sempre più donne diventare studentesse di dottorato e restare nella scienza. Sebbene la partecipazione paritaria delle donne in Stem sia un processo che richiederà tempo, la pendenza è positiva e si deve sapere che le cose stanno migliorando. Questo è importante perché se non ci fossero donne in Stem, all’umanità mancherebbero metà dei suoi possibili ricercatori per far progredire la scienza.»
Il premio Nobel, nel 2022, è stato solo il culmine di una lunga serie di riconoscimenti: fra i più prestigiosi, nel 2011 aveva ricevuto il Premio Unesco L’Oréal, nel 2022 il Premio fondazione Bbva Frontiere della conoscenza e il Premio Wolf per la fisica, oltre a diverse lauree honoris causa e alla Legion d’Onore in Francia.
In copertina: Anne L’Huillier nel suo laboratorio.
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Articolo di Maria Grazia Vitale

Laureata in fisica, ha insegnato per oltre trent’anni nelle scuole superiori. Dal 2015 è dirigente scolastica. Dal 2008 è iscritta all’Associazione per l’Insegnamento della Fisica (AIF) e componente del gruppo di Storia della Fisica. Particolarmente interessata alla promozione della cultura scientifica, ritiene importanti le metodologie della didattica laboratoriale e del “problem solving” nell’insegnamento della fisica.

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