Storie femminili dietro i nomi delle vie di Erevan. Parte seconda

Itinerario 2, Nork Maraŝ, la parte orientale della città di Erevan.

A Nork Marash si trovano le vie dedicate alla pittrice Arpenik Nalbandyan, al soprano Lucine Zacharyan, alle scultrici Aytsemnik Urartu, Tereza Mirzoyan, Ruzan Kyurkchyan e a Rosa Luxemburg. 

1-Tereza Mirzoyan, 2-Rosa Luxemburg, 3-Lusine Zacharyan, 4-Arpenik Nalbandyan, 5-Aytsemnik Urartu, 6-via Stepan e Ruzan Gurgyan

Agli inizi del XX secolo, nel territorio di Nork, erano ancora visibili i suggestivi resti di una fortezza risalente all’antico regno armeno Urartu, tra l’860 e il 585 a.C., esteso tra l’Asia Minore, la Mesopotamia e il Caucaso, il cui centro era situato nei pressi del lago di Van (oggi nella parte orientale della Turchia). Nel villaggio era ancora possibile incontrare gli antichi forni in argilla, strumenti indispensabili per la produzione artigianale di vasellame. La popolazione locale era profondamente legata alla lavorazione dell’argilla, un’attività che definiva la loro cultura e il loro stile di vita. Proprio per questa tradizione, i prìncipi turcofoni avevano ribattezzato il villaggio col nome di Cholmekdji, termine che significa “insediamento dei vasai”.

Il percorso può cominciare dalla via Aytsemnik Urartu, dedicata alla prima scultrice armena, di cui Vitamine vaganti si è già occupata alcuni mesi fa.

La seconda via è dedicata ad Arpenik Nalbandyan, nata nel dicembre del 1916 a Tbilisi, che nel panorama dell’arte armena è un nome importante. Dopo aver concluso i suoi studi presso l’Accademia di Belle Arti di Tbilisi nel 1941, scelse di trasferirsi a Yerevan, dove consolidò il suo talento artistico.

Targa via Arpenik Nalbandyan
Via Arpenik Nalbandyan

Durante la sua breve ma intensa vita ha creato circa 300 dipinti, che oggi si trovano esposti nella Galleria nazionale d’Armenia, nella Galleria nazionale Georgiana e nella Galleria di Gyumri, oltre che in collezioni private.
Nei dipinti predomina la poesia del lavoro, la soddisfazione morale e vitale che l’essere umano riceve dai doni della terra, la poesia del lavoro creativo, utile alla società. Una sua caratteristica distintiva, presente nei dipinti del primo periodo, è l’uso del colore marrone, dominante in quasi tutte le tele. 
L’Autoritratto, non ultimato e realizzato nel 1946, si distingue per le sue evidenti qualità artistiche, realizzato con un profondo senso del colore․ 

Autoritratto, 1946, Arpenik Nalbandyan
Arpenik Nalbandyan, 1946

Il secondo periodo, più prolifico dal punto di vista creativo, comprende le opere realizzate tra il 1947 e il 1960. All’inizio degli anni Cinquanta l’artista fu costretta a seguire le indicazioni del Realismo socialista, aderendo a un’iconografia abbastanza consueta per quell’epoca, come per esempio La fiaba della nonna.

La fiaba della nonna, 1953, Arpenik Nalbandyan

Successivamente Arpenik Nalbandian creò un consistente numero di opere dedicate alla città di Goris e ai suoi dintorni. I ritratti degli abitanti della catena montuosa Zangezur riflettono non solo i volti di singoli individui, ma anche il carattere collettivo e lo spirito degli abitanti di questa regione, l’esperienza di vita, la laboriosità e il legame con la natura, tratti particolarmente distintivi degli uomini e delle donne di quella regione. 

Donna da Goris, 1962, Arpenik Nalbandyan

Nell’immagine la donna indossa un taraz completo e autentico: così si vestivano le armene di Zangezur e del Karabakh. Durante l’epoca sovietica quest’abbigliamento veniva definito “popolare” e veniva associato agli abiti delle classi povere. In realtà il taraz era un elemento d’abbigliamento lussuoso e costoso, non accessibile per le tasche di tutte le persone, poiché per realizzarlo erano necessari tessuti di elevata qualità e colorazioni ben eseguite. Le persone meno abbienti vestivano con abbigliamento rimediato e di fattura più modesta, solo le donne benestanti potevano permettersi un abito nazionale in velluto. 

Ragazza nel giardino,1950, Arpenik Nalbandyan

La tela Ragazza in giardino possiede anche un contenuto di carattere simbolico e il suo titolo può anche essere Primavera. L’artista ha scelto di non giocare sui contrasti cromatici, preferendo morbidi passaggi di tono che meglio si accordano all’idea della primavera e ricordano l’atmosfera di una mattina primaverile in fiore. 
Diverso è l’effetto pittorico nel ritratto La donna con i fiori, basato su forti e vivaci contrasti di colore che ritornano in un altro ritratto femminile, di dimensioni più piccole, ambientato su uno sfondo marino, luminoso e ricco di riflessi. Il volto femminile si staglia rispetto allo sfondo senza mai rompere, però, l’armonia cromatica dell’opera. 

Il ritratto di una donna, 1958, Arpenik Nalbandyan

Arpenik Nalbandian ha lasciato anche un’impronta significativa nella vita sociale della Repubblica. La sua voce e il suo impegno furono riconosciuti a tal punto da essere eletta per ben due volte come deputata nel Consiglio comunale di Yerevan, nel quale lavorò instancabilmente per la comunità. Dal 1946, inoltre, mise il suo talento e la sua passione a disposizione dell’Istituto di Arti Teatrali di Yerevan, inizialmente come docente senior, poi come stimata docente associata del dipartimento di pittura. Arpenik Nalbandyan è morta nel 1964 a Erevan.

Lusine Zakaryan, nata nel 1937 ad Akhaltsikhe, è stata una cantante nota per le interpretazioni dei canti spirituali e sacri della tradizione armena e delle opere di padre Komitas (1869-1935), un religioso che fu anche compositore, musicista e musicologo. La sua opera più significativa fu una Divina liturgia (Badarak), o Santa Messa, ancora oggi una delle musiche più utilizzate durante le funzioni sacre della Chiesa apostolica armena.
Lusine Zakaryan cantò come solista con l’orchestra sinfonica della radio e della TV armena e nel coro del Sacro Occhio della Chiesa apostolica armena, presso la cattedrale di Echmiadzin. Morì nel 1992 a Erevan.

Targa via Lusine Zakaryan
Via Lusine Zakaryan
Via Tereza Mirzoyan

Procedendo nella scoperta delle vie femminili di Erevan, troviamo la strada dedicata a Tereza Mirzoyan, una scultrice nata nel 1922 a Kirovakan (oggi Vanadzor), sempre in Armenia. Conseguì la laurea all’Accademia di Belle Arti di Tbilisi nel 1946, dedicò oltre 55 anni all’insegnamento presso l’Istituto d’Arte (oggi Accademia Statale di Belle Arti di Yerevan). Mirzoyan fu attiva quando l’arte era dominata dai caratteri del Realismo socialista; nonostante ciò riuscì a creare opere capaci di esprimere la propria sensibilità artistica, coniugata coll’attenzione ai dettagli. Teresa Mirzoyan è l’autrice di oltre cento sculture e di molte opere monumentali tra cui La Tessitrice (Gyumri, 1964), dedicato alle lavoratrici della fabbrica tessile, e il busto di Heratsi, medico e scienziato armeno del XII secolo; l’Obelisco di Tereza Mirzoyan, del 1968 si trova all’ingresso di Charentsavan, nella provincia di Kotayk. 

Tessistrice, 1964, Tereza Mirzoyan

Una delle sue opere più celebri è la scultura Mi ama, non mi ama in cui Mirzoyan ha messo tutto il suo amore per la vita, tutti i suoi sforzi e le sue conoscenze: «La natura — ha sottolineato — non è altro che armonia; non pretendo di cercare ciò che si trova al di fuori della natura». C’è un senso di modestia in questa visione: l’idea di accettare la natura e lavorare in sintonia con essa, invece di volerla dominare o oltrepassare. Tereza Mirzoyan è morta nel 2016 a Erevan. 

È stata scultrice anche Ruzan Kyurkchyan, nata nel 1930 a Krasnodar, molto conosciuta in patria, insieme al marito Stepan, con cui condivide l’intitolazione della via. Nel 1955 si diplomò all’Istituto di Belle Arti e Teatro di Erevan. Nei primi anni della sua carriera ha scolpito opere di dimensioni relativamente piccole o medie, progettate per essere collocate su di un cavalletto o un piano o un piedistallo. A partire dagli anni Sessanta, le sue creazioni hanno iniziato a mostrare una combinazione di elementi scultorei e architettonici, a esplorare nuove dimensioni, non solo fisiche ma anche concettuali. Le sue opere più famose sono gli enormi bassorilievi in tufo, realizzati nel 1969, che decorano Pantheon di Komitas, il luogo di sepoltura di alcuni dei più illustri personaggi armeni, il bassorilievo in bronzo collocato sul muro della stazione Ieritasardakan della metropolitana Yerevan e intitolato Gioventù (del 1981), il monumento dedicato all’architetto Toros Toromanian del 1985, la famosa scultura Rinascimento (1969) nel Parco Circolare, poi collocata vicino alla Casa della Musica da Camera di Komitas. 

Targa via Ruzan Kyurkchyan
Via Ruzan Kyurkchyan

A Rosa Luxemburg, nata in Polonia nel 1871 e celebre leader marxista, è dedicata una via per il suo interessamento e la vicinanza alla questione armena. In una serie di articoli intitolata La lotta delle nazioni in Turchia e la socialdemocrazia, pubblicata a Dresda nell’ottobre del 1896 sul giornale Sächsische Arbeiterzeitung, condannò il genocidio della popolazione armena e sostenne la lotta di liberazione nazionale. Denunciò l’oppressione sociale e nazionale in Turchia e criticò il governo di Abdul Hamid II e i Giovani Turchi per la loro politica contro il popolo armeno.

 Targa via Luxemburg
Via Luxemburg

In copertina: Rinascimento, 1973, Ruzan Kyurkchyan.

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Articolo di Syuzanna Bozoyan

Traduttrice freelance con una laurea in lingue straniere conseguita a Erevan. Attualmente sta completando la laurea magistrale in linguistica presso l’Università di Pavia, portando con sé la passione per le lingue e una competenza nel campo della traduzione.

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