Sof’ja Vasil’evna Kovalevskaja

In questo periodo difficile e tormentato della storia mondiale torna alla mente una donna straordinaria, dinamica, propositiva, attivista politica, eccellente matematica e fisica, scrittrice, coraggiosa passionaria, femminista, nata a Mosca il 15 gennaio 1850 e deceduta a Stoccolma il 10 febbraio 1891 per una polmonite a soli quarantuno anni. Che grande perdita!

Sof’ja Vasil’evna Kovalevskaja

Si tratta di Sof’ja Vasil’evna Kovalevskaja. Sono numerose le sue biografie, tanto che ci si perde nel leggerle e fare sintesi. Ciascuna mette in risalto la poliedricità dei suoi interessi e la sua straordinaria intelligenza. Da subito emerge una duplice passione: per la letteratura e per la matematica. Scrisse nel suo ancora attualissimo libro Memorie d’infanzia (Pendragon, 2000): «Chi non ha mai avuto occasione di approfondire la conoscenza della matematica, la confonde con l’aritmetica e la considera un’arida scienza. In realtà è una scienza che richiede molta immaginazione. Il poeta deve vedere quello che altri non vedono, scrutare più attentamente degli altri. E il matematico deve fare la stessa cosa». Concordo totalmente con lei!
La sua famiglia, agiata e colta, si prese cura della sua educazione e di quella della sorella Anna e del fratello Fëdor, facendosi aiutare da una rigida istitutrice inglese. Il padre Vasilij Vasil’evič Korvin-Krukovskij era un generale dell’esercito russo e un proprietario terriero, la madre Elizaveta Fëdorovna Šubert aveva origini nobili. 

Sof’ja con la madre

Sof’ja già a sei anni voleva imparare a leggere. Fu difficile per lei trovare chi glielo insegnasse. A quell’epoca si riteneva che una bambina così piccola non potesse apprendere a leggere. Il suo desiderio, molto forte e radicato, la spinse a decidere di imparare da sola. Il suo metodo, oso dire creativo-innovativo, consisteva nel fissare la pagina di un giornale, scegliere una lettera e memorizzarla. Poi si rivolgeva a una persona adulta per sapere di quale lettera si trattava.
Si impegnò così tanto che in poche settimane imparò a leggere perfettamente. Si presentò al padre per mostragli orgogliosa la sua nuova abilità, con in mano l’articolo di un giornale che lesse. Il padre rimase sbalordito e dubbioso che lei sapesse leggere. Pensava che qualcuno le avesse fatto memorizzare il testo che lei ripeteva a memoria facendo finta di leggere. Prese quindi un articolo da lui selezionato che sottopose alla bimba. Lei giustamente furiosa, ferita nell’orgoglio, lesse perfettamente l’articolo sottopostole. 
Sof’ja, chiamata affettuosamente Sofja o Sofa dai familiari, mostrò sin da subito quel carattere ostinato e indipendente, che susciterà l’ammirazione del padre e le risulterà tanto utile nella vita. Già nel 1862, era impegnata in prima linea insieme alla sorella Anna nella battaglia per l’emancipazione della donna. 
A otto anni iniziò a prendere lezioni di matematica, dimostrando subito il suo talento straordinario. A nove anni in modo imprevisto si potenziò il suo enorme interesse per la matematica. La famiglia si era trasferita a Palibino, vicino a San Pietroburgo, in una delle proprietà di famiglia. Una parete della sua cameretta era tappezzata con gli appunti di matematica che il padre aveva preso seguendo le lezioni quando studiava all’accademia militare. Sofja rimase affascinata dai meandri di quella scrittura: nelle sue Memorie d’infanzia Sofja racconta che passava ore a fissare le pareti cercando di decifrare quei simboli misteriosi. Forse, chissà, alcune di quelle formule si sarebbero rivelate molto utili nello sviluppo futuro delle sue idee in matematica. Il nonno materno, Fëdor Fëdorovič Šubert, era stato un topografo miliare, mentre il padre di lui, Fëdor Ivanovič Šubert, era stato un astronomo membro dell’Accademia Russa delle Scienze. Probabilmente, però, fu lo zio paterno, Pëtr, anche lui militare, arrivato al grado di luogotenente, che non aveva mai studiato la matematica ma se ne era appassionato leggendo una miriade di libri, a potenziare la passione per la matematica di Sofja, che rimaneva affascinata nel sentir parlare lo zio di asintoti, quadratura del cerchio e tanto altro.

Nonostante il suo talento per la matematica e la sua notevole preparazione specifica, non poté completare la sua formazione in Russia: a quei tempi infatti non era permesso alle donne frequentare l’università. Quindi si sposò per convenienza nel 1868, all’età di diciotto anni, con Vladimir Kovalevskij, giovane studente di paleontologia, con il quale ebbe la possibilità di lasciare la Russia e recarsi a Heidelberg dove poté studiare all’Università. Nel 1871 si trasferì a Berlino per prendere lezioni private da Weierstrass, e nel tempo, grazie alle sue doti straordinarie, raggiunse livelli altissimi nel campo della matematica e della meccanica. 
Il suo ritorno in Russia dopo la laurea nel 1874 fu inutile per la sua carriera professionale poiché nessuna università riconobbe i titoli conseguiti in Europa. In quegli anni scrisse tre articoli magistrali in cui dimostrò l’esistenza della soluzione analitica del problema di Cauchy per i sistemi di equazioni differenziali alle derivate. Questi lavori furono considerati così eccellenti che nel 1875 l’università di Gottinga le conferì il dottorato di ricerca cum laude, e Sofja diventò la prima donna in Europa a conseguire questo titolo di studio.

Università di Göttingen

Nel 1878 ebbe una figlia, e sospese per un anno le sue attività professionali. Nel 1879 fece un intervento durante la VI conferenza degli studiosi di Scienze Naturali a San Pietroburgo. Nel 1881 fu nominata membro della Società matematica di Mosca come docente privata.
Nel 1881 partì con un incarico all’Università di Stoccolma, ma fu solo dopo la morte del marito, suicidatosi nel 1883, e con lo stato di vedova, che l’ateneo poté assegnarle senza imbarazzo la cattedra di matematica. Fu la prima donna russa, ma anche in assoluto in Europa, a ottenere una cattedra universitaria di matematica, quella di Analisi a Stoccolma. Si trasferì allora con la figlia a Stoccolma, cambiò nome e si fece chiamare Sonia Kovalevskij. 

Università di Stoccolma

Aveva l’obbligo di tenere le lezioni in tedesco per il primo anno di insegnamento e in svedese per l’anno successivo. In breve tempo imparò perfettamente lo svedese tanto da pubblicare i suoi studi di matematica e altre opere in questa lingua. È stata una donna che ammiro moltissimo.
Era una donna dalla natura vivace e passionale, ma non bastarono gli approfonditi eccellenti studi di matematica e la fama raggiunta a farla sentire appagata nelle sue aspirazioni. Nel corso della sua vita si dedicò attivamente anche all’attività letteraria, lavorando come critica teatrale e cronista scientifica e scrivendo racconti, poesie e un’autobiografia. Fu molto attiva anche nel movimento femminista e nell’impegno politico; fu un’ardente sostenitrice della lotta rivoluzionaria e delle idee socialiste. Nell’aprile del 1871 insieme al marito Kovalevskij andò a Parigi, allora assediata, per curare i combattenti feriti. Più tardi partecipò alla liberazione dalla prigione del cognato Victor Jaclard, uno degli attivisti della Comune di Parigi. Era una donna eccezionale con un’anima gentile, sensibile, tenera, sempre alla ricerca di profondi legami sentimentali, ma probabilmente il destino non fu benevolo con lei. Proprio gli anni in cui aveva raggiunto la sua massima fama, nonostante avesse ricevuto il premio dell’Accademia Parigina e l’attenzione di tutto il mondo, furono per la scienziata russa il periodo di una profonda sofferenza interiore in quanto sentiva infrante le proprie speranze di felicità. Ebbe sempre un rapporto cordiale con quanti la circondavano. Grazie alla sua sensibile e raffinata capacità di osservazione e riflessione poté sviluppare un grande talento per esprimere in forma artistica tutto ciò che vedeva e sentiva. Il ritardo con cui venne scoperto il suo talento letterario e la sua morte precoce non permisero a questa donna straordinaria, colta ed eclettica, di sviluppare e definire la sua nuova qualità di scrittrice. 

Sofia Kovalevskaya, busto di W. Runeberg

Si segnala la ristampa del libro di estrema attualità Memorie d’infanzia, che ha ottenuto un grande consenso, tradotto in tante lingue anche in italiano. In copertina: targa a S. Pietroburgo, foto di foto di Olga Solovey.

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Articolo di Gabriella Anselmi

Docente di matematica e formatrice in Italia e all’estero, presso Istituti Superiori e Università, da sempre attiva nell’associazionismo, e già presidente nazionale FILDIS, è componente del Direttivo della Rete per la Parità, del CNDI, di Toponomastica femminile, della GWI (Graduate Women International) e dell’UWE (University Women of Europe).

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